CARI MISSIONARI

Il 5 per mille
(trasparente)

Spett. Direzione,
In questi giorni i giornali hanno riportato i dati della destinazione del 5 per milla. Avendo destinato la mia parte al «nostro» Istituto, mi farebbe piacere che, in un prossimo numero della rivista, sia data notizia dell’importo totale devoluto.
Grazie per l’attenzione e complimenti.
Giovanni Pirovano
Via e-mail

UN SENTITO GRAZIE a tutti coloro che generosamente hanno devoluto nel 2006 a favore della nostra Fondazione Missioni Consolata Onlus il 5 per mille dell’imposta sul loro reddito dichiarato per l’anno 2005.
Informiamo i nostri gentili lettori che le preferenze pubblicate nell’elenco definitivo dell’Agenzia delle Entrate sono state di n. 2.770 per un importo complessivo di  95.578,26 Euro. Tale importo è destinato ai vari progetti di aiuti umanitari nelle nostre missioni sparse nel mondo.
Nella speranza che, anche per l’anno in corso, ci siano state nuovamente così tante preferenze per la destinazione del 5 per mille, ringraziamo tutti per questo grande gesto di solidarietà e cordialmente vi salutiamo.
rag. Guido Filipello,
Amministratore
MC Onlus

Lettera al Padreterno

Eteo Padre,
mi dispiace scomodarti per un problema che non riesco a risolvere; e tu sai quanto sia tosta a portare avanti le lotte per la pace e aiutare tutti. Si tratta del trasferimento dalla sperduta missione di Matiri, nel cuore del Tharaka in Kenya, di padre Orazio Mazzucchi, quel grande missionario dall’accento lombardo, accompagnato da un simpatico intercalare anglosassone che accarezza le parole di chi gli sta di fronte.
Il mio pensiero va in particolare ai tanti bambini che vivono nel circondario della missione, che seguono il padre come se fossero la sua ombra. Mi pare di vederli quando la domenica se ne stanno seduti sulle panche di legno ad ascoltarlo silenziosi e immobili, attratti dalla lettura del vangelo nella loro lingua. Quanta folla e quanto entusiasmo nonostante il lungo percorso, a volte di chilometri a piedi, per raggiungere quella chiesetta e partecipare alla messa celebrata da padre Orazio.
Dopo la lunga funzione si ritrovano tutti sul sagrato, punto d’incontro per raccontarsi le notizie della settimana. I ragazzini sperano di trovare qualche wasungu di passaggio alla missione, che estragga dalle tasche qualche caramella, che resta in bocca e nella mente il più possibile. Noi qui, dall’altra parte del mondo, seguiamo questi bambini, indirizzando le nostre forze in adozioni a distanza e aiuti concreti, coinvolgendo più gente possibile come se si trattasse dei figli di Noela e i miei tantissimi nipotini. In questa missione ai limiti del mondo, hanno meno di niente e penso che per il loro necessario basterebbe il nostro superfluo.
Padre Orazio ha già fatto molto. Sta portando a termine il progetto che doterà il villaggio di acqua. Un lavoro immenso che sta per concludere come ha fatto per la costruzione dell’ospedale, opera realizzata attraverso il volontariato dei medici di Ferrara.
Ho nelle orecchie la preghiera dei bambini, il «Baba yetu», che implora il tuo aiuto affinché tu consenta di far restare con loro il bravo padre Orazio, in quella missione di frontiera. Privati della sua presenza si sentirebbero degli orfani, come soffrirebbero pure quelli che giacciono inerti nei lettini bianchi dell’ospedale, nato per salvare i loro corpicini provati da fame e malattie. Le loro anime sono già state redente.
Anch’io ti prego con tutta la fede che ho nel cuore, grande Baba yetu: Padre nostro che stai nei cieli, fai in modo che resti a Matiri nella sua e nostra missione. Mi risponderai di mettermi in fila, rivolgendomi al tuo segretario, padre F. C. a Nairobi. Col cuore colmo di speranza proverò a comporre il 34618000000000… per sentire la voce amica che mi offra il suo ascolto, come sempre il capo tra le mani e la pazienza infinita e poi ti trasmetterà la mia domanda per la firma.
Ti supplico di ripensare al suo provvedimento di trasferimento, se questo non fosse proprio possibile, sono certa che tu farai del tuo meglio, affinché un altro tuo servitore possa garantire la continuità a parità di entusiasmo, esperienza, capacità e grande lavoro quasi portato a termine dal nostro missionario.
Grazie, Signore, supremo Dio del cielo e della terra, confido fiduciosa di ottenere una tua favorevole risposta attraverso il tuo insostituibile segretario. Tua fedelissima e devotissima
Ines Levi
Milano

Ha fatto bene, signora Ines, a indirizzare la sua lettera a colui che guida tutta la nostra storia, e non al direttore della nostra rivista, che in problemi del genere non ha alcuna voce in capitolo. Siamo sicuri che anche nel caso da lei sottoposto egli saprà risolvere la faccenda, tramite il suo ottimo «segretario», nel modo migliore sia per padre Orazio che per la comunità in cui lavora da tanti anni.
Da parte nostra ringraziamo di cuore per la stima e la solidarietà che continuate a dimostrare verso il nostro caro confratello e la sua dedizione missionaria.

 Speciale «Donne…»
(anche alla RAI)

Caro Direttore,
sebbene con ritardo, vorrei esprimere la mia gratitudine a tutti voi per il magnifico numero monografico di ottobre: è un piacere imparare nuove cose, basate sul realismo, ma animate dalla fiducia e dalla speranza.
Un saluto cordiale.
Alessandra Verde
Torino

Grazie anche a lei, signora Alessandra, che ha contribuito al successo del numero speciale con la traduzione di vari testi.
Il 25 ottobre 2007, Radio3, nella rubrica «Uomini e profeti» (www.radio.rai.it/podcast/A0020228.mp3), lo ha definito «numero molto bello, da recuperare». Per chi fosse interessato, abbiamo ancora copie disponibili.

Una madre speciale

Egregio Direttore,
ringrazio per il prezioso servizio svolto da Missioni Consolata con competenza e profondità dei contenuti. Purtroppo la rivista ha perso un’assidua e interessata lettrice quale è stata mia madre: da anni e ogni mese la sfogliava indicandomi qualche articolo importante, a suo parere, da prendere in considerazione.
Le dolorose sofferenze, che l’hanno afflitta dal mese di gennaio le ha offerte, in particolare, per i missionari impegnati nella diffusione del bene nel mondo.
Sicuramente ora è nella gioia e può aiutare più di prima, non solo i familiari, ma anche tutti coloro che lei sosteneva in varie forme nelle loro opere di solidarietà, assistenza, diffusione della cultura.
Affido la carissima mamma a qualche missionario, affinché la ricordi nella preghiera. Ringrazio e porgo i più cordiali saluti.
Milva Capoia
Collegno (TO)

Grazie, signora Milva, per la testimonianza sulla sua mamma (vedi riquadro). La ricorderemo in modo speciale al Signore, come facciamo ogni giorno per i sostenitori del nostro lavoro missionario. Siamo certi che anche  lei dal cielo continuerà a sostenerci.

Lettore… devoto

Egregio Direttore,
sono un lettore di Missioni Consolata, che ricevo da mio figlio, prete diocesano, e che leggo con vero entusiasmo e di cui condivido pienamente i contenuti. Essendo nato a Torino, sono un devoto della Madonna Consolata, dove negli anni ‘50 conoscevo il rettore del santuario. Pur essendo impegnato con diverse associazioni nella lotta contro la fame e per lo sviluppo dei popoli, vorrei potere aiutare, sia pure con piccole offerte, i vostri missionari che stanno svolgendo lavori meravigliosi e concreti nei paesi poveri, sia nel campo dell’evangelizzazione che dello sviluppo. Per questo chiedo di mandarmi dei moduli Ccp prestampati.
Una preghiera alla Consolata per tutta la mia famiglia e i più cordiali saluti.
Eugenio Ceruti
Conegliano (TV)

Il suo «entusiasmo» e la sua devozione alla Consolata ci incoraggiano a continuare nel nostro lavoro, sia qui in redazione che nei vari continenti dove sono presenti i nostri confratelli.

INDIMENTICABILE MADRE

Venerdì 14 settembre 2007, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, è scomparsa la mia carissima mamma, Cleofe Scapin, che leggeva regolarmente Avvenire, La Vita del Popolo, Famiglia Cristiana, La Voce del Popolo, Il Nostro Tempo, Città Nuova, Popoli e Missione e Missioni Consolata ai quali sono abbonata. Non mi dilungo sul dolore dei figli e tutti i parenti per tale perdita, quanto sulle specialissime qualità che l’hanno caratterizzata come mamma premurosa, sposa fedele, donna coraggiosa e dignitosa, coltivatrice con il «pollice verde», instancabile riparatrice di tutto, dagli indumenti ai mobili, persona generosa e attenta alle necessità degli altri, cristiana coerente e dalla fede profonda e incrollabile. Tali qualità e altro hanno reso la convivenza con lei un particolare privilegio di cui essere orgogliosi e da onorare.
Fin da giovane ha dovuto affrontare problemi di salute di ogni genere, che l’hanno accompagnata nel corso di tutta la vita. Tali problemi non le hanno impedito di occuparsi dei familiari e della casa, con volontà sovrumana e ininterrotto spirito di dedizione, non privo di sofferenze fisiche e anche morali, a causa di qualche incomprensione. Con un coraggio inaudito, infatti, ha mirato al miglioramento delle condizioni di vita dei suoi cari, promuovendo, fra l’altro, l’istruzione dei figli e l’acquisto dell’abitazione. Ha conservato sempre il piacere per l’ordine, la cura degli ambienti e delle cose, consapevole del loro valore e della loro rilevanza estetica.
Ha ereditato dalla terra veneta in cui era nata l’interesse e il piacere per i fiori e piante con cui aveva riempito balconi, veranda e davanzali, occupandosene tutti i giorni con particolare perizia e garantendo a molte una durata pluriennale impensabile. Alcune varietà di gerani sono ancora quelle portate dal Veneto, nell’avventuroso viaggio del 1951.
N on aveva potuto studiare da giovane per le condizioni di povertà della famiglia d’origine, ma ha coltivato permanentemente la curiosità per la cultura, l’interesse per l’approfondimento dei problemi e l’analisi delle situazioni socio-politiche attraverso la lettura di quotidiani, riviste e testi; spesso utilizzava le ore nottue per leggere i libri che i figli avevano portato a casa dalla biblioteca scolastica e che dovevano essere restituiti al più presto. Tale attività di documentazione le ha consentito di fornire suggerimenti e indicazioni ai figli per iniziative di formazione e aggioamento per migliorare la loro professione.
Ha mantenuto sempre un radicato senso del dovere nei confronti dei familiari, dei vicini di casa, delle istituzioni pubbliche, della parrocchia e della chiesa, insegnando a essere puntuali e precisi negli impegni, nei pagamenti, nel sostegno morale ed economico in caso di difficoltà; ha tenuto per moltissimi anni, tra l’altro, contatti con alcuni missionari dell’India, inviando loro regolarmente aiuti in denaro.
La salute precaria e le avversità non le hanno compromesso la dignità con cui le ha affrontate, la finezza e delicatezza dei sentimenti, nobiltà d’animo valorizzata dalla purezza di cuore e fede incrollabile; è stato un suo motto «mai disperare», sostenuto dalla certezza che la fede e la preghiera operano miracoli e trasformano il mondo.
Pur con le lacrime e il cuore lacerato non posso non ringraziare Dio per averla avuta accanto a lungo, per aver condiviso progetti e sofferenze, per aver superato insieme tante difficoltà, per la sua presenza che ora continua in cielo, nel cuore e della ricerca quotidiana di essere all’altezza ed erede degna di tale meraviglioso esempio.
Milva Capoia

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