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Giovanni Battista indica il Figlio di Dio presente nel mondo. La sua vita è segnata da questa missione; è un crescendo di convinzione sempre più profonda, che passa anche attraverso una gradualità, ma che alla fine diventa configurazione al suo Signore, nella consegna totale di sé. Nel precursore è adombrato il cammino di ogni missionario, chiamato a un cammino di progressiva trasfigurazione guidata dallo Spirito, fino a che possa dire come Paolo "non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me".
La nostra più grande paura è di non contare, di non meritare attenzione e cura da parte degli altri. Così anche nel rapporto con Dio. È la paura sperimentata dai discepoli sul lago in tempesta. Gesù che dorme ci dice distanza, noncuranza, mentre è vero il contrario: quel sonno è segno di totale signoria sul caos, che infatti si placa a un solo cenno suo. Lui è con noi, ma non si agita come noi, perché è Signore e se lo accettiamo ci comunica questa sua pace anche in mezzo alle onde della vita.
Altro che preghiera scontata, che non ha poi molto da dire! Il Padre Nostro è la vera rivoluzione della preghiera e ne fanno esperienza coloro che lo scoprono per la prima volta nella loro vita, magari venendo da altre tradizioni religiose. Rivolgersi a Dio con il nome di Padre può cambiare la vita, quando non è solo una formula recitata, ma diventa l'atteggiamento di fondo con cui affrontare ogni situazione. È su questa paternità divina che è modellata quella umana e non il contrario.
Sproporzione massima: un seme gettato in un campo, un granello di senape che quasi non si vede. Gesù descrive così il Regno di Dio. È importante restare a questa descrizione e non alimentare invece manie di grandezza. In Asia l'esperienza di fede cristiana è per lo più minoritaria, la Chiesa un piccolo gregge, spesso anche discriminato o persino perseguitato. Forse è più naturale che sia così. Non è detto che il Cristianesimo sia destinato a prendere la forma che di fatto ha assunto in Occidente.
Quanto rilancio di entusiasmo missionario ha portato la devozione al Sacro Cuore! In un periodo storico in cui la Chiesa stava rischiando l'asfissia spirituale, con il conseguente ripiegamento su se stessa, essa ritrova l'orizzonte infinito della misericordia e dell'ardore grazie al messaggio di amore che giunge attraverso una sconosciuta suora francese. Come sempre, il Signore sceglie i piccoli e gli umili per rivelarsi. Contemplando il costato aperto di Cristo ritorniamo alle origini della fede.
Le Beatitudini sono il centro del discorso sul monte riferito da Matteo nei capitoli 5-7. Un messaggio sconvolgente, enunciato in modo diretto, essenziale, che poi viene ripreso in maniera più discorsiva. Come nel brano di oggi, che invita a superare lo "stretto necessario" della legge, per andare oltre, aprendosi all'orizzonte nuovo portato da Gesù. Quanto entra questa logica nella mia vita di tutti i giorni? Il Regno dei Cieli è qualcosa di ben più ampio di un puro regime di giustizia.
"Mangiare la Pasqua". I discepoli definiscono così il banchetto che li attendeva. Quella sera sarebbe davvero successo: diventava possibile "mangiare la Pasqua", cioè essere inseriti nel mistero del "passaggio" del Signore. Lui era pronto ad attraversare il buio più fitto, portandosi sulle spalle il male del mondo per rinnovarlo; e desiderò che quanto si sarebbe compiuto da lì a poche ore diventasse attingibile, per tutti, sempre e dovunque. Questa è l'eucaristia, culmine e fonte della missione.
Il primato dell'ascolto. Lo diciamo spesso, ma stiamo mettendolo in pratica? È davvero la Parola di Dio il criterio principale del nostro discernimento (personale e comunitario)? E nelle relazioni fraterne, quanto vero ascolto c'è, onestamente? Siamo esposti a quantità enormi di parole, d'immagini, di notizie; forse anche per questo stiamo diventando sempre più insensibili, sviluppiamo una crosta difensiva. Eppure la nostra vita dipende dall'ascolto, siamo figli e figlie di una parola d'amore.
Maria è davvero madre nella fede; la sua maternità continua oggi, per ciascuno di noi. La sua missione non è finita nella "dormizione", ma con l'assunzione è diventata ancora più universale e contemporanea al cammino di ogni persona che prova a credere "nell'adempimento delle parole del Signore". Questo è talvolta il passo più difficile, credere in quello che il Signore ci dice e attenderne fedelmente il compimento. Lei però l'ha compiuto per prima, senza avere alcuna garanzia e ci è accanto.
Il potere "in cielo e sulla terra" che ha ricevuto, il Risorto decide di mescolarlo alla nostra povera umanità. Come lievito nella farina. Invece di manifestarsi in modo esplicito e inequivocabile sceglie ancora una volta la via dell'umiltà e della gradualità, riconsegnandosi alle nostre mani. Ecco perché la missione è cosa preziosa e delicata, che fa tremare le gambe e chiede tanto spogliamento di sé perché chi si serve di noi possa compiere i suoi disegni nonostante la nostra inadeguatezza.
La nostra più profonda dignità ci viene dall'essere chiamati da Dio, non dalla nostra maggiore o minore sanità e integrità. Bartimeo è cieco, ma balza in piedi alle parole "coraggio, alzati! Egli ti chiama". Gesù non aspetta che noi siamo perfetti per venirci incontro, ma approfitta anche delle nostre debolezze e infermità per manifestare la sua misericordia in noi. Siamo disposti a consegnargliele? O le riteniamo qualcosa da nascondere e tenere per noi, sperando di riuscire a gestirle da soli?
Lo Spirito Santo è respiro. Il respiro, si sa, per essere tale bisogna che sia continuo. Ininterrotta quindi dev'essere la respirazione del missionario, quella che lo mantiene in contatto vitale con il Signore che lo manda. La missione è nata da questa esperienza profonda dello Spirito, che ha mosso i primi credenti e non li ha più lasciati. Non un calcolo umano, una strategia di diffusione basata su logiche mondane, ma l'opera dello Spirito in persone da lui trasfigurate.