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Torino. È iniziato il Festival del mondo missionario

Quattro giorni di incontri, dibattiti, laboratori, mostre, musica e teatro

È iniziato ieri, a Torino, il terzo Festival della missione: quattro giorni di incontri, dibattiti, laboratori, mostre, musica e teatro tra piazza Castello, la chiesa barocca di San Filippo Neri, di fronte al Museo egizio, e la Facoltà teologica in via XX settembre, a due passi dal Duomo.

Dopo la conferenza stampa di presentazione e le «Anteprime» tenutesi tra il 19 settembre e il 3 ottobre, dedicate ad Haiti, al Congo Rd, ai temi della speranza e della pace, della giustizia riparativa e delle periferie urbane e sociali (come quella di Brancaccio, Palermo), il Festival si è aperto ieri con un «Pellegrinaggio laico».

Un buon numero di persone si è radunato in sette punti simbolici della città (l’ex carcere Le Nuove, l’Università, Porta Palazzo, la piazza multietnica di Torino, e altri), per convergere fino alla Chiesa di San Filippo Neri, il luogo dove si terranno anche oggi e nei prossimi giorni, gli incontri più importanti in programma.
I partecipanti hanno raggiunto la chiesa portando, come dice il programma del Festival, «storie di migrazione, educazione mancata, dipendenze, reclusione, abbandono e solitudine», e le hanno consegnate al pubblico numeroso che gremiva la navata. Favour ha raccontato la propria storia di ragazza migrata in Italia, attraverso il Mare Mediterraneo, dalla Nigeria; Roberto la sua storia di delinquenza seguita da anni di carcere; Miranda il suo impegno come psicologa impegnata nell’educativa di strada a Torino per accompagnare ragazzi e giovani; Stefano, uomo quasi sessantenne, la sua storia di dipendenza dall’eroina; Valentina la sua condizione di donna affetta dalla sindrome di Asperger. Infine Mario ha raccontato la sua dipendenza da gioco d’azzardo. Tutti i testimoni hanno concluso i loro racconti con note di speranza, raccontando delle persone e delle realtà che li hanno aiutati.

Mentre i «pellegrini» delle periferie esistenziali si spostavano verso San Filippo Neri, nella chiesa si teneva un primo incontro.
Il tema era quello delle migrazioni, discusso, tra gli altri, anche da padre Gianni Treglia, missionario della Consolata, tra gli organizzatori del Festival, uno dei fondatori della comunità missionaria intercongregazionale al servizio dei migranti che ancora oggi opera a Modica, in Sicilia.

I partecipanti all’incontro hanno potuto già visitare le due mostre presenti ai due lati della navata della grande chiesa settecentesca: «Other’s stories from Afghanistan» di Reza Shahbidak, fotografo freelance afgano, e «Dove sono i pacifisti?» di Mauro Biani, noto vignettista, illustratore e scultore che si occupa di satira sociale e politica sui temi della legalità, del pacifismo e dei diritti umani.

L’incontro a seguire è stato quello con il teologo portoghese padre Adelino Ascenso, superiore generale della Sociedade Missionária da Boa Vista, su quella che lui chiama «la mistica dell’aratro».

La prima giornata di Festival si è, poi, conclusa intorno alle 22,30 con un partecipato Reading teatrale su tre importanti figure della Chiesa torinese e italiana, recentemente canonizzate: san Giuseppe Allamano, fondatore dei Missionari della Consolata, san Pier Giorgio Frassati e san Carlo Acutis.

Alcuni tra gli elementi fondamentali che percorreranno il Festival nei prossimi giorni, sono già emersi: la giustizia, l’attenzione alle periferie, la riflessione che scende nel profondo dell’esistenza, la teologia, le testimonianze, ma anche la presenza della missione per strada, nei luoghi della vita quotidiana, e la bellezza, l’arte, la comunicaizone, come strumenti per condividere con tutti il Vangelo e i valori umani più autentici.

Per scoprire quali saranno i prossimi appuntamenti, si può visitare il sito del Festival della Missione.

Se qualcuno si perdesse qualche appuntamento in programma, può provare a cercarne la videoregistrazione qui.

Luca Lorusso

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