

«Non cedere alla logica della paura»
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«Non venga mai meno il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano», ci dice papa Francesco nel messaggio «Urbi et orbi» della domenica di Pasqua. L’ultimo suo messaggio, il testamento spirituale. E continua: «Davanti alla crudeltà dei conflitti che coinvolgono civili inermi, attaccano scuole e ospedali e operatori umanitari, non possiamo permetterci di dimenticare che non vengono colpiti bersagli, ma persone con un’anima e una dignità».
Un chiaro appello a «restare umani» in un tempo, il nostro, scosso di guerre e persecuzioni.
E nelle sue ultime parole all’umanità, papa Francesco cita quasi tutte le guerre e le zone in conflitto: l’Ucraina, la Terra Santa (parla di Israele e Palestina), il Libano, la Siria e lo Yemen. Ma anche l’Armenia e l’Azerbaigian, il popolo birmano. Poi, pone un’enfasi speciale sull’Africa: «Cristo Risorto, nostra speranza, conceda pace e conforto alle popolazioni africane vittime di violenze e conflitti, soprattutto nella Repubblica democratica del Congo, in Sudan, in Sud Sudan e sostenga quanti soffrono a causa delle tensioni nel Sahel, nel Corno d’Africa e nella Regione dei Grandi laghi, come pure i cristiani che in molti luoghi non possono professare liberamente la loro fede».
Perché, continua papa Francesco con un passaggio che deve fare riflettere: «Nessuna pace e possibile laddove non c’è libertà religiosa o dove non c’è libertà di pensiero e di parola e il rispetto delle opinioni altrui». In quanti Paesi del mondo, magari non in conflitto aperto, queste libertà e diritti sono negati?
Il Papa sembra tirare le orecchie a molti dei nostri governanti, ma anche a settori industriali: «Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L’esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo», tendenza quest’ultima in atto, a partire dalla «civilissima» Europa.
Papa Francesco nel suo ultimo messaggio ha, come sempre, un approccio propositivo, e fa un richiamo, a quanti (pochi) hanno nelle loro mani il benessere, e sovente la vita, di moltitudini: «Faccio appello a tutti quanti nel mondo hanno responsabilità politiche a non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovono lo sviluppo. Sono queste le “armi” della pace: quelle che costruiscono il futuro, invece di seminare morte!». È un’indicazione pratica che, se rispettata, ridurrebbe la conflittualità sull’intero pianeta.
Vogliamo ricordare papa Francesco come un sassolino lanciato in uno stagno: le onde generate si propagano da un punto in tutte le direzioni, andando molto lontano e durando a lungo nel tempo. Dobbiamo continuare a mettere in atto le sue indicazioni, ovunque.
Riportiamo qui, il ricordo a caldo del cardinale Giorgio Marengo, che ha avuto occasione di conoscere bene papa Francesco e di accoglierlo in una periferia del mondo, la Mongolia, e dal quale ci sentiamo rappresentati.
«Ci vorrà del tempo per capire fino in fondo la portata del pontificato di papa Francesco. Quello che mi sento di dire adesso è che vedevo incarnata in lui una profonda paternità, che ho sperimentato personalmente in varie occasioni. Mi sentivo attratto dalla sua libertà interiore e dal suo ascolto delle mozioni interiori dello Spirito Santo.
Per noi Missionari e Missionarie della Consolata – prosegue il cardinale Marengo -, papa Francesco è il Pontefice che ha canonizzato il nostro santo Fondatore e che ha dato un impulso missionario grandissimo alla vita e alle scelte della Chiesa. Con il suo magistero e con il suo esempio ha riportato la missione evangelizzatrice della Chiesa al centro della vita reale delle comunità».
Mentre scriviamo, il collegio cardinalizio elegge come successore di papa Francesco
il cardinale Robert Francis Prevost, che diventa papa Leone XIV. Un Papa nato negli Stati Uniti e missionario in Perù. L’incipit del suo discorso inaugurale al mondo è «La pace sia con voi!».
Marco Bello
