Nessuno sconto alle mine antiuomo

Caro direttore,
mi riconosco in pieno nell’appello di Massimo Veneziano (Missioni Consolata, marzo 2001): «Facciamo guerra alla guerra!». Le mine antiuomo e le bombe cluster sono diverse solo nel nome, non negli effetti sulle popolazioni, sull’agricoltura, sull’ambiente, compreso quello marino (come hanno dimostrato gli ultimi inquietanti episodi nell’Adriatico).
Non dimentichiamo che, come è già avvenuto nel recente passato, le aziende produttrici di mine sono più vive che mai: è il caso della Società Esplosivi Industriali (SEI) di Ghedi che, aggirando la legge 22/10/1997, nota anche come Legge Antimine o Legge Occhetto, sta per realizzare un nuovo impianto a Domusnovas (Cagliari): intende costruire «una linea di ordigni militari da destinare al mercato mondiale».
Uniamo dunque la nostra voce a quella del vescovo di Iglesias, Tarcisio Pillolla, che rifiuta la retorica vigliacca dell’industria diversificata, portatrice (si dice) di lavoro per i giovani e di sviluppo per il territorio locale. Ribelliamoci a chi, come la Regione Sardegna, sembra disponibile a incoraggiare l’impresa con denaro pubblico.
Non dimentichiamo l’appello alla pace e alla riconversione vera (non truccata) dell’industria bellica, che un altro vescovo, Bruno Foresti, lanciò ai funerali di Giuseppe Bignotti, Dario Cattina e Franco Sentimenti, uccisi il 22/8/96 dall’esplosione del capannone per la lavorazione delle bombe MK 82 di proprietà della SEI.
È stata proprio la SEI a provvedere al caricamento degli stampi della Valsella Meccanotecnica di Castenedolo, con migliaia di schegge (vetro, plastica e metalli vari), tanto minute quanto devastanti, disseminate a milioni in decine di paesi e in grado di colpire indiscriminatamente uomini e animali, militari e civili, donne che lavorano nei campi e bambini che giocano in cortile. E, in un numero non trascurabile, anche volontari che portano soccorso alle vittime e sminatori impegnati nell’ingrato compito della bonifica.
Rispettiamo le atroci sofferenze di Tonina Cordedda, bambina di 9 anni di Nughedu San Nicolò, che nel 1973 incappò in un ordigno antipersona (probabilmente un residuato della seconda guerra mondiale) perdendo occhi e braccia.
La costruzione di una nuova fabbrica di esplosivi militari in Sardegna, a un’ora di macchina dal luogo dell’episodio che cambiò brutalmente la vita di Tonina, sarebbe un cinismo imperdonabile.
Francesco Rondina
Fano (PS)

Varie volte Missioni Consolata ha denunciato il business e le tragedie provocate dalle mine antiuomo, senza concedere sconti.

Francesco Rondina

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