Missione da sfogliare

L a parrocchia è stato l’oggetto privilegiato dell’assemblea straordinaria della Conferenza episcopale italiana (Cei), svoltasi ad Assisi alla fine del novembre scorso. Oltre a rilevae difficoltà e problemi, a ribadie importanza e ruolo, i vescovi ne hanno delineato «il volto missionario», convinti che la «connotazione missionaria può aiutare la parrocchia a superare il rischio dell’autoreferenzialità, come pure di configurarsi come stazione di servizio».
Il riferimento alla missionarietà deriva dal programma tracciato nel documento Cei: «Comunicare il vangelo in un mondo che cambia», in cui sono stati indicati gli orientamenti pastorali per il decennio 2001-2012. In esso si invita la chiesa ad «allargare il nostro sguardo… alla vera e propria missione ad gentes, paradigma dell’evangelizzazione»; a «non leggerà più l’impegno dell’evangelizzazione del mondo come riservato a “specialisti”, quali potrebbero essere i missionari, ma lo sentirà come proprio di tutta la comunità. L’allargamento dello sguardo verso un orizzonte planetario, compiuto riaprendo il “libro delle missioni”, aiuterà le nostre comunità a non chiudersi nel “qui e ora” della loro situazione peculiare e consentirà loro di attingere risorse di speranza e intuizioni apostoliche nuove guardando a realtà spesso più povere materialmente, ma nient’affatto tali a livello spirituale e pastorale» (46).

P er «dare concretezza alle decisioni indicate… per imprimere un dinamismo missionario» alle singole comunità cristiane, è in corso la preparazione del «Convegno missionario nazionale», che si terrà a Montesilvano (Pescara) dal 27 al 30 settembre 2004 ed ha come tema «Comunione e corresponsabilità per la missione».
Organizzato dall’Ufficio nazionale per la cooperazione tra le chiese, il convegno ha alcuni obiettivi molto importanti, spiega mons. Giuseppe Andreozzi, direttore dello stesso Ufficio:
– aiutare la comunità cristiana, e in particolare la comunità parrocchiale, a prendere coscienza che si deve aprire all’universalità, assumendo come paradigma della propria attività pastorale la missio ad gentes;
– superare il preconcetto che il compito missionario sia solo per «addetti ai lavori»;
– proporre nuove forme di evangelizzazione, perché tutta la comunità possa sentirsi missionaria;
– individuare e sostenere occasioni e strumenti di lavoro che concorrono a definire e qualificare l’apertura ad gentes della comunità cristiana.

T ale apertura non è a senso unico. Sfogliando «il libro delle missioni» le parrocchie italiane possono trovare risposte alle sfide che fanno anche dell’Italia una «terra di missione». Le comunità cristiane in Africa, Asia e America Latina hanno molto da insegnare in fatto di freschezza di fede vissuta, gioia delle celebrazioni, testimonianza fino all’eroismo e, soprattutto, ricchezza di ministeri laicali .
Una delle mete del documento Cei per il decennio in corso riguarda proprio «l’impegno dei fedeli laici alla testimonianza evangelica, all’assunzione di nuove forme ministeriali» (67). Soprattutto in questo campo «il libro delle missioni» può essere di stimolo e di esempio per valorizzare il ruolo dei laici, uomini e donne, trasformare la parrocchia in una «chiesa ministeriale», ancora tutta da inventare, senza scivolare in una ennesima «clericalizzazione».

Benedetto Bellesi

image_pdfimage_print
/

Sei hai gradito questa pagina,

sostienici con una donazione. GRAZIE.