Il deserto alla gola


Come da bambino tra le braccia di tuo papà, tranquillo come quando riposavi sul seno di tua mamma, così ti sei sentito al Giordano (cfr Lc 3,22). E ancora adesso, dopo quaranta giorni di fame e arsura. «Figlio. Figlio prediletto», senti all’orecchio del tuo cuore, «in te mi sono compiaciuto, figlio. Figlio». Da quaranta giorni il vento ti ripete le parole di tuo Papà. E conferma che tutto ti è dato. Nulla ti è chiesto in cambio. Sei conservato con cura nelle mani dell’amore.

Da quaranta giorni, tuttavia, il deserto ti si aggrappa alla gola con un fuoco che ti inquieta (cfr Lc 4,1-13): il sospetto che sia tutto illusione, un vacillare della tua identità. «In questo mondo di fame e violenza, non attenderti il pane dagli uomini. Il pane è finito. Usa le pietre, e non le loro mani, per generare altro pane. La speranza è sfiorita in un pugno di sabbia. Attira tutti a te con la tua grandezza, e mostra loro quanto ignobile è la loro vita perché si convertano alla tua gloria».

«Sempre che tu sia figlio, a condizione che tu davvero sia figlio».

Ma tu lo sai che sei figlio. E che ti è stata data ogni cosa non per la tua gloria, ma per quella del Padre, non per la condanna, ma perché nessuno venga perduto, e perché chi è perduto venga ritrovato.

Da quaranta giorni capita che, di tanto in tanto, per un momento, la voce del vento sia sovrastata da un rombo che sale dalla terra. È il tremore del suolo battuto dai piedi dell’umanità che come atterrita da se stessa, in affanno per conservare la propria vita: «È vero che sei figlio. Allora va.

E, con le tue prerogative, salvali. Ecco tutti i regni della terra. Governali tu, re sapiente e salvatore. Dal trono donerai loro, finalmente, la giustizia, quella che da secoli invocano. E con il tuo potere, non moriranno più».

Ma tu sai che la tua sapienza sta nella piccolezza e non nel potere, nella debolezza e non nella forza, nell’incontro di occhi e non nella costrizione. Tu lo sai che tuo Padre non abita palazzi, ma il cuore dell’uomo, e che la morte non è l’ultima parola sulla vita, ma una porta.

E il vento fa sentire di nuovo la sua voce. Il Padre ama l’uomo come ama te, gli dà il potere di essere suo figlio, come lo sei te.

E tu vieni sospinto tra la gente. Tutto ti è donato. Tutto ti doni.

In questo tempo di Quaresima, buon cammino di abbandono nelle mani dell’Amore da amico

Luca Lorusso


Sul sito di Amico trovi per questo mese:

  • Incontro di preghiera. Le sette domeniche
  • Progetto Kenya: A scuola sotto un tetto
  • Missione e missioni: Missione è anche… punteggiatura
  • Parole di corsa: #CAMminiamo #Cambiamo

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Oggi è compiuta


Troppo bello per essere vero.

Che i desideri più profondi dell’umanità siano appagati gratis. Che la promessa di vita piena, ricevuta sin dall’inizio della storia, sia realizzata per dono. Che le attese più alte siano soddisfatte per il semplice motivo che siamo amati.

È troppo difficile da credere.

Che la morte muoia e la vita viva per sempre. Che l’autore della vita prenda la nostra carne. Che la carne sia dimora permanente di Dio. Che la storia sia tutta storia sacra, anche quella violenta, anche quella bassa, anche quella che si considera «senza Dio».

Che tutto questo sia desiderio del Creatore, e che niente venga chiesto in cambio, solo un sì, pare impossibile.

Come può la salvezza essere qui? Abitare tra noi, alla portata di tutti, nella nostra sfortunata condizione? Noi, infatti, vediamo ogni giorno, attorno a noi e in noi, l’oppressione che schiaccia, le tenebre che atterriscono, l’inganno che disorienta, i debiti che corrodono la vita, la morte che nega l’umanità.

Quando hai letto dal rotolo la promessa di Dio e hai detto che oggi è realizzata (cfr Lc 4,16-21), per un momento ti ho creduto. Solo per un momento. Poi mi sono sentito preso in giro e, assieme agli altri, ti ho cacciato via. La nostra vita è troppo piccola per contenere Dio, la nostra miseria è troppo grande per essere amata, la nostra quotidianità è troppo impastata con la terra per essere elevata in cielo.

Eppure quel fuoco, divampato per un attimo, ha lasciato del calore che dura a estinguersi. Se provo ad accudirlo, aumenta. E mi pare di vedere meglio, che la mia prigione non sia chiusa a chiave, che l’oppressione sia alleviata, che il conto dei debiti risulti azzerato.

Lo Spirito è anche su di me. Per questo mi consacra e mi manda ad alimentare quello stesso calore nel cuore di altri. Perché è anche su di me.

Buon cammino di Avvento, buon Natale e buon anno nuovo da vivere come profeti della vita salvata in Cristo,

da amico

Luca Lorusso

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Seminare nel mare, pescare sulla terra

Si può seminare nel mare e pescare sulla terra? Gettare i semi negli abissi, e le reti al suolo, aspettandosi frutti?
Ho sentito di un uomo che spargeva semi seduto sull’acqua. Spinto in una barca dalla folla che lo cercava in riva al mare (cfr. Mc 4,1-9), si è messo a seminare. E la folla che bramava quel seme lo dava per matto: perché tanto spreco? Cosa può nascere dal fondale sabbioso del nostro mare?

Non avevano capito che il seme era la sua parola e l’abisso il cuore dell’uomo. Molti si sarebbero spaventati al sentir parlare delle profondità delle loro vite, abitate com’erano da mostri marini che agitavano le acque e li atterrivano.

Ho sentito anche di pescatori che gettavano reti sulle strade, tra le case. Erano quelli dai fondali fertili, quelli che si erano fidati del seminatore e lo avevano seguito in cerca di altri, in attesa come loro (cfr. Mt 4,18-22). Gettavano le reti nella polvere, seguendo le orme confuse del cammino degli uomini, facendo attenzione a non calpestarle, a non cancellarle per non perderne la traccia.

Credo di averne pure incontrati. Appaiono come cercatori zoppi che camminano con cautela. Un tempo sono stati colti dalla rete di altri. Oggi pescano per i mari e per le terre del mondo perché tutti possano scoprirsi seminati e fecondi.

In attesa, in ascolto, in uscita,
buon mese missionario da amico.

Luca Lorusso

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Oggi è storia sacra

Hai lottato con il tuo limite fin da piccolo. Per molto tempo ti sei sentito insufficiente.
Guardato. Giudicato. Deriso persino.
Questo ti ha spinto a correre.
Deciso a farti restituire ciò che ti era stato tolto, ti sei dato da fare senza guardare in faccia a nessuno e, poco per volta, il tuo sforzo ti ha premiato.

Oggi hai molto di ciò che volevi.

Sei invidiato da molti, e temuto anche.

Eppure, dentro, qualcosa ti morde.

Da un po’ hai preso a seguire le voci che parlano di una novità: un uomo che, dal nulla, si è messo a guarire malati e indemoniati e che, parlando di Dio in modo inaudito, è diventato il centro dell’attenzione di tutti.

Non sai perché, ma senti che la sua storia ti riguarda. Ed ecco, oggi passa da qui.

È per questo che ora stai sul sicomoro (Lc 19,1-10). Volevi infilarti tra la folla per vederlo, ma tu sei basso di statura e gli altri corpi erano per te come un mare agitato nel quale rischiavi d’affogare.
Allora sei corso all’albero e, senza pensarci due volte, ti sei arrampicato.

Il tuo limite ti ha spinto lassù. E ora lo vedi.

È lì che cammina verso di te. Si avvicina, si ferma, alza i suoi occhi. Ti chiama per nome.

Senti in quel momento che il morso si allenta in te. Capisci che cercavi Lui. E che se tu l’hai cercato, è Lui che ti ha trovato.

Incurante della folla che giudica, oggi stesso sarà nella tua casa. Oggi stesso la tua storia si rivela storia sacra.

Tu scendi in fretta, allora. Non c’è tempo da perdere. C’è da ristabilire un’identità: i figli di Abramo, infatti, non tengono nulla per sé di ciò che hanno ricevuto e, se qualcosa hanno tolto a qualcuno, restituiscono quattro volte tanto.

La tua casa si tramuta in dimora di salvezza.

È tempo di fermare la corsa e, assieme a Lui, sciogliere il morso.

Buona estate di dono e restituzione
da
amico

Luca Lorusso

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Il tempo del vento

testo di Luca Losusso |


Questo è il tempo di un nuovo patto d’amore. È il tempo delle primizie del raccolto, del rinnovo dell’alleanza tra te e il tuo Dio, riscritto con il vento sul tuo cuore, e non più con il dito sulla pietra.
Oggi è il tempo nel quale lo Spirito si mette in ascolto della tua vita. Più intimo a te di te stesso, Lui abita in te, opera insieme a te, prega con te, attesta che sei figlio di Dio, e che, se sei figlio, sei anche erede, coerede di Cristo, suo fratello (cfr Rom 8). Non erede di oggetti lasciati da un morto, ma di vita trasmessa dal Vivente.

Lo Spirito ti dice la verità su di te e sul mondo. Anche il maligno, a volte. Questi per condannarti e condannare, lo Spirito per liberarti e liberare e promuovere la vita. Lo Spirito ti conduce alla verità tutta intera, non solo a una parte, non solo al male e al peccato, e alla tua incapacità di risolverli, ma alla tua condizione di creatura compresa nel progetto d’amore del Padre, alla tua dispersione ricapitolata con l’intera creazione in Cristo.

Lo Spirito santo ti santifica. Non sei tu, infatti, che ti rendi santo. È Lui. Non hai ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura. Lo Spirito rende figli adottivi, e per mezzo di Lui tu gridi Abbà, Padre. Chi potrà separarti dal suo amore? Chi muoverà accuse contro di te? Chi condannerà?

Oggi è il tempo nel quale le nazioni sapranno che Dio Padre è il Signore, perché mostrerà la sua santità in te (cfr Ez 36,23). L’ardente aspettativa dell’intera creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.

Questo è il tempo dello Spirito che soffia. Con Lui e secondo le sue vie cammini.

Anche il tempo di pandemia è tempo di vele spiegate al vento dello Spirito.

Buona Pentecoste da amico

Luca Lorusso

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Amante della vita

Dio Padre, amante del creato.

Figli di Sendong https://www.flickr.com/photos/90412460@N00/7119030455/in/photostream/

Prima di invitarmi nel cammino della storia, mi hai nutrito e indirizzato; prima di insegnarmi a perdonare, mi hai perdonato; prima di darmi il potere di liberare, mi hai liberato.

Prima di chiamarmi a essere pienamente me stesso, tu stesso ti sei fatto pienamente uomo; prima di invitarmi a donare la vita, tu stesso hai donato la tua; prima ancora di tenermi per mano di fronte alla morte, tu stesso l’hai abitata, riempita di te e oltrepassata.

Dio Figlio, amante della vita.

Hai plasmato il creato e vi hai acceso la vita con il tuo soffio. Appassionato di noi, sei diventato uomo perché noi diventassimo Dio, e hai offerto te stesso come nutrimento perché la vita non morisse. Ti sei dato come Spirito d’amore, e ti dai, linfa della tua Chiesa, perché l’uomo di ogni tempo e ogni terra t’incontri e faccia di te la sua dimora, come tu dimori in lui.

Dio Spirito, amante dell’amore.

In questo tempo di preghiera, digiuno e condivisione,
 buon cammino di rinascita (dall’alto) da amico
Luca Lorusso

E molto di più:

  • amico preghiera: Vuoi guarire?
  • amico progetto: Ospedale di Neisu
  • amico Parole di corsa, con Luca Bovio
  • amico Missione e Missioni

 


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«Mi hai sedotta»

Quando quel giorno ti sei fatto vicino, e mi hai condotta nel deserto, ho avuto paura.
Ti servivo da tempo e mi consumavo per te, ma tu sapevi che io servivo anche altri.
E io sapevo che tu eri geloso.
Mi hai portata nel punto più arido e lontano dalla vita, dove nessuno mi avrebbe cercata.
Lì la desolazione mi avrebbe uccisa prima della sete.

Lì ti sei fatto più vicino, e hai parlato al mio cuore (cfr. Osea 2,16-25).

Mi hai sedotta. Inaspettatamente. Mi hai sviata, portata via dalla mia strada, e mi hai mostrato che quel deserto attorno a me, era in me. Ero io.

Avevo temuto che mi avresti abbandonata alla sete, signore oscuro e dagli umori imprevedibili, ma in quel deserto mi hai riportata alla vita, mi hai riportata a me. A te.

Ti chiamavo padrone, e mi sono insabbiata in un deserto privo di punti di riferimento.

Ora tu mi chiamavi «mia sposa» e desideravi sentirti chiamato «marito mio, mio sposo».

Ti credevo lontano, ti cercavo come una serva il suo padrone, in attesa di retribuzione, ma tu hai superato le mie barriere, hai ritrovato i sentieri che io avevo confuso perché nessuno mi raggiungesse, e ora i miei frutti abbondano.

Hai sposato la mia vita, Signore, la mia condizione. Sei nato uomo come me, e hai rivelato che ogni uomo è degno di te.

Hai sussurrato al mio cuore con il vagito di una voce di bimbo, con il respiro affannato di un uomo morente e, inerme, mi hai sedotta con la tua inermità. Amante, mi hai rivelato la tua presenza di salvezza in ogni situazione, anche la più lontana da te.

Mi hai liberato dalla condizione servile e hai rinnovato per sempre la nostra alleanza d’amore. Ora ogni uomo potrà smettere di firmarsi Non-amato, Non-popolo-tuo. Ora ciascuno può sentire la tua voce chiamarlo: Mio amato, Popolo mio.

Ho ritrovato la mia identità. E tu sei mio Dio.

 

Nel deserto di questo tempo, zampillante d’acqua viva,
buon cammino di Avvento, buon Natale e buon anno nuovo da amico

Luca Lorusso

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Mentre vedevi Satana cadere

Ci hai chiesto di andare davanti a te, a due a due (Lc 10,1-20), come nomadi che hanno la propria casa sempre con sé. Ci hai chiesto di non portare nulla, solo la nostra piccolezza e il tuo nome, per essere noi casa per altri.
Ci hai mandati privi di ogni bene, affamati e indifesi, come agnelli in mezzo ai lupi, armati solo della nostra pace, poiché la nostra pace è leva di altra pace.

Ci hai inviati come operai della cura nelle dimore di chi ci avrebbe accolti. Ci hai assicurato che il loro stesso cibo e le loro bevande, la loro vita e storia, offerti a noi, ci avrebbero fornito gli ingredienti per i farmaci da offrire loro a nostra volta.

Ci hai esortati ad andare per annunciare la prossimità del Regno, e per annunciarlo a tutti. A chi ci avrebbe aperto la porta, a chi ci avrebbe respinti. Per questi ultimi sarà più facile distrarsi dalla salvezza che lambisce la loro esistenza.

Quando siamo tornati a te, eravamo pieni di stupore e di gioia: anche i demoni si erano sottomessi a noi nel tuo nome. E tu hai gioito con noi, e ci hai narrato una visione avuta durante il nostro peregrinare. Mentre noi spingevamo i confini del Regno, tu vedevi Satana cadere dal cielo come una folgore.

Tu ci hai dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni, di tramutare il veleno delle nostre vite e di quelle degli altri in antidoti contro la morte. Tu ci hai resi capaci di vincere ogni potenza del nemico riempiendo di te il nostro nulla.

Non però per i demoni che si sottomettono a noi ci rallegriamo – ci saranno momenti nei quali, infatti, non saremo poveri abbastanza per sconfiggerli -, ma piuttosto perché, a prescindere da ogni cosa, abbiamo intravisto i nostri nomi scritti nei cieli.

Al di là delle opere che compirete,
da
amico, buon mese missionario,
trascorso scrutando nei cieli i vostri nomi.

Luca Lorusso


Leggi tutto: Mangiare la Parola – Eccomi manda me – Progetto Dispensario di Manda – Quesrida Amazonia: Un sogno ecologico




Vita trasmessa da chi vive

testo di Luca Lorusso |


Sei partito di buon mattino con il tuo carico di rabbia e aspettative frustrate nel cuore, e con le sue parole di riconciliazione nelle orecchie. Sei salito sul monte con il peso di una vita morente tra le braccia, due tavole di pietra inerte da sgrezzare, e con una preghiera per i tuoi tra le labbra. Sei arrivato al luogo dell’incontro con la certezza di stare di nuovo alla sua presenza e di vedere rinnovato il patto dal dito dell’alleanza.

E Lui era lì, come ti aveva promesso. Nascosto nella nube, ti ha nascosto nella rupe, proteggendoti con la sua mano per non farti perire davanti alla sua indicibile trascendenza. Ti è passato davanti e si è fermato presso di te rivelandoti il suo nome: misericordia, amore, fedeltà.

E tu lo hai supplicato, come ti eri ripromesso. Hai riconosciuto la dura cervice dei tuoi, del tuo popolo, della tua umanità, e hai domandato l’impensabile: non solo il suo passo presente in mezzo ai passi degli uomini sulle loro strade tortuose, ma il suo assenso a fare degli uomini la sua eredità (Es 34,4-9): eredità che Lui riceve, eredità che Lui trasmette.

Eredità non è un oggetto lasciato agli eredi da chi muore, ma la vita trasmessa da chi vive. È la testimonianza di una fedeltà all’amore, al desiderio profondo di vita. Tu hai chiesto per i tuoi, e per tutti, che Lui si facesse erede della nostra vita, e che si facesse tramite presso altri della nostra fedeltà all’amore. Perché la nostra fedeltà sia segno della sua.

Hai chiesto a Dio di fare di noi, suoi traditori e amanti, l’eredità di cui Lui gode. Gli hai chiesto di renderci segno del suo dono di sé al mondo. Una preghiera vertiginosa: che Lui faccia di noi una testimonianza visibile della sua fedeltà e del suo amore.

E sei stato ascoltato, Mosè. Diventati figli nel Figlio (Rm 8,16-17; Ef 1,5.11; Gal 4,4.7), siamo eredi del Padre anche noi, come Lui, e testimoni nello Spirito. E non
veniamo perduti (Gv 3,16-18), ma ricapitolati in Cristo,
ereditati e conservati nelle sue mani.

In questo tempo di fatica, buon cammino di fedeltà alla vita, da amico

Luca Lorusso

Leggi tutto: Per la preghiera – Bibbia on the road – Progetto Tanzania – Amico mondo




Promessa di presenza


Ti sei mostrato a noi vivo. Dopo la tua passione e morte, ci sei apparso per quaranta giorni (At 1,1-11). Ci hai visitati mentre eravamo in quarantena, per debellare insieme a noi il virus dell’angoscia della morte. E ci parlavi delle cose del Regno. Non del regno che noi speravamo, un regno giusto e sapiente, ma umano, e quindi effimero, instabile. Ci parlavi del Regno di Dio. Quello della vita eccedente, dell’acqua che zampilla in eterno, della luce che disperde le tenebre, dell’amore che è più forte della morte.

L’ultimo giorno, quando noi ci sentivamo di nuovo in forze, pronti a riprendere la strada con te, come prima, tu ti sei seduto a tavola, come avevi fatto nell’ultima cena prima del tuo arresto, e ci hai chiesto di non muoverci da Gerusalemme. Almeno finché non fossimo stati battezzati in Spirito Santo. Solo allora, infatti, la tua presenza in corpo, legata a un luogo, si sarebbe tramutata in presenza in spirito, legata alle nostre vite capaci di spargersi nel mondo. Solo allora la nostra forza riacquistata sarebbe stata di aiuto, e non di ostacolo, alla nostra debolezza, vero veicolo della tua salvezza per tutti «a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».

Mentre ci parlavi così, sei stato elevato in alto, e una nube ti ha sottratto ai nostri occhi. Ed ecco che due uomini in bianche vesti ci hanno scossi: «Perché state a guardare il cielo? Gesù tornerà e troverà la fede sulla terra grazie a voi».

Ci siamo messi in attesa, pronti a lasciarci riempire di Spirito, e a realizzare con Lui, in ogni luogo e in ogni tempo, la Tua promessa di presenza: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

Buon tempo di Pasqua, da amico

Luca Lorusso

Titoli dei pezzi in Amico

  • Chi è il missionario (Biabbia on the road)
  • La Parola, unica speranza (Parole di corsa)
  • Querida amazonia. Un sogno sociale (Amico mondo)
  • Comunità missionaria di Villaregia (Amico mondo)
  • Modjo per chi ha bisogno (Progetto Etiopia)

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