LETTERE – Il Supermercato delle religioni

Egregio direttore,
finalmente la rivista da lei diretta abbraccia temi che i cattolici veri sentono in maniera profonda. Mi riferisco alla rubrica «Al supermercato delle religioni». Ottimo titolo per questa rubrica, alcuni culti non possono essere definiti in maniera diversa… e mi perdonino i buonisti di sinistra.
L’attuale relativismo religioso, traducibile in «è tutto uguale, va tutto bene», è un grave pericolo per la comunità cattolica in quanto sminuisce la potenza unica del vangelo. In questo contesto è ovvio che vi sia una proliferazione delle sette religiose.
Con queste parole non voglio criminalizzare nessun nuovo culto, come ama dire Massimo Introvigne da voi più volte citato, ma non posso che rallegrarmi se una rivista missionaria esalta finalmente il proprio credo e «contrasta» quello degli altri, mettendone in luce gli aspetti più oscuri.
Talvolta mi sembra che i cattolici, presi dallo spasmo di andare d’accordo con tutte le religioni del mondo, dimentichino o sminuiscano molto del proprio credo. Mentre noi andiamo incontro a tutti, nessuno fa lo stesso con noi. Anzi, veniamo perseguitati senza pietà in paesi come la Cina, l’Arabia Saudita, la Birmania, ecc.
Con queste righe non voglio dire che esiste un mercato delle religioni nel quale noi cattolici dobbiamo difendere il nostro territorio. Assolutamente no.
Penso che la fuga verso le sette sia un grave indicatore di malessere sociale cui la chiesa deve saper rispondere in maniera chiara. Anche in maniera coraggiosa e, magari, poco gentile.
Cordiali saluti.
Roberto
via e-mail

La risposta più efficace al proliferare di nuovi culti è la testimonianza del vangelo con la propria vita. Da parte nostra continueremo a mettere in guardia dai pericoli del relativismo religioso, in «maniera coraggiosa», ma «gentile» perché «la verità senza la carità è crudeltà» (Lutero).

Roberto

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