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Argentina. Cristina e la corruzione

Dopo la condanna dell'ex presidenta

Dopo la sentenza della Corte suprema argentina, Cristina Fernández de Kirchner, ex presidenta (dal 2007 al 2015) e vicepresidenta (dal 2019 al 2023), si è affacciata al balcone di casa sua per salutare i propri sostenitori. Per la leader dell’opposizione l’organo di giustizia ha confermato una condanna a sei anni di carcere e – soprattutto – all’interdizione perpetua dalle cariche pubbliche. A inizio giugno, pochi giorni prima della sentenza, Cristina Fernández aveva annunciato la propria candidatura a deputata nelle elezioni del prossimo 7 settembre.

La signora Fernández è stata giudicata colpevole di corruzione («caso Vialidad»). Vista la sua età (72 anni), probabilmente sconterà la pena ai domiciliari. Sarà questa condanna la «morte politica» di Cristina Fernández de Kirchner?

Già alle prese con l’ennesima crisi economica e il controverso governo dell’iperliberista Javier Milei, l’Argentina si trova oggi ad affrontare una crisi politico-giudiziaria dagli esiti incerti. Manifestazioni di protesta – guidate dai kirchneristi (la corrente di sinistra del peronismo) – sono in corso e in programma in varie parti del Paese latinoamericano. «Cristina es inocente», gridano i suoi sostenitori, parlando di persecuzione politica.

Solidarietà è arrivata da molti leader stranieri, soprattutto latinoamericani e, in particolare, dal presidente brasiliano Lula, politico con alle spalle una vicenda simile: dall’aprile 2018 al novembre 2019 fu detenuto in carcere per corruzione, successivamente liberato e quindi rieletto alla guida del Paese.

All’opposto, hanno gioito per la condanna Milei e i suoi ministri. Un governo, questo, non certo immune da scandali: a febbraio con la vicenda legata a una criptovaluta, a maggio per utilizzo di denaro pubblico (del Pami, l’ente di assistenza per i pensionati) per finanziare La libertad avanza, il partito del presidente.

«La decisione della Corte non è motivo di gioia – ci dice José Auletta, missionario in Argentina -. D’altra parte, la corruzione si vede ovunque: con Cristina e i suoi, con Macri e i suoi, con il signor Milei e i suoi. Sarebbe importante che la giustizia intervenisse in tutti questi ambiti per fare una grande opera di pulizia e restituire allo Stato le risorse sottratte, necessarie per creare lavoro vero, per offrire assistenza agli anziani e ai pensionati, per fare opere pubbliche essenziali. In altre parole, andrebbero usate per il bene di tutti. Personalmente, mi rimane però un dubbio: le tante risorse deviate potranno mai essere recuperate?»

Capitali argentini all’estero

Indipendentemente dalla condanna di Cristina Fernández de Kirchner, la corruzione è una patologia che mina gravemente il sistema economico argentino. Come lo minano gli argentini che, legalmente o illegalmente, tengono cospicui depositi in dollari fuori del Paese. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica (Indec), alla fine del 2024 gli argentini detenevano 214,5 miliardi di dollari al di fuori del sistema finanziario locale. Una cifra questa che rappresenta circa un terzo del Pil annuo (646 miliardi nel 2023). I numeri raccontano che l’Argentina è il Paese latinoamericano con il maggior volume di denaro all’estero, nonostante un’economia più piccola di quella di Brasile o Messico. Una situazione – dicono gli analisti – che riflette in gran parte la mancanza di fiducia nell’economia locale, nelle istituzioni finanziarie e nella stabilità politica ed economica dell’Argentina.

Paolo Moiola

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