Viviamo nel tempo della crisi climatica e dell’illusione di poter controllare e dominare la Terra. Il libro di Enrico Camanni invita alla sapienza del limite. Partendo dalla proposta di scegliere una cima alpina da lasciare libera dalla presenza umana. Per contemplare (e non conquistare) qualcosa che supera l’uomo.
«In senso stretto, si definisce sacro ciò che è connesso all’esperienza di una realtà totalmente diversa, rispetto alla quale l’uomo si sente radicalmente inferiore, subendone l’azione e restandone atterrito e insieme affascinato; in opposizione a profano, ciò che è sacro è separato, è altro».
Questa la definizione che l’enciclopedia Treccani dà del concetto di «sacro». Sacro è ciò che ha a che fare con un limite, con la delimitazione di uno spazio riservato alla sfera del divino, uno spazio che l’uomo non abita e del quale non può disporre.
Naturalmente la dimensione sacrale non ha necessariamente bisogno di essere declinata in uno specifico credo o religione.
Non occorre la fede nell’esistenza di un dio per sperimentare la sacralità. Per questo, anche in una prospettiva laica, ha senso riflettere sul significato del sacro e sulle sue implicazioni, sulla convinzione, cioè, che l’ambito dell’agire umano non è illimitato e che, di conseguenza, l’uomo non si trova al centro di tutto, perché esiste qualcosa che lo supera.
Le Alpi indicano il limite
Nel libro di Enrico Camanni si ragiona su questo senso del limite. Lo spunto che dà avvio alla riflessione è una proposta emersa durante il centenario (2022) dell’istituzione del Parco nazionale del Gran Paradiso: l’idea di impegnarsi a non salire più la cima del Monveso di Forzo, tra la Val Soana e la Val di Cogne, e dichiararla sacra, lasciandola libera dalla presenza umana. Non calpestarne più la vetta. Una proposta che ha acceso un grande dibattito.
Non si tratta, per il comitato promotore, di interdire la salita con un divieto legale (come accade, ad esempio, dal 2019 in Australia a Uluru-Ayers Rock, la «grande pietra» sacra della mitologia aborigena), la proposta ha piuttosto un valore simbolico, un invito all’astensione dall’azione del salire, alla contemplazione dal basso che ci induca a non percepirci come gli artefici onnipotenti di un mondo nel quale tutto può essere soggetto alla nostra volontà di conquista e di dominio.
Camanni esplora dunque questa concezione del limite ponendo attenzione al territorio montano. Lì, infatti, risalta con maggiore forza la necessità di percorrere la via dello sviluppo sostenibile, «che definisco “terza via” – scrive Camanni – in alternativa alle due strade a fondo cieco che sono state percorse nella seconda metà del Novecento e non sembrano ancora del tutto archiviate: le Alpi dei condomini e le Alpi della retorica romantica».
Si tratta della proposta di una differente idea di turismo e di frequentazione dello spazio alpino, opposta a quella che crede, ad esempio, che la montagna, per svilupparsi, abbia bisogno di più piste da sci, con infrastrutture a quote sempre più alte, di strade anche in valloni isolati, e così via. È l’idea di un turismo (che sembra peraltro in crescita) incentrato sulla bassa velocità, su un escursionismo in cerca di luoghi selvaggi liberi il più possibile da tracce di presenza umana, sull’esplorazione della storia e della cultura dei territori.
Il mondo politico, in Italia perlomeno, continua a rimanere sordo al turismo sostenibile: «Basti un dato – si legge nel libro di Camanni -: alla fine del 2023 il ministero del Turismo ha assegnato 152 milioni di euro alla montagna, così suddivisi: 148 milioni al turismo della neve (impianti di risalita e innevamento artificiale) e 4 milioni all’ecoturismo per “minimizzare gli impatti sociali, economici e ambientali” del settore. Una mancetta».
La sapienza del limite
Lo sfondo su cui tutto questo si gioca è la questione ambientale, in relazione alla quale è stato coniato il termine «Antropocene», perché «a differenza del Pleistocene, dell’Olocene e di tutte le epoche precedenti – scrive Paul J. Crutzen in Benvenuti nell’antropocene!, Mondadori, 2005 -, essa è caratterizzata anzitutto dall’impatto dell’uomo sull’ambiente. La forza nuova, di cui un osservatore extraterrestre potrebbe distinguere l’azione, siamo noi, capaci di spostare più materia di quanto facciano i vulcani e il vento messi assieme, di far degradare interi continenti, di alterare il ciclo dell’acqua, dell’azoto e del carbonio e di produrre l’impennata più brusca e marcata della quantità di gas serra in atmosfera degli ultimi 15 milioni di anni».
Il modo di intendere il nostro rapporto con il resto dei viventi e della natura ha, lo si voglia o no, un peso centrale nella politica odierna, la dimensione ecologica peraltro non va considerata come un ambito a sé stante ma si intreccia strettamente a quella economica e sociale.
Dai rapporti del Club di Roma dei primi anni Settanta, al lentius profundius suavius (più lento, più profondo, più dolce) di Alexander Langer, sino alla Laudato si’ di papa Francesco, non poche sono le voci che possono aiutarci a riflettere sulla pratica del limite nell’interazione tra l’uomo che agisce, produce e consuma risorse e la cornice naturale entro la quale compie queste azioni.
La sapienza del limite ha radici antiche, cercare di ancorarci saldamente a queste radici può costituire la migliore base per l’edificazione di un futuro che, è lecito pensare, o sarà ecologico o non sarà.
Massimiliano Fortuna
Centro studi Sereno Regis
Piccola bibliografia
- Paul J. Crutzen, Benvenuti nell’antropocene!, Mondadori, Milano 2005, pp. 94, 12,00 €.
- Marco Albino Ferrari, Assalto alle Alpi, Einaudi, Torino 2023, pp. 144, 12,00 €.
- Amitav Ghosh, La montagna vivente, Neri Pozza, Vicenza 2023, pp. 64, 10,00 €.
- Alexander Langer, La scelta della convivenza, E/O, Roma 2022, pp. 136, 8,00 €.
- Donella Meadows, Dennis Meadows, Jorgen Randers, I nuovi limiti dello sviluppo, Mondadori, Milano 2022, pp. 400, 13,50 €.
- Papa Francesco, Laudato si’. Laudate Deum, Ancora, Milano 2023, pp. 264, 4,00 €.
- Marco Tedesco con Alberto Flores d’Arcais, Ghiaccio. Viaggio nel continente che scompare, Il Saggiatore, Milano 2019, pp. 159, 15,00 €.