TAV – inchiesta Un progetto da oggi al… 2018 (almeno) (2)

TAV – articolo 2

UNA MENZOGNA LUNGA 53 CHILOMETRI

Le popolazioni della Val di Susa sono il simbolo di coloro
che vogliono vivere nel rispetto dell’ecosistema.
Nonostante la militarizzazione del territorio,
il movimento No-Tav rimane pacifico, consapevole, preparato. E deciso.

di Angela Lano

È una corsa, sempre più folle, al mito del progresso e dello sviluppo a ogni costo. È una corsa che si scontra con le risorse della terra e con la vita degli esseri viventi. È questo il vero conflitto di civiltà: l’egoismo rapace e distruttivo dei signori delle multinazionali e delle opere faraoniche e l’ecosistema.
Incontriamo Mario Cavargna, biologo con un master in ingegneria ambientale e in valutazione d’impatto ambientale.
Che possibilità ci sono, ad oggi, di svolgere l’opera del Tav in sicurezza?
"Per quanto riguarda l’amianto, ad oggi il problema è assolutamente irrisolto. Lo studio dei tecnici di Ltf (Lyon Turin Ferroviaire) parla di 1 milione e 150 mila m3 di rocce che possono contenee.
Tecnicamente, la loro proposta è stata: “Faremo dei mucchi da 500-1000 m3”, cioè cumuli grossi come una villetta. Poi ce lo diranno dove e come li porteranno via… Nelle pagine dei progetti relativi a questo tratto, non se ne parla. Addirittura, nella sintesi – che per la valutazione di impatto ambientale è il documento principe -, la parola amianto non viene più citata, probabilmente perché non sanno come fare. L’unica cosa che hanno saputo dire è: “Ma noi prenderemo precauzioni”, “Bagneremo”. Ma bagnare non significa eliminare l’amianto, significa soltanto che lo si fissa per terra. Ma quando l’acqua evapora, con il vento la polvere si risolleva. Altra precauzione: “Noi metteremo degli aspiratori nelle gallerie in modo che catturino la polvere. Poi deporremo tutto in sacchi”. È vero che rompendo la roccia si sollevano delle fibre, ma ciò accade anche quando, all’uscita dalla galleria, si scaricano i detriti, si fanno i mucchi, li si ricarica e li si tiene in stoccaggio. È un problema grave. Un progetto concreto non esiste: sarebbe necessario un capannone di 50 mila m2 che contenesse mucchi di 50-100 m3. Uno spazio abbastanza grande da accogliere l’equivalente di 2.000 villette. Non è semplice. E come li si copre? Con dei teli? Ma in questa valle, il vento, che soffia per metà dell’anno, li strapperebbe! Poi, comunque, questo materiale quando viene ripreso è nuovamente movimentato. Allora deve essere portato in qualche discarica. Ma dove? Quale? Non lo hanno mai detto".
Ma cosa dichiarano le valutazioni di impatto ambientale?
"Sono superficiali, non spiegano dove stoccheranno il materiale in modo definitivo. Lo “smarino”, contenendo rocce amiantifere frantumate, se viene collocato in posti esposti agli agenti atmosferici continuerà a liberare fibre. Non può stare all’aperto. Il danno mortale per la salute dell’uomo è conosciuto (si legga la prima puntata della nostra inchiesta)".
I giornali importanti non parlano di questi danni…
"È già tanto che parlino dell’amianto. Il fatto che si minimizzi o si sposti il problema significa che non si sa come gestirlo. Si cerca di dare l’illusione di avere tutto sotto controllo, perché la linea è quella di andare avanti con l’opera. Tecnici e politici si contraddicono a vicenda. Sono apprendisti stregoni che non hanno seguito bene il corso di magia".
Ma politici ed amministratori pubblici non dovrebbero avere a cuore gli interessi dei cittadini che rappresentano?
"Per favore… Quella del Tav è una “grande opera” con un giro di soldi immenso".

Spiega il teologo Leonardo Boff in Grido della terra, grido dei poveri: "Si è creato il mito dell’essere umano come eroe scopritore e colonizzatore, Prometerno indomabile, con le sue opere faraoniche. (…) Nell’atteggiamento di essere al di sopra delle cose e al di sopra di tutto risiede, a quanto pare, il meccanismo fondamentale della crisi attuale della nostra civiltà. Qual è la suprema ironia ai nostri giorni? Esattamente questa: la volontà di dominare su tutto sta facendo di noi dei dominati e assoggettati agli imperativi di una terra degradata. L’utopia di migliorare la condizione umana ha peggiorato la qualità della vita. Il sogno di una crescita illimitata ha prodotto il sottosviluppo dei due terzi dell’umanità; la voluttà di una utilizzazione ottimale delle risorse della Terra ha portato all’esaurimento dei sistemi vitali e alla disintegrazione dell’equilibrio ambientale".

(continua)

Angela Lano

image_pdfimage_print
/

Sei hai gradito questa pagina,

sostienici con una donazione. GRAZIE.