Di Rom e Sinti, fatti e pregiudizi

Libri per aprire gli occhi e il cuore.

Leonardo Piasere, Scenari
dell’antiziganismo. Tra Europa e Italia, tra antropologia e
politica, Seid editori, Firenze 2012, Euro 13,00.

Rom: Odio razziale e democrazia

La
storia dell’esclusione sociale, quando non della persecuzione o dei tentativi
di sterminio, delle popolazioni «zingare» in Europa e in Italia è lunga. Anche
nei momenti in cui si è cercato di accoglierle è capitato di ghettizzarle. E
anche oggi, tra razzisti e «buonisti», per troppi Rom non è semplice vivere
dignitosamente.

«Viviamo in un momento di grave
crisi economica e politica: l’Europa è in pericolo; gli stati […] decidono che
la colpa è tutta degli zingari […]. All’unisono, tutti […] cacciano gli zingari
che vivono entro i loro confini. Invece di cambiare continente, gli zingari
decidono di radunarsi tutti in un’unica regione, facendosi a loro volta largo a
spallate, cacciando i non zingari locali e costruendosi […] uno stato zingaro!
A quel punto i rom come minoranza scompaiono di colpo! Non solo non sono una
minoranza, ma sono una maggioranza importante: si trovano al dodicesimo posto,
sui quarantasette stati del Consiglio d’Europa, per numero di abitanti (più di
11 milioni di persone, ndr). […] Rom è uno degli stati più popolosi
d’Europa, posizionato subito dopo la Romania e l’Olanda, ma prima di ben
trentasei altri stati, più popoloso di Portogallo, Grecia, Ungheria e così via!».

Se un lettore interessato al tema «Rom»
volesse trovare delle risposte chiare, semplici, lineari, ai quesiti che esso
ci pone, non dovrebbe leggere il libro di Leonardo Piasere. Dovrebbe leggerlo
invece chi volesse lasciarsi interpellare: come mostra l’iperbolico brano
riportato sopra nel quale l’autore usa alcune certezze (ad esempio che i Rom
sono una minoranza, la quale, secondo certe parole d’ordine, «assedia le nostre
città») per capovolgerle e quindi spiazzarle. Nella lettura del volume non si
troverebbero confermati né i razzisti (tra cui, più per calcolo opportunistico
che altro, alcuni esponenti e gruppi politici) che vorrebbero far sparire dalla
faccia della terra un intero popolo, né quelli che dai razzisti vengono, a
volte giustamente, chiamati «buonisti». Le generalizzazioni criminalizzanti così
come quelle «romantiche», allontanano dalla realtà e dalle concrete
vicissitudini di persone che cercano, come tutte, di vivere dignitosamente e
che a volte si trovano segregate sia a causa delle prime che delle seconde.
Quando il testo di Piasere cita le semplificazioni operate quotidianamente dal
discorso pubblico (e privato) nei confronti dei «Rom», lo fa per mostrae la
falsità.

Uno
dei pregi di Scenari dell’antiziganismo, è quello di argomentare e
dimostrare un’ovvietà: i Rom sono molti, e vivono in molti modi differenti.
Impossibile ridurre allo stereotipo del «ladro», del delinquente per cultura o
per genetica, della «zingara rapitrice» che «ruba» i bambini, e così via, un
popolo complesso, disperso in decine di paesi, principalmente europei ma non
solo, in decine di gruppi, con differenti credi religiosi e convinzioni
politiche, e con differenti livelli di «integrazione», a volte di «assimilazione»,
allo stile di vita dei non rom.

Forse per disattendere le
aspettative del lettore, Piasere, antropologo tra i maggiori conoscitori del
mondo «zingaro» italiano ed europeo, docente di antropologia, etnografia,
epistemologia ed ermeneutica etnografica all’università degli studi di Verona,
non apre il suo volume con la definizione di cosa sia l’antiziganismo
annunciato dal titolo, ma con l’invito, rivolto al lettore, a «non dare per
scontate» le proprie conoscenze, e nemmeno i propri criteri di comprensione del
mondo, problematizzando alcuni concetti di uso comune: cosa sono i confini
(delle nazioni, ma anche di altro tipo)? Cosa sono i contenitori, gli insiemi e
sottorninsiemi in cui siamo abituati a categorizzare la realtà che ci circonda
allo scopo di comprenderla (e di sentirci meno insicuri)? Cosa sono le culture?

La
definizione, molto poco definita, di cosa sia l’antiziganismo arriva solo al
decimo e ultimo capitolo, quando il lettore è oramai passato attraverso 160
pagine che parlano di cosa siano i nomadi – smentendo sia la convinzione
diffusa tra molti che tutti i Rom lo siano, sia la convinzione diffusa
tra altri che nessuno lo sia e che tutti lo siano stati solo per
costrizione -, di cosa siano i campi nomadi, delle due filosofie che
sottostanno ai differenti modi in cui i Rom vengono trattati, quella del
riconoscimento che tiene conto solo della cultura (i Rom sono differenti perché
Rom, e vanno trattati come differenti), e quella della redistribuzione che
tiene conto solo della dimensione socio-economica (i Rom sono differenti solo
per contingenze storiche ed economiche e vanno trattati a prescindere da
qualsiasi altra dimensione). Particolarmente interessante, a nostro avviso, il
capitolo ottavo, intitolato Flussi di bambini, nel quale si affronta la
questione dei «ladri di minori» portando alla luce la realtà inquietante –
opposta a quella narrata dalle leggende metropolitane – di uno strisciante «genocidio»
culturale perpetrato nei confronti dei Rom: se una ricerca porta alla luce che
tra il 1986 e il 2007 nessun Rom è stato dimostrato essere colpevole di
rapimento, un’altra ricerca parallela ha fatto emergere che i bambini rom hanno
una probabilità di essere sottratti alle loro famiglie biologiche per venire
dati in adozione di 17 volte superiore rispetto al resto della popolazione.

L’antiziganismo
è, secondo Leonardo Piasere, uno dei pilastri su cui è fondato l’ordine
democratico attuale. Superare l’odio antizingaro significherebbe approdare a
una nuova fase, più matura e inedita, di democrazia, ed è ciò che l’autore si
augura.

Luca Lorusso
Rom e Sinti. Il genocidio dimenticato

Libro di Carla Osella, Tau editrice,
Todi (Pg) 2013, Euro 15,00.

Un viaggio a più riprese nei luoghi dello
sterminio nazista per raccogliere documentazione e testimonianze sui Rom e
Sinti uccisi o inteati nei campi di concentramento.

Carla Osella, fondatrice e presidente dell’Aizo
(Associazione Zingari Italiani Oggi), sociologa e pedagogista, da oltre 40 anni
al fianco delle comunità sinte e rom, racconta il suo itinerario europeo alla
ricerca di una memoria diretta del massacro della Seconda Guerra Mondiale.

Il testo si apre con un primo capitolo di inquadramento
storico, utile per comprendere come l’antiziganismo, che ha avuto la sua
massima espressione nel Terzo Reich, e che ancora oggi continua pericolosamente
a serpeggiare nelle democrazie del Vecchio Continente, abbia radici profonde
che affondano nella storia dell’Europa fino al Medio Evo. Dal secondo capitolo
in avanti si snoda il racconto del viaggio che porta l’autrice attraverso i
campi di concentramento e gli altri luoghi in cui morirono milioni di Ebrei,
insieme a centinaia di migliaia di Rom e Sinti, omosessuali, diversamente
abili, testimoni di Geova, oppositori politici. Auschwitz e Treblinka in
Polonia, Lety nella Repubblica Ceca, Dachau in Germania, Westerbork in Olanda,
Natzweiler-Struthof in Francia, Mathausen in Austria, Komarom in Ungheria,
Jasenovac in Croazia, e altri.

L.L.

Silvio Mengotto, Sole di periferia, Paoline, Milano 2014,
Euro 11,00.

Ci sono bambini che dormono sotto i raggi della luna e si svegliano
con il canto degli uccellini nelle orecchie. Sono i bambini che non hanno la
fortuna di avere una casa, fra cui i tanti Rom che vivono nei campi nomadi.

Questo
libro raccoglie le storie e le tradizioni di coloro che abitano nella cintura
periferica di Milano, ma che appartengono alla grande famiglia rom di qualsiasi
altra periferia d’Italia. Sono racconti di coraggio e di ottimismo, nonostante
i protagonisti debbano subire i ripetuti sgomberi, operati dalle forze civili,
senza prospettive di miglioramento, nei quali vedono affondare le loro poche
cose, a volte anche i libri e i quadei che si erano faticosamente
conquistati.

(dal risvolto di copertina)

Gabriele Roccheggiani, Come
spighe tra grano e campo. Lineamenti filosofico-politici della ‘questione Rom’
in Italia
, Aras Edizioni, Fano (PU) 2013, Euro 20,00.

Si tratta di una riflessione
(filosofico-politica) su noi stessi. Sul nostro modo di simbolizzare,
categorizzare e gestire politicamente la presenza secolare di migliaia di
persone (italiane e non) definite ancora oggi “zingari” o “nomadi”. Ciò a
partire da un’analisi documentale critica, attorno ad una domanda che è anche
un dato di fatto storico: perché da decenni la presenza dei “figli del vento”
pone una costante ed irrisolta “questione problematica”, se non un’”urgenza”,
al nostro apparato politico-normativo?

(dalla quarta di copertina)

Alessandro Pistecchia, I Rom di
Romania
, Nuova Cultura, Roma 2010, Euro 12,00

Nella prima parte del volume l’autore analizza l’impatto della
minoranza rom sulle terre romene e le conseguenze della condizione sociale
marginale nei secoli della schiavitù. Nella seconda parte l’autore descrive la
parabola dell’associazionismo interbellico dei Rom romeni e le deportazioni in
Transnistria avviate dal governo Antonescu nei primi anni ’40. Il riconoscimento
ufficiale del genocidio (porrajmos, in lingua romanes) da parte del
governo di Bucarest si è realizzato in via definitiva solo nel 2007.

(dal risvolto di copertina)

Fondazione Romanì Italia, Romanipè 2.0. 99 domande sulla popolazione Romanì,

Futura Edizioni, San Vito al Tagliamento (Pordenone), dicembre 2014, Euro 9,90.

Un popolo poco e mal conosciuto

Rom,
Sinti, nomadi, zingari, camminanti, giostrai: qual è il nome giusto? Perché
emigrano ancora oggi? Sono nomadi per cultura? Perché i bambini rom frequentano
poco o non vanno a scuola? È vero che rapiscono i bambini? 99 cartoncini con
domande e risposte in un piccolo cofanetto curato dalla Fondazione Romanì
Italia allo scopo di «diffondere una diretta conoscenza delle comunità romanès
e della cultura romanì per contribuire ad avviare un diverso dibattito pubblico
con la popolazione romanì e alimentare un profondo e radicato cambiamento nelle
comunità romanès, nell’opinione pubblica e nelle istituzioni».

Se il volume di Piasere ha tra i
suoi scopi quello di mostrare la complessità e una certa irriducibilità delle
popolazioni Rom a schemi semplicistici che portano con sé il rischio delle
generalizzazioni, Romanipè 2.0 si pone come obiettivo proprio quello di
dare delle indicazioni di base semplici e chiare a chiunque non avesse alcuna
conoscenza del mondo rom, allo scopo di offrire una prima, seppur rudimentale,
infarinatura. L’operazione è rischiosa, perché proporre 99 cartoncini con una
domanda e una risposta ciascuno sui Rom, la loro storia, cultura, situazione
sociale, educativa, e sulle prospettive future, non porta certamente con sé la
realtà densa, contraddittoria, sfaccettata che ogni popolo è. Però è
un’operazione importante, soprattutto in una fase storica nella quale il
discorso d’odio nei confronti dei Rom appare completamente sdoganato, anche
nelle reti radiotelevisive e sui periodici locali e nazionali, per non parlare
di post e commenti sui social media.

 

Alla domanda n. 6: «Il paese di origine dei
Rom è la Romania?», la seconda faccia del cartoncino risponde: «I Rom non sono
originari della Romania, anche se molti Rom vivono in Romania […]. L’origine
della popolazione romanì è l’India del Nord, territorio da cui partirono le
comunità romanès circa mille anni fa. Oggi sono presenti in tutto il mondo,
stimate in 12-15 milioni di persone». Alla domanda 23: «Perché le comunità
romanès hanno scelto una “chiusura culturale”?», viene data la seguente
risposta: «I rapporti tra i Rom e la società maggioritaria sono sempre stati
tesi, con punte di ostilità esasperate, e i Rom, al tentativo di assimilazione
hanno risposto con la chiusura e l’autoemarginazione. […]». Alla domanda 39: «È
vero che vivere nei campi nomadi è un elemento della cultura romanì?», la
risposta è: «No, è una grande falsità. In Italia […] più dell’80% dell’intera
popolazione romanì vive in una civile abitazione di proprietà o in affitto. I
campi nomadi sono una scelta di politica abitativa e non un dato della cultura
romanì». Domanda 84: «È vero che le famiglie rom sono favorite
nell’assegnazione delle case popolari?», risposta: «[…] non c’è alcun tipo di
punteggio che premia l’appartenenza alle comunità romanès. Determinate
condizioni di vita di una famiglia, come il basso reddito, figli numerosi, una
condizione abitativa disagiata, ecc., permettono invece di ottenere un buon
punteggio nella graduatoria di assegnazione degli alloggi [a prescindere da
ogni tipo di appartenenza: etnica, politica, religiosa, ecc., ndr.]».

Romanipè 2.0 offre un minimo di
conoscenza semplificata nella speranza di far sorgere il dubbio rispetto alla
narrazione dominante, e di stimolare l’approfondimento.

Luca Lorusso

Luca Lorusso

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