Testo di Giacomo Mazzotti |
Continuate a sognare»: lo ha detto papa Francesco ad alcuni giovani del “Piano dreamers” (sognatori), ossia figli di immigrati negli Stati Uniti, ai quali Barack Obama aveva concesso la cittadinanza (piano che, invece, Trump ha abrogato). E proprio ai giovani va il nostro pensiero all’inizio di questo nuovo anno che vedrà un sinodo dedicato tutto a loro sul tema: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Ha scritto il papa: «Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse ad Abramo: “Vattene!” (Gen 12, 1)… Ma cosa voleva dirgli? Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Il suo fu un forte invito, una vocazione, affinché lasciasse tutto e andasse verso una terra nuova. Qual è per noi oggi questa terra nuova, se non una società più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente e che volete costruire fino alle periferie del mondo?».
Giovani, dunque, chiamati ad uscire, a incontrare gli altri, a lasciarsi toccare dalle sofferenze e dalle speranze di coloro che sono ancora oggi emarginati, dimenticati o scartati… e ai quali annunciare la Buona Notizia del Vangelo. Giovani che, assordati da tante voci, forse hanno paura di sentire nel loro cuore l’invito a decidersi, a non sprecare tempo e doti, a sognare in grande… ma che sempre più scarseggiano e diminuiscono a vista d’occhio (almeno nella nostra vecchia e stanca Europa).
E ci viene in mente il nostro Fondatore che, attento al grido che veniva da lontano e avendo «sognato» un Istituto (giovane e di giovani) per l’Africa, così scriveva alle autorità romane: «Ho un certo numero di sacerdoti (i laici non mancheranno), che hanno da poco terminato la loro educazione, giovani di buona condotta e di belle speranze, ai quali avendo io lasciato intravvedere la speranza d’incominciare un istituto regionale di missionari, mi stanno giornalmente attorno, sollecitandomi di mettere mano a quell’opera, pronti a dedicarsi tosto con slancio e uno zelo del quale alcuni hanno dato buona prova».
Anche lui, dunque, un dreamer, che non si è accontentato di emozioni e sogni, ma è riuscito a spingere un bel grappolo di coraggiosi «a staccarsi con coraggio dal loro ambiente, dalle comodità della vita e, superando giudizi e motivi umani, sono entrati nell’Istituto per prepararsi alla missione» (sono parole sue).
Si ricordi, allora, il Beato Allamano di noi – suoi missionari – in quest’anno, ottenendoci ancora dal Signore il dono di giovani generosi e un po’ pazzi, capaci non solo di sognare in grande, ma di continuare sulle strade del mondo la stessa missione di Gesù.
Giacomo Mazzotti
Leggi tutto su sulle pagine del pdf sfogliabile di questo mese.