EDUCAZIONE È…

Fin dall’indipendenza
il Tanzania ha scommesso
sulla scuola, per vincere
il principale nemico
del paese: l’ignoranza.
Tale impegno continua
ed è scritto anche su cippi
e tabelloni
delle singole scuole.

Per le strade del Tanzania s’incontrano
innumerevoli cippi,
che annunciano la presenza di
scuole elementari: foiscono indirizzo
e distanza. In quasi tutti si possono
leggere anche interessanti motti
distintivi, che esprimono una filosofia
dell’educazione e orientamento
della vita. Ne ho raccolti una piccola
antologia. Eccone alcuni.

ELIMU NI UKOMBOZI
Educazione è liberazione
Il mwalimu Nyerere asseriva che
sono tre i nemici da debellare in Tanzania:
ignoranza, malattie, povertà.
La prima è l’ignoranza.
Oggi l’educazione, anche universitaria,
non è garanzia di successo e
di lavoro. È così nei paesi sviluppati;
lo è maggiormente in quelli in via di
sviluppo: le opportunità d’impiego
sono limitate rispetto al numero di
giovani. Tuttavia è innegabile che l’educazione,
anche solo elementare, è
dignità: è importante quanto il cibo.
Scriveva Paolo VI nella Populorum
progressio, di cui ricorre quest’anno
il 35° anniversario, ma sempre attuale,
come ogni profezia, che «la fame
di educazione non è meno umiliante
della fame di cibo: una persona illetterata
è una persona con una mente
denutrita». Aggiungeva: «Essere capaci
di leggere e scrivere, acquistare
una formazione professionale, significa
recuperare confidenza in se stesso
e scoprire che uno può progredire
assieme agli altri» (Pp 35).
Davvero, l’educazione è liberazione,
o salvezza. Salva da sospetti e timori,
da imbrogli e schiavitù della dipendenza,
assicura l’ottenuta libertà.
Nell’ottobre del 1968 Nyerere diceva:
«Fino a quando il nostro paese
rimane illetterato, la nostra libertà
è in pericolo. Deve essere forte la coscienza
che siamo persone libere,
con valori da difendere». L’educazione,
aggiunge il mwalimu, permette
lo sviluppo di se stessi; dà forza
per non capitolare di fronte ai più
forti; favorisce discussione intelligente
e partecipazione attiva: ciò vale
per la persona e per la nazione.

ELIMU
NI UFUNGUO WA MAISHA

Educazione è chiave della vita
Con riferimento biblico, un’antifona
di avvento canta che il Messia
promesso ha in mano la chiave per aprire
e chiudere. La chiave ha quindi
una prospettiva di futuro. Le chiavi
sono simbolo di liberazione o di
chiusura. Lo sanno i carcerati!
Come chiave, l’educazione schiude
le potenzialità; apre persone e popoli
verso il futuro. Afferma ancora
Paolo VI nell’enciclica citata che «l’educazione
è un fattore fondamentale
per l’integrazione sociale, come
anche di arricchimento personale; e
per la società è uno strumento privilegiato
di progresso economico e sociale
» (Pp 35). Senza educazione
non si hanno aperture mentali, né orizzonti,
né sogni; tanto meno nozioni
che indichino alternative e possibilità;
ci sono invece rachitismo e
perdurare di convinzioni, atteggiamenti
e pratiche spesso in contrasto
con l’evidenza della scienza.
Lo si nota chiaramente in alcune
tradizioni e situazioni. Lo si verifica,
in modo particolare, nelle culture a
carattere pastorale, dove la tradizione
è più accattivante del nuovo. Una
persona chiusa, come pure una nazione
e cultura, è votata alla povertà
perenne, non solo economica. Davvero,
l’educazione è la chiave per lo
sviluppo integrale.

ELIMU NI DIRA
L’educazione è una bussola
La bussola indica il nord, facilitando
di navigare con certezza verso
il luogo di destinazione. Oggi la bussola
è sostituita dal radar e sofisticati
strumenti computerizzati, che con
maggior certezza indicano tutto.
L’educazione equivale a questi
strumenti: offre direzione, traccia
cammini, indica la meta. Ciò vale anche
a livello di nazione o popolo.
Da decenni il Tanzania si lascia dirigere
dalla bussola dell’educazione.
Ma è finanziariamente gravoso sostenere
un sistema scolastico efficiente.
Spesso le strutture delle scuole tanzaniane
sono fatiscenti e insufficienti.
Mancano libri, sussidi e banchi. Scarseggiano
pure i maestri, poiché la loro
è una professione poco remunerata,
che spesso obbliga a stare lontano
dalla famiglia e in posti isolati.
Il futuro si prospetta deteriore: si
scrive apertamente che la classe dei
maestri è la più colpita dal flagello
Aids: le nuove leve non sono sufficienti
a sostituire le vecchie. Ma è sorprendente
lo sforzo degli ultimi decenni,
di dotare tutti i villaggi di scuole
elementari: sono povere, ma sono
germi di dignità, libertà e sviluppo.
L’anno scorso, cancellato metà del
suo debito estero, il Tanzania ha subito
abolito la tassa scolastica e altre
forme di contributo e investito nella
costruzione di nuove aule, per rendere
veramente accessibile a tutti l’educazione
elementare.
Il miglioramento di tutte le strutture
e infrastrutture è ancora lungo.
Ma quanto è bello, il mattino, vedere
centinaia di studenti recarsi a piedi
alla propria scuola e, alla sera, tornare
a casa. Pur nelle precarietà di
vario genere, tra questi ci sono intelligenze
brillanti. Lo confermano i loro
risultati scolastici a dispetto della
carenza di tutto.
«Da Nazaret può mai venire qualcosa
di buono?» commentava scetticamente
Natanaele a Filippo, che gli
annunciava con gioia l’incontro con
Gesù, «colui di cui hanno scritto
Mosè, la legge i profeti». Inutile argomentare.
«Vieni e vedi» gli ritorce
Filippo (cfr. Giovanni 1,45-47).
Vieni e vedi: da certe scuole escono
alunni meravigliosi sotto tutti i
profili.

ELIMU NI BAHARI
L’educazione è un mare
Il mare suggerisce interminabilità
e profondità: organico sviluppo di sé
e della nazione, apprendimento e formazione
non hanno confini. E se non
si accoglie la novità si muore. L’isolamento
preclude crescita e progresso.
Un fattore importante nel cammino
delle nazioni è costituito dalle comunicazioni.
Quale sarà in futuro la
posizione dell’Africa in questo campo?
Per quanto riguarda il Tanzania,
si dice che sia il paese subsahariano
più avanzato in questa dimensione.
Se sia vero, non lo so. È certo, però,
che vi ammette grande importanza.
Affermare e credere che l’educazione
è un mare significa mettersi in
condizioni d’imparare: per crescere.
Altri motti simili suonano che
l’educazione è un tesoro, luce,
sapienza; alcuni ne esaltano
i valori connessi: «Educazione,
disciplina, lavoro; educazione, libertà,
unità; educazione, disciplina,
professione». Siano formati da soggetto
e predicato o enumerino una
serie di valori, ognuno di questi slogan
è un tassello del mosaico che ritrae
la convinzione e l’impegno del
Tanzania e delle singole scuole nel
campo educativo, perché l’istruzione
diventi sempre più alimento
di dignità, libertà e
sviluppo.

Giuseppe Inverardi

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