«PUNTI» E «NODI»…PER LEGARE ANCORA DI PIÙ

RETE DI LILLIPUT
la grande assemblea di Marina di Massa

Chi sono i «lillipuziani»? Sono ragazzi e ragazze
in «jeans», ma anche uomini in cravatta
e donne in «tailleur».
Erano in 500 (autofinanziati) a Marina di Massa
per il loro incontro nazionale;
rappresentavano migliaia e migliaia di italiani.
Il fine? Un’economia di giustizia.
E non solo.
Se il piccolo «davide» abbatte da solo
il gigante «golia», che succederà se tanti «davide»
uniranno le loro fiondate?
Ecco perché è sorta la «rete dei lillipuziani».
Chi sono i «lillipuziani»? Sono ragazzi e ragazze
in «jeans», ma anche uomini in cravatta
e donne in «tailleur».
Erano in 500 (autofinanziati) a Marina di Massa
per il loro incontro nazionale;
rappresentavano migliaia e migliaia di italiani.
Il fine? Un’economia di giustizia.
E non solo.
Se il piccolo «davide» abbatte da solo
il gigante «golia», che succederà se tanti «davide»
uniranno le loro fiondate?
Ecco perché è sorta la «rete dei lillipuziani».

NON-VIOLENZA SEMPRE
«Jambo a tutti i lillipuziani!». Con
questo saluto affettuoso di padre Alex
Zanotelli, si è aperta la seconda
Assemblea nazionale della «Rete di
Lilliput», svoltasi a Marina di Massa
il 18-20 gennaio 2002.
Era un appuntamento molto atteso.
Centinaia di gruppi e persone, che
da oltre due anni lavorano insieme
per una economia di giustizia, sentivano
il bisogno di riflettere sul proprio
cammino, anche perché il 2001
fu un anno drammatico. Le violenze
inaudite durante il vertice dei G8 a
Genova e l’incredibile tragedia
dell’11 settembre negli Stati Uniti
(con la guerra in Afghanistan) hanno
scosso l’animo fortemente pacifista
della Rete di Lilliput.
L’incontro di Marina di Massa ha
ribadito, in modo netto, l’opzione
della non-violenza come scelta strategica.
Questa ha rappresentato il filo
conduttore dei lavori, che si sono intrecciati
nei tre giorni di dibattito.
Sulla non-violenza è intervenuto
un gruppo di lavoro specifico: ha
programmato un percorso di formazione
teorica e pratica, con lo scopo
di fornire alcuni nuovi strumenti di
comunicazione; ha indicato un modo
più consapevole di stare in piazza e
progettare le mobilitazioni. Per concretizzare
quella che rischia di essere
solo un’adesione ideale a principi, si
prevede di organizzare gruppi di azione
non-violenta distribuiti sul territorio.

UNA «RETE» ARTICOLATA
Uno scoglio da appianare è stato
quello dell’organizzazione. La Rete
di Lilliput in questi anni si è estesa e
il contesto si è fatto più complesso;
da molti membri si avverte l’esigenza
di darsi una struttura, di individuare
dei ruoli, pur non perdendo di vista
la volontà di arrivare sempre a «decisioni
comunitarie», frutto del pensiero
della totalità dei lillipuziani.
Infatti uno dei punti cardine della
Rete di Lilliput, oltre alla non-violenza,
è la democrazia partecipativa, che
si manifesta nel dare a tutti la possibilità
di incidere nelle scelte, senza
creare sovrastrutture o ruoli di leadership.
Obiettivo non facile da rag-giungere, vista la vastità e capillarità
della Rete sul territorio italiano.
Il cammino decisionale è iniziato
a settembre dello scorso anno, con
il dibattito all’interno di ogni singolo
«nodo» della Rete, che ha visto una
prima sintesi negli incontri regionali.
Questi si sono svolti a Milano,
Firenze e Roma, rispettivamente
per i «nodi» del nord, centro e sud
della penisola; hanno prodotto dei
documenti che sono stati portati all’Assemblea
di Marina di Massa e
discussi in un apposito gruppo.
Nel gruppo si sono confrontati i
referenti di ogni «nodo», tutti accompagnati
da un osservatore. Il risultato
è confluito in un documento
di 11 punti, che raccolgono i principi
basilari e i criteri condivisi da tutti
gli aderenti alla Rete. Fra questi: la
non-violenza, il rifiuto del personalismo,
la professionalità nell’impegno
politico, la fiducia reciproca, l’esauriente
e rapida circolazione delle
informazioni.
Si è definito il «punto» di Lilliput,
che rappresenta il primo momento
di incontro per le realtà locali, dove
non esiste ancora un «nodo» articolato.
L’evoluzione dei «punti» è rappresentata
dai «nodi», elementi fondanti
della Rete: essi sono luoghi di
incontro per associazioni, gruppi e
singoli, aventi il compito di estendere
la Rete nelle realtà locali, portandovi
contemporaneamente la dimensione
nazionale e quella internazionale.
Ogni «nodo» gode di una
propria autonomia e non è auspicabile
l’adesione ad esso di partiti politici
o sindacati.
Vi è poi l’Assemblea nazionale
(come quella di Marina di Massa),
cui è affidato il compito di verificare
il percorso fatto e di proporre iniziative
per l’anno successivo. L’Assemblea
si tiene con decorrenza annuale
ed è aperta a tutti.
A livello nazionale esistono pure i
«gruppi tematici di lavoro», aperti
a tutti, con il compito di approfondire
gli argomenti ritenuti importanti
per la Rete (non-violenza, ecologia,
economia di giustizia); inoltre
propongono iniziative concrete.
Infine, a Marina di Massa, la Rete
ha raccolto i temi delle campagne di
mobilitazione generale del passato.
Si sono organizzati gruppi di lavoro,
per fare il punto sulle attività presenti
e discutere gli impegni da privilegiare
quest’anno.

ECOLOGIA E BANCHE ARMATE
Ebbene, che sta facendo e cosa intende
fare la Rete di Lilliput?
Circa la cosiddetta «impronta e-cologica e sociale», è in corso il progetto
«pagine arcobaleno»; esso mira
a censire l’offerta di servizi e prodotti
rispondenti a criteri di eticità e
compatibilità ambientale, per offrire
strumenti utili (database on line e
guide regionali) sui produttori e fornitori
di beni a chi è attento alla qualità
dei propri consumi.
Questo si inserisce in un più ampio
percorso di formazione e sensibilità
verso il mercato; vorrebbe favorire
un cambiamento degli stili di
vita, a partire dalla propria quotidianità,
e aprire un approfondito
dibattito su nuovi indicatori di benessere,
in grado di dare strumenti
adeguati ai decisori politici e alla società
civile, ridimensionando la funzione
del prodotto interno lordo.
È già stato fatto un lungo lavoro di
elaborazione teorica, che ha portato
alla formulazione di un sistema di indicatori
che tengano in considerazione
anche i parametri ambientali e
sociali, oltre a quelli economici. Il
progetto è stato anche presentato al
Forum sociale mondiale di Porto Alegre
in un laboratorio organizzato
dalla Rete di Lilliput.
Analizzando gli aspetti più commerciali
e finanziari, un gruppo di
lavoro ha individuato nella campagna
«banche armate» un possibile
tema unificatore del lavoro di tutti i
«nodi». Considerata l’attuale situazione
di guerra e ribadita la scelta di
non-violenza, è emersa come urgente
la necessità di spostare risorse dalle
armi ad altre attività.
Pertanto si continuerà l’opera di
pressione sulle banche: si chiederà
maggiore trasparenza sugli investimenti
e si solleciterà che non siano
più finanziate attività legate al traffico
d’armi, mettendo in rilievo le
conseguenze drammatiche che il fenomeno
ha nei paesi del Sud del
mondo. Inoltre è stato proposto di
chiedere il disimpegno dal settore
«armi» alla Sace (Agenzia italiana di
credito all’esportazione), che copre
con fondi pubblici i rischi degli investitori
privati all’estero.
La campagna «banche armate» si
inserisce in un più ampio progetto
di opposizione alla guerra. I lillipuziani
si impegneranno per la «resistenza
» alla guerra dei cittadini e cittadine,
per l’obiezione alle spese militari,
nonché per la partecipazione
a missioni inteazionali di pace.
IL MONDO DEL PALLONE
Se, data la politica degli organismi
inteazionali, è sorto un gruppo di
lavoro nazionale per monitorare i
negoziati dell’Organizzazione mondiale
del commercio (Wto), Lilliput
non dimentica l’aspetto dell’agire
locale. La «lente sulle imprese» ha
ricordato la necessità di scrutare l’operato
delle ditte operanti sul nostro
territorio, dopo un’adeguata formazione
sulle tecniche di raccolta dei
dati.
A questo si affiancherà una campagna
di mobilitazione in vista del
campionato mondiale di calcio, avente
come scopo la denuncia delle
multinazionali negative che sponsorizzeranno
l’evento e la pressione,
affinché la Fifa adotti i principi del
Codice di condotta del 1996, concordato
con il sindacato internazionale
e mai sottoscritto…
Tanti progetti in cantiere, quindi,
per una rete che sta crescendo e ha
voglia di far sentire la propria voce.
Gli stimoli e l’entusiasmo scaturiti
nei giorni di Marina di Massa sono
stati davvero arricchenti.
Ora si tratta di rimboccarsi le maniche
e lavorare sulle tematiche individuate,
portando in casa e città…
«ancora una volta la voglia di agire
concretamente per un cambiamento
globale dal basso, che terrà uniti
i percorsi individuali e di gruppo,
per la costruzione di un mondo diverso
e sicuramente migliore» (dalla
dichiarazione finale,
accolta con un lungo applauso).

Luca Graziano e Cristina Coppo

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