Costa d’Avorio. Francesco, artista della cura

 

Negli anni del mio servizio di responsabilità come superiore generale nell’Istituto Missioni Consolata, ho avuto più occasioni per incontrare Papa Francesco. Non solo insieme agli altri superiori in assemblee tra responsabili, ma anche in momenti personali nei quali si è toccato il cuore della Chiesa e la preoccupazione per diverse situazioni complicate che esigevano un discernimento profondo e ben accorto.

La prima cosa che sempre mi colpiva era la sua calma nell’affrontare temi scottanti e difficili. Papa Francesco non perdeva mai la sua serenità e la sua calma, insieme al suo sorriso. Rimaneva a riflettere silenzioso ma non dava mai segni di esagerata preoccupazione o di una sofferenza esasperata.

Una seconda caratteristica che mi ha sempre colpito era la sua grande umanità, come faceva anche il nostro fondatore, san Giuseppe Allamano, Papa Francesco rimaneva concentrato sulla persona che aveva davanti con le sue problematiche e le sue tematiche, sembrava che il mondo ed il tempo si fermassero per lui danti alla persona che incontrava.

Un terzo elemento caratteristico di papa Bergoglio era il suo essere fuori dagli schemi, sia nel parlare che nell’agire. Portava la sua parola, il suo modo di sentire le situazioni e gli avvenimenti, non parlava da papa ma da papà.

Come ho provato a dire nelle diverse occasioni nelle quali ho avuto la grazia d’incontrarlo, ogni volta ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte al mio fondatore. Non ho avuto la gioia di conoscerlo, ma da quello che ho sentito e letto di lui, mi sembrava «rivivere» nel nostro caro Papa Francesco.

Il ricordo più prezioso che porto nel cuore teneramente di Francesco, è quello di un Papa che ci ha insegnato, e ha insegnato al mondo, l’arte del prendersi cura. Prendersi cura degli altri, della natura, del mondo e di ogni situazione che ognuno vive nella sua storia.

Papa Francesco ha camminato nella nostra storia, scandendo i verbi della carità nella logica del Vangelo: una logica che invita a uscire da se stessi per accogliere l’altro, a riconoscere nell’umanità ferita il volto di Cristo, a trasformare ogni incontro in un’opportunità di amore autentico e gratuito.

Papa Francesco è stato samaritano nei pensieri e nei gesti. Ci ha ricordato che essere Samaritani non è un dono di santità ma un esercizio e un’azione quotidiana, un modo di anticipare il cielo sulla terra.

Grazie caro papa Francesco perché sei stato buon Samaritano in mezzo a noi e ci hai insegnato a essere poeti della carità, testimoni di speranza, artisti della cura e a continuare a far fiorire il mondo sotto il peso leggero del nostro amore.

Riposa in pace e, questa volta, prega tu per noi!

p. Stefano Camerlengo, Dianra, Costa d’Avorio, 23 aprile 2025