Chicco di caffè in acqua bollente

Dalla fuga alle luci del palcoscenico

La storia di PascalJunior Mtombo sfuggito all’eruzione del vulcano Nyiragongo (Goma, Rep. Democratica del Congo) nel 2002 ed approdato a Dar es Salaam, in Tanzania, diventando leader di una band di successo. Il sogno della famiglia era di farlo lavorare in ufficio, il suo quellodi cantare, fin dall’età di 12 anni.

È una calda e tranquilla giornata quando giunge la notizia della terribile eruzione vulcanica: c’è appena il tempo per fare un fagotto con l’essenziale ed organizzare la fuga. Scappano tutti: è il caos. Non importa se ricco o povero, la lava non risparmia nessuno, le automobili sono inutilizzabili poiché l’unica strada è stata distrutta. Tutti scappano con un obiettivo comune: la salvezza. Junior è soltanto un ragazzo, orfano di madre, come tanti dalle sue parti. L’incoscienza dell’età lo spinge a sfidare la lava, attende il suo arrivo con alcuni amici e gioca a lanciarvi dentro i sassi per osservare cosa succede. Non immagina, mentre inizia il suo cammino, che quella stessa lava, dopo averlo allontanato dalla sua casa e dal suo villaggio, sarà il primo passo di un cammino che lo condurrà alla realizzazione del suo sogno: diventare un cantante professionista!
Quando oggi gli domando se abbia mai pensato che in fondo quella fuga è stata la prima tappa verso il suo sogno, sorride dicendo di non credere che sia così. Mi spiega: «È stato determinante soprattutto il periodo della guerra: la quotidianità era dura». E sottolinea: «La vita dopo l’eruzione è tornata alla normalità in pochi mesi, mentre i problemi grossi erano appunto la situazione instabile e disordinata del conflitto».
L’esodo
Conoscendolo scopro quali sono le sue armi vincenti: impegno, passione e determinazione. Oggi (2011) Junior ha 25 anni, presentato da un amico comune mi offre gentilmente ospitalità nella sua casetta di Dar es Salaam. Apre le porte del suo mondo, ci facciamo lunghe chiacchierate e risate, discorsi a 360°: dalla politica alle ragazze, dalla musica alle esperienze di vita vissuta. Nasce da subito un’intesa, una condivisione del presente e del reciproco passato, di sogni, ambizioni e speranze per il futuro.
Junior rievoca, apparentemente senza eccessiva tristezza, il dramma dell’eruzione e mi racconta alcune vicende come quella di molti anziani che, ritenendo di essere al sicuro dopo l’eruzione, non abbandonarono le proprie case. Mi piace pensare che nonostante in cuor loro conoscessero il destino che li attendeva, abbiano preferito rimanere e morire nella loro terra.
Dopo alcune ore di viaggio – continua Junior -, arriva al confine con il Ruanda insieme a migliaia di altri profughi: dei bus li scortano fino ad un campo allestito per l’occasione nella cittadina di Mudende. Il campo è organizzato nella sede in disuso dell’università, distrutta durante il genocidio del 1994. È accolto con cortesia e gentilezza dai ruandesi. Ancora oggi sorride al ricordo dei biscotti ricevuti dagli addetti del campo profughi.
L’area è molto grande, i tetti sono distrutti, non ci sono materassi né porte e finestre, i servizi igienici sono inesistenti, ci sono tantissime persone, l’atmosfera comprensibilmente tesa e triste, ma Junior non si perde d’animo e trova perfino la forza di cantare. Trascorre lì tre mesi, la più grande risorsa sono i profughi stessi: si crea una grande famiglia, ci si aiuta a vicenda e si stringono amicizie.
Finita l’emergenza torna al suo villaggio e decide quasi immediatamente di partire per il Burundi: vuole concentrare le energie per realizzare il suo obiettivo. Non può contare sull’aiuto del padre con il quale non ha rapporti da tempo; la famiglia è troppo povera per poter pensare a lui. Lotta e fatica per racimolare i soldi necessari al viaggio. Parte per Bujumbura dove conta sull’aiuto di un amico che gli aveva promesso vitto ed alloggio, ma al suo arrivo alla stazione non c’è nessuno ad attenderlo. Non ha soldi, non conosce la città, si aggrappa allora a Didier, un ragazzo burundese conosciuto lo stesso giorno sul bus. Didier capisce la situazione, non rimane indifferente, lo invita a casa sua. Un giorno, camminando per strada, si sente chiamare, ritrova un amico che aveva completamente perso di vista da anni, in quel momento pensa: «È un angelo». Richard, il suo amico d’infanzia si trova lì in vacanza per la chiusura estiva della scuola ed è venuto a trovare la famiglia. Presenta Junior agli amici presso i quali soggioa e questi lo accolgono nella loro casa. «Sono un ragazzo molto fortunato – commenta Junior -, la mia vita è stata avventurosa, tante cose sono state dure ma poi si sono risolte!».
Musica, che passione
All’Alliance Française di Bujumbura incontra la cantante burundese Diana Kanyamozi. La conoscenza dà buoni frutti ed inizia a cantare con lei nel ruolo di back up, ovvero accompagnatore musicale. Non c’è alcuno stipendio ma almeno i pasti sono garantiti. Diana gli concede anche di cantare una canzone durante uno spettacolo, una buona opportunità di affacciarsi al palcoscenico. Poi, in una città dove il panorama musicale non lascia intravedere grandi opportunità, arriva inaspettatamente un famoso cantante franco-congolese: Lokua Kanza, proprio il cantante preferito di Junior. Motivo della visita? Ascoltare artisti locali per scoprire qualche nuovo talento: un’occasione semplicemente da non perdere!
Junior Gringo – lo chiamano così fin da bambino, dopo la proiezione di un film weste – è solo un ragazzo, non ha né invito né credenziali per poter avvicinare un personaggio così importante. Prova a chiedere il permesso agli organizzatori, ma la risposta è un sorriso ironico: è già tutto stabilito, nomi dei cantanti e degli strumentisti che faranno l’audizione. È molto triste vedersi chiuso questo spiraglio. Ma Junior non si dà per vinto, il giorno dell’evento aspetta la star davanti alla porta dell’Alliance Française, e quando questi arriva gli si fionda incontro per salutarlo. A sorpresa, Lokua ricambia il suo abbraccio. A quel punto Junior gli spiega di voler cantare ma di non essere nell’elenco e così è invitato dall’esaminatore in persona alle audizioni. Quando Lokua chiede di ascoltare i candidati separatamente, tutti rimangono interdetti. Pensano di dover cantare e suonare in gruppo, e la novità li intimidisce. Alla richiesta di chi voglia rompere il ghiaccio nessuno alza la mano… nessuno tranne Junior: ora o mai più! Sono presenti giornalisti, fotografi e tanti ospiti, lui è timidissimo, esordisce cantando con le mani in tasca. Conosce bene le canzoni di Lokua e ne canta una; questi si compiace e sorride. Alla fine riceve l’applauso ed un pollice in alto: canta bene, ha una bella voce ma non ha il portamento di un cantante professionista. La sera stessa Lokua lo invita a cena, Junior ricorda ancora queste parole: «Mi raccomando, non lasciare la musica, sei giovane e bravo, ancora qualche anno e sarai pronto!».
Quel giorno Junior riceve un’ulteriore conferma circa la sua strada, essere apprezzato da un artista del calibro di Lokua Kanza vuol dire che ha davvero il potenziale per diventare professionista e raggiungere il successo.
In Tanzania via Uganda
Quell’incoraggiamento lo spinge a cercare fortuna altrove; dal Burundi all’Uganda il passo è breve, senza guardarsi indietro prosegue il suo viaggio. Approda a Kampala, una città grande ed animata dove spera in nuove opportunità. Il primo periodo si sistema da alcuni parenti della mamma, dopo solo due settimane viene ingaggiato da una jazz band. Mi confessa: «Durante il provino erano molto scettici perché non sapevo l’inglese, mi hanno accettato per la bellezza della voce».
Durante il periodo ugandese Junior colma la lacuna linguistica ed arricchisce il suo bagaglio culturale. Oggi ricorda con orgoglio di essere riuscito a pagarsi una stanzetta per la prima volta in vita sua. Soggioa circa tre anni in quella città, poi decide che è il momento di cambiare, di fare nuove esperienze.
Tuttavia le cose non vanno come aveva pianificato: vuole raggiungere Dar es Salaam, ma il denaro finisce presto viste le spese di vitto ed alloggio a Bukoba nell’attesa della nave per attraversare il lago Vittoria, il permesso per l’ingresso in Tanzania ed il trasporto. Il suo peregrinare lo conduce nel nord della Tanzania, nella città di Mwanza, ma è un disastro: per quasi due anni soffre la fame e dorme sulle sedie di plastica dello stesso locale nel quale canta, un postaccio dove la retribuzione è a stento sufficiente per i pasti. È il periodo più brutto della sua carriera e forse della sua vita.
Fortunatamente durante un concerto stringe amicizia con Samuel, un ragazzo israeliano. Tramite lui conosce Josephat, un pastore protestante della Glory of Christ Tanzanian church, che lo invita a raggiungerlo nella sua abitazione di Mikocheni, un sobborgo a nord di Dar es Salaam. Questi lo adotta come un figlio e lo introduce nella sua chiesa dove intraprende la carriera di cantante Gospel. La chiesa protestante di Mikocheni conta migliaia di fedeli che ogni domenica affollano il grande spazio dedicato alle funzioni. In quell’ambiente Junior si fa subito notare ed apprezzare da tutti.
L’incontro con Deo Mwanambilimbi, fondatore e cantante dei Kalunde band e suo vicino di casa, gli apre la strada alla carriera di professionista. Deo un giorno lo invita ad un concerto e gli fa cantare una canzone probabilmente solo per gioco. Sentendolo, rimane così colpito da scritturarlo. La band è conosciuta ed apprezzata, vincitrice per due volte consecutive – 2007 e 2008 – del Tanzania Music Awards.
Lo scorso 20 gennaio ho accompagnato Junior e Deo al Tanzania Music Awards 2011, l’evento nazionale più importante che premia le migliori band, canzoni e cantanti! Il massimo riconoscimento al quale possono ambire gli artisti locali. Il fatto di partecipare è già un bel successo per Junior.
cuor sincero
Junior è un ragazzo semplice, onesto ed affettuoso con ottime idee e fantasia. Non lesina energie e ci mette passione, si diverte, gli piace il suo lavoro, è sempre a caccia di nuove ispirazioni. È giovane ed affascinato dall’idea di conquistare un titolo. Canta e scrive canzoni in Inglese, Francese e Swahili. Il suo repertorio include musica modea e tradizionale tanzaniana, congolese ed africana, pop e cover inteazionali.
È l’anima del gruppo, il jolly della band, a volte fa il burlone e condisce tutto con ironia ed allegria. È colui che può creare da un momento all’altro la variante vincente, il fuori programma. Grazie al suo carisma ed alle sue potenzialità è diventato un punto di riferimento: e non si diventa leader per caso.
Non sono un intenditore di musica, apprezzo la sua voce e le sue doti artistiche, sono testimone delle sue qualità umane. Ha un sorriso sincero, coinvolgente e convincente. Dai suoi occhi traspare un’insolita dolcezza, la stessa percepita nella sua voce che però sa essere anche grintosa ed energica. Sa catturare l’interesse dell’ascoltatore e trasmettere emozioni. Nel suo quartiere tanti conoscono Junior Gringo, gli vogliono bene, non potrebbe essere altrimenti, in questo modo mi spiego come mai in passato sia stato sempre aiutato ben volentieri da tutti, di certo non è stata solo questione di fortuna.
Junior mi ha raccontato una storia narratagli dalla madre quando era bambino. «Ci sono tre pentole, nella prima una carota, nell’altra un uovo e nell’ultima dei chicchi di caffè. Messe le pentole sul fuoco dopo una decina di minuti la carota si cuoce e diventa morbida, l’uovo diventa solido ed i chicchi di caffè rimangono invariati colorando l’acqua». La metafora riconduce a tre tipologie di uomini: i primi come le carote sembrano duri e pronti a tutto, ma alla prima difficoltà si “ammorbidiscono”; i secondi apparentemente fragilissimi come le uova crude, all’occorrenza possono rivelarsi capaci di reagire con maggiore solidità; i terzi come il caffè apparentemente non mutano ma riescono ad adattarsi a tutte le situazioni senza problemi.
Parlando di sacrifici, rischi, impegno e tenacia per realizzare i propri progetti Junior Gringo ha commentato: «È come entrare nel cerchio dei pericoli e delle sfide, c’è chi proprio non vuole sapee e rimane fuori. Chi entra ma rimane bloccato ed impaurito non sapendo cosa fare. Chi entra, lo attraversa e meravigliato esclama: ce l’ho fatta!». Ed ha concluso: «Molti ragazzi pensano positivo, molti altri negativo. In Congo ci sono tantissimi cantanti più bravi di me solo che non hanno creduto di potercela fare o non hanno avuto possibilità. Tu sei cresciuto insieme agli amici e hai fatto con loro le scuole, poi ognuno ha preso la propria strada, probabilmente qualcuno ti avrà detto: “Sei pazzo ad andare in Africa!”. Un tuo amico leggendo il tuo articolo potrebbe pensare che non sia il migliore, o che non scrivi per la migliore rivista in circolazione, però tu sei partito per un paese lontano, non sei rimasto a casa scrivendo comodamente dalla tua stanza, sei venuto qui con impegno e volontà. Ho trascorso molto tempo chiedendomi se avrei mangiato il giorno dopo: quando arriva un’opportunità bisogna impegnarsi al massimo e darsi da fare per realizzare i propri sogni. Bisogna combattere, lavorare sodo per vivere come un re».

Francesco Cosentini

Francesco Cosentini

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