Iscriviti alla newsletter
Inserisci la tua email e iscriviti alla nostra newsletter
Inserisci la tua email e iscriviti alla nostra newsletter

«Un cambiamento non avviene senza forze nuove, ma queste non nascono e non crescono se la gente non si sveglia a riconoscere i propri interessi e i propri bisogni».
Così diceva Danilo Dolci (1924-1997), uno dei pensatori più influenti della nonviolenza e della lotta contro la povertà e per l’emancipazione del Sud Italia.
Nel centenario della sua nascita, la sua figura è tornata all’attenzione del pubblico.
Per l’occasione, infatti, oltre a una serie di iniziative importanti sparse sul territorio italiano, è uscita una nuova edizione, per Altreconomia, del testo Danilo Dolci. Una rivoluzione nonviolenta. Il volume è curato da Giuseppe Barone, collaboratore di Dolci sin dal 1985, attuale vicepresidente del Centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci, e coordinatore del comitato scientifico del Borgo Danilo Dolci (Trappeto, Palermo).
Danilo Dolci fu soprannominato «Gandhi della Sicilia» o «Gandhi italiano» perché dedicò la sua vita al miglioramento delle condizioni dei contadini della Sicilia adottando metodi nonviolenti. Utilizzò, infatti, il digiuno, ed elaborò il metodo maieutico reciproco per costruire le soluzioni dei problemi sociali insieme alle persone direttamente coinvolte.
Un esempio di democrazia dal basso che oggi, in un momento di grande scollamento tra i cittadini e politica, ritrova la sua attualità.
Il testo di Giuseppe Barone raccoglie una serie di scritti che documentano la vita e le opere di Dolci, e include interviste e testi poco conosciuti che mettono in luce la profondità del suo pensiero e del suo impegno in vari ambiti della società.
Oltre alla biografia di Dolci, nel volume troviamo un ricordo di Luca Baranelli, un’intervista di Mauro Valpiana allo stesso Dolci, nella quale l’intervistato denuncia il rapporto mafia-politica e il riemergere del fascismo già nel 1995, non solo in Sicilia, ma nelle maglie dello Stato.
Di grande interesse sono anche i testi tratti da alcune delle più importanti opere di Dolci come Per una rivoluzione nonviolenta, Dal trasmettere al comunicare e Il metodo maieutico reciproco, dove compie un’attenta analisi della realtà nella quale lavora e illustra il suo impegno sociale ed educativo ispirato alla nonviolenza.
Se c’è una metafora che può indicare l’azione di Danilo Dolci è senz’altro quella della domanda. Attraverso le domande, infatti, egli scavava con bambini e adulti nel terreno dei bisogni e creava con loro le possibili risposte che diventavano progetto politico.
Solo allora intraprendeva mobilitazioni e contatti con i politici del momento, ottenendo anche importanti risultati come la costruzione della diga sul fiume Jato, nella Sicilia Nord occidentale.
Senza dimenticare la creazione del Centro educativo di Mirto (Messina), una scuola immersa nella natura, costruita a misura di bambino.
Basti pensare che ogni aula ha tre entrate che danno tutte sulla campagna, le finestre sono basse, in modo che ogni bambino, anche da seduto, possa vedere fuori, i banchi disposti a cerchio in modo che ci sia coerenza tra il metodo maieutico e la struttura.
Solo così si può passare da una scuola incentrata sul «trasmettere» a una scuola che vuole «comunicare» e costruire un sapere condiviso, basato sull’interesse nei confronti del mondo, così naturale nei bambini e così schiacciato negli adulti.
Un libro da sorseggiare, da assaporare, da leggere insieme perché possa diventare di nuovo realtà.
Rita Vittori
Centro studi Sereno Regis