Cari missionari

Far di ogni erba un fascio

Spettabile rivista,
se uno afferma categoricamente: il popolo italiano è ladro e corrotto, facendo di ogni erba un fascio, come è tipico del nostro maledetto qualunquismo disfattista e antipatriottico, è certo che non verrà mai preso per razzista. Considerate le nostre attitudini a parlarci sempre male addosso, un tale simile verrebbe anzi applaudito e coronato di gloria. Se, viceversa, un altro tale accusa i Rom o altre minoranze etniche di essere ancora più ladre e delinquenti del popolo italiano, costui si vedrà subito arrivare la patente di solenne razzista e dovrà anche subire il pubblico ludibrio di marca chiaramente progressista e anche catto-comunista. In questo secondo e grottesco caso ci troveremo di fronte a un bell’esempio di pensiero unico alternativo (perché mica esiste solo quello attribuito al potere ufficiale, esiste anche e soprattutto quello sinistrorso), tipico di chi sta a sinistra, cattolici degenerati compresi.
Un pensiero unico che puzza tanto di ipocrisia. E, a chi coltiva questo pensiero unico alternativo, vorrei chiedere: sappiamo di Rom e di romeni che vanno a rubare nelle case e nelle ville degli italiani, ma quanti italiani vanno a rubare nelle case degli immigrati romeni o ucraini o moldavi o in quelle degli zingari, per quanto presumibilmente poco ci possa essere da rubare? E non solo gli italiani si ritrovano derubati, ma per giunta guai se si lagnano e si lamentano e se scendono in piazza a manifestare la propria esasperazione! Stando così le cose, sarebbe il caso di organizzare sit-in di protesta davanti alle varie Ong Cattoliche e non solo, che si occupano di immigrazione et similia. Sarebbe ora che le illuminate menti dei catto-progressisti si decidano una volta e per tutte a prendere in considerazione non soltanto i diritti di chi è costretto a fuggire dal proprio Paese, ma anche di chi vive in questo Paese perché ci è nato e vorrebbe continuare a viverci nella maggior sicurezza possibile! Leviamoci dalla testa utopie di integrazione sic et simpliciter. In America, dopo quasi duecento anni dalla fine della guerra di secessione, hanno ancora problemi seri di razzismo tra neri e bianchi. E pretendere, qui da noi, che le persone di etnia Rom si integrino nella società italiana, vuol dire aspettarsi che abbandonino la propria cultura per assimilare la nostra. E questo non sarebbe razzismo? Anche perché, chi di noi italiani si sognerebbe di compiere l’esatto opposto, ossia rinunciare alla nostra, di cultura, per abbracciare quella Rom?
Vorrei tanto che le tribune cattoliche e laiche più focose su questi temi mi rispondano, evitando di svicolare alquanto indecorosamente, allorché, davanti a precise obiezioni dei lettori, si cerca di far passare tali sacrosante osservazioni per miserevoli pretesti, venati, magari, di razzismo.
Distinti saluti.
Giovanni Pirrera
 Agrigento

Non so se quel catto-comunisti e catto-progressisti è indirizzato a noi, ma mi permetto di offrire alcune precisazioni. Dire che in Italia c’è corruzione (Trasparency Inteational ci pone al 67° posto, dopo il Ruanda, nella lista di 178 paesi dai più virtuosi ai più corrotti) e mafia, che ci sono ladri ed evasori, che c’è lo sfruttamento della prostituzione e pedofilia, non è dire che tutti gli italiani sono ladri, corrotti, mafiosi e pedofili. Sarebbe un’ingiusta generalizzazione. Lo stesso deve valere per altri popoli. Che ci siano ladri tra i rom, imbroglioni e trafficanti di persone tra i nigeriani, sfruttatori di manodopera tra i cinesi, non è dire che tutti i rom, i nigeriani e i cinesi sono così. Che ci siano ladri tra i rom, è vero. Ma se i 1.400.000 furti ca. del 2008 fossero tutti fatti dai 160.000 – dati del Viminale – rom stanziati in Italia, significherebbe che ognuno di loro (anche i neonati e quelli già in prigione) ne ha fatti almeno 9 all’anno!

Quando ero in Kenya, mi faceva molto male sentir dire che gli italiani sono tutti mafiosi. È vero che in Kenya, soprattutto a Malindi, ci sono anche italiani mafiosi e drogati e trafficanti di minori e ragazze, ma la stragrande maggioranza degli italiani in quella nazione sono persone oneste e grandi lavoratori, e certo non sono mafiosi gli oltre 700 missionari italiani che là spendono la loro vita. Ma mi dava (e mi dà ancora) fastidio anche la classifica di italiani donnaioli o latin lover (caratterizzazione che pure è normale anche in campagne pubblicitarie su riviste al di sopra di ogni sospetto e, purtroppo, anche ad altri livelli). In Svizzera, la campagna denigratoria dello scorso settembre contro i frontalieri è stata disgustosa, pericolosa e totalmente ingiusta.
Come giustamente lei fa osservare, il processo di integrazione è un fatto molto lento e i pregiudizi sono duri a morire. Il razzismo (o il suo equivalente chiamato tribalismo in Africa) è un virus pericoloso e difficile da curare, che prospera quando si usano generalizzazioni, etichette e schedature invece di nomi e cognomi, quando si parla di masse, gruppi e categorie e non di persone. Ma prospera anche quando la cosiddetta sicurezza diventa il valore principale, perché in nome della stessa si creano gli «altri, i nemici» e invece di dialogare e cornoperare per costruire un mondo migliore, si costruiscono muri, difese, barriere …
Non pensa forse che il modo migliore per avere sicurezza per tutti sia quello di aiutare tutte le persone di buona volontà ad avere una vita decente con un lavoro dignitoso (e non da schiavi o sfruttati) e una  casa che non sia un tugurio sovraffollato, fatiscente, malsano e strapagato a chi lucra sulla povertà altrui? Questo vale per i rom o gli altri extracomunitari, ma vale anche per gli Italiani, e sono tanti, che in questa crisi si trovano senza lavoro, sfrattati e umiliati da un sistema politico ed economico che sembra non aver occhi né orecchie, e tantomeno cuore, per le fasce più deboli e per le famiglie.

Prendersela con le organizzazioni cattoliche e missionarie che danno voce ai Rom e a chi come loro, accusandole di parzialità e anti-italianismo, non è giusto, anche perché è provato che sono proprio queste stesse organizzazioni, Caritas in testa, che stanno dalla parte degli italiani che sono vittime della presente situazione: disoccupati, sfrattati, quelli con il problema non solo della quarta, ma anche della terza settimana. Tra l’altro non è certo zittendo queste organizzazioni che si risolve il problema, anzi.

DIALOGHI DI PACE
DALLA BRIANZA ALLE MARCHE, CUORI CHE
BATTONO PER LA PACE E LA SALVAGUARDIA DEL CREATO
Sembrava un’impresa folle: invitare i turisti in pieno agosto o gli operosi brianzoli in ottobre a dimenticare per una sera i rispettivi svaghi e impegni e predisporsi, invece, all’ascolto di un messaggio del Papa! Eppure proprio questo è avvenuto, in occasione della Giornata per la Salvaguardia del Creato 2010, per la quale la Chiesa italiana sollecitava la riflessione sullo stretto legame esistente fra il rispetto dell’ambiente naturale e la costruzione della pace fra popoli e persone.
Il tema è stato dettato da Benedetto XVI che vi ha dedicato il Messaggio della Giornata Mondiale per la Pace 2010 al tema «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato».
Approfittando di questa non frequente concomitanza, e considerando che i temi della pace e della salvaguardia ambientale sono propri anche di chi non crede e di chi appartiene a religioni diverse da quella Cristiana Cattolica, si è diffusa oltre le aspettative degli organizzatori la riproposizione dei «Dialoghi di Pace 2010: lettura scenica del Messaggio del Papa» affidata ad attori-lettori le cui voci si incontrano, si incalzano e si accavallano come in un vero e proprio dialogo.
Ideata nella parrocchia Regina Pacis di Cusano Milanino, dove da alcuni anni va in scena in gennaio con crescente successo, l’iniziativa quest’anno è stata replicata anche a Fano, sulla riviera Adriatica, ad Oreno di Vimercate in apertura del tradizionale triduo dedicato a San Francesco, ed a Milano, nel quartiere Corvetto, come momento di riflessione nell’ambito della decennale Festa del Creato e contraltare positivo a cronache poco amiche di chi opera per il bene nella zona.
In tutte le occasioni, a sottolineare il valore civile e non solo religioso dell’iniziativa,c’era la presenza delle amministrazioni pubbliche (anche rappresentate da Sindaci in veste istituzionale) e, sempre, delle tante realtà del volontariato e dell’associazionismo locale e nazionale in ambito missionario e di salvaguardia ambientale (Gruppo Naturalistico della Brianza, Amici del Sidamo, Gruppi di acquisto solidale, AGe…).
È stato bello constatare come, in ogni luogo in cui è stata allestita, l’iniziativa si è arricchita con le specifiche ed originali capacità e sensibilità di chi ha scelto di farla propria: che si trattasse di concertisti affermati ed attori professionisti o di giovani di talento e filodrammatici per passione.
In tutti i casi, grande merito nel successo dell’iniziativa hanno avuto la musica, affidata a formazioni variabili (chitarre soliste, quintetto di fiati blues, trio multietnico di violini e chitarra), e la lettura di poesie dedicate alla natura ed alla relazione dell’uomo con essa e con la dimensione del soprannaturale cui rimanda scritte da dom Helder Camara, il vescovo brasiliano da alcuni definito il Gandhi cattolico o il San Francesco del Novecento. Intermezzi che hanno visualizzato e commentato con la forza espressiva dell’arte i passaggi più significativi di un’elevazione spirituale che si è rivelata tanto attraente per i non credenti quanto coinvolgente e significativa per chi crede… E che vale la pena riproporre anche altrove!
Già ci si prepara per l’edizione 2011 che, accanto al Messaggio del Papa (Libertà religiosa, via per la pace), prevede la lettura di testi di Oscar Romero. Chi volesse approfittare della documentazione che verrà predisposta non ha che da farsi avanti.
Giovanni Guzzi
Vimercate
http://www.parrocchiamilanino.it/scossa_on_line/in_vetrina/dialoghi_pace/dialoghi_pace.htm

POESIA
Gentilissimo Padre, le scrivo perché questa povera vecchia maestra è venuta a conoscenza che una sua ex allieva presta il suo lavoro da anni in Mozambico. I genitori di Chiara, che è nata nel 1978, mi hanno donato degli appunti di viaggio scritti dal papà.
Tra questi ho trovato una poesia di Chiara che ho fatto leggere anche ai miei nipotini.
Questa sua presenza tra mamme e bambini è a prevenzione dalle malattie che più colpiscono il continente africano; mi ha resa orgogliosa e grata a Dio di questa ex alunna.
La invio a Lei che ringrazio per tutto il bene che fate anche attraverso la vostra rivista che ci giunge sempre preziosa!
In fede con Gesù, per Gesù, in Gesù, la mia più grande riconoscenza.
Maria G. Sansone
 Milano
Ecco la poesia di Chiara.
«…c’è un mondo là fuori
che grida in silenzio
le sue ragioni di essere!
Questo mondo
che noi teniamo
ben lontano
dalle nostre vite,
vorrei che un giorno
potesse parlare.
Ho il cuore aperto
dalla gentilezza
di questa gente,
dalla loro dolcezza,
dalla loro frustrazione.
Cerco di contenere
l’emozione
che mi sta travolgendo
come un fiume in piena.
Devo farcela,
non ho il diritto
di mostrare
il mio stato d’animo;
non posso permettermi
di perdere
neanche una lacrima;
ma continuo a tenere
i bambini per mano,
a sorridere
ai loro grandi occhi neri…
Chiara Gargano
Moma, Mozambico

Extra comunitari
Cari Missionari,
a proposito della domanda «Veneto il più duro?» e alla lettera pubblicata sul numero di settembre u.s. che mi è appena arrivato, posso dire che a Modena da circa 8-10  mesi siamo letteralmente «invasi» da extracomunitari che vengono da Verona. Sono aumentati da 3-5 ogni mattina a 8-15, quasi tutti nigeriani, di cui almeno il 50% da Benin City. Ho inserito un deviatore e staccato il campanello, ma loro mi aspettano alla porta).
Insisto che si rivolgano alle parrocchie di residenza perché, non essendo in grado di aiutare tutti, solo le Caritas parrocchiali possono conoscere le reali condizioni di bisogno e disagio di ciascuno di loro. La risposta è che purtroppo dalle parrocchie arriva pochissimo perché (anche qui) sono già da tempo impegnate nell’aiuto delle famiglie e dei «poveri consolidati», modenesi o comunque italiani. Così suonano al campanello dei singoli cittadini perché almeno non vengono cacciati in malo modo né viene chiamato il 112, come invece succede a Verona (così dicono, ma forse a Verona sono invasi da quelli che scappano di Modena!). Certo che se non si arriva «a lavorare meno, ma a lavorare tutti», la situazione non può che peggiorare.
Saluti.
Romano Ognibene
Modena

Dal Brasile
Caro amico!
Sono figlio di emigrati italiani che vivono nel sud del Brasile… scusa i molti errori del mio “maccaronico” italiano, ma credo mi capirai. Lavoro da molti anni in campagna e ho chiesto a una cugina per scrivere questa mia.
Ho conosciuto la vostra bella rivista con un  sacerdote. Mi piace molto leggere e anche scrivere per attaccare legami con la bella Italia, che ancora non ho mai visto. Qui come lì, si piantano vigneti, si fa vino… Sono solo e la solitudine non è facile. Ho già 60 anni e mi passo il tempo a piantare ortaggi, fiori, camminare, leggere, sentire musica e anche dipingere… vede, tengo nel sangue l’Italia.
Vorrei avere degli amici/che in Italia e altri paesi. Vi prego di pubblicare la mia lettera. Si!! Sono pensionato e ho molto tempo anche per aiutare nella chiesa, nella liturgia e catechesi. Mi puoi fare questo piacere? Aspetto di ricevere diverse lettere, mi piace anche tramite lettera conoscere altri paesi…
Vi ringrazio molto. Tanti saluti da un vostro fratello lontano.
Ivano Dal Magro
Brasile
Se qualcuno vuole mettersi in contatto con Ivano, ce lo faccia sapere e foiamo l’indirizzo.

Biodegradabile
Fate felice Madre Terra e i suoi abitanti, avvolgete la vostra bella rivista in materiale biodegradabile o lasciatela… nuda. Qualcuno lo fa già. Saluti da
Isa Monaca
(via email)
Vorrei poterle dire che esaudiremo il suo desiderio immediatamente. Davvero. Ma non è così. Per ora usiamo plastica riciclabile. Se un giorno ci saranno disponibili confezioni biodegradabili per spedizioni postali, le useremo certamente. Quanto al mandare la rivista «nuda» … non è questione di pudore, ma forse non ha mai visto con quanta sollecita premura e garbo le poste trattano le riviste.

Il mio Pakistan
Ciao Paolo (Moiola, ndr),
complimenti, hai fatto un grande lavoro. In Italia per  prima volta qualcuno ha dedicato un intero servizio al «mio Pakistan» (vedi MC 12/2010, pp.49-56). La mia intervista è bellissima. Sarebbe stato meglio scrivere «matrimonio combinato forzato» invece di matrimonio combinato. Il matrimonio combinato è fulcro della società mentre il matrimonio combinato «forzato» sta ostacolando la vita dei giovani pakistani in occidente. Grazie.
Ejaz Ahmad
(via email)

Well done!
Caro P. Ugo,
complimenti. Hai veramente ricavato un articolo coi fiocchi dai miei pensieri scornordinati, un lavoro ben fatto, molto professionale e una bella grafica (vedi MC 11/2010 pp. 10-16). è stato un piacere incontrate te e gli altri missionari della Consolata. L’espereinza mi ha davvero arricchito. In Cristo
Michael van Heerden
 dal Sudafrica (via email)

NOSTRA MADRE TERRA
Da mesi ero preoccupato per l’assenza dalla rivista MC della rubrica in oggetto. Ora con dispiacere e tristezza ho scoperto su MC la probabile causa di tale vuoto. Esprimo la mia condoglianza alla famiglia del dottor Roberto. Spero che tale apprezzata rubrica possa continuare come prima con la dottoressa Rosanna.
Cordialmente.
Sergio Brovelli
(via email)
Come promesso e può vedere in questo stesso numero, «Nostra Madre Terra» è tornata ad avere il suo spazio nella rivista grazie alla dedizione e competenza della dottoressa Rosanna.

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