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Il Dalai lama (titolo onorifico in lingua mongola che significa "monaco sapiente come l'oceano") ha detto: "La religione più concreta è un cuore buono". Molti insegnamenti del Buddhismo vertono sulla purezza delle intenzioni e sulle modalità di rettificare il cuore. Per Gesù è chiaro che tutto ha origine nelle intenzioni e non tanto nell'osservanza di prescrizioni rituali. C'è un fertile terreno comune su cui camminare insieme, sempre rispettando l'originalità delle diverse tradizioni religiose.
La vigilanza è la virtù degli innamorati. Il loro cuore è tutto proteso alla persona amata, per questo è attento ad ogni minimo segnale e si mantiene in stato di attesa. Non è che paragonando a un ladro la venuta del Figlio dell'uomo Gesù voglia farci prendere paura, vuole semplicemente scuoterci per ricordarci che è nel nostro interesse se noi aspettiamo e coltiviamo la sobrietà, la custodia del cuore; diversamente molliamo gli ormeggi, ci lasciamo travolgere dagli eventi, ma a perdere siamo noi.
Questa è una delle pagine più drammatiche del vangelo. Un momento di non ritorno. Al rivelarsi di Gesù corrisponde l'irrigidimento di molti discepoli, al punto che "tornarono indietro e non andavano più con lui". Per questo non si può valutare la missione solo in base al "successo" che incontra in termini di adesioni e numeri; l'annuncio ha sempre una componente di scandalo e la missione ce lo fa toccare con mano. In Asia i cristiani sono pochi, ma forse più convinti di altri.