IL SALAFISMO: NASCITA, STORIA, IDEE

Salafismo o salafiyya è
una scuola di pensiero dell’Islam sunnita che si rifà ai «Salaf al-ṣaliḥīn» («Pii
antenati», «Predecessori»), ovvero le prime tre generazioni di musulmani
(VII-VIII secolo): i «Sahābi» (i «Compagni» di Muhammad; i «Tābiʿūn» (i
«Seguaci»), la generazione successiva a quella del Profeta; i «Tābiʿ al-Tābiʿiyyīn»
(«Coloro che vengono dopo i seguaci»), la terza generazione. Dai seguaci della
dottrina salafita, queste tre generazioni vengono considerate «modelli» da
seguire.

Salafismo o salafiyya è
una scuola di pensiero dell’Islam sunnita che si rifà ai «Salaf al-ṣaliḥīn» («Pii
antenati», «Predecessori»), ovvero le prime tre generazioni di musulmani
(VII-VIII secolo): i «Sahābi» (i «Compagni» di Muhammad; i «Tābiʿūn» (i
«Seguaci»), la generazione successiva a quella del Profeta; i «Tābiʿ al-Tābiʿiyyīn»
(«Coloro che vengono dopo i seguaci»), la terza generazione. Dai seguaci della
dottrina salafita, queste tre generazioni vengono considerate «modelli» da
seguire.

Il salafismo originario
era un movimento autenticamente religioso, che ricercava un’antica purezza
dell’Islam, ripulita da sovrastrutture createsi nei secoli, e proponeva una
lettura né troppo letteralista né troppo allegorica o spirituale-esoterica del
Corano.

Figure storiche
fondamentali per i salafiti sono Ahmad ibn Hanbal (780-855), Ibn Taymiyya
(1263-1328) introdusse il concetto di «ǧihād», che
ebbe grande influenza sul radicalismo islamico moderno, e Muhammad ibn Abd
al-Wahhab (1703-1792).

Il significato moderno
del termine è collegato a un movimento di rinascita dell’Islam, avviato nel
1800 e proseguito nei primi decenni del 1900, in Egitto e in altri paesi arabi,
in reazione relazione al colonialismo occidentale, attraverso i testi e il
lavoro di grandi studiosi musulmani: Jamal ad-Din al-Afghani (1838-1897),
Muhammad ‘Abduh (1849-1905), fondatori del movimento culturale e politico
conosciuto come «Iṣlāḥ», riformismo islamico, e Rashid Rida (1865-1935).
È con Rida, nel 1900, in Egitto, che il movimento riformista assume
caratteristiche di maggior contrapposizione con l’Europa, e intende far
rinascere l’Islam dell’epoca del profeta Muhammad e dei suoi compagni, i pii antenati,
Salaf al-ṣaliḥīn, appunto. Da qui deriverà l’uso del termine
«Salafita».

Il salafismo si
trasformerà, negli anni successivi, sempre di più da movimento riformista,
intellettuale, aperto e tollerante, a fondamentalista. Nascerà la
«neosalafiyya», o neosalafismo, con la creazione delle organizzazioni dei
giovani musulmani («Jam‘iyyat al-Shubban al-muslimin») e la Fratellanza
musulmana o Fratelli musulmani («Jamāʿat alIkhwān al-muslimīn»), fondata al Cairo nel
1928 da Hasan al-Banna, politico e religioso egiziano, iniziato al sufismo e
allievo di Muhammad ‘Abduh.

Attraverso la «da‘wa»,
richiamo all’Islam, il neo-salafismo diventerà un’ideologia rivolta alle masse
arabe diseredate, e non più solo a élite colte e intellettuali: in totale
contrapposizione al salafismo delle origini e di quello degli illuminati
al-Afghani e ‘Abduh, si trasformerà dunque in movimento «anti-intellettuale» e
conservatore. Esso diventerà espressione delle forme radicali del
fondamentalismo islamico, fino alle sue estreme conseguenze del «qaedismo» e «jihadismo»
attuali, passando per i gruppi violenti del salafismo algerino degli anni ’90.

Con il passare degli
anni, il «salafismo» è andato a delineare una galassia di gruppi e movimenti
identificantisi con il wahhabismo, fondato nel 1700 da Muhammad ibn Abd
al-Wahhab, teologo arabo della scuola giuridica hanba- analisi politica e
geo-politica del mondo arabo-islamico e globale, da un ridotto sviluppo
istituzionale, da un anti-intellettualismo, dall’indifferenza per la cultura e
da un’attenzione accentuata verso gli aspetti giuridici, materiali, e
scarsamente spirituali della fede e della vita umana.

Angela Lano

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