Cari missionari

Lettere dai lettori

Non ti è lecito
Stimata Sr. Rita e sorelle, comunità Rut,
fermo restando il totale apprezzamento della vostra opera e la solidarietà verso Susan e tutte le altre, e non di meno ferma restando l’intima vergogna per le umane miserie e insensibilità, non mi pare giusto accostare le feste di certe «ville del potere» con l’immagine della donna (assai mercificata) della nostra società contemporanea e addirittura con lo schiavismo sessuale di quest’epoca di bibliche emigrazioni. Credo proprio che anche senza quelle feste e quelle ville, la strumentalizzazione dell’immagine femminile sarebbe uguale (e pure lo schiavismo sessuale).
Quest’immagine femminile che deprechiamo, al contrario, proviene dalle stagioni 68ttine, dalle conquiste e libertà di ben identificate culture e politiche, che poi si sono risolte in mera commercializzazione del corpo femminile, che fa da antipasto al trionfo della pornografia. Per questo devo manifestare il più vivo turbamento nel constatare che lo sdegno per l’odiea immagine e concezione mercificata della donna (basta guardare qualsiasi pubblicità, anche su Famiglia Cristiana), abbia avuto bisogno di certe feste nelle ville del potere per emergere finalmente. Perché non prima e proprio adesso? Se poi penso che uguali critiche (tardive), provengono in blocco da giornali, culture e politiche che di quelle conquiste e libertà sono state paladine (ricordo bene che fino a che non divenne assai impopolare, anche la pedofilia rientrava tra le libertà da conquistare e da sottrarre all’oscurantismo dei preti e dei fascisti), mi viene da raccomandare prudenza, di non farsi immischiare. L’immoralità di [un] politico o dei politici (di ogni singola persona) è una cosa, l’immagine e la concezione della donna sono cosa diversa, e ancora diverso è lo schiavismo sessuale. Allego un interessante articolo di Antonio Socci che mi pare imposti correttamente la questione. Distinti saluti.

Luigi arch. Fressoia,
email, 05/04/2011

L’articolo di Socci si può trovare su http://www.
antoniosocci.com/2011/02/quando-ci-irridevano-per-la-castita/
No comment, direbbero gli inglesi. Spero solo che suor Rita, di certo ben navigata nella vita, abbia preso con un sorriso quel «suorina» che nell’articolo le viene generosamente appioppato.
Ammesso poi che la strumentalizzazione dell’immagine femminile sia colpa del ‘68, c’è da riconoscere che tutto un mondo pseudo-anti-Sessantotto ha saputo impossessarsi senza scrupoli dell’idea per fare soldi in abbondanza. Anzi, sembra che ci abbia proprio preso gusto. A meno che si pensi che i proprietari delle Tv dominananti, degli imperi mediatici, delle case di moda e delle agenzie pubblicitarie siano tutti sessantottini, come, a rigor di logica, dovrebbero essere anche tutti quelli che beneficiano dei servizi delle ragazze costrette alla strada, e soprattutto quelli che si possono permettere le escort.
Distinguere e separare l’immoralità dei politici dalla concezione della donna e dallo schiavismo sessuale può avere delle sue ragioni – che mi sfuggono -, ma mi domando se non siano tutte cose concatenate e conseguenti e segni di un degrado morale, civile e sociale di cui tutti soffriamo, senza distinzione tra destra o sinistra.
Quanto al non immischiarsi e all’essere prudenti: mi pare che lo si sia fin troppo da parte di chi dovrebbe invece parlare. Si diceva una volta che «chi tace, acconsente». Grazie a suor Rita e alle «suorine» che hanno invece il coraggio di parlare.

Quel Moloch chiamato PIL
Mi riferisco al problema sollevato, meritoriamente, dall’articolo di S. Siniscalchi sulla rivista di aprile. Credo di poter aggiungere elementi utili a capire perché esiste e non crolla quel Moloch che si chiama Pil. Prospetto la spiegazione per sommi capi.
– Il Pil è un indicatore che esprime l’entità dell’utile monetario, in qualunque modo realizzato, così come il tachimetro sul cruscotto (per fare un esempio) indica la velocità dell’automezzo. Altri indici esistenti o allo studio esprimono altre grandezze, quali il benessere economico, il livello di istruzione, il grado di sopravvivenza, l’impronta ecologica, ecc. Essi sono come altrettante spie sul cruscotto, che indicano l’andamento delle altre componenti del meccanismo “automezzo”.
– Il sistema politico-economico determina il modo di essere dell’economia reale, ed è paragonabile al conducente dell’automobile. Quello che è seduto al volante da qualche decennio, che si definisce neoliberismo, è esclusivamente e maniacalmente interessato alla velocità (il Pil appunto). Non gli importa nulla del fatto che tutte le spie sul cruscotto sono accese. L’indice della distribuzione della ricchezza segnala il progressivo impoverimento della popolazione, a fronte dell’arricchimento di chi è già ricco? La percentuale di CO2 continua a salire, a fronte della continua distruzione delle foreste che contrasterebbero questo aumento? La riduzione della disponibilità di petrolio è preceduta dall’esaurimento imminente del rame e dell’alluminio? La pesca con modalità industrializzate sta distruggendo la fauna marina? Al nostro autista interessa solo il proprio personale utile monetario di oggi e di domani. Alla catastrofe del dopodomani non ci vuole proprio pensare.
– L’attuale sistema perverso ha potenti mezzi di autoconservazione: gli avversari vengono tacitati col denaro, se non addirittura convertiti e l’informazione viene zittita o adulterata (perfino Voi credete che il problema siano gli indici di benessere).
Concludo. L’inferno esiste, e Ve l’ho descritto. Se gli uomini di buona volontà esistono ancora, si facciano avanti.
Con ossequi.

Gino Folletti
Torrazza P.,
 email 07/04/2011

vari

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