Haiti, vicini alla catastrofe umanitaria

La popolazione ostaggio delle bande armate

Strada della capitale Port-au-Prince bloccate dalle bande armate. Foto AlterPresse
Haiti
Marco Bello

 

Da metà agosto a oggi, almeno 200mila haitiani sono sfollati, dei quali 40mila nella sola capitale Port-au-Prince, secondo una nota del Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite. Il forte movimento della popolazione, che si è intensificato nella seconda metà del 2023, è dovuto alla recrudescenza degli attacchi delle bande armate, che controllano vaste zone del territorio del paese e circa metà dei quartieri della capitale.

Lo spostamento in massa della popolazione accresce la problematica dell’insicurezza alimentare. La gente scappa a causa di scontri tra bande rivali o attacchi diretti, portando con sé solo i vestiti che ha addosso. Intanto i banditi danno alle fiamme negozi e magazzini, oltre alle case, privando centinaia di persone del proprio reddito. Per il Pam, circa la metà della popolazione (la proiezione parla di 4,35 milioni di haitiane e haitiani) vivrà in uno stato di insicurezza alimentare acuta nei prossimi mesi.

Secondo l’esperto indipendente delle Nazioni Unite per i diritti umani, lo statunitense William O’Neill, la situazione ad Haiti è catastrofica: «Sono allarmato per la situazione preoccupante che si estende rapidamente ad altri dipartimenti, come l’Artibonite e il Nord Ouest. Gli assassinii, i ferimenti e i rapimenti sono oramai il quotidiano della popolazione». Si sono verificati tremila omicidi e millecinquecento rapimenti da gennaio a settembre, secondo un rapporto delle Nazioni Unite.

Molti degli sfollati si trovano in condizioni di vita disumane, senza l’accesso ai servizi di base, e accampati in rifugi di fortuna: «Bambini e anziani dormono a terra, vicini a montagne di immondizia e senza avere accesso ad acqua potabile. Ho anche ascoltato testimonianze di donne e ragazze che sono vittime di violenza a ripetizione, senza poi avere cure mediche. La violenza sessuale verso donne e bambine è endemica e non è stato fatto nessun progresso rispetto a garantire servizi della giustizia alle sopravvissute», continua O’Neill. «Una grande sfida è data dal fatto che molti membri delle bande armate sono bambini. Sono necessari programmi di riabilitazione e reinserzione sociale». Si consideri che oltre 500mila ragazzi in età scolare non hanno accesso all’educazione e questo diventa un vasto serbatoio di mano d’opera per le gang.

Lo scorso 2 ottobre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato una risoluzione, presentata dagli Usa, con la quale si autorizza per Haiti una missione internazionale definita «Missione multinazionale di sostegno alla sicurezza», che non sarà però sotto l’egida dell’Onu. Di fatto, dovrebbe essere una missione di appoggio alla polizia haitiana. Il Kenya si era già detto disponibile a guidarla, con l’apporto di mille uomini, e altre stati, come Giamaica, Bahamas, potrebbero partecipare. Gli Stati Uniti, visti i pregressi e il particolare momento storico, non vogliono essere coinvolti direttamente, ma finanzieranno in larga parte l’operazione (promessi 120 milioni di dollari), che potrebbe partire a gennaio. Restano tuttavia molti dubbi che una missione di questo tipo possa portare a un effettivo miglioramento.

Papa Francesco risponde alla domanda di un piccolo haitiano, durante l’incontro con i bambini di 84 paesi, il 6 novembre. Foto Ileana Joseph.

Oggi, 6 novembre, il Papa incontrerà anche alcuni bambini haitiani, nell’ambito dell’evento patrocinato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione che vedrà la partecipazione di settemila bambini di 84 paesi. Evento durante il quale papa Francesco risponderà ad alcune domande dei piccoli. Per l’occasione sarà pubblicata L’Enciclica dei bambini. 

Marco Bello

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