CARE, FRESCHE, DOLCI ACQUE. MA FINO A QUANDO? (Prima parte)

La disponibilità di acqua dolce è in costante diminuzione a causa dello sfruttamento eccessivo e dell’inquinamento. Miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile, altrettanti non ne hanno a sufficienza. Invece di assicurare
a tutti questo diritto, l’«Organizzazione mondiale del commercio» sta tentando di trasformare l’acqua in una merce, soggetta alle regole del mercato.
Ma anche noi, singoli cittadini, dobbiamo mutare i nostri (cattivi) comportamenti quotidiani. Basterebbe che…

«Liquido incolore, insapore
e inodore, la cui
molecola è formata da
due atomi di idrogeno e uno di ossigeno
(H2O), presente sulla terra
in tutti e tre gli stati di aggregazione
della materia: solido, liquido
e gassoso».
Nonostante una definizione così
poco entusiasmante, tutti sappiamo
come l’acqua rappresenti
l’elemento essenziale per la vita,
non solo da un punto di vista chimico-
fisico e biologico, ma anche
sanitario, sociale, economico,
nonché aggregativo, estetico, emozionale.
Il corpo umano ne è costituito
per circa i 2/3 del peso corporeo e
gli effetti della mancanza d’acqua
provocano disidratazione e, in casi
estremi, la morte. Al contrario,
la presenza dell’acqua porta benessere
fisico, contentezza, vivacità
e piacere. La si può trovare
sotto le spoglie di nuvole, pioggia,
neve, ghiacciai, fiumi, torrenti, laghi,
mari ed oceani. Essa ci accompagna
anche nel dolore personale:
le lacrime sono costituite
quasi totalmente da acqua. La
presenza e l’abbondanza di acqua
è fonte di benessere e migliore
qualità della vita per ogni persona,
ma anche per gli individui come
popoli, mentre la sua scarsezza
o assenza comporta sofferenze,
malattie e impossibilità di una vita
migliore.
In qualsiasi momento della giornata,
per qualsiasi esigenza più o
meno necessaria, aprendo il rubinetto dei nostri bagni, della cucina,
del giardino o del garage, possiamo
usufruire di tutta l’acqua che desideriamo:
pochi, semplici e ripetitivi
gesti quotidiani ci impediscono
di porci alcune domande fondamentali.
Da dove proviene quest’acqua?
Da vicino o da lontano? Che cosa
ha comportato portare l’acqua fin
qui? Usae troppa significa provocare
qualche tipo di conseguenza
a qualcuno o qualcosa? Non ci
poniamo queste domande perché,
come per le altre risorse naturali, il
luogo comune è che l’acqua sia rinnovabile
e quindi illimitata.
A scuola abbiamo studiato il «ciclo
dell’acqua», espressione che definisce
i movimenti dell’acqua nell’ambiente:
negli organismi viventi,
in atmosfera, sulla terra. L’acqua si
sposta direttamente da laghi, torrenti,
fiumi, stagni verso l’atmosfera,
tramite l’evaporazione, tramite
la traspirazione delle piante e la respirazione
degli animali, per poi
tornare sulla terra sottoforma di
pioggia, neve, grandine…, ritorno
che viene salutato con imprecazioni,
indifferenza o gioia a seconda
del luogo, della quantità e del modo
in cui cade.
Questo ciclo chiuso e ripetitivo si
verifica da centinaia di milioni di
anni: da circa 4 miliardi di anni, la
quantità totale di acqua sul pianeta
nelle sue diverse forme, in effetti, è
rimasta invariata. È la sua disponibilità
per gli organismi e per l’uomo
in particolare che è mutata.

SEMPRE PIÙ SCARSA
L’acqua è sempre stata al centro
del benessere materiale e culturale
delle società di tutto il mondo. Oggi
questa risorsa è in pericolo: nonostante
il pianeta sia costituito da
2/3 di acqua, siamo di fronte ad
un’acuta scarsità idrica.
Benché la superficie terrestre sia
coperta per il 71% di acqua, questa
è costituita per il 97% circa da acqua
salata. L’acqua dolce (il restante
3% circa) è in gran parte intrappolata
nei ghiacci e nelle calotte polari;
il 29% di acqua dolce si trova
sottoforma di acque sotterranee, e
solo uno 0,3% si trova in fiumi e laghi.
Di conseguenza, solo lo 0,8%
circa di acqua presente sul pianeta
è disponibile per i nostri usi, ed in
gran parte si trova nel sottosuolo.
Secondo le stime dell’Organizzazione
mondiale della sanità, nell’anno
2000 un miliardo e 100 milioni
di persone non disponevano di
sufficiente acqua potabile. Se un
quinto dell’umanità non dispone di
acqua potabile, due quinti vivono in
condizioni igieniche precarie a causa
della sua scarsità. Si prevede che
nel 2025 il numero di persone che
vivranno in situazioni a rischio raggiungerà
i 3 miliardi e 400 milioni,
mentre 2 miliardi e 400 milioni soffriranno
la terribile condizione della
mancanza d’acqua.
In quest’articolo e nel prossimo
cercheremo di capire come e perché
le riserve d’acqua potabile siano
in drastica diminuzione e allo
stesso tempo ci chiederemo dove e
per chi c’è, o ci sarà, la più drammatica
scarsità di questo bene indispensabile.

DAL FIUME GIALLO
AL LAGO D’ARAL

Gli ambienti d’acqua dolce (fiumi,
laghi, zone umide…) coprono
meno dell’1% della superficie terrestre,
ma offrono un’enorme quantità
di servizi all’uomo: ambiente
per la crescita di pesci e fauna acquatica,
mitigazione delle inondazioni,
assimilazione e diluizione di
scarti e rifiuti, ricarica delle falde
sotterranee, nonché foitura dell’acqua
per i nostri usi quotidiani.
Dal 1950 al 1995, la quantità d’acqua
dolce disponibile pro capite è
però diminuita da 17.000 metri cubi
a 7.500 metri cubi (Unesco Sources,
1996). Sfruttamento eccessivo
delle risorse idriche ed inquinamento
delle acque sono le due cause
principali di tale situazione.
Il Fiume Giallo in Cina si è prosciugato
prima di raggiungere l’oceano;
il lago Ciad, in Africa, nell’arco
di 30 anni si è ristretto da 10
mila kmq ad appena 800; in un periodo
analogo il lago d’Aral ha perso
il 40% della sua superficie ed il
60% del suo volume di acqua potabile.
Quando l’acqua superficiale
non è più sufficiente, si utilizzano le
acque sotterranee, alle quali ricorre
per bere più di un quarto della popolazione
mondiale. Tuttavia, anche
le falde acquifere si stanno esaurendo
a causa dell’eccessivo prelievo
rispetto al naturale tempo di
rigenerazione.
Il prelievo totale di acqua ammonta
a 3.800 Km3, dei quali tuttavia solo 2.300 vengono realmente
consumati, mentre il rimanente viene
letteralmente «perso per strada».
Ben l’80% dei consumi totali di acqua
è opera dei consumatori agricoli;
durante l’irrigazione, però, circa il
60% filtra dai canali di distribuzione
e viene perso per evaporazione,
aumentando la salinità dei terreni e
comportando la riduzione del raccolto.
Tra i consumatori industriali,
i principali sono le industrie farmaceutiche,
chimiche e metallurgiche,
le centrali termiche ed atomiche, le
cartiere.
Tra i consumatori domestici solo
una piccola percentuale di acqua
viene impiegata per bere e cucinare:
la maggior parte è utilizzata per
lavarsi, per lo sciacquone del W.C.(!), per lavare la casa, annaffiare
giardini e orti, pulire strade e città.
Negli ultimi 40 anni, infine, sono
state costruite enormi dighe per la
raccolta di acqua, che a causa della
loro vasta superficie perdono il
7,5% del consumo totale di acqua
per evaporazione, causando anche
cambiamenti importanti del clima a
livello locale, oltre allo spostamento
forzoso di migliaia e migliaia di
uomini.

L’INQUINAMENTO
Dove l’acqua è sufficiente, spesso
è di qualità inadeguata, contaminata
da agenti inquinanti o dal sale. A
livello mondiale, appena il 10% dei
rifiuti (scarichi industriali, residui di
produzioni agricole, rifiuti umani)
viene trattato prima di essere scaricato
nei fiumi; gli stessi fiumi dai
quali si preleva l’acqua a fini potabili,
per l’irrigazione e per l’industria.
Anche le acque sotterranee sono
a rischio di contaminazione da
parte di nitrati, pesticidi, residui radioattivi,
composti clorurati, residui
dell’industria petrolchimica e mineraria…
Le fonti di inquinamento sono
essenzialmente quattro:
1) gli scarichi civili
2) gli scarichi industriali
3) i fertilizzanti e pesticidi usati in agricoltura
4) le piogge acide (vedi glossario).
Le nazioni con la migliore qualità
delle risorse idriche sono Finlandia,
Canada e Nuova Zelanda. Fanalino
di coda il Belgio, a causa delle pessime
acque sotterranee e dell’inquinamento
industriale. Ma 9 paesi su
10 con peggiore qualità idrica appartengono
al Sud del mondo (Marocco,
India, Giordania e Sudan…).
In Egitto, l’estrazione di acqua
dal Nilo ha distrutto 30 delle 47
specie ittiche, mentre altre 25 sono
rare o a rischio di estinzione; in Colombia
il volume della pesca nel fiume
Magdalena è sceso da 72.000 a
23.000 tonnellate in 15 anni; un fenomeno
analogo si verifica nel
Mekong del Sud-est asiatico.
La risorsa acqua è quindi sempre
meno disponibile quantitativamente
e sempre più inquinata.
(FINE 1.A PARTE – CONTINUA)

GLOSSARIO
ACQUA DOLCE: non molto ricca di sali, è rappresentata dalle acque presenti
nei ghiacci e nelle calotte polari, dalle acque sotterranee, fiumi,
laghi. Il 90% delle riserve mondiali è contenuta nell’Antartide, dove è
presente allo stato solido come ghiaccio.
ACQUA SALATA: contiene, come ad esempio quella marina, svariati tipi
di sali, come il cloruro di sodio (NaCl, il comune sale da cucina), il cloruro
di calcio, ecc..
ACQUA POTABILE: ha tutte le caratteristiche fisiche, organolettiche (odore,
sapore…), chimiche e biologiche per essere usata per l’alimentazione.
I requisiti richiesti ed i limiti sono indicati dall’OMS, l’Organizzazione
Mondiale della Sanità. Può essere piovana, superficiale, di
falda sotterranea. Spesso per rendere l’acqua potabile bisogna ricorrere
a processi di depurazione.
ACQUE SOTTERRANEE: risorse idriche che si trovano al di sotto della superficie
del terreno, costituite da acqua penetrata nel sottosuolo attraverso
le piogge, o filtrata nel terreno lungo fessure naturali per la
vicina presenza di fiumi o laghi.
ACQUE SUPERFICIALI: acque presenti sulla superficie terrestre, circolanti
(es. fiumi) o ferme (es. laghi).
FALDA ACQUIFERA: acqua sotterranea, che scorre o stagna, in strati permeabili
del terreno, fra strati non permeabili.
PIOGGE ACIDE: l’anidride solforosa, inquinante gassoso emesso dai processi
di combustione (industrie e traffico), a contatto con la pioggia si
trasforma in acido solforico, che si scioglie nelle gocce dell’acqua piovana
stessa. I danni delle piogge acide sono particolarmente gravi per
le piante e la fauna, ma i suoi effetti colpiscono anche la salute umana.
Senza dimenticare i danni prodotti a edifici e monumenti che dalle
piogge acide vengono «corrosi».

Piccoli gesti quotidiani
Dal rubinetto al water, dalla lavatrice
al lavaggio dell’automobile, ogni giorno
ciascuno di noi spreca varie decine di litri di acqua.
Per questo la nostra responsabilità è grande.

IGIENE PERSONALE: SÌ, MA CON INTELLIGENZA
• Quando ci laviamo i denti o ci radiamo la barba, teniamo
aperto il rubinetto solo per il tempo necessario.
• Preferiamo la doccia al bagno (per immergerci in
vasca sono necessari 150 litri di acqua, per una
doccia circa un terzo).
• Il frangigetto è un miscelatore di acqua che vi consigliamo
di applicare ai rubinetti di casa: sfruttando
il principio della turbolenza, miscela aria al flusso di
acqua, e crea un getto più leggero, ma efficace. Un
frangigetto richiede «solo» 9 litri al minuto per la
doccia. L’operazione è semplice e costa poco, in più
vi farà risparmiare diverse migliaia di litri di acqua
ogni anno.
LAVARE: BIANCHERIA E STOVIGLIE
• Scegliete il ciclo economico ed evitate i mezzi carichi:
azionando la macchina al massimo carico
si possono risparmiare acqua ed energia.
• Un carico completo di stoviglie lavato a macchina
richiede un minor consumo d’acqua rispetto allo
stesso lavaggio fatto a mano. Per lavare i piatti a
mano conviene raccogliere la giusta quantità d’acqua
nel lavello e lavare con quella. In questo modo
si risparmiano alcune migliaia di litri all’anno.
• Fra i diversi modelli di elettrodomestici in commercio
possono esserci differenze notevoli nel consumo
di acqua: da 16 a 23 litri a lavaggio per le lavastoviglie
e da 50 ad oltre 100 litri a lavaggio per le lavabiancheria.
UN GIARDINO BELLO E SENZA SPRECHI
• Il momento migliore per innaffiare le piante non è
il pomeriggio, quando la terra è ancora calda e fa evaporare
l’acqua, bensì la sera, quando il sole è calato.
• Per terrazzi e giardini scegliete i modei sistemi di
irrigazione a micropioggia programmabili, che possono
funzionare anche durante la notte, quando i
consumi sono più bassi. Esistono anche gli irrigatori
goccia a goccia, che rilasciano l’acqua lentamente
senza dispersioni e con un utilizzo ottimale.
• Per le piccole innaffiature (le piante d’appartamento,
per esempio) potete sfruttare l’acqua che avete
già usato per lavare, ad esempio, frutta e verdura.
UNA MANUTENZIONE CHE NON FA ACQUA
Un rubinetto che gocciola o un water che perde acqua
non vanno trascurati; possono sprecare anche
100 litri d’acqua al giorno. Una corretta manutenzione
o, se necessario, una piccola riparazione contribuiranno
a farvi risparmiare tanta acqua potabile
altrimenti dispersa senza essere utilizzata.
NON SCARICATE LA RESPONSABILITÀ… NEL GABINETTO
Il 20% dei consumi domestici d’acqua finisce nello
scarico del bagno. Ogni volta che lo azioniamo se ne
vanno almeno 10 litri d’acqua. Non utilizziamo il
WC come un cestino della spazzatura: adottiamo
scarichi ”intelligenti”, quelli a pulsante il cui flusso
si può interrompere o, meglio ancora, quelli a manovella.
UN’AUTO SULLA STRADA DEL RISPARMIO
Troppo spesso ci curiamo di una carrozzeria splendente
trascurando il seppur minimo rispetto per
l’acqua potabile. Bisognerebbe ricordarsi di utilizzare
sempre un secchio pieno (vale lo stesso esempio
fatto per lavare i piatti). Si potranno risparmiare così
circa 130 litri di acqua potabile a ogni lavaggio e
si eviteranno sprechi inutili.
CONSUMARE CRITICAMENTE E CON PARSIMONIA
Dato che anche i processi produttivi consumano acqua,
è bene evitare gli sprechi (ad es. di carta), preferire
i materiali riciclati, evitare di mangiare frutta
e verdura non di stagione che necessitano una maggiore
irrigazione. Limitare inoltre il consumo di detersivi,
non gettare solventi e sostanze chimiche nello
scarico…
(rielaborato da: www.altroconsumo.it)

Un’altra politica
è possibile

L’acqua è un bene comune e limitato.
Nessun profitto può essere fatto con esso.

L’obiettivo del «Contratto
mondiale per l’acqua» è garantire
il diritto all’acqua
a tutti gli 8 miliardi di persone
che abiteranno il pianeta nel
2020, a tutte le specie viventi
ed alle generazioni future, garantendo
la «sostenibilità» degli
ecosistemi.
Quali sono i principi fondatori?
1. L’accesso all’acqua nella quantità
(40 litri al giorno per usi domestici)
e qualità sufficiente alla vita deve
essere riconosciuto come un diritto
costituzionale umano e sociale, universale,
indivisibile ed imprescrittibile.
2. L’acqua deve essere trattata come un bene comune
appartenente a tutti gli esseri umani ed a tutte
le specie viventi del pianeta. Gli ecosistemi devono
essere considerati come beni comuni. L’acqua è
un bene disponibile in quantità limitate a livello locale
e globale. Nessun profitto può giustificare un uso
illimitato del bene.
3. Le collettività pubbliche (dal comune
allo stato, dalle Unioni continentali
alla Comunità mondiale)
devono assicurare il finanziamento
degli investimenti
necessari per concretizzare il
diritto all’acqua potabile per
tutti ed un uso «sostenibile» del
bene acqua.
4. I cittadini devono partecipare
su basi rappresentative e dirette alla
definizione ed alla realizzazione
della politica dell’acqua, dal livello locale
al livello mondiale. La democrazia necessita
la promozione di un «pubblico» nuovo, democratico,
partecipato e solidale, e dell’attivazione
di luoghi di partecipazione diretta dei cittadini.
Dichiarazione conclusiva del
1° Forum alternativo mondiale dell’acqua,
Firenze 21-22 marzo 2003

Silvia Battaglia

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