FINO A TRABOCCARE

A dire il vero, «Vilanculos» non è proprio un bel
nome, almeno per il suono! Però, vedeste che
paese pittoresco! In riva all’Oceano Indiano, con
spiagge che non hanno nulla da invidiare a quelle del
Mar dei Caraibi o della mia Cesenatico!
Il termine vilanculos deriva da un clan e in lingua locale
significa «cresciuto molto, fino a traboccare».
Qui, dal 1966, i missionari della Consolata hanno aperto
una missione. Allora non c’era molta gente. Vilanculos
era appena stato costituito, dall’amministrazione
coloniale del Portogallo, capoluogo della provincia
omonima.
Con l’indipendenza del Mozambico (1975) e la successiva
guerra civile la popolazione dai villaggi vicini
si riversò su Vilanculos: il mare si offriva come l’unica
uscita di sicurezza di fronte a possibili attacchi armati.
Ma, a guerra finita, la gente è rimasta. Ora Vilanculos
è un paese che cresce a vista d’occhio, proprio come
dice il nome.
L’oceano assicura pesce, attrae turisti, crea posti di lavoro:
insomma c’è da mangiare per tanti e stanno nascendo
alcune strutture di sviluppo.
Abbandonata la terraferma con un’agricoltura ingrata,
con le alluvioni degli scorsi anni e la siccità di quest’anno,
la popolazione delle campagne (mato) raggiunge
Vilanculos in cerca di… qualsiasi cosa.
D’altronde qui opera anche un piccolo ospedale e ci
sono le scuole; dallo scorso anno c’è luce, telefono e
persino la tivù. Così la gente aumenta, ma anche l’emarginazione
e la povertà.
Sta nascendo una «cultura nuova»: gli ideali tradizionali,
che hanno sostenuto la vita africana per secoli, in
pochi anni vengono spazzati via dal cuore dei giovani.
Cresce anche il popolo di Dio. La comunità cattolica
è la più numerosa. Viviamo fra metodisti, avventisti,
musulmani e altri credenti di varie sètte nella
più chiara amicizia e armonia.
La chiesa cattolica non detiene, come in passato, il
primato della promozione umana o degli aiuti. Però i
«grandi» del paese (politici, docenti, dottori, ecc.) ricordano
volentieri: «Noi siamo figli della chiesa; essa
ci ha educato e formato; ci ha dato la possibilità di un
futuro». Oggi però, a Vilanculos, è l’Unione Europea
o la Banca Mondiale ad appoggiare il governo nazionale
e le Organizzazioni non governative per creare e
sostenere le strutture sociali.
Ma noi, missionari, non ce ne stiamo con le mani in
mano. Il vangelo è la nostra priorità: esso è annuncio e
celebrazione di Gesù vivo e presente; ma è pure visita
ai villaggi, accompagnamento dei leaders delle comunità,
formazione dei catechisti e delle famiglie, promozione
della donna, ecc. In missione i corsi di formazione
occupano molto del nostro tempo: dalla giustizia-
e-pace ai problemi giovanili, alla salute, al
cucito, all’economia domestica.
I giovani sono quelli che più soffrono per il mutamento
culturale che stanno vivendo. Ed è questa la nostra
grande sfida e preoccupazione. Le iniziative di avvicinamento,
catechesi, incontro, gioco, scuola… ci sembrano
inadeguate per raggiungere la gioventù, che è
una moltitudine.
Ma non trascuriamo i prediletti del Signore, cioè i
bambini. La presenza di un giovane laico venezuelano
nella nostra équipe missionaria è una benedizione, soprattutto
per seguire i tre asili infantili nella periferia
del paese. Sono 180 i bimbi che ogni giorno corrono
alla loro escolinha per cantare, giocare, imparare,
mangiare… Poi i poveri. Fino a qualche tempo fa, erano
una ventina: ogni settimana si avvicinavano alla
missione. Altri venivano a dirci che le alluvioni avevano
portato via le loro case; con l’aiuto di benefattori
ne abbiamo ricostruite molte.
E tutto questo ha aperto la strada verso la missione.
Così oggi sono circa 300 coloro che, ogni martedì,
vengono per ricevere qualcosa. La maggior parte sopravvive,
perché la misericordia di Dio è infinita.
Infine ci sono i vecchi e gli ammalati, che raccontano
le storie di sempre: male alle gambe, al petto, agli occhi…
freddo, febbre, malaria. Tutti i mali. La loro
gioia è grande nel ricevere un sorriso, un po’ di cibo,
un’aspirina; mentre solo la creolina è efficace contro
le pulci penetranti. E tanti, con gratitudine, tornano
poi alla missione per mostrare la pelle nuova dei piedi,
finalmente guariti.

A Gloriana
« com carinho
e amizade»

Torino, 10 maggio. La signora
Gloriana Babbini è partita per il
Mozambico. Ha raggiunto i missionari
della Consolata a Vilanculos,
dove è già alle prese con
i bambini d’asilo. «I miei bimbi»
dichiara con affetto la nuova
maestra.
Prima della partenza, Gloriana
è stata salutata da numerose
persone: parenti, missionari, amici,
giovani. «Mentre accogliamo
con gioia la decisione della
signora Gloriana di andare in
missione – ha detto padre Gottardo
Pasqualetti -, la ringraziamo
per i tanti servizi prestati
con intelligenza e generosità al
Centro di animazione missionaria
di Torino e per lo svolgimento
delle celebrazioni del centenario
dei missionari della Consolata.
Ora il suo servizio raggiunge il culmine
con l’impegno diretto in missione».
La missione è nel DNA di Gloriana Babbini,
essendo anche sorella di padre Francesco
(defunto) e zia di suor Cristiana (missionaria in
Argentina), entrambi della Consolata.

Gloriana (con gli occhiali)
in Mozambico con alcuni bambini
e l’amica Maria Pia.

padre Sandro Faedi

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