Emozioni e sfide

Sulle orme di padre Witold Malej, missionario della Consolata nato
in Bielorussia
Nato in Bielorussia da famiglia polacca, padre Witold Malej
(1922-2006) è l’unico missionario della Consolata di nazionalità polacca.
Ordinato sacerdote nella diocesi di Varsavia, vi lavorò per vari anni, poi
chiese di entrare nell’Istituto. Emessa la professione religiosa, visitò
l’Africa e fu missionario per alcuni anni in Brasile. Poi chiese e ai superiori
e ottenne il permesso di ritornare in Bielorussia nel suo villaggio di origine
a Dzierkowszczyzna, dove fu parroco fino a quando le forze glielo permisero.
Oggi riposa nel cimitero di Alpignano.

Ho l’occasione di visitare la
Bielorussia grazie a un invito, come segretario della Pontificia unione
missionaria (Pum), a predicare una giornata di ritiro spirituale ai seminaristi
della diocesi di Grodno, insieme al mio collega don Bogdan Michalski,
segretario nazionale delle Pontificie Opere per la Propagazione della Fede e di
San Pietro Apostolo in Polonia.

Oltre a incontrare i seminaristi
ci diamo due obiettivi: cercare nel paese un compagno di seminario di don
Bogdan; cercare il villaggio nel quale nacque e lavorò il mio confratello padre
Witold Malej.

Uno sguardo sul paese

La Bielorussia ha una superficie
di 207.600 kmq e una popolazione di quasi 10 milioni di abitanti. Senza sbocco
al mare, conta 11 mila laghi. Viene attraversata da tre fiumi principali:
Neman, Pripyat e Dnepr.

La Bielorussia è relativamente
piatta e ricca di paludi. Il più grande territorio paludoso è Palesse. Il suo
punto più alto è la Dzyarzhynskaya Hara (Colle di Dzyarzhynsk), con 346 m,
mentre il punto più basso sul fiume Neman a 90 m. La capitale è Minsk. La
popolazione è cristiana: circa 80% ortodossa e 20% cattolica. Anche se le
statistiche mostrano un paese cristiano, in realtà è considerevole il numero di
persone atee.

Scopriamo che molto raramente è
parlato un idioma «puro» nel paese. Bielorusso e russo sono le lingue
ufficiali, ma a scuola si insegna più il russo che il bielorusso. Spesso queste
lingue sono mescolate con il polacco, il lituano e l’ucraino a seconda della
regione in cui ci si trova.

La lingua liturgica più amata dai
cattolici è il polacco. Nella cattedrale di Grodno, ad esempio, la domenica si
celebrano otto messe: una in russo, una in bielorusso e sei in polacco. Ciò
facilita il nostro incontro con i seminaristi, anche se don Bogdan parla russo
e io mi sono comprato un tascabile per le frasi elementari. Ma grazie a una
buona conoscenza del polacco ci si può capire anche con quelle persone che non
lo parlano per discendenza, perché parlano una lingua mescolata. L’alfabeto del
bielorusso e del russo è cirillico. La lingua ha molti suoni comuni alla lingua
polacca. La moneta corrente è il rublo bielorusso. Il cambio è di circa 11.000
rubli per 1 euro. È facile essere milionari in questo paese. Uno stipendio
medio di un insegnante si aggira sui 300 euro. La benzina costa poco: circa
8.000 rubli al litro (0,70 euro), ma bisogna fare attenzione a dove la si
compra perché a volte la qualità può essere scadente.

Per passare dalla Polonia alla
Bielorussia occorre il visa: infatti si esce dall’Unione europea e si entra
nella Confederazione degli stati russi. La strada che percorriamo è una delle
più frequentate dai camionisti. La coda di tir che si è formata oggi ci
impressiona. È lunga circa 25 km e il tempo di attesa per varcare il confine
come segnala un cartello è di ben 40 ore! Per fortuna le macchine vanno
spedite, ma parte di questi 25 km di coda è a una sola corsia così avanziamo
lentamente sorpassando quando si può.

Arrivati alla frontiera, troviamo
una lunga coda di auto targate Bielorussia, che subiscono un controllo
speciale. Per quelle con targa dell’Unione europea, come la nostra, non c’è
fila. I vari controlli (ne contiamo almeno cinque) ci prendono circa un’ora e
mezza. Un buon tempo tutto sommato, ci dicono dopo altri.

Il soldato polacco vedendo che
siamo sacerdoti si mostra particolarmente gentile e addirittura ci insegue per
qualche metro chiedendo preghiere per la sua famiglia. Gliele promettiamo e gli
regaliamo un’immagine della Consolata.

Dalla parte della Bielorussia,
dopo aver compilato altri documenti, incontriamo una giovane che si mostra
gentile, spiegandoci ciò che dobbiamo fare, al contrario del suo collega che in
modo sbrigativo ci indica i documenti da riempire.

Incontro con i seminaristi  e i preti di Grodno

Siamo in Bielorussia! Il
seminario che ci accoglie, a Grodno, è molto vicino alla frontiera e in meno di
un’ora arriviamo a destinazione. Padre Tadeusz, il direttore spirituale, ci
accoglie calorosamente insieme al rettore del seminario. Sono loro che hanno
scritto l’invito passato poi per il vescovo.

Abbiamo un’ora prima della cena e
dell’inizio dell’incontro con i seminaristi. Così accompagnati dal diacono
Paolo e lo studente Czeslaw, visitiamo brevemente Grodno. A dare il benvenuto
al visitatore è un carro armato sovietico posto su una colonna e rivolto verso
l’ovest. Segno di difesa.

Siamo ben impressionati da questa
città di circa 350 mila abitanti. È ordinata e pulita. I giovani passeggiano,
vanno al cinema o al teatro.

Ritorniamo in seminario; e dopo
cena incontriamo gli studenti, 40 circa, 10 di questi vivono nelle parrocchie.
Dopo la presentazione reciproca, introduciamo il tema raccontando delle nostre
esperienze di missione, vissute in Perù da Bogdan e da me in Tanzania, dando
così inizio al ritiro, che continuerà domani per tutta la giornata, scandita da
momenti di preghiera e da conferenze, tutte condite da un respiro missionario.

Troviamo nei seminaristi un clima
aperto e raccolto, attento a ciò che raccontiamo. Capiamo subito che per loro
sono esperienze pastorali totalmente nuove. La Bielorussia attualmente non ha
missionari al di fuori del proprio paese.

A tavola parliamo amichevolmente
con il rettore e i padri spirituali, che ci confermano che in questa diocesi (e
nel paese in generale) non c’è una tradizione precedente di incontro con i
missionari; tuttavia li troviamo aperti. Ogni anno essi mandano due seminaristi
agli incontri missionari in Polonia; proprio da uno di questi incontri è nato
l’invito a venire qui a Grodno.

Alla fine della giornata, dopo
avere avuto anche colloqui personali con i seminaristi, vediamo spuntare
germogli di speranza per il futuro missionario della diocesi: due studenti del
4° anno chiedono e ottengono il permesso di fare un’esperienza in missione
durante le vacanze estive e mi pregano di aiutarli a realizzare tale progetto;
un altro studente dell’ultimo anno di teologia, vuole fare un’esperienza
pastorale missionaria all’estero prima di ricevere l’ordinazione diaconale.

Con nostra grande sorpresa siamo
pregati di fermarci ancora un giorno per partecipare al ritiro mensile degli
oltre 100 sacerdoti della diocesi, che si tiene proprio nel seminario dove ci
troviamo, per dare la nostra testimonianza. Durante la messa presieduta dal
vescovo locale mons. Alessandro Kaszkiewicz, Bogdan fa l’omelia. Finita la
celebrazione, ho spazio per presentarmi e parlare dell’Istituto e, con
l’occasione, di padre Witold Malej nato in Bielorussia, in un’altra diocesi, e
divenuto poi nostro confratello.

Ci fermiamo ancora per il pranzo
e per un caffè con il vescovo, che ci accoglie frateamente e ci invita a
ritornare. Insomma, abbiamo avuto un surplus di animazione d’avvero
inaspettato. Ogni sacerdote ha ricevuto un’immagine della Consolata con la
preghiera e il nostro contatto.

Glebokie e Dzierkowszczyzna

Dopo i saluti e i ringraziamenti,
partiamo alla volta di Minsk, la capitale della Bielorussia. Il visa ci concede
ancora quattro giorni per stare nel paese e così ne approfittiamo per
conoscerlo. Minsk da Grodno dista quasi 300 km, che percorriamo senza problemi,
la strada è buona con poco traffico. Incontriamo diversi camion, ma poche
automobili private. Per tutta la lunghezza del viaggio vediamo solo boschi e
campi con chiazze di neve ancora intatta. Ogni tanto qualche piccolo villaggio
molto modesto costituito da poche case di legno.

Abbiamo in programma due
incontri: il primo con un collega di studi di Bogdan, don Mieczyslaw, che
proviene da Wroclaw in Polonia e che da oltre 20 anni lavora in Bielorussia; il
secondo incontro che vogliamo fare è con la comunità di padre Witold Malej, a
Dzierkowszczyzna. Non abbiamo molte informazioni sui luoghi che cerchiamo e non
sappiamo neanche dove siano precisamente.

A questo punto la Provvidenza ci
fa un regalo davvero grande. Scopriamo con gioia che don Mieczyslaw, l’amico di
Bogdan, è attualmente parroco e decano a Glebokie, a nord del paese, a circa
200 km da Minsk. Inoltre veniamo a sapere che la la sua parrocchia confina
proprio con Dzierkowszczyzna, il villaggio dove padre Malej nacque e lavorò,
mentre a Glebokie fece i primi studi scolastici.

A Glebokie la Provvidenza ci fa
incontrare un’altra persona importante: suor Lema, una giovane religiosa della
congregazione delle Suore Francescane della Santa Famiglia. Attualmente suor
Lema vive a Glebokie a fianco della parrocchia ma proviene da Dzierkowszczyzna.
Non solo. Padre Malej fu il parroco che le insegnò il catechismo; e ci confida
anche che, un po’ scherzando, padre Malej le predisse che sarebbe diventata
suora. Aveva avuto ragione!

Senza di lei non avremmo
conosciuto molto di padre Malej, dato che il parroco attuale poco sapeva delle
origini del suo predecessore missionario.

Memoria ancora viva

Guidati da suor Lema partiamo per
Dzierkowszczyzna. Raggiungiamo il villaggio percorrendo una strada a tratti
piena di buche e non asfaltata. Il villaggio è molto modesto e povero. Le case
sono tutte di legno eccetto alcune che sono state rinnovate. Qui vivono circa
1.000 persone, metà delle quali ortodosse e metà cattoliche.

Andiamo nella parrocchia dove ci
attende il giovane parroco don Witalii che vive qui da 4 anni. Visitiamo
l’esterno della chiesa costruita in pietra. Nel giardino dietro la chiesa è
sepolto lo zio di padre Malej, che era stato parroco. A fianco della tomba
dello zio, padre Malej aveva preparato la sua, ma è rimasta vuota, perché è
sepolto ad Alpignano (Torino).

Suor Lema ci guida per il
villaggio e ci porta nel punto in cui sorgeva la casa natale di Malej. Oggi è
solo una rovina. Poi andiamo al cimitero e visitiamo la tomba del papà di Malej
qui seppellito, mentre la moglie è sepolta in Polonia.

Poi prima di celebrare la Messa
facciamo visita dall’unico parente che vive ancora qui. È una persona anziana, Giovanni,
figlio di un cugino che vive con la moglie Anna. Anna racconta e si commuove
ricordando Malej. Ci dice che gli volevano tutti bene perché aiutava molte
persone, e che la gente fu dispiaciuta quando partì per l’Italia dopo aver
lavorato 11 anni qui come parroco.

Dopo l’incontro celebriamo la
Messa con un piccolo gruppo di anziane fedeli. Per l’occasione abbiamo portato
un quadro della Consolata che benediciamo e consegniamo alla comunità per mano
del parroco. Alla fine della celebrazione eucaristica canto il nostro inno «O
Consolata
». Lascio anche le immaginette della Consolata per tutti i fedeli
della parrocchia.

Tuttavia la Consolata era qui già
presente. Malej aveva molte immagini di lei. La più grande è in chiesa appesa a
un muro laterale, mentre altre sono nella casa parrocchiale ancora oggi nelle
stesse posizioni in cui erano ai suoi tempi. Troviamo anche i libri di padre
Candido Bona, con le lettere del Fondatore e la storia dell’Istituto.

Prima di salutarci facciamo cena
dalla signora Stanisława, che è la sacrestana della chiesa. Mentre apparecchia
la tavola, ci mostra le foto della tomba di padre Malej del cimitero di
Alpignano che ha ricevuto dall’Italia con la comunicazione della morte. Al
vedere le foto suor Lema si emoziona ed esclama: «Il mio parroco!».

Dialogando con la signora Stanisława
scopriamo che Malej ha una sorella ancora viva a Białystok in Polonia e nipoti
a Varsavia. Scriviamo il numero di telefono della sorella. 

Alla fine della giornata ci
congediamo. Il parroco ci invita a tornare. Questo luogo per noi è
significativo e in futuro terremo i contatti. Ma lasciamo al Signore guidare i
nostri passi, come chiaramente ci ha guidati in questi giorni. Volevamo
conoscere questo luogo, ma avevamo solo il nome del villaggio… e la Bielorussia
è grande. Anche Bogdan riesce a incontrare il suo vecchio compagno di studi.

Conclusione

Lasciando la Bielorussia dopo
quasi una settimana, passiamo in Lituania e ci fermiamo a Vilnius, la capitale
del paese. La distanza dalla Bielorussia è di poche decine di chilometri, ma le
differenze dello stile di vita sono grandi.

Ci sentiamo arricchiti da questa
missione breve e intensa. Abbiamo visto un paese che pur appartenendo
geograficamente all’Europa è notevolmente diverso da essa. Abbiamo chiara la
percezione di come la Provvidenza ci abbia guidato, soprattutto nella ricerca e
nell’incontro avuto con la comunità nativa di padre Witold Malej. Lasciamo che
la stessa Provvidenza continui a guidarci in questo cammino non facile, ma
affascinante, verso l’Est dell’Europa. Sfida che l’Istituto sente sua,
inviandoci in Polonia e continuando la missione.

Luca Bovio

Luca Bovio

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