Pace in terra …

«E questo l’annuncio degli Angeli che, 2000 anni fa, accompagnò la nascita di Gesù Cristo (cfr. Lc 2,14) e che sentiremo risuonare giorniosamente nella santa notte di Natale, quando verrà solennemente aperto il Grande Giubileo. Questo messaggio di speranza che giunge dalla grotta di Betlemme vogliamo riproporre all’inizio del nuovo Millennio: Dio ama tutti gli uomini e le donne della terra e dona loro la speranza di un tempo nuovo, un tempo di pace. Il suo amore, pienamente rivelato nel Figlio fatto carne, è il fondamento della pace universale. Accolto nell’intimo del cuore, esso riconcilia ciascuno con Dio e con se stesso, rinnova i rapporti tra gli uomini e suscita quella sete di frateità capace di allontanare la tentazione della violenza e della guerra».
Così scriveva Giovanni Paolo II nel messaggio per la pace dell’anno 2000, all’inizio del terzo millennio. Sono parole che mantengono tutta la loro attualità anche alla fine di questo 2011 che è stato così pieno di speranza e disperazione e sembra concludersi all’ombra di nuove minacce di guerra. Ho provato mentalmente a ripercorrere gli avvenimenti di morte che hanno segnato quest’anno. È una lista impressionante: terremoti, guerre, attentati, fame, crisi politica, crisi economica, alluvioni, l’ostinazione dei dittatori, licenziamenti, insicurezza, dimostrazioni violente… Da far dire «basta con 2011»! Ho poi pensato alle positività, agli avvenimenti che incoraggiano e danno speranza. Ne ho vissuti diversi a livello personale: è una lunga lista, ma non voglio tediarvi col mio particolare. Di quelli più universali ne ricordo alcuni, a caso: la nascita del nuovo Sudan, la primavera araba, la giornata della gioventù a Madrid, la bella solidarietà da gente a gente nelle calamità, la generosità contro la fame, l’incontro di Assisi…
Ecco, l’incontro di Assisi! Ci riporta al tema della pace, dono del Dio fatto Uomo e proposta d’impegno della Giornata della Pace all’inizio del nuovo anno. «Educare i giovani alla Giustizia e alla Pace» è il tema del 2012.
Educare alla pace: è una sfida per tutti. Si educa alla pace vivendo la pace. Ma come si possono educare i giovani alla pace se noi non la viviamo? E come possiamo viverla se non viviamo la fede in Colui che «la nostra Pace»? Papa Benedetto, ad Assisi, ha detto con forza che usare la fede cristiana per giustificare la violenza, l’esclusione, le barriere e le segregazioni, «è una vergogna», è «un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia. La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11)».
Per educare alla vera pace è necessario allora ritornare alle radici della fede, perché la pace può essere davvero accolta e vissuta solo da quelli che vivono per piacere a Dio. Qual è il sacrificio davvero gradito a Dio? Fare la sua volontà, con cuore puro. «Questa è la volontà del Padre mio, che vi amiate… Questo vi comando: amatevi come io vi ho amato».
Una visione troppo idealista e spiritualista? Forse. Ma se davvero provassimo a vivere quello che diciamo di essere, a passare dall’apparire all’essere cristiani (di/in/con/per Cristo), dal relegare la fede alla chiesa al viverla nel quotidiano senza paura del prezzo da pagare e senza i compromessi del politicamente corretto, allora sì, la pace avrebbe davvero la possibilità di prevalere in questo mondo.

Pace in terra agli uomini in cui Dio si compiace…
Buon Natale e che la Speranza che è nel nostro cuore diventi amore e giustizia vissuta nel quotidiano dell’anno che viene.

Gigi Anataloni

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