Vedere venire il bene


La mia vita, e la vita del mondo: crocifisse come te, Signore, inchiodate sulla morte.

Ero un tamarisco nella steppa: maledetto, gettato in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere (cfr. Ger 17,5-8).

Non vedevo venire alcun bene.
Nessuna consolazione mi toccava.
Tantomeno una speranza.

Ricordo in modo confuso, invece, cosa provavo guardando Maria. Invidia, forse rabbia. Sete, molta sete: un desiderio, allora, ancora senza nome.

Lei era un albero piantato lungo un corso d’acqua che non teme il caldo, perché ha radici stese verso la corrente.
Le sue foglie, in mezzo al sale di quelle ore, rimanevano verdi.

Il mio nome, Pietro, pronunciato da lei,
era un frutto dolce che mi veniva offerto. Bagnava la mia bocca disseccata.

La sua fiducia era il Padre. La sua cura per me era dire bene di Lui e di te.

Senza lei, non so se avrei ritrovato gli occhi per vedere il bene venire.

Di certo oggi protendo anche io le mie radici nodose verso il Padre, e osservo con stupore le mani di molti che, in tutta la Terra, afferrano i frutti del tuo Spirito tra le foglie verdi dei tuoi amici.

Come pellegrini di speranza tra le macerie, con Maria, fissiamo lo sguardo sul bene che viene,
da amico
Luca Lorusso

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