Haiti: la voce della società civile

Il libro

Pezzo d’Africa nei Caraibi, Haiti è la prima repubblica «nera» indipendente del mondo. Ma questo primato l’ha sempre pagato caro. Ancora oggi, c’è chi vuole negarglielo. Esce in Italia il primo libro-testimonianza di questo popolo. Tre domande agli autori.

Perché questo libro?
«Sui mass media italiani (ma anche stranieri) a parte rare eccezioni, non si è mai presentato il punto di vista degli haitiani di fronte alla tragedia del 12 gennaio 2010. Le testimonianze erano sempre quelle del cornoperante, del funzionario delle Nazioni Unite o del missionario. Noi abbiamo voluto invertire questo schema.
L’idea è stata quella di mettere in luce le caratteristiche del popolo haitiano e sottrarre al lettore lo stereotipo di un popolo sfortunato che può vivere solo con l’aiuto delle grandi potenze. Per far questo si presenta il punto di vista di personaggi, leader, della società haitiana a diversi livelli. Vogliamo far conoscere Haiti attraverso una lente diversa: quella di un paese che rinasce dalla popolazione locale che vi abita e ne è la linfa vitale. Mostrae il vero volto facendo parlare gli haitiani che vogliono essere protagonisti di questa ricostruzione: sociologi, intellettuali, artisti, donne impegnate nei movimenti femminili, politici, giornalisti, religiosi, personalità del mondo vudù, leader contadini. Di fatto sono loro che “scrivono” il libro».

Parlando di Haiti si pensa a terremoto, uragani,
colera. Calamità di ogni genere. Non viene in mente che ci possa essere una società civile organizzata.
«Ad Haiti i movimenti sociali, sono stati fondamentali in alcune fasi della storia. Intendiamo il movimento contadino, quello femminista e quello operaio, le associazioni per la difesa dei diritti umani, i media indipendenti, e molti altri. I movimenti degli anni ’70-’80 riuscirono a cacciare il dittatore Duvalier e a portare un loro membro a capo del paese. Fu un caso molto significativo a livello di America Latina, di uno Stato in cui il potere era diventato emanazione della base. Ma anche un esempio troppo “scomodo” per i vicini Stati Uniti. Questa esperienza fu repressa nel sangue e si fece di tutto per indebolire la società civile haitiana.
Oggi assistiamo a una tragedia dopo la tragedia. La comunità internazionale, Usa in testa, con la “scusa” della ricostruzione sta mettendo il futuro del paese sotto tutela. Gli sta, di fatto, rubando l’indipendenza. E il popolo haitiano rischia, ancora una volta, di restare escluso anche dai piani per il proprio sviluppo. Ma la società civile fa sentire la sua voce e noi siamo andati a raccoglierla».

Una parte del libro è consacrata agli haitiani in Italia. Qual è il loro peso nel processo di ricostruzione?
«Gli haitiani qui da noi non sono molti. Ma, per loro caratteristica, sono molto legati al paese di origine. In questa fase di ricostruzione, la diaspora (come si fanno chiamare) può essere fondamentale per un appoggio economico e intellettuale. Certo i numeri importanti sono gli haitiani di Stati Uniti, Canada e Francia. Ma gli haitiani d’Italia si sono subito attivati con sensibilizzazioni sul paese e raccolte fondi per dare assistenza. È una realtà, quella dei migranti, che fa parte della nostra società, ma allo stesso tempo ci permette di capire meglio anche paesi così lontani come Haiti».

Dalla prefazione
«Questo libro ci porta in mezzo agli haitiani, ad ascoltare la loro voce, le loro visioni sulla ricostruzione o “rifondazione” del Paese e della società. Le “forze vive” della nazione chiedono di partecipare alla definizione del futuro, ma questo diritto viene loro sottratto dai grandi della terra grazie alla complicità del governo haitiano. Ascoltare queste voci ci porterà a creare un legame di solidarietà con questo popolo, per andare oltre la carità» .
Maurizio Chierici

Marco Bello, Alessandro Demarchi, Haiti, l’innocenza violata. Chi sta rubando il futuro del Paese? ,
Infinito Edizioni, Roma, 2011, € 13,00.
www.infinitoedizioni.it.

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