DOSSIER KOSSOVODomande (in attesa di risposte)

Sfido chiunque a dimostrare, dati e documentazioni alla mano, che uno solo dei diritti negati oggi ai serbi e alle minoranze non albanesi del Kosovo, fosse negato prima del marzo 1999 alle varie minoranze che vivevano lì da secoli.
Erano 14 quelle riconosciute prima. Oggi quante sono? Inoltre, non va dimenticato che anche alcune decine di migliaia di kosovari albanesi sono dovuti scappare in Serbia per non essere uccisi, perché considerati jugoslavisti.
Ha detto Dragan, un ex lavoratore della Zastava di Pec: «La democrazia dell’occidente, è una parola vuota, falsa, un linguaggio che non riusciamo a capire. La democrazia l’avevamo prima, perché ognuno aveva il proprio lavoro, la propria terra, le proprie tradizioni e feste, la propria religione e le proprie chiese, diritti e doveri sanciti per tutti. Oggi c’è solo distruzione, odio, violenza, terrore, criminalità. Ecco cosa ha portato qui la democrazia occidentale».

Dov’era il genocidio? Dove sono le fosse comuni, i massacri, gli stupri di massa, le persecuzioni, i diritti negati? Domande a cui, oggi, risponde solo il silenzio da parte di tutti coloro che si sentirono arruolati nella lotta del bene contro il male. Dove naturalmente il bene era la Nato, le bombe umanitarie, politici e mass media occidentali, persino grandi parti del movimento pacifista, che pur con qualche distinguo ritennero «necessario» fermare «demoni», violentatori, assassini… ovviamente rigorosamente serbi.
Oggi che la sbornia collettiva mass-mediatica è dimostrata, è sotto gli occhi di chiunque vuole capire, vuole pensare con la propria testa… dove sono quelle anime candide della politica e della disinformazione, che scrivevano e declamavano in televisione la loro indignazione contro le ingiustizie e la violenza?
Dove sono e cosa dicono o scrivono dei seguenti dati ben documentati: oltre 300 mila profughi di tutte le etnie, ma nella stragrande maggioranza serbi, scacciati dalla propria terra; più di 3 mila desaparecidos assassinati o rapiti, dal marzo ’99 a oggi, e ormai dati per uccisi dalle stesse forze inteazionali; centinaia di migliaia di case sono state bruciate e distrutte; 148 monasteri e luoghi di culto ortodosso, vere e proprie culle non solo della storia del popolo serbo, ma dell’intera umanità, sono stati attaccati o distrutti dalle forze terroristiche dell’Uck, il grande alleato dell’occidente.
Cosa scrivono e dicono di un popolo, quello serbo, obbligato a scappare dalle proprie case e dalla propria terra, per non morire; costretto a sopravvivere in un regime quotidiano di terrore e di apartheid, in campi di concentramento a cielo aperto, circondati e assediati? L’unica loro colpa è l’appartenenza etnica.
Quella regione che dicevano «liberata» è, oggi, indicata da tutti gli esperti investigativi inteazionali come il crocevia e lo snodo di tutti i traffici illegali, dalla droga alle armi, dalla prostituzione al traffico di organi.

Con questo dossier mi faccio «voce», come mi è stato richiesto, di un popolo senza più voce, né giornali, né televisioni, umiliato, vessato, violentato anche moralmente dalle falsità e menzogne della «disinformazione strategica» (annunciata e rivendicata come arma di guerra dallo stesso Pentagono).
Vorrei lanciare un appello-invito a giornalisti, operatori dei mass media, esponenti istituzionali o politici, onesti e liberi professionalmente, che ritengono ancora un dovere fare un’informazione corretta, indipendente, forse anche scomoda, sul campo. Intendo dare una disponibilità completa, organizzativa e logistica a chi voglia incontrare, intervistare, conoscere, domandare e informarsi, senza limiti o preclusioni di alcun tipo, per cercare attraverso documentazioni e testimonianze dirette la realtà storica dei fatti.
Faremo pervenire questo appello personalmente a un elenco di personalità del campo mediatico e informativo e attenderemo anche solo un riscontro e lo renderemo pubblico.

Enrico Vigna

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