Noi e voi, dialogo lettori e missionari

Ch. Dambajav, khamba lama, abate di Dashchoiliin Monastery, Ulaanbaatar; Ven. Altankhuu, segretario dell'abate; Rev. Fr. Ts. Sanjaajav Peter e Rev. Fr. B. Enkh Joseph, sacerdoti della Chiesa cattolica della Mongolia; monsignor Giorgio Marengo, vescovo in Mongolia.
Direttore

Ucraina

Gentile redazione,
riguardo all’articolo a pag. 64 del numero di aprile 2022 vorrei sì ringraziare per aver affrontato l’argomento (non mi stupisce in realtà), ma anche far notare che l’argomentazione portata per spiegare il tentativo d’avvicinamento dell’Ucraina alla Ue sia in realtà tendenzioso. Capisco la ristrettezza degli spazi e non si può raccontare tutto in tre pagine, ma se non si dice che ai tempi del rifiuto di Janukovyc di sottoscrivere l’accordo di scambio in realtà si trattò di una scelta tra due proposte, una della Ue e Fmi (è fondamentale dirlo per capire correttamente) e l’altra della Russia, che poi lei dice non aver sborsato neanche un rublo per l’Ucraina. La scelta per la proposta russa fu spiegata dal governo ed era proprio dovuta alle richieste del Fmi… Mi stupirebbe se lei non sapesse di cosa si tratta. La proposta russa, la cui economia non è così potente come quella occidentale, puntava su un accordo con condizioni di favore. La Russia sapeva benissimo come era la situazione ucraina e non stupisce che il Fmi poi si lamentò dell’utilizzo dei fondi e credo anche che li sospese. Nell’articolo, oltre a dare per scontato il solito noiosissimo pregiudizio che la Russia sia sempre brutta e cattiva e dalla parte del torto, e che la Eu sia sempre e solo buona e il faro di ogni paese, sembra insinuare una sorta di disonestà congenita nella Russia.

Sarebbe auspicabile che nei prossimi articoli non si facesse come si fa su tutti i giornali e cioè, dicendo che c’è un aggressore e un aggredito (certo, se si guarda solo il 24 febbraio è cosi) si stabilisce a priori chi è il buono e chi è il cattivo, e ciò diventa un alibi per non analizzare tutte le vere cause di questo bruttissimo conflitto.

La Russia e la Gb-Usa (via Nato, perché la Eu purtroppo non conta nulla, soprattutto con una Von der Layen completamente supina al volere Usa), si contendono l’Ucraina da un bel po’, e se Putin ora non vuole più sentire ragioni e si siederà al tavolo di un negoziato solo quando lo riterrà conveniente, dall’altro lato abbiamo gli Usa con la Gb che vogliono solo prolungare più che si può questo conflitto. Degli interessi degli ucraini, quelli sfollati per intenderci, non interessa a nessuno, anzi forse un po’ più interessa alla Russia, non certamente agli Usa-Gb.

Cordiali saluti

Andrea Sari 
17/05/2022

Caro signor Andrea,
rispondo a nome della redazione che lei interpella.

Comincio sottolieando che l’articolo in questione è breve di sua natura e quindi non ha né la pretesa né lo spazio fisico per poter approfondire ogni aspetto della complicatissima situazione dell’Ucraina e neppure offrire un’analisi storica completa (fatta poi in MC 05/2022). Per questo, ad esempio, il prestito del Fmi è stato solo accennato in collegamento con l’accordo Ue del 2013, senza entrare in tutti i dettagli.

Poi vorrei far notare come non ci sia da parte nostra l’intenzione di demonizzare la Russia in quanto tale. Di fatto il testo condanna gli atteggiamenti di prepotenza da qualsiasi parte provengano e propone il superamento della logica dei blocchi, in modo da spezzare la spirale dell’inimicizia che porta inevitabilmente alla guerra. Da ultimo l’articolo reclama la pace per porre fine alle sofferenze di chi sta morendo sotto le bombe.

L’autore del testo, il nostro Francesco Gesualdi, se è partigiano, lo è dalla parte della pace, «che si prepara con la pace» non con il «para bellum».

Questa rivista, anche ospitando con libertà opinioni diverse, non intende essere spazio di scontro, ma luogo di incontro per persone che sono capaci di «piangere»    (cfr. Mt 5,4) con l’umanità che soffre, sia essa nell’Ucraina devastata dalla violenza che nelle famiglie di tanti giovani russi, specialmente provenienti dalle zone più povere e remote del paese, sacrificati al moloch della guerra. Vuole essere spazio per persone che, convinte che la guerra non costruisce la pace, diventano ogni giorno costruttori di pace, attenti alle persone concrete, a ogni persona, senza applicare etichette, senza dividere il mondo in buoni e cattivi, ispirati dall’esempio del buon samaritano (cfr. Lc 10,30-37).

Un cammino di libertà

Egr. Signori,
leggo con interesse e soddisfazione, anche se non sempre concordo o capisco, la rubrica «Un cammino di libertà» e chiedo a tal proposito se l’insieme delle puntate verrà raccolto in un unico documento leggibile nel futuro in Internet. Grazie per la risposta e buon cammino.

Saverio Compostella
17/05/2022

Caro signor Saverio,
sarà nostra cura raccogliere tutti i capitoli dedicati al cammino di libertà del popolo d’Israele e nostro. L’abbiamo già fatto con altri testi apparsi sulla nostra rivista, facilmente scaricabili dal nostro sito. Nel caso, se ce ne fosse richiesta, potremmo anche fare delle stampe cartacee delle stesse raccolte (costi da studiare) per chi preferisce leggere ancora su un buon vecchio libro.

Grazie, Annalisa Vandelli

Cara Annalisa,
io ti conosco solo un po’ per aver letto, tempo addietro, quanto hai scritto su padre Giuseppe Richetti (1933-1993), tuo zio e missionario della Consolata in Kenya.

Ora sei venuta alla ribalta con «Acqua in Bocca», un volume poderoso su fratel Peppino Argese (1932-2018), il missionario della Consolata che raccoglieva «le lacrime della foresta» del Nyambene (Meru, Kenya) e le incanalava in uno stupefacente acquedotto, portatore di vita per una marea di gente assetata.

Annalisa, hai composto un’opera con un protagonista «silenzioso», coadiuvato da altri personaggi di notevole spessore umano. L’ultimo è padre Daniele Giolitti, laureatosi in ingegneria al Politecnico di Torino proprio con una tesi sull’acquedotto del «silenzioso». Tuttavia, protagonista «ultimissima» sei tu, Annalisa, con la tua penna faconda.

A me «Acqua in Bocca» affascina perché è «un balcone spalancato sul mondo». Da tale balcone, puoi scorgere pure l’assassinio di Robert Kennedy, fratello del presidente statunitense John (anche lui ucciso), come anche il martirio della volontaria missionaria Annalena Tonelli (Somalia) e quello di padre Giuseppe Bertaina (Kenya). Inoltre, deplori la guerra americana in Vietnam. Non manca papa Francesco tra i profughi a Lampedusa.

E moltissimo altro. Per esempio, Regina, la domestica di fratel Peppino. Un giorno la donna apre la porta a tre individui che esigono dal «silenzioso» (prossimo alla morte) privilegi danarosi nella gestione dell’acquedotto nella foresta. Gli si sono presentati con il dono di alcune uova marce. Regina li caccia furiosa.

Che regina… quella Regina! Il «silenzioso» le sussurra: «Grazie, Regina. Però non avventarti contro le tenebre. Pensa piuttosto a tenere accesa la tua lampada».

«Acqua in Bocca» non è un racconto né una biografia. È una corale o un poema, un poema impregnato dalla sacralità della foresta del Nyambene. Il «silenzioso» vi «si inginocchia, perché lì c’è Dio. Questa è la sua chiesa». Ha concesso a fratel Peppino Argese di entrare, di ascoltare la sua parola appesa ai rami.

Cara Annalisa, ti ho scritto queste righe per dirti semplicemente: grazie.

padre Francesco Bernardi,
missionario della Consolata in Tanzania, 26/05/2022

Padre Francesco ricorda anche Regina, che ha servito fratel Mukiri con tanta dedizione (vedi la foto del 2012 con i figli e fratel Mukiri) . Regina ora è insieme lui nelle splendide foreste del Paradiso dove il Signore l’ha chiamata il 12 maggio 2022, dopo una breve e improvvisa malattia. Aveva cinquant’anni.

Ricordo che il «poderoso» libro «Acqua in bocca, storia di fratel Peppino Argese, il silenzioso che raccoglieva le lacrime della foresta» (368 pagine di cui 48 fotografiche) è disponibile su richiesta anche all’indirizzo della rivista con contributo minimo di 15€.

 

Monsignor Giorgio Marengo cardinale

«Il Papa ha annunciato la creazione dei nuovi porporati: tra di essi tre capi di dicastero della Curia. Sedici gli elettori, cinque ultraottantenni. Cinque italiani, tra cui il vescovo di Como Cantoni, l’emerito di Cagliari Miglio e il professor Ghirlanda. Il più giovane con i suoi 48 anni è Marengo, prefetto apostolico di Ulan Bator, capitale della Mongolia». (Vatican News 28/05/2022)

Missionari carissimi,
il Signore continua a benedire il nostro Istituto con il suo immenso amore.

Oggi il papa Francesco ha nominato il nostro caro monsignor Giorgio Marengo cardinale. È il primo cardinale dell’Istituto, è un dono di Dio e un riconoscimento per il nostro Istituto, è un dono del nostro amato Fondatore il beato Giuseppe Allamano.

Mi trovo a Boa Vista, precisamente all’aeroporto pronto per partire per San Paolo: ho letto la notizia nel mio cellulare che è stato riempito di messaggi e di auguri. Che bello sentire e vedere tanta vicinanza e affetto, tanta gente che ama la Consolata nei suoi figli e figlie.

Grazie a Dio non passano solo le notizie brutte di guerre e ingiustizie, ma vengono anche comunicate le notizie belle, buone e vere, quelle che riscaldano il cuore e fanno del bene.

La notizia della nomina di Giorgio è una buona notizia che fa bene a tutti: alla chiesa, al mondo, all’Istituto, all’Asia e a tutti noi. La nomina di Giorgio è per noi tutti un messaggio e un invito all’impegno, alla generosità, alla disponibilità alla volontà di Dio nella nostra vita.

È conferma che la missione non ci appartiene ma è opera di Dio e che noi siamo semplici strumenti nelle sue mani.

Che questa notizia, che questo nuovo servizio di Giorgio alla Chiesa sia per noi tutti benedizione, consolazione e ringraziamento. La Consolata benedica e accompagni Giorgio, sostenga e doni salute a sua madre e a sua sorella, doni a tutti noi più gioia nel servizio, più generosità nella missione e più speranza per il futuro.

Al caro Giorgio, nuovo cardinale, a tutti voi, coraggio e avanti in Domino!

padre Stefano Camerlengo
Boa Vista, 28/05/2022

Chi è il nuovo cardinale

Monsignor Giorgio Marengo è nato il 7 giugno 1974 a Cuneo. Dal 1993 al 1995 ha studiato filosofia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale e dal 1995 al 1998 teologia nella Pontificia Università Gregoriana (Roma). Dal 2000 al 2006 ha compiuto ulteriori studi presso la Pontificia Università Urbaniana, conseguendo la licenza e il dottorato in Missionologia. Ha emesso la professione perpetua il 24 giugno 2000 come membro dell’Istituto Missioni Consolata ed è stato ordinato sacerdote il 26 maggio 2001.

Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato scelto come membro del primo gruppo di due missionari e due missionarie della Consolata destinati alla Mongolia. Ricevuto il mandato missionario nel santuario della Consolata il 19 maggio 2002, i quattro sono finalmente partiti il 20 luglio 2003 per la nuova missione nella capitale mongola. Nel 2007 hanno aperto Arvaiheer dedicata a Maria Madre della Misericordia, di cui padre Giorgio è stato parroco fino alla nomina a vescovo. Nel 2016 è nata la «Regione Asia» dell’Imc (Mongolia, Corea del Sud e Taiwan), di cui è diventato consigliere e responsabile per la sua nazione. Il 2 aprile 2020 il Santo Padre Francesco lo ha nominato Prefetto apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia), con carattere vescovile assegnandogli la sede titolare di Castra Severiana. È stato consacrato dal cardinal Luis Antonio Tagle l’8 agosto 2020 in quello stesso santuario della Consolata in Torino dove aveva ricevuto il suo mandato missionario.


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