Cari missionari: di martiri in Somalia, di economia e altro ancora

Lettere dei lettori con commenti e risposte del Direttore e ricordo particolare delle cinque martiri della Somalia |


Assist alla Lega?

Sono un vecchio lettore della vostra rivista e apprezzo gli ottimi report sulle missioni nel mondo, gli approfondimenti di Paolo Farinella,
le testimonianze delle comunità cristiane nel mondo. In breve leggo la vostra rivista per motivi religiosi e per l’affetto che da sempre mi lega alle vostre missioni. Non certo per sorbirmi pseudo lezioni di politica economica come quella di Francesco Gesualdi sul cui contenuto ci sarebbe molto da discutere. Non ultimo, mi pare del tutto fuori luogo l’assist che Gesualdi ha dato alla Lega per la sua battaglia contro l’euro.
Cordiali saluti,

Vincenzo Bottigliero
31/05/2018

Caro Sig. Bottigliero,
abbiamo girato la sua email a Francesco Gesualdi.
Ecco la sua risposta.

Ho accettato di curare la rubrica «E la chiamano economia», perché credo anch’io, come dice papa Francesco, che: «L’economia determina in buona parte la qualità del vivere e persino del morire delle persone». Per cui dobbiamo occuparci tutti di economia, prima ancora che come cittadini come cristiani desiderosi di assicurare la dignità ad ogni creatura, come ci richiede il Vangelo.
Spesso, però, l’incompetenza ci impedisce di impegnarci, ed è proprio per fornire una chiave di lettura a chi è intimidito dai termini e dalla complessità della materia che ho accettato di curare la rubrica. Ma fin dal primo numero ho avvertito che l’economia non è una materia neutra. Analisi, giudizi e proposte dipendono dai valori che ci animano e dalla categoria sociale che si intende difendere.
I miei valori sono la solidarietà e la responsabilità, la mia categoria sociale sono gli impoveriti. Ed è con questa prospettiva che ho analizzato l’Europa per scoprire che al centro della sua costruzione non ci sono le persone o la solidarietà, bensì le imprese, il mercato, la concorrenza.
Anche la moneta unica è stata gestita secondo le stesse logiche ed ha prodotto risultati disastrosi quando si è trattato di affrontare un tema come il debito pubblico dai profondi risvolti sociali.
So che il tema dell’euro è strumentalizzato da partiti nazionalisti come la Lega che perseguono obiettivi opposti ai miei. Ma la mia analisi non ha niente da spartire con chi osanna l’individualismo e il razzismo. La mia è una denuncia dei danni che si provocano quando si gestisce l’economia senza bussola sociale ed è una sollecitazione a gestire in un altro modo la moneta comune europea affinché si possa recuperare la libertà di perseguire diritti e occupazione al servizio di tutti, senza subire ricatti da parte dei padroni della finanza.
Le tifoserie pro o contro l’euro non mi appartengono. Mi interessano gli effetti sulle persone: ciò che serve l’ultimo va bene, ciò che gli è contro va cambiato. Questa è la mia stella polare.

Francesco Gesualdi
04/06/2018

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Le 5 martiri della Somalia

Gentile Direttore,
ho letto il dossier «Somalia, terra di martirio» inserito nel numero di maggio 2018. Forse mi è sfuggito, ma non ho trovato, fra i nomi dei martiri citati, quello della crocerossina Maria Cristina Luinetti, uccisa il 9 dicembre 1993 mentre prestava servizio come volontaria della Cri nell’ospedale di Mogadiscio, in Somalia. Come mai?

S.lla Luciana Salmoiraghi
14/05/2018

Cara Sig.ra Luciana,
dopo quella sua email abbiamo avuto modo di chiarirci. Come le ho spiegato, nel dossier abbiamo ricordato solo quei «martiri» di cui avevamo già parlato nella rivista, come Ilaria Alpi, o che erano legati in modo particolare ai missionari della Consolata e quindi a noi più familiari, come il vescovo Colombo e Annalena Tonelli. Siamo quindi ben lieti di rimediare qui alle nostre omissioni e anche alla nostra ignoranza, ricordando la sorella Maria Cristina, di cui le consorelle della Croce Rossa di Saronno hanno inviato una breve biografia. Ricordiamo con lei anche la dottoressa Graziella Fumagalli uccisa a Merca nel 1995. Con suor Leonella, Annalena Tonelli e Ilaria Alpi sono le «cinque italiane martiri in Somalia».
Desidero anche ringraziare tanto lei, sig.ra Luciana per aver condiviso con noi la foto inedita che trovate in (apertura di) questa pagina. Ritrae Annalena Tonelli a Merca nel novembre del ‘93 al centro antitubercolare della Caritas italiana. C’è una piccola festa perché è il giorno dell’arrivo al centro della stessa Luciana Salmoiraghi e anche del generale Carmine Fiore (comandante della missione Ibis e di Italfor, il contingente italiano impegnato in Somalia nell’ambito della missione Onu Restore hope dal settembre 1993 – ndr) comparso con un camion di aiuti e un’enorme scorta d’acqua.
• Vedi anche la rubrica «I Perdenti» di questo mese, con «l’intervista» di don Mario Bandera ad Annalena.

Maria Cristina Luinetti

Sorella (crocerossina) Maria Cristina Luinetti

È stata la prima Crocerossina a cadere in servizio dopo la II guerra mondiale.
Maria Cristina nasce a Milano nel marzo del 1969. Consegue la maturità classica nel giugno del 1988, nello stesso anno si iscrive al corso per Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, presso il Comitato di Saronno e viene immatricolata con il numero 35318 nel giugno del 1992 con il grado di Sottotenente.
Possiede un’intelligenza vivace, selettiva nella scelta delle amicizie, non è timida, ma piuttosto ferma, coerente, riservata e profondamente religiosa. Cristina è fortemente motivata dal desiderio di essere di aiuto ai più fragili e deboli, desidera interpretare pienamente quello spirito umanitario che è alla base dell’agire delle Infermiere Volontarie.
Lascia il posto di lavoro come programmatore informatico per seguire corsi di approfondimento di tecniche infermieristiche al fine di affinare la sua preparazione, per far fronte, come lei diceva, «all’inimmaginabile e all’imprevedibile».
Sceglie la via più difficile, quella della missione internazionale.
Il 20 novembre 1993 parte per la Somalia, destinazione Poliambulatorio Italia a Mogadiscio di fronte all’ex ambasciata italiana, 6 mila chilometri lontana dalla sua Cesate.
Il 9 dicembre 1993 Maria Cristina Luinetti muore a Mogadiscio uccisa da un bandito somalo.
Così la ricorda il Commissario straordinario di Croce Rossa, Luigi Giannico: «Hai voluto scegliere, al più alto livello, l’espressione della tua generosità portando aiuto a genti non conosciute, appartenenti ad un’altra razza, ed hai fatto la tua scelta ben consapevole dei rischi e pericoli ai quali ti saresti esposta. Non l’hai considerata cioè un’avventura, pur comprensibile alla tua giovane età: sei partita preparata professionalmente e conscia moralmente dell’alto significato e dell’importanza della tua missione, con maturità e lucidità».
Se n’è andata fedele al motto delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa: «ama, lavora, conforta, salva».

Il Comitato della Croce Rossa di Saronno

Graziella Fumagalli

Medico volontario subentrato ad Annalena Tonelli nel 1994 nella direzione del Centro antitubercolare della Caritas Italiana a Merca, dove viene assassinata pochi mesi dopo, il 22 ottobre 1995 da sicari somali con alcuni colpi di arma da fuoco al viso.

da Famiglia Cristiana

 


Pazienza

Caro padre Gigi,

ho appena letto nell’editoriale del numero di giugno di MC le riflessioni sulle tre P, suggerite da papa Francesco. Le recenti vicende politiche per formare il nuovo governo, mi hanno suscitato tante riflessioni relative all’importanza di avere uno sguardo a lungo termine e di accogliere i cambiamenti come segno di novità, pur nell’incomprensibilità. Mi è venuta in mente anche una recente attività di formazione che ho proposto ad un gruppo di insegnanti di scuola dell’infanzia correlata al tema del dialogo, in quanto la loro programmazione scolastica riguarda l’accoglienza del diverso. Ho suggerito di prendere spunto da un’opera d’arte e di immaginare un dialogo sia con i personaggi sia con l’autore. Per dare loro uno spunto sono andata a vedere un quadro che molti anni fa avevo ammirato per l’originalità e la bellezza: La fuga in Egitto di Andrea Pozzo, conservato nella Cappella dei Mercanti a Torino (vedi foto).
Ho pensato a cosa potevo chiedere a Maria, a Giuseppe, al Bambino e a Pozzo. Soprattutto a Giuseppe che precede Maria lungo il sentiero, pronto a sorreggerla e a soccorrerla se necessario, e le rivolge uno sguardo carico di affetto mentre con il braccio destro avvolge il Bambino tutto fasciato, pienamente compreso nella responsabilità di portare al sicuro ambedue. Vorrei domandargli dove trovava tanta forza per recarsi in un paese sconosciuto con un bambino piccolo e con la madre dello stesso, lungo un sentiero impervio, accidentato, per sottrarli alle iniziative tremende di Erode, timoroso di perdere potere e prestigio. Senza dubbio Giuseppe ha dimostrato una fede e una speranza, tradotte nell’amore per i suoi cari, oltre ogni evidenza ma incrollabili e meritevoli di essere vissute in misura analoga anche da me, da noi.
Con riconoscenza.

Milva Capoia
02/06/2018


Domande sulla Messa

Caro padre,
posso farle un paio di domande sulla messa?
Dopo la presentazione dei doni c’è l’orazione sulle offerte, si ascolta in piedi o da seduti? È uguale per tutte le diocesi o ogni vescovo può dare la sua di direttiva? […]

Emanuela
12/04/2018

Nella email ci sono anche altre domande sulla messa.
Per ora provo a rispondere sinteticamente a questi due primi punti.

1. In piedi o seduti.

L’Ordinamento Generale del Messale Romano, al n. 43, prescrive: «I fedeli stiano in piedi dall’inizio del canto di ingresso, o mentre il sacerdote si reca all’altare, fino alla conclusione dell’orazione di inizio (o colletta), durante il canto dell’Alleluia prima del Vangelo; durante la proclamazione del Vangelo; durante la professione di fede e la preghiera universale (o preghiera dei fedeli); e ancora dall’invito Pregate fratelli prima dell’orazione sulle offerte fino al termine della Messa, fatta eccezione di quanto è detto in seguito.
Stiano invece seduti durante la proclamazione delle letture prima del Vangelo e durante il salmo responsoriale; all’omelia e durante la preparazione dei doni all’offertorio; se lo si ritiene opportuno, durante il sacro silenzio dopo la Comunione».

2. Uguale per tutti?

Lo stesso documento scrive: «Spetta però alle Conferenze Episcopali adattare i gesti e gli atteggiamenti del corpo, descritti nel Rito della Messa, alla cultura e alle ragionevoli tradizioni dei vari popoli secondo le norme del diritto».
Si può dire che non dovrebbero esserci differenze tra le diocesi dello stesso paese, ma soltanto tra nazioni e riti (penso in Italia al Rito Ambrosiano) diversi.
Ricordo anche che il pregare «in piedi» rispecchia l’atteggiamento dell’uomo libero, del figlio col Padre, di chi è risorto a vita nuova, del viandante e pellegrino pronto a iniziare il suo cammino di «esodo» nella vita, del missionario (apostolo) inviato. «In ginocchio» richiama adorazione, supplica, richiesta di perdono. «Seduti» va con ascolto e accoglienza.
Detto questo, mi pare che una norma di carità dovrebbe essere quella di fare le cose in armonia e unità, perché la celebrazione dell’Eucarestia non è mai un atto individuale (la mia messa) ma sempre una celebrazione del Popolo di Dio, la Chiesa, una celebrazione che costruisce comunità attorno all’ascolto della Parola e nello spezzare il pane.