Noi e Voi, dialogo lettori e missionari _ Gennaio 2022

Pastori Samburu in un fiume in secca sulle montagne del Sogno nel Nord del Kenya.
Gigi Anataloni

Lettori che vanno

Gentilissima redazione di MC, da anni ricevo la vostra preziosa rivista. Ora col passare degli anni essendo in età avanzata la vista non mi permette più di leggere. Vi chiederei di sospendere l’invio della stessa per evitare un inutile spreco.

Ringrazio per la compagnia che mi avete fatto in tutti questi anni tenendomi aggiornata su quanto accadeva nel mondo con i vostri articoli e dossier approfonditi e puntuali. Grazie al direttore, padre Gigi Anataloni, uomo di grande umanità per i suoi interessanti editoriali.

Vi auguro buon lavoro e vi ricordo nella preghiera.

 Rosina P.
19/11/2021

Buongiorno,
sono Mariateresa, figlia di L. Paola. Mia mamma era abbonata alla vostra rivista e periodicamente, grazie al bollettino all’interno faceva delle donazioni. Purtroppo mia mamma è venuta a mancare e io vorrei poter continuare a fare i bollettini come faceva lei, però vi chiedo se è possibile cambiare il nominativo e poter continuare quello che faceva lei. Vi ringrazio sin da ora per la Vostra disponibilità. Cordiali saluti

Mariateresa M.
25/10/2021

 

Grazie per queste due lettere e per le altre simili che riceviamo di tanto in tanto da lettori anziani, o dai loro figli e anche da vicini. Siamo riconoscenti e sempre in debito con voi lettori per il vostro affetto, fedeltà e sostegno, perché condividete con noi la passione per la Missione. Pubblichiamo queste due con gratitudine, perché compensano ampiamente altre dai toni ben diversi che riceviamo da parenti di nostri lettori deceduti, convinti che noi missionari abbiamo per anni ingannato i loro cari per spillare denaro.
Grazie allora a Rosina e a Mariateresa per le loro parole gentili e incoraggianti.


A proposito dell’Esodo

Spett.le Redazione,
sono un vostro affezionato lettore/abbonato da anni, ed anche modesto sostenitore. Apprezzo tutto della rivista che leggo da cima a fondo.

Focalizzo la mia attenzione su molti articoli, in particolare quelli sulla Bibbia, precedentemente tenuti da don Paolo Farinella (che ho tutti fascicolati) ed ora da Angelo Fracchia.

Confesso però che a volte sono un po’ sorpreso dal suo approccio e dalle sue interpretazioni (forse perché non collimano con le mia sicuramente più che scarsa cultura).

In modo particolare mi ha molto colpito, sul n. 10 della rivista, la messa in dubbio, non dico con sicumera ma dandolo per scontato, che non sia possibile l’uscita di 600mila persone dall’Egitto e che in luogo del Mar Rosso sia stato attraversato un qualche acquitrino poco profondo (mare delle canne).

Non avevo mai sentito queste affermazioni, sicuramente scientifiche, che però a mio modesto parere (portano) una profonda e necessaria revisione dei contenuti delle Sacre Scritture su questi punti (cosa che certamente avverrà).

Grato per un chiarimento al riguardo, porgo anticipatamente sentiti auguri.

Elio Gatti
Trinità, 18/11/2021

Caro sig. Elio,
grazie anzitutto di camminare con noi. Ho passato la sua email al nostro biblista, per una risposta più professionale.

Da parte mia, avendo vissuto alcuni anni insieme a popoli pastori e nomadi (nel Nord del Kenya, vedi foto qui sotto), le devo dire che non mi stupisco del dubbio circa il numero delle persone uscite dall’Egitto. Fossero state davvero 600mila, più il bestiame, sarebbero certamente morte tutte per mancanza di pascoli, di acqua e di cibo. Tenga conto che in condizioni simili per estensione e tipologia di territorio desertico, nel Nord del Kenya, nel XIX secolo, non vivevano più di 20mila persone, con tutto il loro bestiame. Anche i Maasai, che scorazzavano dal Tanzania alle falde del monte Kenya, tutti insieme, non superavano certo le 50mila unità. Anche perché non erano i soli a vivere in quelle aree, ma dovevano competere, per i pascoli e l’acqua, con gli animali selvatici.

Mi permetto anche di ricordare che è buona regola non prendere mai alla lettera i numeri riferiti nella Bibbia, che hanno più un valore simbolico che matematico.

Faccio due esempi: «(Giobbe) possedette 14mila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine» (Gb 42,12). Oggi, in un allevamento intensivo per quel numero di pecore, sarebbero necessari oltre mille ettari di prati fertili e irrigati e per i duemila buoi altrettanti, senza contare quelli per i cammelli e le asine. Se poi si considera che il Sinai è desertico, gli ettari andrebbero aumentati. È chiaro allora che quelle cifre sono più simboliche che reali e vogliono enfatizzare l’abbondanza delle benedizioni divine.

Un altro esempio di numero iperbolico è quello dei diecimila talenti di debito del servitore con il suo Signore (Mt 18,24). Presa alla lettera, è una quantità enorme che corrisponde a oltre 360 tonnellate d’oro. Per fare un esempio, la Banca d’Italia, che possiede uno dei più grandi depositi auriferi del mondo, ne possiede poco meno di 2.500 tonnellate.

Ma ora è meglio che lasci la parola al nostro biblista. Ecco la risposta di Angelo Fracchia.

Ringrazio intanto il sig. Elio Gatti per l’attenzione con cui legge non solo la rivista (e lo comprendo) ma anche i miei articoli, pur non ritrovandovisi appieno: è sempre segno di apertura e intelligenza confrontarsi con tesi diverse dalle proprie.

Provo poi brevemente ad abbozzare due risposte.

Calcolare il numero di abitanti delle civiltà antiche è sempre impresa difficile. Giuseppe Flavio, storico del I sec. d.C. che molti sospettano di ingigantire le cifre, parla di 7 milioni e mezzo di abitanti dell’intero Egitto al suo tempo. Di certo più di un millennio prima non potevano essere di più. Con questa cifra, la fuga di 600mila persone (non contando i bambini, Es 12,37), con tutto il loro bestiame, senza lasciare alcuna traccia nei documenti egizi, pare improbabile. Così come la loro peregrinazione per quaranta anni in un territorio desertico senza alcuna traccia archeologica in una zona quasi senza piogge. E diciamo «improbabile» solo perché gli storici non amano dire «impossibile». Alcuni storici e biblisti, addirittura, negano del tutto l’ipotesi di un’uscita dall’Egitto di tutto il popolo (le 12 tribù). I più preferiscono ritenere, come ho scritto anch’io, che almeno un piccolo gruppo (una sola tribù?) possa aver vissuto qualcosa di molto simile a quanto narrato dall’Esodo (un’opera recente, e di certo non estremista, è M. Priotto, «Esodo», Paoline 2014).

E avrebbero attraversato il mar Rosso dove? Dobbiamo essere onesti e ammettere che non sappiamo ricostruirlo. Un mare che però viene definito come «Mare delle canne», lascia intendere che, almeno in un suo tratto, debba essere davvero poco profondo e paludoso. L’attuale canale di Suez, d’altronde, sfrutta laghi e paludi che da millenni separano l’Egitto dal Sinai, e che potevano comunque essere mortali per una carovana di civili inseguita da una colonna militare.

Quanto ho provato a restituire, sia pure in dimensioni e con modalità proporzionate a un articolo di rivista, è ciò che la maggior parte di storici e biblisti oggi ritiene equilibrato e realistico. Ho abbreviato dubbi e precisazioni che sono normali nella ricerca storica antica, ma che ho pensato potessero annoiare un lettore non specialistico. Valutazione forse sbagliata, come le intelligenti domande del lettore indicano.

Angelo Fracchia
19/11/2021


MC a scuola

Gentile Direttore,
da alcuni anni sono abbonato alla bella rivista MC. Questa è la mia richiesta di «aiuto urgente», da professore, da educatore.

Nel mio liceo ad indirizzo linguistico sono programmate cinque mattinate full immersion su tematiche relativamente libere attorno alle quali [gli studenti] devono «crescere» proprio in capacità di vagliare criticamente fonti informative, saper poi schematizzare quanto appreso e saperlo comunicare ai compagni. La mia classe  ha deciso di mettere a confronto dichiarazioni ammirevoli di difesa dei diritti umani in Europa ed
il modo di attrezzarsi/reagire reale alle varie ondate di profughi/rifugiati/disperati che si affacciano alle diverse «porte       »: fra Marocco e Spagna; dal Maghreb; lungo il «corridoio balcanico»; sulle coste greche ed italiane; al confine della Bielorussia…. adesso di nuovo nel canale della Manica.

Un grande aiuto per noi sarebbe avere l’indicazione bibliografica precisa di eventuali articoli sul tema contenuti nella nostra rivista (servizi informativi di Paolo Moiola, per esempio, ma anche articoli ben focalizzati di Francesco Gesualdi che apprezzo particolarmente). Poter offrire le informazioni/riflessioni di una rivista caratterizzata da libertà di pensiero e grande umanità sarebbe per me fonte di gioia, di sorriso (27/11/2021).

Dopo una rapida risposta in merito, ecco un altro passaggio stimolante per noi di MC.

Ringrazio infinitamente del link di ricerca per MC sfogliabile. Lo ho appena scorso e ho visto l’agile ordinamento in annate e poi in numeri mensili e poi sfogliando la singola rivista e poi scaricare-stampare le singole pagine. Tutto molto ordinato, chiaro e veloce: sinceri complimenti da un professore. Ho visto anche che posso fare una ricerca per ogni singola rivista (digitando per esempio «Libia»). Ecco, però, mi azzardo a chiederle se non fosse possibile estendere una voce di ricerca ad un’intera annata (28/11/2021).

Alla conclusione della prima tappa della nostra maratona delle cinque mattinate, desidero esprimerle un ringraziamento per la presenza (spirituale e reale). La possibilità di accedere all’indice ragionato della rivista è stata cosa apprezzata da me e dagli studenti che hanno potuto «conoscere» una rivista sconosciuta andando anche oltre i loro pregiudizi adolescenziali (e secolari).

Grazie di cuore. Un caro saluto

Prof. Marco B.
Bolzano, 30/11/2021

 

Caro professor Marco,
mi permetto di condividere qui quanto lei ci ha scritto, perché è incoraggiante anche per noi della redazione. L’apprezzamento suo e dei suoi studenti ci invoglia a continuare nel nostro non facile servizio, senza cadere nella tentazione di piacere a tutti i costi.

Quanto alla possibilità di una ricerca ragionata e specifica estesa a tutta un’annata o a tutto lo sfogliabile, è un desiderio che portiamo nel cuore da tempo, anche perché sono diversi gli studenti universitari che hanno fatto ricerche sulle nostre riviste passate per le loro tesi di laurea.

Il sogno sarebbe di digitalizzare tutte le annate della rivista a cominciare del primo numero e mettere un adeguato motore di ricerca, ma i costi per questa operazione sono molto alti (almeno per le nostre possibilità) e così stiamo procedendo a piccoli passi.

Ovvio che se troviamo altri che sognano come noi, il sogno potrà avverarsi. Ogni bene a lei e ai suoi fantastici ragazzi.

 

Una vita fatta Missione

Il sindaco, dott. Luca Bertino, e il parroco, don Antonio Marino, a nome della comunità civile e parrocchiale di Nole (To), insieme agli amici del gruppo missionario esprimono il loro cordoglio per la scomparsa in Colombia del caro Baima padre Agostino, missionario della Consolata. Fu un religioso appassionato e gioioso, donò la sua vita per i più poveri, nelle missioni in Ecuador e Colombia. Molto legato alla sua terra di origine, quando tornava a Nole era sempre a disposizione di tutti con cuore generoso.

Federico Valle,
parrocchia di Nole, 26/11/2021

La mattina del 24 novembre 2021, padre Agostino Baima è morto nella città di Manizales (Colombia) poco più di un mese prima di compiere 82 anni di vita. Tutta la sua esistenza è stata marcata dall’avventura missionaria che lo ha accompagnato fino alla fine.

«La mia vita è praticamente questa, essere missionario. Vivo nella comunità dei Missionari della Consolata da 70 anni e la mia famiglia missionaria è come la mia vera famiglia», aveva detto solo pochi mesi fa.

Agostino era nato il 26 dicembre del 1939 nel seno di un’umile famiglia di Cirié, allora un piccolo paese della provincia di Torino, ultimo di una famiglia di quattro fratelli. Perse la madre quando aveva solo 5 mesi di vita. Forse senza saperlo, in quel momento la sua vita prese la via della missione perché la mamma, appena prima di morire, disse «questi miei figli non sono più miei, li ho offerti al Signore».

Ha dedicato i suoi ultimi anni al Santuario di Nostra Signora di Fatima a Manizales, da dove la comunità lo ha salutato con il cuore addolorato, ma anche pieno di gioia per vederlo arrivare alle sorgenti di quella missione per la quale aveva consacrato la vita.

Paula Martinez,
Manizales, 29/11/2021

Pubblichiamo solo queste poche righe, riservandoci di tornare a scrivere di questo missionario speciale nel prossimo numero.

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Gigi Anataloni
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