DOSSIER ANZIANI “Cara anziana, caro anziano…”

Qualsiasi politica pubblica per gli anziani deve considerare che questi non sono dei «terminali passivi», ma una «risorsa». Per sé e per gli altri.

Sono assistente sociale da 11 anni ed ho avuto la grande opportunità di iniziare il mio percorso professionale in una Casa di riposo a Genova, nel quartiere di Quezzi. I miei studi di servizio sociale a Roma e l’esperienza di vita acquisiti hanno preparato e predisposto la mia sensibilità professionale ad accogliere con attenzione l’esperienza che si stava schiudendo per me.
Non ho avuto il privilegio di vedere invecchiare i miei genitori perché sono morti in età giovanile (57 anni la mamma e 60 anni il papà). Devo a loro, però, il dono del rispetto per i «vecchi» e la «vecchiaia»: in sintesi, il rispetto per la vita. Forse è anche qualcosa di più del riconoscimento di una stima: è il valore della persona.
Il mio primo lavoro fu, appunto, nella Casa di riposo di Genova, che accoglieva un gruppo di 60 anziani, fra uomini e donne, anche coppie, autosufficienti e parzialmente autosufficienti, pensionati fuoriusciti dal circuito lavorativo. Dagli anni Settanta in poi l’Opera nazionale pensionati d’Italia (Onpi) era l’ente preposto a garantire una continuità di vita ai pensionati fino al loro trapasso (1). Nel 1994 lo scenario della popolazione genovese era il seguente: 660.000 abitanti con una popolazione anziana di circa 200.000 unità di cui l’80% anziani dai 60 ai 100 anni. Tre grandi istituti cittadini accoglievano una popolazione di 1.000 anziani autosufficienti, non autosufficienti e parzialmente autosufficienti.
Attoo a questi istituti di lunga degenza ruotavano una serie di servizi e soprattutto molto volontariato. L’anziano comincia ad acquisire un suo peso politico a livello nazionale: diventa un «problema» sociale (riforma delle pensioni) e sanitario (stato di cronicità se anziano disabile). Si moltiplicano i convegni, i seminari e i forum perché il panorama nazionale di un’Italia che invecchia senza avere le risorse adeguate per sostenere l’invecchiamento della popolazione è uno scenario temibile e difficile da governare.
Viene recuperata, in termini generali, una prospettiva che rischiava e rischia di andare in disuso: la prevenzione. Gli studi sociali delineano la rete delle relazioni dell’anziano (tecnicamente definita network). Un programma di prevenzione dovrebbe considerare i bisogni primari di socializzazione e di integrazione della persona anziana (famiglia / parentela / vicini di casa / amici/ colleghi e comunità locale / operatori sociali / operatori sanitari / operatori volontari) con lo scopo di permettere all’anziano di riscoprirsi «risorsa» di aiuto per sé e per gli altri.
Forse è necessario ricordare che uno dei principi fondamentali del Servizio sociale è l’autodeterminazione della persona in difficoltà. L’anziano non può più essere un «terminale passivo» di una politica d’intervento. Una politica preventiva valorizza una serie di interventi sociali quali l’informazione, l’aspetto psicologico, l’attivazione e il cornordinamento di interventi volontari, l’utilizzo possibile di ricoveri temporanei, di centri diui, che potranno consentire all’anziano e ai suoi familiari di condurre un’esistenza vivibile, protetta sufficientemente, ma aiutata nei momenti di emergenza.

Il nuovo millennio si è aperto, dal punto di vista legislativo, con l’emanazione di una nuova legge per la realizzazione di un sistema integrato di interventi sociali e sanitari, la legge quadro n. 328/2000. Essa tutela il diritto soggettivo dei cittadini di beneficiare di prestazioni non solo di natura economica, ma più estesamente sociale (art. 2), proponendosi di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita del paese.
Il principio sottostante è la sussidiarietà in base al quale convergono e collaborano attori sociali, pubblici e privati, impegnati nella promozione e tutela del diritto di cittadinanza di ogni singolo individuo. Ciò segna il passaggio dal sistema dei servizi sociali pubblici (DPR 616/77) al sistema di interventi e servizi sociali a rete, in cui l’offerta di servizi nasce da una programmazione partecipata, segnata dalla presenza congiunta ed integrata di soggetti istituzionali diversi ed organizzazioni che non abbiano scopo di lucro. Questo cambiamento di logica riconosce un potere alla persona e nel nostro caso alla persona anziana che potrà finalmente accedere direttamente ad una serie di informazioni e di prestazioni utili ad una serena esistenza. •

BOX 1

ISTRUZIONE ALL’USO DEI SERVIZI SOCIALI

A chi chiedere

Una persona in difficoltà e quindi anche un anziano può rivolgersi presso l’assessorato ai servizi sociali del proprio comune di residenza per chiedere il recapito dell’Ufficio di servizio sociale più vicino alla propria zona di residenza. Generalmente a questo scopo sono attivi numeri verdi (gratuiti). Esistono anche «Sportelli del cittadino» che, in città grandi come Torino, Genova, ecc., sono dislocati in diversi punti della città offrendo tutte le informazioni necessarie.
All’ufficio di servizio sociale occorre chiedere un appuntamento con un/una assistente sociale che equivale ad un primo contatto definito tecnicamente Colloquio di segretariato sociale. È questo il momento in cui si dischiudono le porte alla conoscenza delle informazioni, delle prestazioni e dei servizi già attivi sul territorio dove si risiede.
Per correttezza è bene chiarire che per le richieste specificamente di carattere sanitario come ad esempio l’istruzione della pratica per il riconoscimento dell’invalidità civile, esistono già da qualche anno sul territorio nazionale gli U.R.P. (Ufficio di relazioni con il pubblico) dell’Azienda sanitaria locale, dove è possibile avere a disposizione personale che affianca la persona in difficoltà nell’istruire la pratica stessa. Ovviamente questi ultimi uffici sono preposti per tutte le informazioni a carattere sanitario.

Cosa chiedere

È doverosa una premessa. Gli interventi di seguito elencati riguardano una serie di prestazioni previste per legge.
Ogni Regione, però, ha facoltà di agevolare maggiormente un tipo di prestazione e questo in base al prevalere di una determinata situazione di necessità rispetto ad altre Regioni, per cui può prevedere interventi innovativi che concorrono alla risoluzione della difficoltà insorta.
Le prestazioni universalmente riconosciute sono:
• Informazioni di carattere generale sull’assistenza agli anziani e informazioni su procedura per inserimento (anche temporaneo) di anziani in residenze protette e residenze sanitarie-assistite.
• Assistenza domiciliare diretta, foita direttamente dal Comune.
• Assistenza domiciliare indiretta, foita indirettamente attraverso Cooperative convenzionate.
• Assegno servizi: si tratta di un contributo economico sotto forma di assegno fornito dal Comune per sostenere parte dei costi, per esempio, di una eventuale badante. L’importo dell’assegno servizi è calcolato in base al reddito della famiglia.
• Affido anziani: accompagnatore/trice per anziani soli, bisognosi di compagnia e di svolgere qualche piccola attività (spese, accompagnamento a visite specialistiche e altro).
• Contributo economico: concesso in casi straordinari.
Quale documentazione presentare
Al primo colloquio è sufficiente esibire il proprio documento di identità.
Eventuali documentazioni aggiuntive verranno richieste dall’assistente sociale relativamente al tipo di prestazione scelta.
M.C.P.

Maria Cristina Pantone

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