Il pescatore di storioni

Un pescatore di
storioni ogni giorno scendeva all’estuario del fiume, che portava diritto
al mare. Era un maestro di pesca: il punto preferito era là dove l’acqua
dolce divideva il fiume dal mare. Il luogo era pure incantevole. Un
pittore di paesaggi si sarebbe certamente soffermato ad osservare, per poi
ritrarre su tela le sue emozioni.

L’uomo pescava
storioni (le cui uova costituiscono il prelibato caviale), li vendeva al
mercato e, con il ricavato, comprava farina, pane, latte, zucchero, uova,
carne. Così sbarcava il lunario.

Dati i discreti
guadagni, il pescatore decise di comprarsi una barca, per muoversi con
maggiore facilità sul fiume. Il pescato aumentava di giorno in giorno,
come pure l’incasso. Lui pescava, pescava… e si arricchiva. Acquistò
un’altra

imbarcazione, molto
più capace,

che trasportava
larghe reti, zeppe di storioni.

La vita sorrideva al
pescatore di storioni.

Il cerchio della
fortuna ruotava a dovere

con molto denaro, e
per un lungo periodo.

Poi le cose
cambiarono. Poiché lo storione scarseggiava, la macchina
della fortuna perdeva colpi, sino a fermarsi. Il pescatore
si ritrovò a condurre una vita povera. Il ricavato gli
permetteva, a malapena, di comprarsi due pani e poche uova.
La bellezza del luogo era rimasta intatta, ma il bisogno
impediva al pescatore di coglierla. Qualcosa s’era rotto nel
meccanismo armonico del meraviglioso fiume.

Al pescatore non
restava altro che pensare alla fortuna dei tempi andati.

Un giorno la
situazione, già precaria, precipitò del tutto. La necessità
indusse il pescatore a trovare uno sbocco economico altrove.
Però non riusciva a capacitarsi perché, dopo tanti anni di
fedeltà, il fiume gli avesse voltato faccia!

Prima di andarsene,
volle salutare il saggio del villaggio, che abitava sulla
collina più alta. Il vecchio lo accolse con grande fervore, lo fece
accomodare, gli diede da bere e gli chiese: «Come mai sei venuto fin
quassù? Di solito, chi sale a trovarmi è perché ha deciso di andarsene dal
paese: c’è chi parte per nuove avventure e chi, invece, per necessità!».

Il pescatore di
storioni raccontò tutto.

Il saggio disse:
«Montagne e colline, mari e fiumi, ogni volta che li guardiamo, sembrano
uguali al giorno precedente. Però cambiano. E chi ci vive dentro, il
mutamento lo sente, eccome! Lo sentono i pesci del fiume e gli animali
della collina. Anch’essi sono costretti ad emigrare. Ma è l’uomo, forse
senza saperlo, che costringe altre creature a spostamenti forzati e,
talora, alla morte. L’uomo, con un comportamento senza regole, può
distruggere tutto: è in gioco l’avvenire di tutti».

«Amico mio – disse
ancora il saggio -, quando la vita ti sorrideva, giornivi solo per i
guadagni, le barche nuove, le reti cariche, e non pensavi alla sorte dello
storione! Così hai rotto l’equilibrio naturale della sua vita. E oggi il
fiume non dona più storioni…».

Tutte le ingordigie
e gli egoismi si ritorcono contro l’ingordo ed egoista. Proprio come
recita il proverbio: «Chi troppo vuole nulla stringe».

Giovanni Fumagalli

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