Sulle due Simone

Luciano Coggiola e Giuseppe Gentile contestano la redazione per l’articolo
pubblicato in questa rubrica nel numero di dicembre 2004.
Poiché i contenuti sono molto simili, riportiamo solo la prima.
Nel frattempo, un’altra italiana, la giornalista Giuliana Sgrena, è stata rapita…

Per quanto riguarda il sig. Farinella, al quale mi permetto suggerire di non definirsi «libero» per questioni di buon gusto, desidero sottolineare che egli ha scritto il suo lungo e dotto libello senza considerare che proprio il governo attuale (voluto dalla maggioranza degli italiani con votazione democratica) ha sborsato migliaia di euro per la liberazione delle «due Simone», tornate dalla terribile esperienza carceraria, ridenti e ingrassate, e divenute il simbolo vivente e immediato di un tipo di kultura che, spaziando su riviste, giornali e tv, ha l’improntitudine di affermare che i mass media sono «completamente» in mano al centro-destra e che il loro spirito, collaborativo e per nulla disfattista, viene respinto con disprezzo e alterigia.
Sono altresì rattristato che una rivista come Missioni Consolata, che venne alla luce l’anno in cui nacque mia madre e che dovrebbe – mi si perdoni la «pretesa» – essere super partes, non tralasci occasione per non esserlo. È una rivista che ho sempre letto unitamente a parecchi conoscenti (anche a nome dei quali scrivo la presente) e della quale ho apprezzato il suo «essere l’eco del lavoro missionario nel mondo».
Nella mia vita (sono del 1930) ho visto passare l’orrore d’innumerevoli conflitti, con l’inesorabile scia di sangue e sofferenze che lasciano appresso. Valuto la caduta morale di una società che bada al profitto, calpestando i diritti di molti, però non ho portato il cervello all’ammasso, in quanto giudico che ogni dittatura sia una sciagura. A cominciare dal nazismo e comunismo, per giungere agli sterminii di Saddam con gas venefici, al massacro dei Curdi, all’annullamento di tante minoranze etniche di cui si ha notizia o meno.
Contro tali dittature proprio l’America (ora di Bush, rieletto con l’apporto di una maggioranza di 3,5 milioni di voti) ha sacrificato per la liberazione d’Italia e d’Europa, migliaia di suoi figli. Tale verità viene continuamente taciuta. Proprio l’America di Bush ha sofferto un 11 settembre di sterminio e distruzione ad opera di un terrorismo (il profetizzato «anticristo»), che ha deciso l’annientamento della democrazia, dell’Occidente e del Cristianesimo.
Come tutti, anch’io sono contro la guerra e mi adopero gioalmente con il volontariato, onde portare aiuto a indigenti e malati. Nei ritagli di tempo che mi rimangono, leggo, oltre a uno dei «rimasugli della inciviltà italiota», anche autorevoli quotidiani come Repubblica, cercando di avere una visione pluralistica degli avvenimenti.
Per la verità non mi sento affatto in colpa, in quanto non acclamo come eroine le «due Simone». Acclamo per contro l’opera silenziosa delle migliaia di persone, religiose o laiche, che si adoperano per gli altri, onde riportare pace e democrazia (binomio inscindibile) anche a costo della propria vita.
Il sig. Farinella cita Dante; io cito Maister Eckart: «Non c’è niente che assomigli a Dio come il silenzio».
Grazie per avermi letto e auguri di un «sereno 2005».
Luciano Coggiola
Rosignano Monferrato (AL)

Risponde Paolo Farinella.

Gentile amico (se mi permette questa confidenza), vorrei chiarire alcune cose, come è possibile.
Il titolo Battitore libero è un’espressione giornalistica per esprimere il fatto che alcune pagine della rivista (preparata un mese prima della data di pubblicazione) non sono legate né a tematiche prefissate, né ad autori precisi. Di conseguenza, Battitore libero non era e non è un titolo che mi attribuisco né una definizione, ma solo l’indicazione di uno spazio.
Le «2 Simone». L’articolo da lei contestato ha solo evidenziato alcuni fatti visibili a occhio nudo a chi non è prevenuto ideologicamente, tanto è vero che personalmente ho ricevuto attestazioni esattamente contrarie alle sue. Ciò non mi stupisce, perché so che la realtà non è solo quella che è, ma è anche quella che noi interpretiamo in base alla nostra esperienza, convinzioni, ecc. S. Tommaso d’Aquino lo insegna con autorità: «Nulla può essere nella mente che prima non sia passato attraverso l’esperienza».
Riguardo al governo, bisogna distinguere con precisione, perché altrimenti si fa confusione: il governo non è la nazione e nemmeno la rappresenta, perché secondo la nostra Carta costituzionale è il presidente della repubblica che incarna l’unità nazionale, simboleggiata dal tricolore. Il governo amministra la gestione dello stato ed è per natura sua «provvisorio»; infatti giuridicamente si dice governo «pro tempore», proprio perché eletto dalle camere che possono in qualsiasi momento, teoricamente, negargli la fiducia.
Ciò precisato, è necessario puntualizzare che il governo ha pagato un riscatto per le «2 Simone», ma i soldi li ha sborsati lo stato, cioè lei, io e chiunque ha il senso morale di pagare le tasse. Ufficialmente lo stesso governo ha sempre negato di avere pagato qualsiasi riscatto, forse per non ammettere compromessi imbarazzanti per la dissennata scelta di fare guerra «preventiva», isolandosi dall’Europa dei padri fondatori e correndo a scodinzolare dietro a Bush nella sua insana avventura. Invece il governo si è preso tutto il merito mediatico della liberazione delle «2 Simone». Sarebbe stato più opportuno, anche per rispetto agli italiani che erano laggiù (i soldati vi sono ancora), non suonare fanfare e strombazzare tamburi. Ciò che ha inorridito il governo pro tempore e la canèa che lo sostiene sono state le limpide parole delle due ragazze, ignare di quanto succedeva in Italia e altrove: Chiediamo la fine della guerra, perché chi ne paga le spese è la popolazione inerme. Queste parole hanno scatenato il linciaggio morale delle «2 Simone», le quali, come lei può verificare, non hanno concesso interviste, si sono eclissate subito e hanno ripreso il loro lavoro, in attesa di ritornare in Iraq, dove hanno lasciato amici, donne e bambini con cui costruivano un futuro di riscatto.

L ei è nato nel 1930, quindi ha fatto in tempo a vedere le conseguenze del fascismo che ha permesso al nazismo di installarsi in Italia con tutte le conseguenze del caso. Nessuna dittatura può essere tollerata; ma neppure alcuna azione illegale e immorale, come la guerra preventiva, contro cui lo stesso papa ha detto parole di fuoco.
L’11 settembre, atroce e diabolico, non autorizza a usare mezzi altrettanto atroci e diabolici: si chiamerebbe vendetta. Il terrorismo, fenomeno non nuovo nella storia degli ultimi tre millenni, non è il «profetizzato anticristo», ma il risultato di politiche ingiuste e scelte sbagliate da parte di governi miopi (Inghilterra, Francia, Russia di fine xviii secolo e America del secolo scorso e dell’attuale).
Democrazia, Occidente e Cristianesimo non sono sinonimi, anche se in certe tornate storiche qualcuno tenta di farli coincidere. Una cosa è la democrazia, termine non univoco presso culture diverse: in Oriente non esiste il concetto stesso di democrazia e in Cina nemmeno l’ideogramma per esprimerlo; noi sproloquiamo di democrazia, senza conoscere i popoli a cui vorremmo esportarla (anche con una guerra?).
Altra cosa è l’Occidente e altra cosa ancora è il Cristianesimo, che per sua natura è portato a innestarsi in qualsiasi cultura (oggi il Cristianesimo numericamente è maggioritario nei paesi del Terzo mondo non in Occidente). Lei sa che il Cristianesimo è nato in Oriente: in Palestina e nell’attuale Siria. Gesù era ebreo, come lo erano Paolo, gli apostoli, Maria e tutti i primi cristiani. Ad Antiochia, nell’attuale Siria, per la prima volta i credenti furono chiamati «cristiani». Identificare Occidente e Cristianesimo è fare un’operazione indebita e non corrispondente alla verità rivelata e alla verità storica.
Il sig. Berlusconi che s’identifica con il «Bene» (io sono il Bene) è blasfemo, perché si ammanta di un’aura religiosa che non ha e induce a somigliarlo a Gesù, che ebbe a dire: Io sono la via, la verità, la vita, la porta, il pane. Simili aberrazioni schizofreniche dovrebbero sconvolgere le budella dei credenti, perché si trovano di fronte a uno che assume la fisionomia di un messianismo per tutte le stagioni, mentre con le sue Tv divulga un mondezzaio, che ha già travolto le coscienze dei più, deformandone i criteri di valutazione e di critica.

S iamo grati all’America per l’intervento liberatorio dell’ultima guerra; ma lei sa bene che le questioni storiche sono molto più complesse di quanto sappiamo semplificare. L’America intervenne per difendere se stessa e di conseguenza per aiutare l’Europa a liberarsi dall’oppressione nazifascista. A questo scopo foì mezzi e armi alla Russia di Stalin, con il quale concordò un comune intervento, sia dall’Occidente che dall’Oriente. Non vinse solo l’America. Se dobbiamo essere onesti (e noi credenti non possiamo non esserlo), bisogna dire che l’Europa fu salva dalla combinazione di tre interventi: America, Russia e resistenza italiana, francese e scandinava.
Non è un caso che la nostra Costituzione, mondialmente giudicata come la più equilibrata tra le esistenti, è il frutto di tre matrici culturali: cattolica, social-comunista e liberale. Ci può piacere o meno, ma la realtà non si può mutare. Resta il fatto che oggi al governo stanno non chi allora fu a fianco degli americani liberatori, ma coloro che furono a fianco e succubi del nazismo, causa di mali atroci per la nostra nazione. Fini e compagnia non sono un vulnus nella nostra tradizione democratica? Per favore, non mi dia del «comunista». Non lo sono e non lo sono mai stato.

C aro sig. Luciano, come vede le questioni sono complesse e per potee dare una valutazione abbastanza consona, è necessario avere in mano tutti i dati del problema, che oggi non è possibile in questa Italia, dove la democrazia è stata accorciata da leggi che mirano solo all’eversione del diritto.
Prima di morire, don Giuseppe Dossetti, padre costituente e perito conciliare del card. G. Lercaro, dopo 20 anni di silenzio, muto e orante, ricominciò a battere l’Italia per avvertire del pericolo incombente: lo stravolgimento della Carta costituzionale e lo sfregio dello stato di diritto a cui l’avventura Berlusconi avrebbe portato l’Italia. A lui, con altre motivazioni, si unì Indro Montanelli, che mise in guardia contro la stessa avventura, tanto da essere licenziato in tronco.
Disdire l’abbonamento alla nostra rivista (come scrive in calce alla sua lettera) vuol dire solo una cosa: nonostante cerchi «di avere una visione pluralistica degli avvenimenti», lei vuole leggere solo quello che coincide con il suo modo di vedere e chiede alla rivista una funzione che la garantisca in questa sua ideologica presa di posizione, probabilmente inconscia. Lei rifiuta tutto ciò che non combacia con quanto pensa.
Un consiglio d’amico: continui a leggere la rivista, che forse è una delle poche non prezzolata e non in svendita, guidata da un concetto di servizio che supera la cronaca e gli interessi di parte, ma ancorata alla prospettiva di non fare gli interessi di alcuno se non dei poveri di cui è voce limpida e senza compromessi. Le resterebbe Libero, fratello gemello del Gioale, strumenti liberi di essere al servizio del padrone di tuo. In questo senso, una rivista cattolica non potrà mai essere super partes, perché il vangelo non lo è (Matteo 25,31-44): esso ci impone di stare dalla parte dei senza voce, dei senza diritti, dei poveri, secondo il principio che «le giornie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le giornie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore» (Gaudium et Spes, n.1).

Luciano Coggiola

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