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È l’isola a forma di lacrima a Sud dell’India che già Marco Polo aveva definito «la più bella del mondo». Da un anno a questa parte, con l’elezione di un nuovo Presidente e un nuovo Parlamento, sta tentando di rialzarsi dopo decenni di grandi fatiche e la profonda crisi economica, sociale e politica che l’ha colpita nel 2022.
Paese di 22 milioni di abitanti, nello Sri Lanka convivono buddhisti (70%), induisti (12,6%), musulmani (9,7%) e cristiani (7,5%, di cui 6,5% cattolici e 1% protestanti).
Noto anche con il nome Ceylon, come veniva chiamato quando era parte dell’Impero britannico e veniva sfruttato per la produzione di tè, ha ottenuto l’indipendenza nel 1948. Ha avviato un cammino di autonomia e sviluppo che, però, è stato ostacolato da una violenta guerra civile, durata poco meno di trent’anni e conclusasi formalmente nel 2009, ma con strascichi evidenti ancora oggi, tra lo Stato a maggioranza singalese e la minoranza etnica tamil, popolazione induista originaria del Sud dell’India che lamentava discriminazioni ed emarginazione.
La crisi del 2022, iniziata come una crisi del debito estero, che ha portato a grandi manifestazioni di piazza, e alle dimissioni di un governo corrotto, sembra essere ormai alle spalle, e il Paese attraversa una fase di ripresa a tutti i livelli.
«Lo Sri Lanka torna a vedere la luce in fondo al tunnel», afferma padre Cyril Gamini Fernando, sacerdote di Colombo, la capitale, e direttore del giornale cattolico in lingua singalese «Gnanartha Pradeepaya» («La luce della conoscenza»).
Il Paese ha un nuovo Presidente e un nuovo Parlamento che detengono la maggioranza assoluta: gli elettori hanno premiato Anura Kumara Dissanayake, del Janatha vimukthi peramuna (Jvp), salito alla guida della nazione nel settembre 2024. Il leader ha messo in agenda il cambiamento della vecchia struttura di potere, legata a una classe politica macchiatasi, secondo le accuse della società civile e dei partiti di opposizione, di abusi e violazioni dei diritti umani.
Dopo la vittoria di Dissanayake, nelle successive elezioni parlamentari la coalizione politica del National people’s power (Npp), guidata dal Jvp, ha confermato il risultato, ottenendo il saldo controllo dell’assemblea legislativa con oltre il 70% dei seggi.
La popolazione si aspettava e richiedeva un cambiamento che si è poi verificato: in carica è arrivato un governo di orientamento socialista che ha messo in programma la lotta alla povertà e il benessere per le classi sociali più svantaggiate.
«Nei proclami del Presidente e negli obiettivi dichiarati del Governo – rileva padre Fernando -, vi è l’intento di rendere giustizia a quanti in passato hanno subito la violazione dei loro diritti».

Un settore su cui l’esecutivo di Dissanayake ha impegnato risorse e attenzione è quello dell’economia. Si è avviata, così, una lenta risalita, seguendo le indicazioni del Fondo monetario internazionale che ha concesso una linea di credito di 2,9 miliardi di dollari.
L’economia dello Sri Lanka crescerà del 4,5% nel 2025, secondo un rapporto della banca centrale. E questa proiezione di crescita arriva nonostante i potenziali rischi derivanti dai dazi Usa.
Nell’attuale fase di ripresa, anche l’importante settore del turismo sta crescendo, creando prosperità. E se gli economisti osservano che i primi risultati stabili del processo di ripresa si vedranno solo dopo almeno un paio di anni, l’elemento chiave, come rimarca padre Fernando, è la fiducia: «Siamo sulla buona strada. Nella popolazione oggi si respira un certo ottimismo, la gente vede una classe politica che si mostra responsabile, e si fida del nuovo Presidente».
«La grave crisi in cui siamo sprofondati negli anni scorsi – ha spiegato il direttore del settimanale cattolico – era dovuta anche alla corruzione: le sue radici stanno nella mala amministrazione del passato». Ora, afferma, «c’è maggiore oculatezza nella spesa pubblica e il Governo ha stanziato una quota di budget più alta rispetto al passato per settori come l’istruzione, lo sviluppo, i servizi sociali».
Grazie alla graduale ripresa dell’economia, poi, l’inflazione, prima galoppante, è tornata sotto controllo, e il potere d’acquisto dei salari è stabile. «Questo andamento sociale ed economico crea una buona atmosfera e dà speranze concrete alla gente», aggiunge il sacerdote.
Come padre Fernando ha scritto in un recente editoriale sul suo periodico, «è dovere del governo stare dalla parte dei più poveri e venire incontro alle loro necessità: questa è l’attesa del tempo che viviamo».
D’altronde, nota, «il Governo è alle prese con la questione centrale della corruzione. Naturalmente, per affrontarla, è necessario del tempo, e l’impatto va considerato sul lungo periodo. La nostra posizione è quella di valutare gli effetti delle sue scelte politiche, se ci sarà un reale beneficio per la vita della gente».

Tra i settori economici ai quali si rivolgono le speranze della popolazione singalese, quello del turismo è particolarmente importante, anche per il suo essere «indice» di una ritrovata fiducia nel Paese da parte della comunità internazionale.
«Il turismo in Sri Lanka vive un tempo di piena rifioritura – continua padre Fernando -. È fondamentale per la nostra nazione, che può mostrare le sue meraviglie alle genti di tutti i continenti». L’isola dell’Asia meridionale vanta, infatti, oltre a un ricco patrimonio culturale e monumentale legato al buddhismo, spiagge mozzafiato, rigogliose piantagioni di tè, antiche città e riserve naturali.
La recente crisi politica ed economica aveva fiaccato il settore. Ma ora il turismo fa da locomotiva per la crescita. Secondo dati ufficiali dell’ente nazionale per il turismo, nel 2025 si registra un forte aumento di arrivi nel Paese: 250mila nel mese di gennaio, record storico, mentre a maggio la crescita si è attestata al +20% rispetto al 2024.
Nei primi cinque mesi di quest’anno, nota l’ente del turismo, gli arrivi hanno superato il milione, con una proiezione su base e annua superiore a due milioni.
La ricchezza generata, notano gli esperti, può essere decisiva per far uscire la nazione dalla crisi del debito iniziata nel 2022.
Per rivitalizzare il settore turistico e accelerare la ripresa, il governo ha deciso di concedere il visto gratuito a cittadini di quaranta Paesi (tra i quali l’Italia), portatori, tra le altre cose, di valuta estera. Il settore turistico rappresenta circa il 12% del Pil del Paese e, anche grazie a questo provvedimento, la quota cresce dal 2024.
Altro elemento che riguarda questo settore è la sua ricaduta positiva sugli investimenti infrastrutturali, come l’ampliamento dell’aeroporto internazionale di Bandaranaike a Colombo, il potenziamento delle reti stradali che collegano le destinazioni turistiche e balneari, gli incentivi per lo sviluppo di hotel e resort in aree meno conosciute.

Anche il cardinale arcivescovo di Colombo, monsignor Albert Malcolm Ranjith, definisce quello attuale come un tempo «di ripresa e di speranza» a livello politico, sociale ed economico.
La speranza, d’altro canto, riguarda anche la sfera spirituale: «Nella comunità cattolica – ricorda – celebriamo il Giubileo della speranza: riscopriamo la speranza nel cuore perché possiamo portarla anche fuori dalla Chiesa, nella società, promuovendo la pace, la giustizia, il bene, la testimonianza di carità».
Lo spirito giubilare, allora, ben si addice al tempo di rinnovamento e di risalita che sta vivendo l’intero Paese. Su 22 milioni di abitanti, in maggioranza buddhisti, i cattolici sono circa il 6,5% della popolazione. La Chiesa locale si è ritrovata in piena sintonia con le parole e il senso dell’anno del Giubileo: «Dopo anni di buio, di pessimismo, di miseria – riprende padre Fernando -, oggi, nel Paese, la tendenza generale è positiva, nell’economia, nella società, nello scenario politico. Sarà necessario un po’ di tempo per superare definitivamente la crisi degli ultimi tre anni, ma vi sono buone prospettive, e tutti abbiamo la sensazione di essere sul giusto cammino».
La Chiesa cattolica, a livello istituzionale, ha buoni rapporti con il Governo e, «anche a livello di base, la popolazione cattolica sembra aver incoraggiato e sostenuto la svolta politica avvenuta un anno fa». Secondo il sacerdote, «vi sono buone prospettive di collaborazione».
Tuttavia, nel rapporto tra la Chiesa cattolica e le istituzioni del Paese, c’è una ferita ancora aperta: gli attentati di Pasqua 2019, avvenuti in diverse chiese e hotel, non hanno ancora visto i responsabili, esecutori e mandanti, rintracciati e processati.
Il presidente Dissanayake ha annunciato una nuova inchiesta in nome della trasparenza e per cercare la verità, e, prosegue padre Fernando, una commissione appositamente istituita «sta interpellando periodicamente anche alcuni dei nostri sacerdoti.
Fin dal principio – ricorda – abbiamo chiesto verità e giustizia contro l’insabbiamento del caso. Ora aspettiamo che si proceda, perché emergano le reali responsabilità o le complicità presenti negli apparati pubblici. Le vittime attendono giustizia».
Nel 2023, la Corte suprema dello Sri Lanka, ha stabilito che l’ex presidente, Maithripala Sirisena, e altri quattro alti funzionari, avevano tenuto, in quel frangente, una condotta negligente, poiché, nonostante i fondati avvertimenti dell’intelligence, non avevano adottato le necessarie misure preventive per contrastare gli attacchi terroristici.
Il supremo tribunale ha addossato precise responsabilità di omissione a Sirisena, per non aver impedito gli attentati, nei quali 250 persone erano morte e oltre 500 erano rimaste ferite.
È stato un primo passo, ma non rappresenta il chiarimento definitivo della vicenda.
In questo scenario, la Santa Sede ha deciso di includere i 167 fedeli cattolici uccisi in chiesa quel 21 aprile 2019 nel catalogo dei «Testimoni della fede» del XXI secolo redatto dal Dicastero vaticano delle cause dei santi e presentato nel corso dell’Anno giubilare.
Intanto, racconta padre Fernando, «la vita della Chiesa va avanti: si cammina come popolo di Dio, continuiamo le nostre attività sociali educative e caritative a servizio della gente».
Le comunità stanno vivendo il Giubileo, ogni diocesi ha preparato un calendario con celebrazioni e attività di carattere spirituale: «È per noi un momento di rinnovamento interiore, per ripartire con nuovo slancio spirituale, che è un dono della grazia di Dio. Il tema della speranza si accorda ai sentimenti della gente: in questa fase della vita nazionale, siamo portatori della speranza che viene da Dio per donarla al prossimo, alla comunità, al Paese».

Un altro dei punti che il nuovo governo sta cercando di affrontare è quello della divisione etnico religiosa della società. È un punto delicato che va a toccare le ferite di tre decenni di guerra civile che hanno segnato con lutto e dolore, fino al 2009, la vita della comunità singalese, maggioritaria, e di quella tamil, il 15% della popolazione, concentrata nel Nord. Il conflitto armato, iniziato nel 1983 dal movimento delle milizie delle «Tigri tamil», è durato 26 anni lasciando sul campo più di 100mila morti.
Diversi casi di violazioni dei diritti umani commesse in special modo nell’ultima fase della guerra, sono giunti all’esame del Consiglio per i diritti umani della Nazioni Unite. Questo ha stimato che, negli ultimi mesi dei combattimenti, quando il governo aveva lanciato l’assalto finale alle Tigri tamil, fossero stati uccisi 40mila civili. Secondo il rapporto dell’Onu, le autorità avevano minimizzato deliberatamente il numero dei civili rimasti intrappolati nelle zone di conflitto, privando la popolazione degli aiuti umanitari, compresi cibo e medicinali, mentre i guerriglieri tamil, a loro volta, avevano usato bambini-soldato e preso civili in ostaggio per usarli come scudi umani.
Le organizzazioni internazionali hanno attestato che l’esercito dello Sri Lanka aveva bombardato centri di distribuzione alimentare, ospedali e rifugi civili.
Dieci anni dopo, nel 2019, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha constatato che rapimenti, detenzioni illegali, torture e violenze da parte delle forze di sicurezza verso il popolo tamil sono continuate almeno fino al 2016.
Nel 2021 il Consiglio dei diritti umani ha approvato una risoluzione esprimendo grave preoccupazione per la situazione dei diritti umani nello Sri Lanka, rilevando non solo l’impunità di chi aveva commesso gravi crimini durante la guerra civile, ma anche il deterioramento della tutela dei diritti dopo l’elezione dell’allora presidente Gotabaya Rajapaksa a novembre 2019.
Ora anche la stagione politica del clan dei Rajapaksa è finita.
Nella nuova cornice, mentre non si sono spente del tutto le controversie e le rivendicazioni tra le due comunità allora belligeranti, il nuovo governo di Dissanayake ha provato a riprendere in mano il processo di riconciliazione nazionale. La promessa è quella di reclutare più Tamil nelle forze di polizia, e di restituire ulteriori terre, a lungo occupate dai militari, ai loro originari proprietari tamil.
Queste misure potrebbero aiutare la coalizione al governo ad acquisire attrattiva e fiducia anche tra le minoranze, e a dare una svolta alla definitiva pacificazione dello Sri Lanka.
Su questo versante il contributo della comunità cattolica è sempre stato significativo, poiché essa ha sempre agito da ponte, avendo al suo interno fedeli battezzati sia singalesi, sia tamil.
In special modo, dal santuario mariano dedicato a Nostra Signora della salute, nella località di Madhu, in un’area in passato attraversata dalla guerra, nel Nord dell’isola, è partito un potente appello alla riconciliazione e all’armonia nazionale.
Anche papa Francesco, nel suo viaggio nel Paese nel 2015, aveva voluto recarsi in quel luogo per pregare e per affidare alla Vergine le sorti della nazione.
Quella di Madhu con la sua dimensione di convivenza interetnica e interculturale, tra fedeli singalesi e tamil, resta una delle testimonianze luminose di fede e di fraternità.
Paolo Affatato
