Amoris Laetitia famiglia missionaria

Gli «Incontri Matrimoniali» accolgono la sfida del Papa

Italia
Mario Barbero

«Saluto i partecipanti dell’Associazione Incontro Matrimoniale e vi ringrazio per tutto il bene che voi fate per aiutare le famiglie. Avanti» (Papa Francesco, 10/9/2016).

Il 19 marzo 2016 papa Francesco ha firmato Amoris Laetitia (AL), l’esortazione apostolica postsinodale sull’amore nella famiglia frutto dei due sinodi dei vescovi del 2014 e del 2015.

Il documento si apre con un tono positivo: nonostante il pessimismo talora diffuso e le difficoltà oggettive che la famiglia incontra in ogni parte del mondo, AL afferma che nelle famiglie si vive la gioia dell’amore e che l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una bella notizia.

AL è il frutto del lavoro dei due sinodi, ma è scritto nello stile narrativo di papa Francesco che ha il dono di farsi capire perché parla il linguaggio della gente. La lettura e riflessione su questo ricco documento impegnerà ogni cattolico (è indirizzata a tutta la Chiesa e segnatamente «agli sposi cristiani») laico, ordinato, consacrato e verrà arricchita dai contributi dei vescovi e teologi e soprattutto da tanti sposi. Già ai sinodi erano presenti varie coppie di sposi che hanno dato un contributo con le loro testimonianze di vita.

AL non è anzitutto un’esposizione dottrinale sulla famiglia, ma una narrazione della realtà quotidiana nelle sue varie sfaccettature. È una miniera di informazioni. Nel capitolo quinto, «L’amore che diventa fecondo», vi sono pagine indimenticabili che descrivono la vita concreta della famiglia nei suoi vari membri: papà, mamma, figli, nonni. Si tratta quasi di un manuale, la cui lettura e meditazione offrono ispirazione e guida.

Nel capitolo sesto che presenta alcune prospettive pastorali, AL insiste sul fatto che «le famiglie cristiane sono i principali soggetti della pastorale familiare, soprattutto offrendo la testimonianza giorniosa dei coniugi e delle famiglie, chiese domestiche» (n. 200). «Per questo si richiede a tutta la Chiesa una conversione missionaria: è necessario non fermarsi ad un annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone» (n. 201). In modo particolare AL chiede di guidare i fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio (nn. 205-11) e accompagnare gli sposi nei primi anni della vita matrimoniale (nn. 217-22).

Incontro Matrimoniale (Im)

Nella Chiesa esiste da oltre cinquant’anni un programma che è nato proprio da questa «conversione missionaria» che non si ferma a un annuncio meramente teorico sganciato dai problemi reali delle persone.

Si tratta dell’Associazione Incontro Matrimoniale, nata in Spagna verso la fine degli anni ’50 a opera di un sacerdote e una coppia di sposi: padre Gabriel Calvo e Mercedes e Jaime Ferrer. Im si è diffusa in America Latina e quindi in Usa, con il gesuita padre Chuck Gallagher. Dagli Stati Uniti è arrivata poi in circa 90 paesi in tutti i continenti col nome di Worldwide Marriage Encounter. In Italia si chiama Incontro Matrimoniale e ha iniziato a operare nel 1978 spargendosi progressivamente in quasi tutte le regioni, raggiungendo circa 40 mila coppie in tutta la penisola.

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Padre Mario Barbero a Lomé, Togo, con gruppo di Im.

Il Weekend (We)

L’esperienza di base è un weekend, dal venerdì sera alla domenica pomeriggio, durante il quale tre coppie di sposi e un sacerdote offrono testimonianze su vari settori della vita di famiglia e i partecipanti hanno tempo per «parlarsi» in coppia, rivedere gli aspetti del loro vivere insieme, rinnovando l’impegno di amore che era stato all’origine della loro decisione di sposarsi.

«Perché dopo sposati ci si parla sempre meno?», è questa domanda che ha dato origine all’esperienza di Im. L’esperienza dice che col passare degli anni i coniugi, presi da tanti altri assilli come il lavoro, i figli, la carriera, trovano sempre meno tempo per parlarsi, parlare di sé e dei propri sentimenti, e limitano spesso la loro comunicazione a livello di servizio, trascurando il dialogo che è essenziale per la relazione.

Riscoprire e gustare il dialogo di coppia

Nella vita di coppia e di famiglia l’amore va imparato, praticato, ricostruito, e chi può testimoniarlo meglio di una coppia di sposi?

È questo che mi ha colpito quando per la prima volta, nel 1978 in Kenya, partecipai a un We del Marriage Encounter e vidi come la testimonianza delle coppie fosse efficace per stimolare i partecipanti – coppie e preti – a rinnovare la loro relazione con il dialogo e in un certo modo a risposarsi. C’è una caratteristica del programma Im che è proprio in linea con quanto richiede la Amoris laetitia: «Non fermarsi a un annuncio solamente teorico». Le coppie animatrici del we presentano la vita matrimoniale e familiare nella loro concretezza e questo fa molta presa sui partecipanti.

Ho avuto la grazia di vedere l’efficacia di questo programma in varie parti del mondo, tra africani, americani, europei. Il we sposi è un’esperienza di conversione, tantissime coppie dicono «ha cambiato la nostra vita di coppia, il nostro modo di relazionarci».

Oltre al programma per sposi, Im ha sviluppato anche programmi per fidanzati, per giovani (Choice) e il weekend per famiglie (vedi www.incontromatrimoniale.org).

Un’altra realtà impressionante è il lavoro silenzioso e delicato di migliaia di coppie e centinaia di preti che, ovunque sia presente Im, preparano le loro testimonianze, si prestano ad animare i vari we e offrono molteplici servizi per accompagnare i coniugi, i fidanzati, i giovani. Tutte persone che hanno sperimentato una «conversione missionaria» e s’impegnano perché tante altre persone e famiglie scoprano che «la famiglia è davvero una buona notizia».

Nel mondo vi sono milioni di coppie che hanno sperimentato Im. In Italia sono circa 40.000. Ma come mai è così poco conosciuto? Forse perché non è direttamente legato a una diocesi o a una parrocchia, forse perché non viene pubblicizzato abbastanza, ma conosciuto piuttosto per passa parola.

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Testimoni

Gianfelice e Imelda Demarie di Torino, con don Antonio Del Mastro, parroco di San Damiano d’Asti, dal 2014 sono i responsabili nazionali di Im e ne cornordinano le varie attività in Italia.

A loro abbiamo chiesto cosa significa l’esperienza di Im e quali sono le sue prospettive in Italia.

Gianfelice e Imelda
«
Innanzitutto grazie, padre Mario, per quest’opportunità, e poi un altro grazie va a voi missionari della Consolata in quanto noi, proprio grazie a voi abbiamo potuto conoscere e vivere Im.

Ti conosciamo da sempre ma abbiamo cominciato ad apprezzare il tuo coraggio nell’estate del 1984 quando ti abbiamo visto in azione in Kenya in un’estate che ci ha cambiato un po’ la vita.

Nostro zio, padre Giuseppe Demarie, allora maestro dei novizi a Sagana, ci fece vivere quell’esperienza. Ci portammo a casa uno zainetto pieno di umanità, di sorrisi, di concretezza e di sogni. Cominciò da lì un rapporto nuovo con la “missione”. Toati in Italia e nel giro di poco tempo contagiammo molte famiglie italiane ad “adottare” una famiglia bisognosa del Kenya. Fu solo l’inizio: padre Giuseppe poi, influenzato da te e dal tuo operato con le coppie del Kenya, ci invitò al we che ormai esisteva anche qui in Italia.

Sono passati 24 anni da quel giorno e possiamo dire che I’esperienza del we ci ha permesso di vivere in modo migliore il nostro “sì” detto 10 anni prima. Il cammino proposto da Im ci ha aiutati a prendere consapevolezza della bellezza di essere sposati dando un significato diverso al sacramento del nostro matrimonio. La decisione di amare ci ha permesso di superare gli alti e bassi della vita quotidiana e ci ha fatto capire quanto fosse arricchente per noi uscire dal nostro guscio e donare il nostro amore agli altri.

Dal marzo 1992 (data in cui abbiamo scoperto Im) a oggi abbiamo avuto modo di conoscere tantissime coppie e sacerdoti meravigliosi e ognuno ci ha arricchiti con la condivisione delle loro esperienze e sfide».

Don Antonio
«
Mi ritengo un sacerdote particolarmente fortunato, perché, con l’associazione Incontro Matrimoniale ho scoperto la bellezza del team ecclesiale: ogni impegno viene vissuto insieme tra prete e coppia, le responsabilità sono condivise. Preghiamo insieme, condividiamo la nostra vita di tutti i giorni, le giornie e i dolori, le difficoltà sono affrontate insieme. Quando vado a cena da Gianfelice e Imelda io mi sento a casa. Le loro figlie si confidano affettuosamente con me. Tutte le settimane ci incontriamo e decidiamo insieme ogni iniziativa. Noi non siamo un’eccezione felice. In Im a tutti i livelli, ogni servizio è condiviso tra una coppia e un sacerdote o religioso/a. Ciò che l’Amoris Laetitia ci invita a fare nelle parrocchie, nel dare responsabilità alle coppie insieme ai sacerdoti, noi lo sperimentiamo già da molto tempo e troviamo che sia una testimonianza d’amore eccezionale.

Affinché i preti scoprano fin dall’inizio questa esperienza di comunione, abbiamo organizzato, nel giugno scorso, per la prima volta in Italia un we studiato in speciale modo per i sacerdoti, accompagnati da una coppia ciascuno. Hanno potuto aprire il loro cuore, affrontare insieme le loro delusioni e insuccessi, per scoprire quanto è bello amarsi e decidere insieme di essere missionari tornando nel proprio ambiente di vita. Gesù ha mandato i discepoli a due a due in missione. Anche oggi ritornare a vivere una Chiesa missionaria, dove la prima testimonianza viene dalla testimonianza del modo di vivere insieme, mi sembra la novità più bella».

Il team

«Concludendo in team vi condividiamo il nostro sogno che è anche il nostro programma:

essere sempre più inseriti nella Chiesa per essere di aiuto alle coppie, alle famiglie, ai giovani e ai sacerdoti e religiosi che desiderano approfondire e migliorare il loro cammino di relazione.

Un sogno che è stato confermato il 10 settembre scorso quando nell’udienza generale cui parteciparono settemila persone di Im da tutto il mondo, papa Francesco, salutandoci, ci ha ringraziato “per tutto il bene che voi fate per aiutare le famiglie. Avanti”».

Mario Barbero*

*Missionario della Consolata, biblista. Ha servito in Kenya, Stati Uniti, Congo Rd, Sud Africa e ora in Italia.

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