LETTERE – “Jihad è sforzo, non guerra santa”

Spettabile redazione,
ho letto l’articolo di Angela Lano sull’islam, dedicato al jihad. Mi ha lasciato molti dubbi, sui quali desidero un chiarimento. Premetto che nei confronti dei musulmani, almeno per quei pochi che conosco, provo rispetto e per certi aspetti anche ammirazione.
L’articolo cui mi riferisco parla molto di pace, perdono, tolleranza e rispetto, anche nei confronti di altre religioni. Parla di come, nel Corano, questi atteggiamenti siano «fondamentali» per un musulmano. Ma dai mass media ci arrivano notizie molto diverse. Per esempio: come nei paesi islamici ci siano esecuzioni o mutilazioni pubbliche, anche per piccoli reati; come siano poco tolleranti con chi non rispetta tutti i precetti. Inoltre chi si converte ad un’altra religione deve nascondere la propria fede per paura di essere ucciso (se ricordo bene, ne ha parlato anche Missioni Consolata).
Forse queste sono solo «voci». Però sono in profonda contraddizione con il messaggio trasmesso dall’articolista. Ho l’impressione che l’islam si divida tra una parte «ideologica» e una reale. Vi sarei grato se mi deste una risposta in proposito.
Grazie da un lettore a voi affezionato.
Villa Alberto
Rovereto (TN)

Il lettore si riferisce a «Sulla via di Allah» di Missioni Consolata, settembre 2004. L’articolo ricorda che «jihad» significa «sforzo», non guerra, né, tanto meno, «guerra santa», anche se non la esclude.
Come altri significativi testi di grandi religioni, il Corano è vissuto dai credenti in modo contrastante ed opposto: sulla via dell’odio e su quella dell’amore. Ma, su questo ed altro, interverrà presto Angela Lano.

Alberto Villa

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