Strage nella…donazione d’organi

Egregio direttore,
con la legge 91/99, lo stato italiano ha decretato l’esproprio del corpo umano in nome di un solidarismo di facciata, che nasconde ben altri interessi inconfessabili. Mentre sull’aborto ed altre aberrazioni la chiesa ha fatto sentire la sua voce autorevole, così non è stato nei confronti del trapiantismo selvaggio, della falsa morte cerebrale, dell’immane e silenziosa strage. In questo caso, la voce della chiesa è stata flebile, tardiva e spesso compiacente, salvo eccezioni.
Si è costruita un’etica che ha dato ai medici il potere di decidere chi deve morire. Non c’è vera etica se non quella che protegge ad oltranza la persona umana; tutto il resto porta ad una società disumana, totalitaria, che impone la morte dei deboli in nome della vita dei forti.
Con il riscontro diagnostico, a discrezione assoluta del primario ed effettuato anche a cuore battente, si aggira l’ostacolo della manifestazione di volontà contraria alla «donazione».
È di tutta evidenza che, come i donatori di sangue e di midollo osseo sono vivi, così lo sono altri donatori di organi; ma sono dichiarati morti, per sottrarre medici ed operatori sanitari all’incriminazione per omicidio volontario, aggravato dal raggiro ai danni dei familiari del morente.

Nel dicembre scorso Missioni Consolata ha sfiorato il problema della donazione di organi, senza però addentrarsi in questioni giuridiche che non le competono.
Riteniamo illuminante un articolo de La civiltà cattolica, 18 settembre 1999, che riporta anche il pensiero di Pio XII. Nel 1956 papa Pacelli affermava che il prelievo della cornea, per esempio, non offende la pietà dovuta al defunto, ma acquista il significato di carità verso i fratelli. Questo e fatti analoghi hanno nulla a che fare con il «trapiantismo selvaggio», certamente da condannare.

Carlo Barbieri

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