Parentesi che contano

Non entro in polemiche… Cerco
di essere propositivo con tre riflessioni.
1. Non dobbiamo dimenticare
che, come lettori di Missioni Consolata,
siamo probabilmente tutti
dalla stessa parte: ovvero, vogliamo
un mondo pacifico che dia a
tutti la possibilità di una vita dignitosa.
Pertanto non ha senso dividere
il mondo fra occidente e resto
del mondo. Gli estremi spesso
si toccano, e il grigio comunismo
«reale» della miseria non era migliore
delle metropoli dell’occidente.
È importante che le persone conoscano
i fatti, affinché capiscano
e decidano, evitando però interpretazioni
di parte e facili generalizzazioni.
2. La nostra libertà di azione,
purtroppo, non è così ampia come
si potrebbe credere. Questo perché
noi stessi siamo «pedine» dei meccanismi
economici-tecnologici.
Sarebbe disposta Missioni Consolata
a diminuire il numero di pagine,
a rinunciare al colore ed accettare
tempi di invio ancora maggiori?
La rivista può fare a meno di
fax o telefono?
Rinunciare a molte distorsioni
della nostra civiltà (ad esempio, il
ricorso esasperato all’«usa e getta
», spesso un controsenso economico-
ecologico) è possibile; ma richiede
un cambiamento di mentalità,
oltre (sarebbe auspicabile) ad
un intervento degli stati che dovrebbero
penalizzare economicamente
(per esempio, tassando) i
prodotti non indispensabili, che
generano inquinamento ed impoverimento
delle risorse.
3. È bene fare attenzione, nel
guardare lontano, a non perdere di
vista ciò che ci succede vicino. Un
esempio: quante donne in Italia
sono schiave, costrette contro la loro
volontà a prostituirsi? Quante di
queste, spesso giovanissime, verranno
segnate per tutta la vita?
Trovo giusto prendere a cuore gli
indios u’wa della Colombia ed infuriarsi
contro un’economia distorta
che chiede il sacrificio di un popolo
per profitto, ma credo che sia
giusto anche provare rabbia per le
nostre vite sconvolte, se non distrutte,
che potremmo salvare senza
la necessità di attraversare continenti.
MAURO SILVERINI – TORRE DEL LAGO
(LU)

D’accordo, anche sulle «parentesi
». Il «lontano» non indebolisce il
«vicino»… Noi proponiamo «la sobrietà
felice: non è quella del “barbone”,
perché a questi manca la letizia.
La sobrietà felice è un vivere
meglio consumando meglio; deve
essere pure un modo di giudicare il
mondo con lo sguardo dei poveri»
(Antonio Nanni). Anche la sobrietà
felice è una strada da percorrere.

MAURO SILVERINI

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