Sommario MC agosto-settembre 2033

Tutti gli articoli e rubriche sono online dal mattino del 14 agosto. Buona lettura.


Editoriale

Perché partire? Perché restare?

All’alba del 3 ottobre del 2013 un’imbarcazione carica di migranti somali ed eritrei, già in vista dell’isola di Lampedusa, prende fuoco. Sul ponte ci sono centinaia di persone. Alcune si buttano in acqua, altre resistono. Saranno 155 i sopravvissuti, e 368 i morti. Si parla subito della «più grande tragedia dell’immigrazione», ma sarà presto superata da altre.

Nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, un altro barcone proveniente dalla Turchia, si incaglia non lontano da Steccato di Cutro (Calabria). L’impatto è violento e il mare forza 5 completa l’opera distruggendo il battello. Su di esso viaggiano 180 migranti di diversi paesi (Afghanistan, Pakistan, Siria, Tunisia, Palestina). Ottanta saranno i sopravvissuti. Tra le vittime, sono in aumento le donne e i minori.

È il 13 giugno 2023. Al largo di Pylos, Grecia, un peschereccio stipato di persone si ribalta. Sono circa 700. Ne vengono salvate 104. Nella parte interna dello scafo ci sono donne e bambini. In generale, chi paga di meno occupa i posti peggiori.

Dossier

L’isola bivalente. Islanda, miti e realtà

Viaggio nell’isola del nord Europa. Ma non è il paradiso

Piccola, sperduta, spopolata. I boschi sono scomparsi da secoli. I ghiacciai stanno sparendo rapidamente a causa dei cambiamenti climatici. L’energia a disposizione è tanta, ma i turisti sono forse troppi. E anche i casi di
depressione tra i suoi abitanti. L’Islanda è bella, ma non idilliaca come retorica racconta.

L’aria «si distingue per via di rarefazione e di condensazione nelle varie sostanze. E rarefacendosi diventa fuoco, condensandosi invece diviene vento, poi nuvola, e ancora più condensata, acqua, poi terra, e quindi pietra».

L’Islanda sarebbe stata la terra che il filosofo di Mileto, Anassimene (586-528 a.C.), da cui sono tratti questi versi, avrebbe probabilmente amato. I quattro elementi costituenti la materia da lui per primo teorizzati e che poi Empedocle (V secolo a.C.) avrebbe fissato in una concezione scientifica che avrebbe resistito fino al Medioevo, si scatenano da millenni nelle viscere di quest’isola per poi liberarsi sulla sua superficie plasmandone il territorio.

Articoli

Un rio rosso sangue. Il litio della Serbia

La multinazionale mineraria Rio Tinto ha una lunga storia di conflitti ambientali e sociali. Uno degli ultimi riguarda la valle del Jadar in Serbia, dove, insieme al governo, ma senza consultare le popolazioni locali, vuole estrarre litio per la «transizione energetica».

Qual è il filo che unisce un villaggio spagnolo dell’Andalusia latifondista di fine Ottocento, una caverna nello Juukan Gorge dell’Australia occidentale e il fiume Jadar in Serbia?

La multinazionale mineraria anglo australiana Rio Tinto. Una delle più grandi al mondo, con 150 anni di storia, tutti tristemente macchiati da conflitti e ripetute violazioni di diritti umani e ambientali.

I guatemaltechi al voto, ma senza convinzione
Democrazia in affanno

Il paese è andato al voto senza troppe speranze di cambiamento. Le possibili candidature innovative sono state bloccate da cavilli. La stampa è sempre più imbavagliata e il sistema di lotta alla corruzione è stato smantellato. I guatemaltechi sono in fuga da miseria e violenza verso gli Stati Uniti. Eppure, dal primo turno elettorale, è arrivata una sorpresa.

Reportage dal «nuovo» Vietnam
Nemici ieri, partner oggi

Le tensioni tra Washington e Pechino spingono i paesi asiatici a schierarsi. In Vietnam i segni della guerra con gli Usa, conclusa nel 1975, sono talvolta ancora visibili, ma i rapporti con la Cina non sono mai stati distesi. E anche il principale fornitore di armi, la Russia, sta dando forfait. Così Hanoi guarda sempre più oltre il Pacifico.

Il racconto della rielezione di Erdoğan
Nelle mani del sultano

Foto Angelo Calianno.

Lo scorso maggio si sono chiuse le elezioni presidenziali. Da vent’anni al potere, Recep Tayyip Erdoğan ha vinto ancora. Le speranze di molti, soprattutto giovani e intellettuali, di vedere il tramonto del sultano si sono infrante. Tra crisi economica, politica estera ondivaga, islamizzazione e restrizioni delle libertà individuali, il futuro del paese rimane molto incerto.

Storie ed esperienze di Epidermolisi bollosa
In volo con Camilla

Un po’ per caso, un’insegnante scrittrice s’imbatte in una storia su una malattia rara. Con grande sensibilità ne scrive un romanzo. Un’associazione di genitori di piccoli malati lo legge e lo fa suo. Invita l’autrice a un incontro nazionale, cambiando per sempre la sua vita.

A fine dicembre 2022 ho pubblicato un libro dal titolo «La farfalla nella bolla di sapone». L’idea di questo romanzo breve è nata quasi per caso meno di un anno fa, pensando a tanti bambini e bambine che soffrono di qualche malattia, e alle loro famiglie che ogni giorno con costanza e amore combattono affinché possano vivere una vita normale e soprattutto possano guarire.

Quella che ho raccontato è la storia di Matilde, una bimba dalla pelle fragile come le ali di una farfalla. Matilde rappresenta simbolicamente tutti i bimbi colpiti dall’epidermolisi bollosa (Eb), che vengono appunto chiamati «Bambini farfalla».

Missione Reu
Operatori di perdono

Nata in Colombia venti anni fa, in un contesto di guerra civile, la scuola di perdono e riconciliazione «Espere» oggi è diffusa in 20 paesi nel mondo. Anche in Portogallo, grazie a padre Albino Brás che l’ha sperimentata nei suoi anni di favela a Rio de Janeiro.

In un tempo di conflitti a ogni livello, il perdono e la riconciliazione sono una strada di evangelizzazione.

I conflitti e la violenza sono all’ordine del giorno nella favela della parrocchia Nossa Senhora da Consolata a Rio de Janeiro. Per questo nel 2003, dopo sei anni di presenza sul territorio, padre Albino Brás decide di partecipare a un corso di «Espere» (Escuelas de perdón y reconciliación), la scuola di perdono e riconciliazione fondata in Colombia e poi diffusa in diversi paesi nel mondo dal confratello padre Leonel Narváez Gómez.

La voce delle donne dei «bateyes» dominicani
Ribaltare la prospettiva

Esiste un luogo, nei Caraibi, dove il tempo sembra essersi fermato. Nelle piantagioni di canna da zucchero lavorano gli haitiani, quasi in schiavitù. In questa società le donne hanno un ruolo centrale. Ma spesso non è tenuto in conto, perché non lavorano nel campo. Un giovane antropologo ci porta a incontrarle.

«Non so cosa sia l’amore – afferma Nora -. Non mi sono mai innamorata in vita mia. Ogni volta che poteva capitare mi fermavo a pensare e mi dicevo: non posso innamorarmi, perché chi mi aiuterà? Chi si farà carico di me? Nella mia vita ho sempre avuto paura di fallire e ho sempre pensato ai miei figli».

«Il futuro? – si domanda Anabel – Non saprei… Penso solo a come vivere oggi, a come crescere i miei figli, perché è già molto duro il presente e non ho tempo per pensare al futuro. E poi quello che vogliamo noi non conta: puoi desiderare una bella vita, una casa grande con un giardino e tante belle cose, ma sono solo sogni e i sogni ci rovinano la vita, te la rendono amara, perché non si avverano mai». Nora e Anabel sono due delle donne che hanno «scritto» insieme a Raúl Zecca Castel, il libro «Mujeres. Frammenti di vita dal cuore dei Caraibi».

Da schiavo a primo missionario della Consolata africano: Marzuk, il beniamino

Il 13 maggio 1903, arrivando al porto di Mombasa, Kenya, la terza spedizione dei Missionari della Consolata e la prima delle Vincenzine del Cottolengo ricevono un dono speciale: Selmi, Angior e Marzuk, tre piccoli schiavi
appena liberati. Qui la storia del più piccolo.

La foto del bimbo in mezzo ai cavoli (a destra), non si sa bene se scattata per evidenziare quanto sia piccolo lui o quanto siano grandi i cavoli, pur apparsa più volte su questa rivista, mantiene sempre la sua innegabile simpatia. E come ogni foto di oltre cento anni fa, porta in sé una storia.

Il bambino dei cavoli, presto battezzato Giacomino in onore del canonico Giacomo Camisassa, aiutante e amico del beato Giuseppe Allamano, si chiama Marzuk (che significa il beniamino) e ha più o meno quattro anni quando schiavisti somali provenienti dal Benadir (zona della Somalia vicino a Mogadiscio, allora colonia italiana) lo rapiscono dal suo villaggio nel sud dell’Etiopia per venderlo nella penisola arabica. Con lui sul dhow (la grande barca a vela tipica di quei mari) ci sono altri due bambini un po’ più grandicelli, Selmi e Angior, e diverse ragazze.

Rubriche

Camminatori di Speranza

Samuele, modello del «chiamato»

In qualsiasi percorso vocazionale e in tutte le proposte pastorali e catechetiche per ragazzi e giovani prima o poi si deve per forza incontrare la storia del ragazzo Samuele, esempio di disponibilità ad ascoltare la chiamata di Dio anche senza comprenderla appieno.

L’episodio della chiamata divina nel cuore della notte, rivolta a un ragazzo che non la capisce, e tuttavia dice sì sulla fiducia, è senz’altro impressionante, ed è giustamente apprezzato e utilizzato. Tuttavia è l’intera vita di Samuele che si muove sulla linea della fiducia, dell’ascolto, della disponibilità serena a rimettersi in discussione per continuare a essere un tramite autentico e trasparente dell’intenzione divina.

Noi e voi: dialogo lettori e missionari

  • Tanti pregano per voi
  • Perplessità
  • Voglia di volontariato
  • Contributi
  • Impantanato nel guado
    Carissimi, vorrei condividere con voi una piccola parte delle memorie di missionari che ho incontrato ad Alpignano, nella loro casa di riposo.

E la chiamano economia

Non tutti i debitori sono eguali

Foto F1Digitals – Pixabay.

Tutti i paesi sono indebitati. Al Nord come al Sud del mondo. Eppure, le conseguenze del debito sono molto diverse. Per pagare i creditori i paesi poveri non forniscono ai propri cittadini neppure i servizi minimi di salute e istruzione.  Oppure, semplicemente, falliscono. Come sta accadendo.

Tutti i governi del mondo sono indebitati, quelli ricchi più di quelli poveri, ma i primi se ne preoccupano di meno perché sono capaci di farcela meglio. Secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), a fine 2021, il debito pubblico complessivo ammontava a 90mila miliardi di dollari. Una somma enorme, che non dovrebbe far dormire la notte se pensiamo che tocca a noi cittadini restituirla. Eppure, impallidisce se la mettiamo a confronto con l’intero debito che grava sul mondo. Questo perché, oltre agli stati, anche le famiglie e le imprese hanno i loro debiti che, messi assieme a quelli pubblici, a fine 2021 ammontavano a 235mila miliardi di dollari. Di questi quelli riconducibili ai governi rappresentano solo il 38%.

Coopera

Mozambico e Angola: due paesi, uno stile

Raccogliamo in questo articolo le chiacchierate con padre Sisto Elias, superiore della regione Mozambico, e padre Fredy Gomez, responsabile del gruppo di missionari in Angola, che restituiscono un’immagine di un modo di fare missione basato soprattutto sulla collaborazione con le comunità locali.

Allamano

«I laici poi non mancheranno…»

Siamo nel 1891, dieci anni precisi prima della fondazione dell’Istituto missioni Consolata, Giuseppe Allamano, sebbene impegnato in Torino come rettore del Santuario della Consolata e nel Convitto ecclesiastico, pensa, prega e si consulta per capire se la fondazione di un istituto esclusivamente missionario in Piemonte sia nella volontà di Dio e nei disegni della Chiesa. Scrive a questo riguardo al padre Carlo Mancini, religioso lazzarista residente a Roma, perché esplori presso la congregazione di Propaganda fide la possibilità e l’opportunità di questa nuova avventura missionaria. Nella lettera così si esprime: «Anche oggi ho un certo numero di sacerdoti (i laici poi non mancheranno) che mi stanno ora giornalmente attorno sollecitandomi di metter mano a quest’opera».

Librarsi

La via di Capitini

È il filosofo che ha portato la teoria e la prassi della nonviolenza gandhiana in Italia. È stato, tra le altre cose, fondatore del Movimento nonviolento e ideatore della marcia Perugia-Assisi. Una serie di volumi ne
ripropongono il pensiero.

Aldo Capitini (Perugia 1899 – 1968) è il grande maestro della nonviolenza del Novecento italiano. È suo il contributo determinante per l’introduzione nel nostro paese del pensiero e della prassi nonviolenta secondo la lezione gandhiana.

La sua figura, rimasta marginale per decenni nella cultura italiana, nell’ultimo trentennio ha conosciuto un rinnovato interesse da parte di un certo numero di studiosi.

Tra questi, Mario Martini occupa un posto di indiscussa centralità. Egli, infatti, allo studio del pensiero di Capitini ha affiancato una vasta attività divulgativa tesa, da un lato, a farlo conoscere tramite incontri pubblici e, dall’altro, a promuovere nuove edizioni dei suoi scritti.

 




La missione sfida i missionari


Dal 22 maggio al 20 giugno 2023 quaranta rappresentanti eletti dei Missionari della Consolata sono stati riuniti a Roma nel XIV capitolo generale dell’istituto, un evento che avviene ogni sei anni. Il suo risultato più immediato è l’elezione del nuovo superiore generale e del suo consiglio, ma il frutto più sostanziale sono le scelte che vengono fatte, a partire dal carisma originale dell’istituto, per dare una risposta creativa alle sfide che il mondo contemporaneo pone all’evangelizzazione.

Mentre mi leggete il capitolo è già terminato, ma ho scritto queste righe quando stava per cominciare e, quindi, posso solo provare a condividere con voi alcuni degli elementi che hanno stimolato la riflessione e la ricerca dei capitolari prima di riunirsi.

Il punto di partenza è stato una constatazione: stiamo tutti vivendo un tempo della nostra storia che chiede nuove attenzioni e nuove risposte.

Ad esempio, il mondo occidentale non è più cristiano, la famiglia tradizionale è in crisi e in alcuni paesi come il nostro si registra un declino demografico.

Esiste poi, nell’Occidente, un’ostilità neanche troppo nascosta contro la Chiesa e la religione cristiana, con attacchi che vanno dalla denigrazione alle notizie inventate o enfatizzate, dalle battute apparentemente spiritose agli insulti, strumentalizzando proverbi stantii come: «Quando nasci alimenti il prete, quando vai a nozze inviti il prete, quando muori il prete gode», o luoghi comuni di stampo anticlericale ottocentesco.

Il futuro della Chiesa e dell’evangelizzazione è una sfida a tutto campo per la quale non servono risposte preconfezionate e che obbliga a guardare avanti con creatività, lungimiranza, tanta fede e umiltà. È un tempo che richiede un profondo discernimento per andare al cuore dei problemi e capire quello che davvero Dio vuole. Non è l’ora del fare, ma dell’ascolto, per una vera conversione.

Sono quattro le aree dell’ascolto: la Parola di Dio, per andare alle radici della vocazione missionaria e del suo stile; il carisma trasmessoci dal nostro fondatore, il beato Allamano; la realtà viva, sofferta e sfidante del mondo di oggi; l’Istituto stesso, fatto di persone concrete con le loro potenzialità ma anche le loro fragilità.

Oggi i Missionari della Consolata sono ben coscienti di non essere più un corpo monolitico come erano fino agli anni Settanta. Gli italiani sono ormai una minoranza, più anziani che giovani. Il cuore della forza missionaria oggi viene dall’Africa: uno scenario bellissimo che vede protagoniste delle Chiese giovani, aperte e generose, pur nella loro povertà, però anche pieno di incognite e nuovi problemi.

Il capitolo si è, quindi, messo in ascolto del nostro mondo con un’attenzione speciale ai poveri, ai popoli indigeni, agli sfruttati, ai marginali della storia, alle periferie e a quelle aree, soprattutto in Asia, mai raggiunte dal Vangelo. I capitolari hanno anche fatte proprie le sfide della comunicazione, della cura del creato, della promozione della pace, delle migrazioni. C’è poi una situazione nuova, che richiede risposte nuove: quella dell’Europa che tradizionalmente mandava missionari, ma oggi li richiede con urgenza.

Dall’ascolto viene poi la conversione per vivere le dimensioni più autentiche dell’identità dei Missionari della Consolata: «Prima santi, e poi missionari», diceva il beato Allamano, affinché ogni missionario diventi testimone e costruttore di gioia, libertà, fraternità, pace e giustizia là dove la Madonna Consolata ha voluto mandarlo.

Una delle caratteristiche dei Missionari della Consolata, fin dalle origini, è stata proprio quella di ascoltare le realtà che man mano andavano a incontrare, mettendo al centro del loro interesse la persona, ogni persona, con una predilezione per i poveri, i lontani, gli emarginati, quelli che la società considera di meno. Come ha fatto Gesù, il primo vero missionario del Padre.

Non abbiamo ancora in mano i documenti finali del capitolo. Non ci aspettiamo proposte spettacolari. La missione più vera si realizza di solito nel silenzio e nell’umiltà, in un dono di vita concretizzato in piccole cose fatte con amore in un quotidiano lontano dal clamore.

Che davvero ogni missionario possa essere strumento di consolazione nelle mani di Dio.

Gigi Anataloni

I due capitoli – IMC e MdC – con il cardinal Parolin


XIV Capitolo generale dei Missionari della Consolata

MESSAGGIO FINALE

Gratitudine, passione e speranza

Trentatre giorni vissuti insieme, un corpo solo! Missionari giunti dai diversi luoghi della Missione, impegnati a conoscersi, attraverso il racconto personale proprio e dei tanti che hanno rappresentato, attraverso la condivisione dei cammini belli e dei percorsi che ancora sfidano a camminare per andare “oltre”. La diversità delle provenienze ha, però, lasciato presto spazio a quella capacità di riconoscersi, tutti, Missionari della Consolata.

Sì, è stato facile riconoscersi e dirsi che siamo fratelli oltre ogni differenza: fratelli nell’ispiratrice, la nostra madre Consolata; fratelli nell’ispirato, il nostro padre e fondatore, Beato Giuseppe Allamano; fratelli nell’ispirazione, quel carisma ad gentes, novità che non tramonta.

Il Capitolo, infatti, ha voluto confermare ancora una volta la scelta della missione ad gentes, nella sua specificità e nella molteplice fantasia dell’amore che si dona.

Ad gentes che in questi giorni abbiamo accolto con commozione dalle parole e testimonianza di chi, tra le lacrime, ci raccontava della sua gente in Venezuela che non ha di che mangiare o di chi nel Congo, in Mozambico e in Ucraina continua a morire e a subire violenza a causa di guerre di cui non si vede mai la fine. Di chi, come profugo, arriva in Marocco stanco, ferito e sfinito dopo un lungo cammino. E, come queste, tante altre sofferenze tra le quali siamo presenti essendo chiamati a fermarci per ascoltare, per sederci accanto, per servire con semplicità ed essere presenza che annuncia Gesù con gesti di vita, con l’ascolto e la parola.

Più volte ci siamo detti che dobbiamo anche “prenderci cura” di ogni missionario in tutto l’arco della sua vita con un progetto di formazione continua. Occorre aiutare ognuno a camminare verso la sua pienezza di vita e di donazione, partendo da una relazione viva con Cristo, per “essere” prima che “per fare”, dove santità e missione si fondono ed esprimono la nostra identità e carisma.

Con gratitudine abbiamo volto lo sguardo al passato della nostra vita e della nostra storia scritta con la dedicazione ed il sacrificio di tanti nostri confratelli e di quelli che oggi continuano ed essere per noi di stimolo ed esempio “completando nella loro carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).

Con voi, guardiamo al presente con passione e con quella gioia nella quale il Papa ci ha chiesto di camminare, in comunità chiamate ad essere in uscita e in mezzo alla gente con la forza del nostro carisma e la ricchezza delle nostre culture e in comunione con le Missionarie della Consolata ed i Laici.

Guardiamo, inoltre, al futuro con speranza al vedere ancora tanti giovani che vogliono dare la loro vita per l’annuncio del vangelo e tanti altri dei quali vogliamo prenderci cura nel servizio pastorale e di animazione missionaria e vocazionale.

La Solennità della nascita di S. Giovanni Battista, il precursore, è occasione propizia a conclusione di questo nostro XIV Capitolo Generale. Con lui e come lui sappiamo accogliere il Vangelo perché desiderosi di giustizia e di libertà. Con lui e come lui non ci poniamo come l’esempio perfetto da seguire, ma rimaniamo aperti al futuro, indicandolo, Gesù Cristo.

I capitolari
Roma, 24 giugno 2023

 

 

 

 

 

 




Sommario rivista luglio 2023

La rivista è online dal 10 luglio.


Editoriale

La missione sfida i missionari

Dal 22 maggio al 20 giugno 2023 quaranta rappresentanti eletti dei Missionari della Consolata sono stati riuniti a Roma nel XIV capitolo generale dell’istituto, un evento che avviene ogni sei anni. Il suo risultato più immediato è l’elezione del nuovo superiore generale e del suo consiglio, ma il frutto più sostanziale sono le scelte che vengono fatte, a partire dal carisma originale dell’istituto, per dare una risposta creativa alle sfide che il mondo contemporaneo pone all’evangelizzazione.

Mentre mi leggete il capitolo è già terminato, ma ho scritto queste righe quando stava per cominciare e, quindi, posso solo provare a condividere con voi alcuni degli elementi che hanno stimolato la riflessione e la ricerca dei capitolari prima di riunirsi.

Il punto di partenza è stato una constatazione: stiamo tutti vivendo un tempo della nostra storia che chiede nuove attenzioni e nuove risposte.


Dossier

Riflessioni sulla Guerra a vent’anni dall’invasione dell’Iraq

Menzogne, attori e comparse delle «nostre» guerre tutto sarà dimenticato?

(Photo by Jewel SAMAD / AFP)

Sono passati vent’anni dall’invasione degli alleati in Iraq. Una guerra giustificata con una menzogna, e alla quale si opposero milioni di pacifisti in tutto il mondo. Ma a nulla valse. Meccanismi che si sono ripetuti in molte guerre volute dall’Occidente. Mentre i paesi che cercavano una soluzione negoziale (spesso possibile), venivano messi all’angolo.

Venti anni fa, nel mese della guerra, l’offensiva anglo-statunitense «Iraqi Freedom» contro l’Iraq iniziava con una campagna di bombardamenti aerei. Malgrado tutto. Malgrado l’inedito rifiuto popolare espresso nelle piazze e nelle strade di tutto il mondo (il New York Times parlò di «seconda superpotenza mondiale», a indicare la prima manifestazione planetaria contro un conflitto). Malgrado l’opposizione di importanti paesi anche in Occidente e nel mondo arabo. Malgrado, infine, l’evidente falsità del pretesto bellico: il possesso di armi di distruzione di massa da parte del regime iracheno. Eppure, il Paese fu bombardato, invaso, occupato. E nessun capo politico militare fu in seguito punito per questo. Meccanismi molto simili (senza però la presenza di milioni di pacifisti nelle strade) si sono verificati nelle altre guerre mosse dall’Occidente e alleati a partire dal 1991. Per un totale (vedi scheda a pag. 41) di 6 milioni di morti. Più la distruzione dei paesi nel mirino, gli spostamenti di popolazioni, il dilagare del terrorismo.


Articoli

Tra gli indigeni del Venezuela. Nove anni con i Warao

Foto Wysocki Pawel – Hemis.fr – AFP.

Juan Carlos Greco, missionario argentino, ha lavorato lungamente tra i Warao, popolo indigeno del Delta Amacuro, in Venezuela. Da qualche mese opera a Boa Vista, Roraima, dove molti indigeni sono immigrati, spinti dalla necessità e per iniziare (o provare a iniziare) una nuova esistenza. In queste pagine, padre Juan Carlos Greco ricorda gli anni trascorsi nelle loro terre.

Da quest’anno sono a Boa Vista, nello stato brasiliano di Roraima. Nei precedenti nove anni ho vissuto tra i Warao del Venezuela, quasi sempre nel loro habitat tradizionale: i canali del rio Orinoco, nello stato del Delta Amacuro. Oggi,  i Warao si possono incontrare in paesi inaspettati – da Cuba a Trinidad e Tobago -, luoghi spesso raggiunti dopo viaggi avventurosi.

Gli anni trascorsi in mezzo a loro mi hanno lasciato un piacevole ricordo e molteplici insegnamenti che sarebbero sufficienti per scrivere un libro. In queste pagine, però, mi limiterò a evidenziare alcuni pensieri e sentimenti legati a quelle che io chiamo «le tre “o”» dei Warao: oralidad, oyentes y orgullo, che, in italiano, diventano «oralità, ascoltatori e orgoglio».

Julius Robert Oppenheimer. Anche i fisici hanno conosciuto il peccato

Foto Atomic Heritage Foundation.

Direttore del «Progetto Manhattan», fu uno dei padri della bomba atomica.  Mente geniale e controversa, cercò nei testi sanscriti della «Bhagavad Gita» risposte ai suoi interrogativi etici. Tuttavia, il fisico statunitense tenne sempre separato il ruolo dello scienziato da quello del politico che della bomba decide l’utilizzo.

G ià prima della sua uscita (21 luglio 2023), il film Oppenheimer del regista inglese Christopher Nolan ha incuriosito non soltanto il mondo dello spettacolo ma anche quello della scienza. Descrivere una figura così problematica e discussa come il fisico statunitense di origini ebree non è facile, specialmente quando si deve condensare la sua vita in poco più di due ore.

Ciad. Viaggio nel paese cerniera tra Nord e Sud Sahara. L’ultimo dei saheliani

La sua posizione geografica e un territorio in gran parte desertico ne fanno un paese tra i più poveri del mondo. I gruppi armati e l’instabilità politica degli ultimi anni hanno aggravato la situazione. La crisi climatica fa aumentare la fame e i conflitti intercomunitari. Se la capitale resiste, l’interno del paese è abbandonato a se stesso.

La stagione delle piogge è alle porte. O almeno dovrebbe. In Ciad, come in gran parte dell’Africa, non ci sono più le stagioni di una volta. E non è una banale frase fatta. I cambiamenti climatici, in regioni fragili come quella del Sahel e in paesi aridi come il Ciad, dove ogni goccia d’acqua è preziosissima, hanno stravolto tutto: piove molto meno o piove troppo violentemente; non piove quando dovrebbe o si scatenano diluvi che devastano campi e allagano villaggi.

A colloquio con Alessandra Colarizzi. Cina: esempio per l’Africa?

(Photo by CAAS Institute of Crop Sciences / XINHUA / Xinhua via AFP)

La Cina ha lanciato nel 2013 la Nuova via della seta, un progetto di cooperazione economica a livello planetario. E l’Africa è un continente chiave. Sia perché ha grandi riserve di materie prime, sia perché, con la sua popolazione giovane, è un mercato in espansione e la futura fabbrica del mondo. La strategia dell’impero di mezzo sta cambiando. E un libro ci rivela come.

Bielorussia, minori militarizzati. A scuola di guerra

Il presidente Lukashenko militarizza il paese sotto la pressione di Putin. E anche i bambini vengono addestrati alla guerra. L’esercito promuove giornate e settimane residenziali per insegnare a obbedire, marciare, sparare. Con l’esca di offrire ai minori in condizioni di povertà cibo, luoghi caldi, una prospettiva di futuro.

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha attaccato l’Ucraina anche dal territorio bielorusso.
Minsk non è entrata formalmente in guerra, ma il suo presidente Alexander Lukashenko, al comando del Paese dal 1994, ha sostenuto pubblicamente l’aggressione del suo alleato.

Padre Mino Vaccari, quando l’amore mantiene giovani. Una lezione di vita

Rumuruti, Kenya. La stanza è piccola. Ci sta una branda e poco altro: tanti libri, letti e riletti. È il regno di padre Mino Francesco Vaccari, testimone dell’essenzialità della vita e dello spirito di servizio ai poveri. Accanto, c’è il piccolo studio: una scrivania, altri libri e alcune foto di scene di vita africana.

Padre Vaccari è missionario della Consolata, novanta e più anni portati bene, oltre sessanta dei quali trascorsi ininterrottamente in Kenya. I suoi racconti, attraverso un linguaggio fluido con un simpatico intervallare emiliano di tanti «capissi», lasciano un segno di memorie profonde. Umanissime.


Rubriche

Noi e voi

  • «Grande cuore» è andata in Cielo, omaggio a «Ltau sapuk», la mamma dal cuore grande. Mirella Menin.
  • Creazione da reinterpretare? Domanda per capire meglio la Bibbia.
  • Assalto all’occidente? Una lettera rivelatrice di una mentalità che pensavamo scomparsa, ma invece ancora troppo presente.

E la chiamano economia

Le banche e la lezione dimenticata

Non si è verificato un crollo come quello del 2008, ma la paura c’è stata. Oggi come allora, il terremoto è partito dal fallimento di alcune banche Usa, arrivando fino al cuore della «mitica» Svizzera. Ed è facile prevedere che non sarà  l’ultima volta, a meno che…

Nel marzo 2023, il sistema bancario è tornato a fare parlare di sé mettendo tutti in fibrillazione. Il pensiero è andato immediatamente alla crisi che, nel 2008, fu causata dallo stesso comparto e che rapidamente si propagò al mondo intero. Come allora, anche questa volta lo scossone è partito dagli Stati Uniti e, di nuovo, è stato generato da errori bancari amplificati dalle logiche di mercato e dalle speculazioni finanziarie.

Camminatori di speranza

Rut. Amore contro ogni convenzione

Nel turbinio di dibattiti mondani di questo anno, c’è chi ha fatto notare che il legame tra Camilla Parker Bowles e Carl Windsor (anche noto come Carlo III re del Regno Unito) avrebbe avuto tutte le caratteristiche per piacere all’industria cinematografica e alla nostra cultura romantica, eccetto una: i due innamorati, infatti, che sono legati da affinità sportive e intellettuali, ma osteggiati dalle famiglie perché lui nobile e lei no, e che, costretti a matrimoni «convenienti», non si perdono mai di vista finché un giorno finalmente coronano il loro sogno d’amore, diventando addirittura sovrani, non sono belli.

Nostra Madre Terra

I prodotti contenenti Pfas, gli inquinanti eterni

Impermeabili, resistenti, antiaderenti. È un dato di fatto che siamo circondati da prodotti d’uso quotidiano contenenti Pfas. Si tratta di sostanze chimiche che apportano ai materiali caratteristiche uniche: impermeabilità, resistenza, antiaderenza. Con una sola controindicazione: sono pericolose.

Ovunque e per sempre. Questi avverbi descrivono due delle caratteristiche principali di un nutrito gruppo di inquinanti chimici, i Pfas (acronimo per PerFluoroAlkyl substances), o sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, che sono ormai ovunque nell’ambiente, nonché nel nostro sangue e nei nostri tessuti, oltre che in quelli degli altri esseri viventi.

In meno di un secolo i Pfas ci sono sfuggiti di mano e oggi sono diffusi dappertutto.

Cooperando

MCO. Il bilancio sociale, per conoscersi meglio

Lo scorso mese Missioni Consolata Onlus ha pubblicato il bilancio sociale 2022. Anche quest’anno, redigerlo è stata un’occasione per conoscere e far conoscere meglio il nostro lavoro, per migliorare la comunicazione interna e per soffermarsi su alcuni progetti significativi.

Il 2022 è stato un anno positivo per Missioni Consolata Onlus, che ha registrato un aumento di donazioni ricevute intorno al 6%. Lo si può leggere nel bilancio sociale 2022, pubblicato sul sito di Mco a fine giugno.

Amico.

Opere tutte

Foto di Anaya Katlego su Unsplash

Come mai quegli uomini non bruciano? Gettati nella fornace ardente, le fiamme non li consumano. E cantano.
Cerco di comprendere le parole che pronunciano: benedicono il loro Dio. E domandano a ogni cosa, ogni essere, ogni uomo, di fare altrettanto: «Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli» (Dn 3, 57).

Come possono esaltare un qualsiasi dio le acque, i cieli, le stelle, il sole, i venti, il freddo e il caldo, la luce e le tenebre, i monti e le colline? E le creature che germinano sulla terra, i mostri marini, gli uccelli dell’aria, gli animali tutti, selvaggi e domestici?

Certo, i figli dell’uomo sì, potrebbero lodare il loro Dio.

Librarsi film

Mondi perduti

Non sono molti i film che raccontano il rapporto tra gli esseri umani e la natura mostrando i mondi che stiamo perdendo, la vita che stiamo devastando. Ecco quattro titoli che portano in Bolivia, Perù, Bhutan, Giappone, e scuotono profondamente.

C’è un film che dice tutto. Forse «tutto» è esagerato, però dice tante cose, a chi le sa ascoltare. Parla del Sud del Mondo, della povertà, del cambiamento climatico, della progressiva urbanizzazione delle società, della perdita del contatto con gli altri esseri viventi.

Si intitola Utama. Le terre dimenticate. È un film di Alejandro Loayza Grisi, prodotto nel 2022 tra Bolivia, Uruguay e Francia.




Fare bene il bene (facendo informazione)


È per me un grande onore, ma anche una grande responsabilità, assumere il ruolo di direttore editoriale della rivista Missioni Consolata. Una pubblicazione che ha 125 anni di vita e ha avuto 12 direttori a cominciare dal canonico Giacomo Camisassa. Se, da un lato, il beato Allamano diceva ai suoi missionari «Fate bene il bene, senza fare rumore», ovvero fatelo, ma senza vantarvi o farvi pubblicità, dall’altro, fin da subito, aveva intuito l’importanza della comunicazione e dell’informazione, fondando la rivista «La Consolata», già nel 1899. Questa, da periodico che raccontava le attività del santuario di Torino, è diventata il mezzo per far conoscere le missioni, non appena i primi quattro missionari sono partiti nel maggio del 1902.

Mondi lontani, culture diverse, avventure e incontri molto particolari, sono diventati il principale contenuto che la rivista portava nelle case delle famiglie italiane di oltre cento anni fa. E iniziava così a fare, con il linguaggio e lo stile del tempo, informazione missionaria. Nel 1928 la testata ha dato vita a «Missioni Consolata» che ha affiancato «La Consolata».

Oggi, in un mondo che non sta andando bene, dove la guerra, la contrapposizione e il commercio delle armi sembrano dominare rispetto al dialogo, ai diritti e al benessere di tutti; dove la sopravvivenza stessa del pianeta è messa a rischio dalla peggiore crisi climatica mai vista, sotto lo sguardo disinteressato e cieco di chi governa; Missioni Consolata continua a raccogliere e raccontare in modo approfondito le storie che non hanno spazio su quotidiani, radio, web e Tv. Storie di persone, comunità, popoli, luoghi che hanno una grande importanza, anche se trascurate, e che solo una pubblicazione «alternativa» come la nostra, riesce a diffondere. Vicende talvolta positive e di speranza che, comunque, esistono.

Personalmente, mi prefiggo di continuare nel solco dei 12 direttori che mi hanno preceduto e, allo stesso tempo, di aprire lo sguardo a mezzi di comunicazione diversificati, per assicurare che le storie e il messaggio di MC viaggino sempre più lontano e raggiungano più persone possibile. In un cambiamento di epoca, anche una pubblicazione come la nostra deve attrezzarsi.

Il che significa portare MC a essere più presente nel mondo digitale, con un linguaggio adeguato, per riempire spazi di informazione con i nostri temi e i nostri valori. Senza abbandonare il supporto di carta.

Missioni Consolata è una rivista missionaria, e crediamo che continui ad avere un ruolo importante nella nostra società, forse ancora di più che 100 anni fa.

Pure essendo nato a Torino, ho conosciuto i missionari della Consolata in Brasile, nel 1992, durante un lungo viaggio «on the road» in Sudamerica. Esperienza che mi ha stimolato nella scrittura del mio primo articolo, pubblicato su MC nel febbraio dell’anno successivo. È stato l’inizio di un percorso. Sono così diventato collaboratore esterno di questa rivista.

Dal 1997 ho lavorato come volontario e cooperante prima ad Haiti, poi in Burundi e in Burkina Faso. Ad Haiti, in particolare, ero il responsabile della sezione fotografica del giornale in lingua creola «Libète», occupandomi di cronaca, ma anche della camera oscura, dell’archiviazione e della formazione di un giovane fotografo haitiano. Nel maggio 2006, rientrato dall’Africa, ho avuto la possibilità di integrare l’équipe di redazione di MC.

Nel cominciare questa nuova avventura, il mio pensiero va con gratitudine ai missionari che mi hanno preceduto. Francesco Bernardi, che ha pubblicato il mio primo articolo; Benedetto Bellesi, il mio primo direttore in MC; Ugo Pozzoli, sempre aperto e accogliente, e Gigi Anataloni, che ci ha guidati negli ultimi 12 anni e che continua come direttore responsabile della pubblicazione oltre che ad assumere l’incarico di direttore dell’archivio fotografico e video dell’istituto. Da ognuno ho imparato qualcosa. Sono riconoscente, inoltre, a padre Gottardo Pasqualetti, che mi chiamò, sotto indicazioni di Bernardi, a lavorare in redazione nel 2006.

Come équipe di redazione, rinnoviamo il nostro impegno di servizio alle lettrici e ai lettori di MC, per fornire loro un’informazione corretta, precisa, ricercata e approfondita. È verso di loro la nostra responsabilità più grande.

Marco Bello,
direttore editoriale




Sommario rivista di Giugno 2023

La rivista di giugno è online dal 12 giugno


Editoriale

Fare bene il bene (facendo informazione)

È per me un grande onore, ma anche una grande responsabilità, assumere il ruolo di direttore editoriale della rivista Missioni Consolata. Una pubblicazione che ha 125 anni di vita e ha avuto 12 direttori a cominciare dal canonico Giacomo Camisassa. Se, da un lato, il beato Allamano diceva ai suoi missionari «Fate bene il bene, senza fare rumore», ovvero fatelo, ma senza vantarvi o farvi pubblicità, dall’altro, fin da subito, aveva intuito l’importanza della comunicazione e dell’informazione, fondando la rivista «La Consolata», già nel 1899. Questa, da periodico che raccontava le attività del santuario di Torino, è diventata il mezzo per far conoscere le missioni, non appena i primi quattro missionari sono partiti nel maggio del 1902. […]

Personalmente, mi prefiggo di continuare nel solco dei 12 direttori che mi hanno preceduto e, allo stesso tempo, di aprire lo sguardo a mezzi di comunicazione diversificati, per assicurare che le storie e il messaggio di MC viaggino sempre più lontano e raggiungano più persone possibile. In un cambiamento di epoca, anche una pubblicazione come la nostra deve attrezzarsi.

Dossier

La grande Avventura. 110 anni di storia della Consolata in Etiopia

La Consolata in Etiopia: 1913, atto primo: I commercianti della Provvidenza

L’Etiopia è un sogno di Giuseppe Allamano, che fin dagli inizi, vede nel cardinal Massaia un’ispirazione. Ma le difficoltà sono tante, e i suoi primi missionari partono per il Kenya nel 1902. Dieci anni dopo ci riprova, e la sua tenacia, unita alla scelta delle persone giuste, porta all’apertura di alcune missioni in un territorio ostile. Inizia così una storia appassionante che sarà influenzata dai futuri eventi mondiali.

Fino dalla fondazione dell’Istituto Missioni Consolata il beato Giuseppe Allamano pensa di mandare i suoi in Etiopia, a continuare l’opera del cardinale Guglielmo Massaia (1809-1889), che è stato missionario cappuccino nella regione dei Galla (sud ovest). Le difficoltà a entrare in quel Paese, però, fanno sì che i primi quattro partano per il Kenya nel 1902.

Ma il sogno dell’Etiopia resta vivo, così, dieci anni dopo, il fondatore inizia una intensa opera diplomatica, aiutato da Giacomo Camisassa e da monsignor Filippo Perlo (responsabile del gruppo in Kenya), che porta alla creazione della prefettura del Kaffa il 28 gennaio 1913 (area etiopica nel sud ovest) da parte di Propaganda Fide (l’organo della Curia romana preposto alle missioni). La nuova prefettura confina a sud con il Kenya, dove la Consolata è presente. A guidarla è scelto padre Gaudenzio Barlassina, da dieci anni missionario, proprio in quel Paese.

Articoli

I cittadini cubani e l’arte di sopravvivere
Fare a pugni con la quotidianità

Foto Valentina Tamborra.

Non è mai stata facile la vita nell’isola caraibica. Oggi la profonda crisi economica (con l’immancabile embargo) l’ha resa ancora più dura. E le soluzioni non paiono dietro l’angolo.

«Il tramonto di Cuba, irripetibile, specialmente all’Avana, dove il sole va a cadere come un’immensa palla nel mare, nel profumo del sale, della vita, del tropico». Sono le parole con cui lo scrittore Reinaldo Arenas (1943-1990, fu un avversario del governo castrista, ndr) racconta l’amore e la struggente malinconia che, per tutta la vita, lo legheranno alla sua amata Cuba, anche quando ormai sarà emigrato in America in cerca di una vita migliore.

Incontro con padre Luigi Inverardi
(Argentina) Meno populismo, più lavoro e responsabilità

Padre Luigi Inverardi. Foto Paolo Moiola.

Per anni ha operato negli Stati Uniti, in Venezuela e in Argentina, con un breve ma interessante intermezzo a Cuba. Ha visto democrazie e autocrazie, ricchezza e povertà. Le Americhe sono il suo cruccio ma anche il suo pane e per questo, a dispetto dell’età, padre Luigi – oggi in Italia per cure mediche – vuole tornarci.

È un classe 1936. Dunque, l’età c’è, ma lo spirito e l’intraprendenza sono molto più giovani di quanto non dica il dato anagrafico. Padre Luigi Inverardi, bresciano, Missionario della Consolata dal 1970, ha attraversato le Americhe da Nord a Sud: Stati Uniti, Venezuela, Argentina. «Sono stato alcuni mesi anche a Cuba», precisa prima di raccontarsi in un simpatico mix d’italiano e spagnolo. Lo incontriamo a Torino, ma è nelle Americhe che vuole tornare. «Però, vorrei trascorrere in Italia gli ultimi anni», chiosa con naturalezza.

I migranti e l’Europa.
Per terra e per mare

Foto Csaba Segesvari – AFP.

Muri, forze di polizia, norme di legge non bastano a fermarli: la forza della disperazione li spinge a proseguire, nonostante tutto. Maurizio Pagliassotti è stato sulle rotte dei migranti e li ha raccontati in due libri, crudi. Come crudo e irrisolto è il fenomeno migratorio.

In cerca di pane e futuro. Sono migranti tunisini, nigeriani, siriani, egiziani, afghani, pachistani, bengalesi. Da un paio di mesi, in seguito al ritorno della guerra in Sudan, ci sono anche molti cittadini di quel paese africano.

Certosa missionaria.
In alto e in profondità

Tra le realtà belle dei Missionari della Consolata in Europa c’è n’è una speciale: la Certosa di Pesio. Un luogo di preghiera nato 850 anni fa e abitato fino al 1802 da monaci certosini. Da quasi novant’anni è parte del patrimonio dei figli del beato Allamano: casa di spiritualità che irradia il Vangelo nel mondo.

Quando l’istituto dei Missionari della Consolata è nato nel 1901, la Certosa di Santa Maria, più nota come Certosa di Pesio, aveva già 728 anni.

Posta a 859 metri di altitudine nell’alta Valle Pesio, sulle Alpi Marittime in provincia di Cuneo, non distante dal confine francese, per diversi secoli era stata il punto di riferimento spirituale e materiale per l’intera valle.

Cinquant’anni di relazioni Italia Vietnam
Stabilità e crescita

Le relazioni con l’Italia risalgono ai primi missionari. Ma l’amicizia è stata rinnovata durante la Guerra contro gli Usa. E poi si è sviluppata sui piani economico e culturale. Ce ne parla la console a Torino.

Civiltà quadrimillenaria, «paese del mito», il Vietnam è rimasto nel cuore e nelle coscienze di più di una generazione di italiani che, al tempo dell’invasione Usa, sono scesi nelle piazze e hanno manifestato per l’indipendenza di quel piccolo, lontano Paese aggredito dalla maggior potenza militare del mondo. Al Vietnam del resto, tutti noi siamo debitori perché il suo popolo ci ha insegnato che «indipendenza e libertà non sono mai merci barattabili».

Da «La Consolata»,
anno I, N. 12, dicembre 1899
«La fotografia della Consolata»

Dal bollettino del santuario condividiamo – nello stile originale – il racconto di come sia stata realizzata la prima «esatta riproduzione» del quadro della Madonna tanto amata a Torino e poi considerata fondatrice dei missionari e missionarie che da lei prendono il nome.

Coll’animo pieno di gioia diamo ai nostri lettori la bella notizia, e la stampiamo in capo al periodico: ben presto, fra una quindicina di giorni al più, i divoti di Maria potranno contemplare, ammirare, possedere la vera fotografia della Madonna della Consolata.

Rubriche

Noi e Voi, dialogo lettori e missionari

Verso i capitoli generali

Carissimi Missionari, Missionarie e Laici Missionari della Consolata,
[mentre leggete sono in svolgimento] i Capitoli generali dei due Istituti, che [sono iniziati] l’8 maggio 2023 a Nepi (Vt) per le Missionarie e il 22 maggio 2023 a Roma per i Missionari.

Inaugurato «CAM – Cultures and Mission»

Presso la Casa Madre dei Missionari della Consolata di Torino, il 19 aprile 2023 si è inaugurato il nuovo Polo culturale «Cam – Cultures and Mission», uno spazio dedicato al dialogo e alla conoscenza delle civiltà e dei popoli attraverso un allestimento multimediale e l’esposizione di oggetti e testimonianze provenienti dagli oltre 120 anni di presenza missionaria nel mondo (cfr. MC aprile 2023).

Si tratta di un dono che l’Istituto Missioni Consolata vuole offrire alla città di Torino (e non solo, ndr), come spazio di dialogo e di confronto sulle tematiche dei diritti, della pace, della giustizia, della salvaguardia del creato.

Camminatori di speranza

Raab: una donna sorprendente

Anche se le donne citate nella Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, non sono moltissime, spesso però ricoprono un ruolo molto significativo o sono destinatarie di una particolare attenzione da parte dell’autore. Quattro di loro, come abbiamo già scritto nella puntata di aprile, vengono anche inserite dall’evangelista Matteo, a sorpresa, nella genealogia di Gesù (Mt 1,1-16).

Nel mese di aprile ci eravamo lasciati affascinare in particolare, tra quelle quattro donne, da Tamar. Almeno un’altra, tuttavia, merita di essere approfondita meglio, anche perché è normalmente poco conosciuta.

Il suo nome è Raab (o Racab, a seconda di come si decide di traslitterare una consonante ebraica che nella nostra lingua non esiste), e la sua presenza in una genealogia così importante non può non stupirci. Raab, infatti, è una prostituta e abita a Gerico al tempo della conquista dell’antica città da parte degli israeliti guidati da Giosuè, e non è, quindi, ebrea.

Libertà religiosa

(Photo by Luis TATO / AFP)

Nigeria. Perseguitati, uccisi, ignorati

Da anni in Nigeria, soprattutto dove vige la Sharia, le milizie di Boko Haram, gli estremisti fulani e, sempre più, generici predoni, compiono violenze, stragi, rapimenti. Spesso contro le comunità cristiane. Centinaia di migliaia di sfollati interni vivono nella paura. Tutto nell’indifferenza della comunità internazionale.

Il gruppo di pastori fulani, popolazione nomade di fede islamica, è arrivato nella notte da diverse direzioni. È entrato nel campo per sfollati gestito da padre Remigius Ihyula nello Stato di Benue, nel centro nord della Nigeria, e ha sparato all’impazzata: 38 morti e 51 feriti. Tra loro diversi cristiani.

È successo lo scorso aprile, durante la Settimana santa: «Un sabato santo nero», afferma il religioso che dirige la sezione di Benue della Commissione per la giustizia, lo sviluppo e la pace (Jdpc), organizzazione cattolica nigeriana che cerca di rendere meno difficile la vita delle persone scacciate dalle loro terre.

E la chiamano economia

In molti paesi, Italia inclusa, le piogge sono diminuite in maniera drammatica a causa dei cambiamenti climatici. Foto Roman Grac-Pixabay.

La fine dell’acqua

Consumi eccessivi, inquinamento, cambiamenti climatici. L’acqua è una risorsa sempre più scarsa. Già oggi, oltre due miliardi di persone non ne dispongono a sufficienza. Senza immediati cambi di direzione la situazione è destinata ad aggravarsi.

Fino a ieri ci preoccupavamo per la fine del petrolio, oggi ci preoccupiamo per la fine dell’acqua. Con una differenza: i servizi resi dal petrolio possono essere sostituiti da altre risorse, quelli forniti dall’acqua sono unici.

Secondo il World resources institut (wri.org),17 nazioni, ospitanti un quarto della popolazione mondiale, si trovano in una condizione di altissimo livello di stress idrico, in quanto agricoltura, industria e abitazioni assorbono ogni anno più dell’80% dell’acqua disponibile. Fra essi la Tunisia, la Turchia, perfino la Spagna. Altri 40 paesi, che ospitano un altro terzo della popolazione mondiale, sono ad alto livello di stress idrico, in quanto consumano più del 40% delle loro disponibilità di acqua. Fra essi anche l’Italia, gli Stati Uniti, l’Australia, la Cina, l’India. In conclusione, metà della popolazione mondiale vive una severa scarsità d’acqua per almeno una parte dell’anno.

Perdenti special

Padre Giuseppe Ambrosoli dichiarato beato
Un missionario medico per amore

Dopo due anni di attesa e rinvii a causa della pandemia, il missionario comboniano è stato finalmente riconosciuto beato il 20 novembre scorso, durante una celebrazione eucaristica nella sua missione di Kalongo, nel nord dell’Uganda.

Il suo nome compare ora nella schiera di Santi e di Beati che la Chiesa già venera.

Medico missionario comboniano, spese la sua vita a servizio degli ultimi facendosi interprete del Mandatum novum conferito da Nostro Signore agli Apostoli duemila anni fa. Fonte inesauribile di idee e di iniziative, padre Giuseppe Ambrosoli (1923-1987), oltre che interlocutore mai banale e generoso di spunti e suggestioni, non temeva di parlare della morte, ma lottava per tenerla lontana dai suoi pazienti, sfidando ogni sorta di malattia. Per lui la medicina era un modo concreto per rendere intelligibile la Buona Notizia e, da questo punto di vista, la testimonianza da lui manifestata in sala operatoria o in corsia era, a dir poco, strabordante.

Cooperando

Scuola, ancora un sogno per troppi bambini

L’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 4 non sarà raggiunto entro il 2030. Questa è la conclusione a cui si giunge consultando i più recenti dati Unesco. La pandemia ha rallentato l’impegno per assicurare la scuola a tutti, ma di fatto il calo era già in atto.

Secondo le più recenti stime delle Nazioni Unite@, sono 244 milioni i bambini e ragazzi di età compresa fra i 6 e i 18 anni che non vanno a scuola. Il numero più alto di questi, circa 98 milioni, è in Africa subsahariana, mentre altri 85 milioni vivono in Asia centrale e meridionale. I quattro Paesi con i dati più negativi sono Pakistan e Nigeria, ciascuno con circa 20 milioni di bambini e adolescenti non scolarizzati, seguiti dall’Etiopia, con 10,5 milioni, e dalla Repubblica democratica del Congo, con 6 milioni.

Allamano

Giuseppe Allamano e la guerra

Un libro di recente pubblicazione, dal titolo «Un’enciclica sulla pace in Ucraina», (Terra santa edizioni, 2022) raccoglie gli appelli accorati e gli inviti alla pace rivolti da papa Francesco nell’ultimo anno ai responsabili delle nazioni e a tutta l’umanità. Il testo richiama tutti, particolarmente i cristiani, a essere donne e uomini di pace, a supplicare il Dio della pace, dell’amore e della speranza affinché illumini i governanti e questi si impegnino a fare cessare la guerra nel cuore dell’Europa e in ogni altra parte del mondo. Più volte il Papa si chiede a quante tragedie l’umanità deve ancora assistere prima che si convinca che ogni guerra è soltanto una strada di morte e che attraverso di essa si hanno soltanto vinti e vittime e nessun vincitore.

Librarsi

L’attualità di un pensatore cristiano e nonviolento – Atomica e nonviolenza

Lanza Del Vasto, scrittore, artista e attivista, morto nel 1981 ma molto attuale, fu tra i primi a denunciare i pericoli dell’atomica. Nel nostro tempo l’umanità si trova di fronte a un bivio: la via irrazionale della guerra, quella efficace della nonviolenza.

È stato di recente pubblicato, per le Edizioni La Meridiana, Le due potenze. L’atomica e la nonviolenza, un agile libro che raccoglie due testi di Lanza Del Vasto, tra i primi a denunciare i pericoli dell’atomica.Librarsi

 




Cuore e verità


Le cifre parlano: 58 giornalisti uccisi nel 2022, 48 scomparsi, 65 trattenuti in ostaggio, 533 incarcerati, di cui 110 in Cina, 47 in Iran, e 169 giornalisti fermati, arrestati, indagati o sotto processo in Russia dall’inizio della guerra. Quasi quasi fare il giornalista è più pericoloso che fare il missionario. Un «mestiere», quest’ultimo, che ha il suo bel numero di vittime, come ricordato il 24 marzo scorso nella «giornata dei martiri»: 18 nel 2022, 22 l’anno prima, 20 nel 2020, con il record di ben 40 nel 2018, senza contare quelli «scomparsi», come padre Paolo Dall’Oglio in Siria nel luglio 2013.

Il 3 maggio ricorre la «giornata mondiale della libertà di stampa» proclamata dall’Onu, e il 21 la «giornata mondiale delle comunicazioni sociali», celebrata dalla Chiesa ne mondo, per la quale papa Francesco ha proposto il tema «Parlare col cuore. Secondo verità nella carità (Ef 4,15)».

Comunicare, e soprattutto comunicare la verità come dovrebbero fare sia giornalisti che missionari, è un mestiere rischioso. Sì, perché è vero che la verità rende liberi, ma non piace a chi costruisce il proprio potere e la sua ricchezza sulla menzogna, sul controllo dell’opinione pubblica, la manipolazione, il monopolio, il pensiero unico e l’ostentazione.

Comunicare, come insegnare, dovrebbe aprire nuovi orizzonti, far vedere oltre il proprio naso, stimolare la mente a ricercare idee inedite, far incontrare nuove realtà ed esperienze di vita. Aiutare quindi le persone a diventare più libere, creative, responsabili, fraterne, serene, rispettose e solidali. Far capire che la bellezza del mondo non finisce con i muri del proprio giardino, con il proprio pezzetto di cielo, con la propria lingua e cultura.

Purtroppo, spesso, la realtà che viviamo è tutto il contrario di questo. Siamo in un tempo in cui la comunicazione non è solo quella fatta dai giornalisti, ma è soprattutto quella subdola, incontrollabile, invasiva di internet, dei social, della pubblicità, dei video virali, dei programmi televisivi e delle molte altre forme di comunicazione da cui siamo colpiti quotidianamente senza accorgercene. Tutte forme di comunicazione che non hanno lo scopo di rendere libere le persone, ma di condizionarle e asservirle.

Quando un bambino, lasciato per ore davanti a uno schermo (Tv, smartphone, tablet) cresce senza saper distinguere un cartone animato dalla pubblicità o da un programma serio, come può far maturare in sé una mentalità critica e libera?

Dove finisce la libertà e il senso critico di chi viaggia nel web condotto da algoritmi e intelligenza artificiale che, potenzialmente positivi, sono usati invece per condizionare le scelte, annullando la capacità di distinguere tra realtà e finzione, verità e fake news, a servizio dei profitti sempre più alti di pochi e del potere di politici, partiti e governi intenti a mantenere o costuire il consenso a tutti i costi?

Per questo c’è da ringraziare per quei giornalisti che ancora oggi sono disposti a pagare di persona per servire e comunicare la verità. Essi sono un segno positivo che alimenta la speranza e che mostra quanto la verità sia più forte della menzogna, in qualsiasi forma essa si presenti.

Grazie a persone come il nostro amico Gianni Minà, comunicatore appassionato e gentile, che è stato gradito ospite anche su queste pagine.

Oggi abbiamo più che mai bisogno di quello che il Papa, nel suo messaggio, chiama «comunicare la verità nella carità». «In un periodo storico segnato da polarizzazioni e contrapposizioni – da cui purtroppo anche la comunità ecclesiale non è immune – l’impegno per una comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte” non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno. Tutti siamo chiamati a cercare e a dire la verità e a farlo con carità. Noi cristiani, in particolare, siamo continuamente esortati a custodire la lingua dal male (cfr. Sal 34,14), poiché, come insegna la Scrittura, con la stessa (lingua, ndr) possiamo benedire il Signore e maledire gli uomini fatti a somiglianza di Dio (cfr. Gc 3,9). Dalla nostra bocca non dovrebbero uscire parole cattive, “ma piuttosto parole buone che possano servire per un’opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano” (Ef 4,29)».

È quello che stiamo provando a fare con questa rivista, che non ha altre pretese oltre a quella di aiutare a guardare agli altri, vicini e lontani, per conoscerli nella verità, vincendo pregiudizi e stereotipi, senza piegarsi alle mode del momento, smascherando manipolazioni, paternalismi o paure alimentate ad arte. Siamo una piccola voce, una goccia nel mondo della comunicazione. Ma abbiamo una forza che ci brucia dentro: l’amore per l’uomo, ogni uomo, con una preferenza: quella per il più debole, indifeso, emarginato e sfruttato, visto con gli occhi di Cristo.

 




Sommario MC Maggio 2023

La rivista è online dal 14 maggio.


Editoriale

Cuore e verità

Le cifre parlano: 58 giornalisti uccisi nel 2022, 48 scomparsi, 65 trattenuti in ostaggio, 533 incarcerati, di cui 110 in Cina, 47 in Iran, e 169 giornalisti fermati, arrestati, inda­gati o sotto processo in Russia dall’inizio della guerra. Quasi quasi fare il giornalista è più pericoloso che fare il missionario. Un «mestiere», quest’ultimo, che ha il suo bel numero di vittime, come ricordato il 24 marzo scorso nella «giornata dei martiri»: 18 nel 2022, 22 l’anno prima, 20 nel 2020, con il record di ben 40 nel 2018, senza contare quelli «scomparsi», come padre Paolo Dall’Oglio in Siria nel luglio 2013.

Il 3 maggio ricorre la «giornata mondiale della libertà di stampa» proclamata dall’Onu, e il 21 la «giornata mondiale delle comunicazioni sociali», celebrata dalla Chiesa ne mondo, per la quale papa Francesco ha proposto il tema «Parlare col cuore. Secondo verità nella carità (Ef 4,15)».


Dossier

Parola di re

Marocco: successi e debolezze.
Viaggio nel paese maghrebino.
Dio, nazione, re

Nonostante i progressi e la presenza di un islam relati­vamente moderato, il Marocco rimane un paese con gravi problemi sociali e strutturali. Tra cui un’agricoltura molto arretrata, un elevato tasso di disoccupazione giovanile e una dinamica politica limitata. Tutte le decisioni essenziali rimangono nelle mani di una sola persona, re Mohammed VI.


Articoli

Il Papa in Sud Sudan.
È il tempo dei fatti

Dopo il Congo, papa Francesco è andato in Sud Sudan, insieme all’incaricato della Chiesa di Scozia, Iain Greenshields, e all’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Un viaggio progettato da tempo, ma che era stato rimandato per motivi di sicurezza. Monsignor Carlassare, comboniano, vescovo di Rumbek, ci racconta le sue impressioni.

(Photo by TONY KARUMBA / AFP)

Dadaab. Il campo profughi più grande d’Africa.
La città dei tendoni

Da 32 anni è una città fatta di ripari di fortuna, in mezzo al deserto. Ci abitano 350mila persone, e gli arrivi continuano. Intanto la guerra in Europa ha dirottato in Ucraina parte delle risorse. Alcune Ong e agenzie Onu continuano a dare assistenza a una popolazione (di rifugiati) che non può farcela da sola.

Il gruppo «donne di parola» si racconta in un libro
Donne che scrivono la storia

Cosa accade quando le vicende della gente comune si incontrano con la grande Storia? Ce lo illustrano le autrici de «Le storie siamo noi». Una preziosa operazione di riscatto della memoria e della tradizione orale, in cui emerge il ruolo di avanguardia delle donne, protagoniste spesso dimenticate.

Popoli indigeni e missionari
Mai fare tabula rasa

Un missionario racconta come è cambiata la propria percezione delle popolazioni autoctone. Un nuovo atteggiamento che ha dato buoni frutti. Per esempio, con il popolo dei Nasa, in Colombia, nella regione del Cauca, dove l’Imc è presente da quasi quarant’anni.

L’ecocolonialismo della transizione energetica
Idrogeno in Amazzonia

Una centrale elettrica a idrogeno nel cuore della foresta pluviale guianese. In nome della transizione energetica si rischia di devastare l’ambiente e uccidere l’identità originaria dei popoli indigeni.

 

Una guerra d’occupazione: il dramma degli sfollati
Nord Kivu senza pace

Nell’est del secondo paese africano per superficie, tra i più ricchi di risorse, imperversano gruppi armati sostenuti da paesi confinanti. Gli stessi sono alleati della Rdc a livello regionale. Le contraddizioni sono forti. Come pure non si spiega la presenza della missione Onu per la pace che in 23 anni non ha dato risultati. Ce ne parla un attivista per i diritti umani di Goma.

Luacano, ricostruire dalle macerie della guerra
Gocce di speranza

I Missionari della Consolata sono arrivati nel 2018 a Luacano, diocesi di Luena nella provincia di Moxico. Proprio nella regione dove, sedici anni prima, aveva avuto i suoi momenti conclusivi la guerra civile che ha stravolto la vita del paese dal 1975 al 2002 lasciando pesanti distruzioni e numerosi campi minati.

 


Rubriche

Noi e Voi

Nonviolenza e guerra in Ucraina

Pubblichiamo lo scambio di mail tra un nostro lettore e Pasquale Pugliese, autore dell’arti­colo «La guerra dei sonnambuli» uscito su MC di gennaio. Ringraziamo i due per averlo condiviso con noi e i nostri lettori.

Sudafricano con i sudafricani

L’annuncio della scomparsa, il 14 marzo 2023, di padre Rocco Marra ha portato una grande nube di tristezza su molti, sia missionari che laici nella delegazione (il gruppo dei 25 missionari della Consolata, ndr) del Sudafrica/eSwatini.

Una rivista che parli a tutti

Scrivo queste righe a lei perché da sempre, non da oggi, ho apprezzato lo spessore educativo della rivista. […] In conclusione, MC ha uno spessore di contenuto morale educativo molto elevato.

Nell’agenda di Gianni

La sua rubrica esordì su MC nel dicembre del 2015 con un titolo azzeccatissimo: «Persone che cono­sco». Perché Gianni Minà, scomparso lo scorso 27 marzo, conosceva tutti, ma proprio tutti. Famosa al riguardo è rimasta la battuta di Massimo Troisi: «Invidio quest’uomo per la sua agendina telefonica», disse l’attore napoletano.

E la chiamano economia

Popolazione e ambiente

In questa seconda puntata dedicata al tema demografico, affrontiamo le relazioni tra crescita della popola­zione e impatti sull’ambiente. Con una evidenza: i poveri hanno molti più figli, ma la loro responsabilità sulla crisi ecologica è inferiore a quella dei ricchi.

Camminatori di speranza /5

Mosè, in faccia a Dio

Ci sono personaggi biblici che ci costringono a spiegare chi sono, per quale motivo sono importanti e dove andarli a rintracciare. Altri, invece, sono molto conosciuti e si ergono in tutta la loro maestosità spaventandoci quasi per quanto sono solenni e centrali. Tra questi spicca senza dubbio Mosè, colui che parlava faccia a faccia con Dio come con un amico (Es 33,11), colui che può riassumere in sé tutta la legge («Mosè e i profeti» è una sintesi dell’Antico Testamento utilizzata dallo stesso Gesù in Lc 16,29).

Cooperando

Freddy, un ciclone lungo un mese

Il ciclone Freddy ha colpito Malawi, Mozambico e Madagascar tra febbraio e marzo, e ha causato centinaia di vittime, travolto case e inondato campi. Ma ha anche distrutto centri sanitari e sistemi idrici in paesi che già erano in grande difficoltà a causa di un’epidemia di colera.

Amico

Un gemito inesprimibile

Com’è possibile sperare ancora, Signore? Ci guardiamo attorno e vediamo l’intera creazione che geme e soffre le doglie del parto. E insieme a essa, gemiamo anche noi (Rm 8). Cosa sperare ancora, in questo tempo che pare uccidere il futuro? Su questa Terra scossa da crisi ambientali, pandemie, conflitti armati, disastri naturali, carestie di umanità?

Possiamo attenderci ancora la salvezza? Una qualsiasi salvezza?
Il mondo attende la rivelazione dei figli di Dio. Ma cosa riveleranno?
Ci salveranno dalla morte? Saranno in grado di guarire le ferite che da troppo tempo aspettano di essere rimarginate? Oppure ci chiederanno di rassegnarci, in attesa dell’aldilà?

Librarsi

Un libro sulla filiera dei container
Le frontiere del mondo

Ogni giorno, 400 milioni di container attraversano il globo. Carichi di tutte le merci lecite (come ananas, o scarpe) e illecite (come droghe, o armi), per essi non esistono frontiere. Se si vuole capirne qualcosa, si trovano muri, filo spinato e, a volte, militari armati.




Una Pasqua oscurata?


Probabilmente quando leggerete queste righe il dramma di Cutro sarà sparito da un po’ dalle prime pagine, magari sarà ridotto a mero strumento per colpi bassi tra i partiti di governo e le opposizioni. Purtroppo, tragedie come questa finiscono troppo in fretta nel tritacarne dell’assuefazione, e vengono sostituite dal gossip e dalle vanità di turno.

Mi ha colpito un’insegnante che raccontava su Facebook come avesse chiesto ai suoi alunni delle medie del terremoto in Turchia e Siria e si fosse trovata davanti una scena muta. Quando invece aveva fatto il nome di due noti cantanti e influencer, si era trovata travolta da un fiume di particolari. Il suo racconto mi ha fatto pensare a quanto sperimento io stesso quando chiedo a dei ragazzi se hanno mai sentito parlare di Eswatini (troppo difficile) o dello Yemen. Per fortuna c’è sempre uno più sveglio che, magari con un piccolo aiutino, ti dà poi la risposta giusta.

La stessa ignoranza mi pare di trovarla in certi politici che di fronte ai problemi delle migrazioni danno risposte prefabbricate e dogmatiche, usando a volte a sproposito le parole del papa. Per loro è tutta colpa dei trafficanti di persone e delle Ong che si fanno loro complici. Una visione semplificata e di comodo che non tiene conto della complessità del problema, e delle responsabilità del «nostro» sistema economico che causa squilibri ecologici, instabilità politica o dittature, sfruttamento del lavoro, razzia di materie prime, guerre intestine e tanto altro ancora. Come non comprendere chi decide di tentare un’alternativa rispetto a una vita impossibile e indegna, aggravata dalla crisi climatica, che pure colpisce pesantemente anche il nostro mondo, e dalla diffusione di nuove pandemie, come il Covid-19.

Solo chi non vuole vedere, o chi sa di poterne trarre un tornaconto, riduce il problema delle migrazioni alla responsabilità dei trafficanti. Senza interventi radicali che promuovano la vita, il lavoro, la salute, la scuola e, anche, libertà e democrazia in tanti paesi impoveriti (e spesso i più ricchi di risorse naturali), la fuga dei disperati (o dei sognatori di una vita più dignitosa) continuerà a crescere.

Mentre leggete queste righe stiamo celebrando la Pasqua, il tempo che segue quello nel quale, dal Getsemani al Calvario, si intrecciano morte e vita, indifferenza e violenza, fanatismi e paure, fughe e pianti, silenzi e gesti di grande generosità, disperazione e coraggio, delusioni e speranze. Dopo oltre un anno di guerra folle in Ucraina, dopo i tre anni di pandemia che, oltre a troppi morti, hanno lasciato segni profondi nella vita di tanti, soprattutto giovani, e amari strascichi da caccia alle streghe, dopo una siccità (sia qui da noi che in tante parti del mondo) che sembra inarrestabile e di cui non comprendiamo ancora appieno le conseguenze, la tentazione è quella di domandarci: «In questa situazione, come si può celebrare la Pasqua che è risurrezione, cioè vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, della gioia sul pianto?».

Mi ero fatto una domanda simile, tanti anni fa, a Maralal, in Kenya, quando, il Venerdì Santo, avevamo concluso la Via crucis vivente lasciando (chi impersonava) Gesù inchiodato alla croce. In quel momento, quell’immagine rappresentava le sofferenze di persone e animali attanagliati in tutta la regione da un lungo e doloroso periodo di siccità e fame.

La risposta, allora come oggi, è proprio la Pasqua: non una risoluzione magica di tutti i problemi, ma un cammino che porta dal buio alla luce, dalla morte alla vita. Un cammino da fare non da soli, ma con Lui, Gesù di Nazareth, per rinascere con Lui, per trovare in Lui la forza di vivere, lottare, amare, pagare di persona per un mondo nuovo, bello, fraterno e giusto.

Allora, nella Pasqua, ha senso pregare ogni giorno per la pace, non per convincere Dio, spossato dalle nostre richieste, a risolvere i nostri problemi, quanto piuttosto per riscoprire la nostra vera dignità e vocazione, e ritrovare il coraggio di assumerci la nostra responsabilità nel costruire la pace a cominciare da lì dove siamo: casa, lavoro, scuola, tempo libero, impegno sociale e politico.

Se davvero vivo la Pasqua, se davvero ascolto la Parola, non rimango seduto sul divano a guardare uno schermo nell’attesa di un miracolo, ma divento soggetto attivo di fraternità, costruttore di pace, operatore di giustizia. Giorno per giorno, passo dopo passo.

Allora sì, anche in mezzo alla violenza degli uomini e all’incontrollabile potenza degli avvenimenti naturali, terremo viva la luce della speranza, non lasceremo spegnere la nostra piccola candela accesa al fuoco di Cristo, e avremo la forza di lottare tenacemente per un mondo dove tutti gli uomini possano danzare insieme la gioia della vera pace.




Sommario MC aprile 2023


La rivista di aprile è disponibile online. Buona lettura.


Editoriale

Una Pasqua oscurata?

di Gigi Anataloni

Probabilmente quando leggerete queste righe il dramma di Cutro sarà sparito da un po’ dalle prime pagine, magari sarà ridotto a mero strumento per colpi bassi tra i partiti di governo e le opposizioni. Purtroppo, tragedie come questa finiscono troppo in fretta nel tritacarne dell’assuefazione, e vengono sostituite dal gossip e dalle vanità di turno. […]

Se davvero vivo la Pasqua, se davvero ascolto la Parola, non rimango seduto sul divano a guardare uno schermo nell’attesa di un miracolo, ma divento soggetto attivo di fraternità, costruttore di pace, operatore di giustizia. Giorno per giorno, passo dopo passo.

Allora sì, anche in mezzo alla violenza degli uomini e all’incontrollabile potenza degli avvenimenti naturali, terremo viva la luce della speranza, non lasceremo spegnere la nostra piccola candela accesa al fuoco di Cristo, e avremo la forza di lottare tenacemente per un mondo dove tutti gli uomini possano danzare insieme la gioia della vera pace.


Dossier

Italia: beni confiscati alle mafie.
La rivincita della legalità

Di Daniele Biella

La libera masseria di Cisliano (Milano). In Villa contro le mafie

La villa di un boss della ’ndràngheta, nei pressi di Milano, diventa un bene comune. Grazie a soggetti impegnati per la legalità, oggi accoglie persone con disagio abitativo, ragazzi da formare, giovani profughi.


Articoli

Pacifico: Le isole da sogno sono zone d’influenza

Territorio di caccia

Di Lorenzo Lamperti

Il Pacifico meridionale, con i suoi molteplici stati insulari, non solo è un paradiso terrestre che sta per scomparire a causa della crisi climatica, ma è sempre più teatro di contesa tra le superpotenze mondiali. Cina e Stati Uniti (con i suoi alleati) si sfidano con accordi economici e di sicurezza nell’area.

Un’immagine di alcune vie di Raqqa. Foto di Angelo Calianno.

Reportage dal Rojava, la Siria curda / 2

Terroristi passati e futuri

di Angelo Calianno

Siamo entrati in una prigione del Rojava per incontrare un ex terrorista dell’Isis. L’organizzazione islamista è in ritirata, ma non è morta. Se lo stato curdo dovesse cadere, potrebbe tornare a farsi minacciosa.

Un tratto del rio Chagres. Foto Diego Battistessa.

Panama: Storia di un incontro particolare

Zarco riposa sulla Luna

di Diego Battistessa

Manuel Antonio Zarco era un «cacique» degli Emberá, uno dei sette popoli indigeni di Panama. Negli anni Sessanta la sua strada s’incrociò con quella degli astronauti della Nasa che si preparavano a sbarcare sulla Luna. Zarco è scomparso nel 2010, ma la sua storia – incredibile e poco conosciuta – è sopravvissuta.

Daniel Ortega e Rosario Murillo. Foto Jairo Cajina – Presidencia de Nicaragua.

Nicaragua: La deriva autoritaria di Managua

La triste fine del sogno sandinista

di Paolo Moiola

Nel paese centroamericano, gli abusi della coppia presidenziale Daniel Ortega-Rosario Murillo non conoscono fine. Gli oppositori sono in carcere o in esilio, mentre la Chiesa cattolica è sotto assedio.

Italia, Missione Reu 08.

Apre il Cam: «Culture e missione»

di Marco Bello

A Torino la missione si fa comunicazione. I Missionari della Consolata inaugurano un polo culturale missionario che vuole essere un ponte tra le loro attività nei quattro continenti e la città, ma non solo. Un punto di incontro tra culture, religioni e territorio.

(Photo by Tiziana FABI / AFP)

Congo Rd: La visita di papa Francesco in Africa

Chi ha orecchie per intendere

di Fabrizio Floris

Nel gennaio scorso il papa si è recato nel paese martoriato da una guerra lunga e dimenticata. Ha denunciato sfruttamento e indifferenza. Il racconto di un testimone.

Sardegna: Reportage dalla festa di sant’Antonio abate

Maschere e campanacci

di Valentina Tamborra

In Barbagia, Sardegna, antichi riti rivelano il legame tra sacro e profano, e svelano i retroscena della cristianizzazione dell’isola.

Thomas e Rosa con Franco p Chepechucho G. Ospina e Balayangaki P. Danstan Mushobolozi

Missionari laici dalla Corea al Tanzania

Dove l’amore vince le paure

di Rosa Kang

Thomas Song e Rosa Kang, una coppia con due figli, nuore e nipoti, sono missionari laici della Consolata. Da giugno 2018 a gennaio 2022 sono stati  in Tanzania, nella «Faraja house» a Mgongo, vicino a Iringa. In queste pagine condividono il loro cammino.


Rubriche

Noi e Voi, dialogo lettori e missionari

  • Un libro a ricordo di padre Giuseppe Alessandria e della sua espereinza in Mozambico, rapito dai guerriglieri.
  • Mina ci scrive di Nomadelfia in Tanzania.
  • I complimenti di Bruno alla rivista.
  • Una lettera del 1931 da Kaheti, Kenya, che parla ancora oggi.
  • Il nuovo libro di padre Gian Paolo Lamberto su Maria Maddalena.
  • Flash di tensioni tribali e fame da Baragoi, Kenya.

Camminatori di speranza /3

Tamar, una palma nel deserto

di Angelo Fracchia

Il Vangelo di Matteo si apre offrendo la genealogia di Gesù a partire da Abramo (Mt 1,1-16). Anche Luca ce ne dona una, che però è diversa (Lc 3,23-28) e parte da Adamo: questo significa che probabilmente nessuno dei due, quando scrive, ha certezza sui dati oggettivi e, in ogni caso, che la decisione di inserire certi nomi piuttosto che altri segue gli obiettivi che ciascuno dei due ha.

A questo punto ci incuriosisce ancora di più il fatto che Matteo decida di inserire nell’elenco maschile della genealogia ben quattro donne prima di Maria. La curiosità cresce quando ci rendiamo conto che tutte e quattro sono, in qualche modo, irregolari e offrono motivo di imbarazzo e scandalo. La prima di loro, forse, è quella più sconosciuta per noi, Tamar.

E la chiamano economia

Siamo in otto miliardi. Foto di Gerd Altmann – Pixabay.

Otto miliardi

di Francesco Gesualdi

Questa è la soglia superata dalla popolazione mondiale lo scorso novembre. Un dato che va interpretato visto che nei paesi occidentali il numero si sta contraendo, mentre in quelli africani sta aumentando. Con importanti ricadute a tutti i livelli.

Cooperando

Malaria: meglio, ma non basta

di Chiara Giovetti

Il 25 aprile è la giornata mondiale della malaria, malattia che, nei primi due mesi del 2023, ha già provocato la morte di circa 65mila persone. La pandemia da Covid-19 ha peggiorato le cose ma, anche dopo il ritorno dei servizi sanitari alla normalità, il mondo rischia di mancare l’obiettivo che si era dato per il 2030: ridurre i casi di malaria dagli attuali 60 a 6 ogni mille persone a rischio.

Allamano

Tre parole magiche

di Pietro Trabucco

Uno degli studiosi più attenti della vita del beato Giuseppe Allamano, del suo tempo e ambiente, è stato senza dubbio padre Igino Tubaldo. A cent’anni dalla sua nascita, lo ricordiamo con gratitudine, soprattutto per la voluminosa biografia in quattro tomi e altri innumerevoli scritti che ci ha lasciato.

Cosciente di quanto sia prezioso l’epistolario per una persona, poiché in esso ognuno esprime al meglio i sentimenti più intimi, padre Tubaldo ha voluto scandagliare con molta attenzione le 1.256 lettere scritte dall’Allamano. Al termine del suo lavoro ci ha svelato che tre brevi parole sono quelle che meglio hanno espresso il cuore del nostro padre verso i suoi figli missionari e missionarie.

Librarsi film

Nonviolenza da Oscar

«Coda. I segni sul cuore» e «The Guilty», Il colpevole

di Giorgio Bertuzzi e Dario Cambiano

Una ragazza, figlia di genitori sordi, scopre di avere un talento nel canto. Un poliziotto danese si lascia coinvolgere in un caso che non dovrebbe seguire. Due film diversi tra loro, ma accomunati dall’ascolto attivo dei protagonisti che affrontano i conflitti cambiando se stessi e le relazioni attorno a loro.