F35 e servizio civile

«Un solo cacciabombardiere F35 in meno significa almeno 20 mila giovani che possono prestare servizio civile per un anno». È questa la provocazione, o forse meglio, il suggerimento lanciato da Licio Palazzini, presidente della Consulta nazionale per il Scn (Servizio civile nazionale) e di Arci servizio civile, per aumentare l’attenzione della politica e dei media sul rischio concreto che il Scn chiuda i battenti per mancanza di fondi.
La questione dell’acquisto di F35 da parte del Goveo italiano, all’interno di un programma internazionale con altri otto paesi (capofila gli Usa), con l’impegno economico per l’Italia per una spesa di 15 miliardi di euro da qui al 2025, ha acceso roventi polemiche, soprattutto considerato il tempo di crisi sferzante. Polemiche che hanno sortito un cambiamento parziale: l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, attuale ministro della Difesa, ha annunciato la riduzione del numero dei velivoli da acquistare da 131 a 90, cioè 41 in meno. All’apparenza è un primo buon segno, che però le associazioni pacifiste hanno criticato perché, secondo loro, in particolare gli studiosi della Rete italiana per il disarmo (www.retedisarmo.org, promotori della petizione «Taglia le ali alle armi»), è l’intero programma di acquisto che va bloccato, dato che i costi continueranno a salire e la costruzione dei velivoli, che avverrà a Cameri, provincia di Novara, non porterà molti nuovi posti di lavoro: si parla di meno di un migliaio, contro i 10 mila sbandierati dal ministro.
Nel frattempo, un ragionamento immediato si può fare, come accennava Palazzini: destinando il costo di un velivolo in meno al Servizio civile, si garantirebbe un anno di esperienza ad almeno 20 mila giovani. L’idea sta piacendo a molti, volontari in primis, ma anche altri enti storici del sociale italiano, come le Acli o il movimento di Pax Christi. «Seguiamo l’esempio degli altri partner del programma F35, che stanno ridimensionando il loro impegno – chiedono le Acli ai rappresentanti del Goveo italiano -; oggi la difesa del paese è la difesa delle fasce sociali più deboli e la messa in sicurezza del nostro territorio». Pax Christi, inoltre, elenca una serie di «acquisti alternativi» a un caccia da guerra F35 (e quindi alle spese militari), cominciando proprio dai 20 mila posti di servizio civile, per poi proseguire con «32 mila borse di studio universitarie, o 250 scuole italiane messe in sicurezza, o 20 nuovi treni per pendolari, o l’indennità di disoccupazione per 17 mila persone senza lavoro».

Daniele Biella

Daniele Biella