Tanti sconosciuti

Egregio direttore,
ho molto apprezzato Missioni Consolata di luglio-agosto 2000 sulla storia dell’evangelizzazione.
Tanti santi testimoni (vescovi, sacerdoti e laici) sono poco conosciuti. Vi chiedo, pertanto, di fornire titoli di libri sulla loro vita. Per esempio, ho letto con piacere Il mago dell’occidente di Giuliana Berlinguer, Edizioni Giunti. Chissà quanti altri libri avvincenti esistono, di cui non conosco l’esistenza!

Suggeriamo, fra tanti, i seguenti volumi:
– Benedetto Bellesi, Uomini e donne senza frontiere, Emi, Bologna; – Assunta Tagliaferri, Africa: Dio ha bisogno di testimoni e America Latina fecondata dai martiri, Cum, Verona; – Antonio Nanni, I timonieri, Emi, Bologna.
I libri sono acquistabili da «Missioni Consolata»,
Corso Ferrucci 12 bis
10138 Torino
tel 011/44.76.695.
Buona lettura e complimenti per il suo interesse.

Delfina Gouthier




Quella missionaria travolta…

Cari missionari,
durante l’anno giubilare voglio ricordare una vostra consorella, di cui non ho mai saputo il nome.
Nel 1987, in estate, passavo in pullman per Corso Allamano (TO) ed ero ancora sconvolta dalla recente scomparsa di mio padre. Improvvisamente l’autobus si fermò: una suora, ancor giovane, era morta di schianto travolta da un’auto.
Pensai che quella missionaria era stata uccisa da un «attrezzo» il quale, pur con la sua utilità, spesso diventa il simbolo del consumismo: un consumismo a cui la suora aveva detto NO con la scelta di una vita spesa a servizio dei più poveri.
In quella tragica morte per incidente stradale, così consueta nella società industriale avanzata, la missionaria trovò il suggello definitivo della sua consacrazione, il suo martirio, la conclusione della sua operosa testimonianza.
Quell’episodio ha segnato in modo indelebile la mia memoria…
Lettera firmata
Lusea S. Giovanni (TO)

La lettrice (che ha chiesto l’anonimato) si riferisce a suor Ermenegilda Rossi.

lettera firmata




Per vivere meglio…

Cara redazione,
Missioni Consolata ha ospitato l’articolo «Millennium bluff?» di Alessandro Marescotti, che ripete alla noia un tema caro alle riviste missionarie, e non solo: il tema della ricchezza scandalosa del mondo occidentale, offensiva nei confronti del terzo mondo. C’è un enorme errore alla base della polemica, dovuto ad ignoranza.
Quei tre milioni di miliardi di lire, spesi da alcuni paesi, erano denari di fatturato, andati ad accrescere il prodotto interno lordo. Quindi si tratta di ricchezza e anche di costo (e fatturazione) per quanto la gente ha consumato in telefono, viaggi, medicine, scommesse al lotto, luce elettrica, benzina. Inoltre quei soldi sono serviti per acquistare appartamenti, camicie, sigarette…
Bisogna dire al signor Marescotti (e ad altri benpensanti) che la ricchezza di un paese è la sommatoria di tutti i beni e servizi: vengono prodotti per essere consumati. Sissignori, si produce solo ciò che si consuma. Se si consuma poco, si produce poco: quindi c’è meno ricchezza e più disoccupazione! Non esiste ricchezza (se non transitoria), estranea alla produzione e al consumo!
Si pensi ai paesi non «ricchi», ma neanche poveri: Cile, Libia, Lituania, Ungheria… Chiedete a Marescotti quale aiuto economico viene elargito da questi paesi al terzo mondo rispetto a quanto è inviato da Italia, Germania, Francia, Stati Uniti… Cile, Libia, ecc. (di cui dovremmo seguire l’esempio) consumano di meno, non per scelta, ma per necessità contingente, data la loro economia; però non hanno alcuna risorsa da destinare al terzo mondo per il solo fatto che consumano di meno.
Le doverose elargizioni al terzo mondo, sia dei privati sia degli stati, hanno l’effetto, non traducendosi in consumi interni, di fare lievitare un poco i costi. L’aumento è tanto minore quanto più prospere sono le economie. Questo spiega perché i maggiori contributi, per alleviare la fame nel mondo, vengono dai paesi ricchi.
So che questa lettera non verrà pubblicata, perché si discosta troppo da una certa cultura cattolica. Però, come minimo, fate presente a Marescotti (e amici) queste considerazioni, onde evitare le troppo frequenti e vergognose demonizzazioni del nostro modo di vivere il problema economico.
Talora, invece di ritiri (dedicati ad esortare alla preghiera, al sacrificio, allo spirito di povertà), ritengo più utile qualche riflessione, sapientemente condotta da esperti, sui più elementari concetti inerenti all’economia.

Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, ha scritto che i 3 milioni di miliardi di lire spesi per fronteggiare il temuto «baco del millennio» (1° gennaio 2000) sono stati un bluff: perché i soldi impiegati sono stati spropositati e perché sono finiti ai grandi esperti e alle multinazionali dell’informatica. E ciò in barba ai drammi non solo del sud del mondo, ma anche di casa nostra: si pensi al problema «giovani» nel sud del nostro «stivale».
Se l’unica e giusta economia è quella del consumo (che dilaga in consumismo), come spiegare la forbice tra ricchi e poveri? Il divario cresce sempre più: nel 1820 la distanza tra paesi ricchi e quelli poveri era di 3 a 1, mentre nel 1992 è stata di 72 a 1. L’attuale sistema economico non distribuisce la ricchezza che crea. O distribuisce briciole.
Riteniamo che, alla filosofia del consumo, si debba preferire quella della «sobrietà felice»: per vivere tutti meglio, consumando meglio. Ce lo ricordano pure alcuni docenti universitari, che ci insegnano economia alla «Scuola per l’alternativa».

Eraldo Cerruti




E per penitenza…

C ari lettori di «Missioni Consolata», mi rivolgo a voi, anche se non sono abbonato alla rivista, per augurarvi «buon natale». Scrivo soprattutto per «penitenza».
Sono uno dei due milioni di giovani che hanno celebrato il giubileo a Roma, anche se non sono più un ragazzo, dati i miei 28 anni. Durante la manifestazione ho cantato molto (pur non essendo un Jovanotti), memore di un missionario che diceva: «Tra noi, giovani di 40 anni fa, e voi non noto grandi differenze, eccetto questa: noi cantavamo e voi… ascoltate. Non vi mancano musiche, ma poche sono cantabili: e, non essendo tali, si tramutano in alienazione. Noi invece cantavamo tutti a squarciagola sulle piazze».
Concordo con quel missionario. Tra l’altro, dischi e cassette di musica «solo da ascoltare» coprono affari da miliardi. Personalmente ho rifiutato il walkman e l’auricolare. Abbasso pure il cellulare alla cintura!
Alcuni, da «destra», hanno esaltato «la faccia pulita» dei ragazzi del giubileo e altri, da «sinistra», ne hanno denunciato l’assenza di spirito politico critico. I mass-media hanno peccato di grave superficialità. Come si fa ad omologare due milioni di persone di cultura diversa?
Va detto che non tutti i «papa-boys» inneggiano alla gioia di vivere. Domingo Das Neves, per esempio, ha la morte in cuore.
Domingo, dell’Angola, la notte del 19 agosto ha offerto a tutti la seguente testimonianza: «Ho 25 anni. Durante la guerra civile, che insanguina il mio paese e che non sembra finire più, ho perso i genitori e poi anche il fratello maggiore con il quale vivevo. Ho perdonato chi ha ucciso i miei cari» (Ndr: vedi la foto con il papa).
Qualcuno ha lamentato che, al giubileo dei giovani, sia mancata la voce del terzo mondo. Domingo però erà là, con la sua triplice disgrazia: perché albino (senza difesa immunitaria, nonché discriminato dai neri); perché orfano a causa delle bombe acquistate con diamanti; perché africano (cioè un «esubero» nella politica delle potenze mondiali). Perché pochissimi hanno ascoltato Domingo? Forse perché il suo perdono dà fastidio?
Sono domande cui quasi nessuno risponde.

D opo l’adunata nella capitale, si è svolto a Rimini il Meeting di Comunione e liberazione, durante il quale alcuni giovani del giubileo hanno inneggiato al papa, come pure a Berlusconi. No, qui non ci sto.
Non si può applaudire, nello stesso tempo, il campione del neoliberismo e chi ne denuncia i guasti che ricadono soprattutto sui poveri.
Cari amici di Missioni Consolata, questa lettera si addice poco agli auguri natalizi. Ma non mi piacciono le parole vuote. Preferisco queste: «Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo». Quel Cristo che ha gradito le 50 lire di una povera vedova e ha rifiutato i 50 miliardi di…
Eros Benvenuto

Eros Benvenuto