Cari Missionari

Dai lettori

Fratel Carlo Zacquini, Alla vigilia degli ottant’anni

Pasqua è vicina e mi faccio vivo per dare alcune notizie e per fare i tradizionali auguri pasquali. Ho deciso di fare un brevissimo riassunto della mia vita, approfittando anche delle riflessioni che la quaresima ci ha proposto.

A vent’anni (1957) ho fatto la prima professione religiosa alla Certosa di Pesio. Con 27 anni sono partito per Roraima (1964). Due giorni prima dei 28 ho conosciuto il primo gruppo di Yanomami. Ai primi di gennaio del 1968 ho cominciato la mia vita tra di loro. Se in questi ultimi decenni non sono migliorato granché, certamente non è dovuto agli Yanomami.

In questi ultimi tempi, sono assillato dalla necessità di far conoscere a molti la loro causa, e di aiutare almeno qualcuno di essi a prepararsi per difenderla con qualche competenza. Oggetto di questa mia attività sono giovani e vecchi, studenti e non, indigeni e non indigeni che si affacciano alla soglia della storia moderna con le qualità e i difetti del tempo attuale. I giovani missionari pure fanno parte di questa preoccupazione.

La sfida che rappresenta il futuro di questi popoli (indigeni) pare sempre più ardua e complicata, ma almeno, al contrario di quanto si pensava qualche decennio fa, è possibile, e pare condivisa da sempre più persone.

Nel mio piccolo, grazie anche a molti di voi e in vostro nome, porto avanti il Centro di Documentazione Indigena dei Missionari della Consolata in Amazzonia. Col vostro aiuto ho potuto assumere dei collaboratori, tra i quali anche un indigeno (makuxi); abbiamo raccolto e registrato 2490 libri; alcune altre centinaia sono in attesa; circa 2000 riviste sono registrate; decine di migliaia di ritagli di giornali sono in relativo ordine e li stiamo scansionando; migliaia di documenti sono stati classificati e in parte registrati; centinaia di video cassette e cassette sono in parte digitalizzate e altre in attesa di esserlo; documentari, reportage, testimonianze, canti, rituali, racconti, ricerche storiche e di antropologia; alcune migliaia di fotografie, negativi, diapositive, sono state digitalizzate.

Sono sicuro che, nella fretta, sto dimenticando altre cose, ma quello che è più importante è che mi fate sentire orgoglioso di avere degli amici come voi, capaci di donarsi e di donare continuamente, a costo del proprio conforto, per aiutare persone e popolazioni che sono lontane da voi, dimostrando una enorme fiducia in persone come me che con maggiore o minore competenza e efficacia tentano di cambiare in meglio un pezzetto di questo nostro mondo. Mi sento tanto debole e incapace di risolvere i grandi e gravi problemi che mi si pongono davanti quotidianamente, ma la vostra vicinanza, il vostro affetto e la vostra collaborazione effettiva, continuano a darmi coraggio e a far sì che pur nella mia debolezza possa continuare a lottare e a sperare di essere di aiuto, almeno a qualcuno dei tanti che ne necessitano. Vi invito anche, questa volta, ad unirvi a me per ringraziare il Cielo che mi ha portato ormai alle soglie degli ottant’anni (che compirò il 3 maggio). Inoltre, a ottobre ricorderò anche i sessant’anni di professione religiosa. Sembra sia stato ieri, eppure sono ormai un bel mazzetto di anni come missionario della Consolata. Il 21 marzo scorso, Luis Ventura, il nostro carissimo amico, ha anche difeso la sua tesi di dottorato in antropologia, all’università di Madrid. Spero possa presto tornare a lavorare con noi.

Sono sicuro di non aver scritto tutto in modo chiaro e corretto, ma purtroppo non ho più tempo per rivedere e correggere. Mi riprometto in breve, di farlo dove necessario e completare le informazioni che so che vi stanno a cuore. Io sto bene, e spero che lo siate tutti voi! Buona Pasqua. Vi abbraccio con tanto affetto.

Carlo Zacquini
04/04/2017


Da Neisu

Cari amici ed amiche,
Approfitto del tempo di quaresima per ringraziarvi di tutto ciò che fate per la Missione.

Qui a Neisu questo mese di marzo potrei dire che è stato il mese dei Pigmei. Due settimane fa tre di loro sono arrivati all’ospedale per farsi curare dalla malaria. Provenivano da un territorio «vicino», a una cinquantina di chilometri da qui, passando per le scorciatornie della foresta.

La dottoressa Serafina, facendo gli esami clinici, si è accorta che tutti e tre avevano delle ernie da operare ed allora sono state programmati interventi speciali per i loro casi, al di fuori ed in più di quelli già in lista il martedì e giovedì. Si è così operato anche il mercoledì. I nostri tre uomini sono giunti, come d’abitudine, solo con la maglietta che avevano indosso e senza nulla da mangiare (qui sono le famiglie degli ammalati che provvedono al loro cibo cucinato sotto una grande tettornia dove ciascuno può accendere il suo fuoco). I Pigmei sono seminomadi e vivono di pesca, caccia e frutti di stagione, sovente raccolti nei campi privati creando problemi ben immaginabili con i proprietari dei campi in questione… Noi li abbiamo assistiti nel centro nutrizionale, ma siccome non hanno le stesse abitudini culinarie dei Bantu (la maggioranza della popolazione) e sono abituati a cucinarsi essi stessi i propri pasti, hanno creato parecchi problemi. Per fortuna la moglie del capo villaggio li ha accolti preparando lei stessa i pasti per loro.

Le operazioni chirurgiche sono ben riuscite. Per l’occasione li abbiamo dotati di vestiti ospedalieri (che abbiamo ricevuto in dono dal Canada) e ho poi aggiunto per ognuno un paio di calzoni e dei sandali, un perizoma e un lenzuolo. Visto che loro avevano ricevuto i vestiti in regalo, la signora che li aveva assistiti, vedendo che non aveva ricevuto nulla, ha chiesto un abito locale anche per sé. Gliel’ho dato, ma per stuzzicarlo un poco, ho fatto notare al capo villaggio che lui stesso avrebbe dovuto fornire il vestito alla sua signora. La risposta? Che il mio regalo sarebbe servito benissimo per il giorno del funerale della sua signora.

I Pigmei, una volta guariti, sono rientrati nella loro foresta a piedi, dopo aver ricevuto qualche provvista per la strada di ritorno. Come si dice: «Un regalo ne attira un altro». Per completare il tutto la settimana scorsa, una mamma pigmea ha partorito con taglio cesareo il simpatico bimbo che potete vedere nella foto. Come potete constatare ci prendiamo proprio cura dei «più piccoli». Tutto ciò anche grazie a voi.

Richard Larose imc
27/03/2017, Ospedale di Neisu, Rd Congo


A Cecilia

Caro Padre Gigi,
in questi giorni ho scritto alcuni pensieri in vista del compleanno di mia nipote Cecilia, figlia di mio fratello, che compirà 22 anni il 20 aprile prossimo. Naturalmente mia mamma, abbonata a Missioni Consolata dagli anni Cinquanta fino al 2007, sarebbe molto felice di leggerli dalla «vita nuova» in cui si trova. Cari saluti

Di te dirò che le parole di mamma Franca, dopo la tua nascita, «Cecilia è un miracolo della vita»,
sono rimaste indelebili e saranno indimenticabili!
Di te dirò che la felicità di papà Delfino nel tenerti fra le sue forti braccia, piccolina, sempre terrò fra ciò che ho di più caro nel profondo.
Di te dirò che il grido di gioia per l’arrivo della nonna Cleofe, in occasione dei tuoi quattro anni, sempre terrò tra i ricordi.
Di te dirò che il tuo sguardo accorto e sagace ininterrottamente ricorderà il tuo nonno Vittorio, uomo molto buono e puro di cuore.
Di te dirò che allo straordinario mondo dell’arte ti sei avvicinata e che nel corso della vita esso ti stupirà con le sue meraviglie.
Di te dirò che la varietà dei colori e delle loro sfumature ti ha di continuo accompagnata, dall’astuccio, alla cassettiera e al make up policromo.
A te dirò in occasione del tuo compleanno, opportunità irripetibile per rinnovare i sogni e ridefinire i progetti, auguri magnifici e mirabili!

Zia Milva C.
20/04/2017


Auguri Donna

Ogni Donna è un delicato fiore che senza ossigeno muore.
Il suo profumo è pregiato se non è dall’esterno alterato.
Le basta una dolce carezza per avere coraggio e certezza e con un sincero bacio scorda dubbio e oltraggio.
È sicura, forte e trasparente quanto una pura sorgente.
Con le sue ali da libellula rende la realtà più bella.
S’inchina al destino quando non è meschino.
È figlia di Madre Natura forgiata nella stessa natura.
È Madre d’un creato all’origine designato.
È la speranza senza fine dell’Amore che non ha confine!

Piera Angela Feliciani
08/03/2017, Martinengo (Bg)


Capitolali dalle comunità d’Europa con la Direzione generale.

Verso il Capitolo Generale

Carissimi/e
con grande gioia veniamo a voi per comunicarvi che quest’anno il nostro Istituto Missioni Consolata celebrerà il suo tredicesimo Capitolo Generale, a Roma dal 22 maggio al 20 giugno 2017. Il capitolo verterà su due temi essenziali: la rivitalizzazione e la ristrutturazione.

Rivitalizzazione intesa come stimolo per ogni missionario alla fedeltà al carisma, amore e qualificazione della missione ad gentes, tensione alla santità dei singoli missionari e donazione nel servizio all’annuncio ai non cristiani, all’attenzione agli ultimi, all’apertura ai nuovi areopaghi.

Ristrutturazione intesa come parziale modifica della nostra organizzazione non più totalmente centralizzata, ma distribuita a livello continentale.

Approfitto dell’occasione per chiedervi di tenerci presenti nella vostra preghiera, affinché il capitolo generale sia un momento dello Spirito, in cui tutti i membri siano disposti ad accogliere il nuovo che Lui vorrà suggerire alla Chiesa e all’Istituto. La Vergine Consolata e il nostro beato fondatore, Giuseppe Allamano, ci siano di guida e ci spronino alla fedeltà alla missione evangelizzatrice della Chiesa nel mondo di oggi. Grati e sicuri della vostra preziosa preghiera, vi salutiamo nel Signore.

Padre Stefano Camerlengo,
superiore generale dei missionari della Consolata
Roma, 19 marzo 2017

Assemblea precapitolare latinoamericana in Bogotà, Colombia.
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