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In teoria tutti i paesi membri delle Nazioni Unite, concordano sul principio che l’acqua non va considerata come una risorsa economica, bensì come un bene sociale, nella pratica invece essa è una merce come un’altra e ultimamente sta diventando una sorta di «gallina dalle uova d’oro». Molti di quegli stessi paesi che riconoscono all’acqua un valore sociale, nelle ovattate stanze dove si trattano i problemi inteazionali fanno di tutto per privatizzarla e questo sarebbe una sventura proprio per quei paesi del Sud del mondo più deboli di fronte alle pressioni politiche dei grandi di tuo e meno preparati all’assalto delle multinazionali.
Un problema di questo genere non è molto di casa in ambito ecclesiale, se non nella variopinta nicchia dei missionari, ma – come dice la «Gaudium et spes» – ogni problema legato all’ambiente è un problema dell’uomo e quindi è un problema della chiesa.
Mons. Feando Charrier, vescovo di Alessandria, concludendo i lavori di un convegno organizzato a Mortara (1), affermava come siano importanti i valori che mettono al centro l’uomo e non invece gli antivalori che vengono spacciati oggi da una visione economicista e liberista della vita. Dove al primo posto viene messo il profitto e lo sfruttamento irrazionale del Creato.
Mario Bandera