DOSSIER GIUDIZI E PREGIUDZIUn grazie da…

Cari amici, il saluto del sindaco
Valentino Castellani, che non ha potuto partecipare a questo Convegno. Oggi celebrate i 100 anni della rivista Missioni Consolata. Torino guarda con grande ammirazione all’opera che i missionari della Consolata hanno compiuto e compiono in tanti angoli della terra. Guardiamo alla vostra attività con quell’orgoglio che fa di Torino un luogo di santi, di esperienze significative, di esempi di carità che, in forma rinnovata e feconda, realizziamo in Italia e, soprattutto, nel mondo.
In particolare, è importante la vostra attività per la testimonianza che offrite anche alla nostra città. Le parole del canto «Un’altra umanità» sono emblematiche di uno stile di vita, di un modo di essere cittadini prima ancora che missionari. Cittadini sobri, responsabili, consapevoli che il destino di ciascuno di noi è un destino comune.

Stefano Lepri,
assessore ai servizi
sociali di Torino

Io sono a Torino
solo da un mese, anche se conosco la città per precedenti esperienze di lavoro a La Stampa. In questo mese ho avuto incontri che mi hanno fatto capire come il tema del vostro Convegno, «Il sud del mondo fra giudizi e pregiudizi», abbia a Torino una sua specificità e articolazione. È anche un problema che divide la città. Da questo punto di vista ritengo che il giornalismo, un buon giornalismo, possa fare molto per contribuire a capire, a sviscerare «giudizi e pregiudizi», affinché tutto sia affrontato in modo più disteso.
Ne ho parlato anche con le autorità cittadine: il sindaco, il prefetto, il procuratore. Ebbene, se La Stampa può fare qualcosa, assicuro la mia disponibilità.

Marcello Sorgi,
direttore de La Stampa

Pochi giorni fa a Roma
ho partecipato ad un dibattito sul narcotraffico, in occasione dell’apertura della mostra «Coca e maloca». Alessandro Calvani, delle Nazioni Unite, diceva che siamo arrivati ad un punto in cui deve essere stabilita un’etica delle relazioni inteazionali; non per un generico buonismo, ma perché l’etica è l’unico strumento per un riequilibrare le sorti di un mondo socialmente distorto.
Qualcuno si interroga su che cosa il Nord del mondo possa fare per il Sud. Io mi domando: che cosa il Nord deve restituire al Sud? Il colonialismo e il neocolonialismo impongono delle restituzioni. È da queste realtà che prende corpo una «nuova etica» nelle relazioni inteazionali. S’impone un dovere di restituzione.

Monica Maggioni,
giornalista Rai

Ha stupito molti la notizia,
de La Voce del Popolo, che oggi in Italia operano oltre mille sacerdoti stranieri. Io quest’anno ho firmato quattro nomine di vicari, cornoperatori di nostri parroci: sono preti che arrivano dall’Africa o dal Sudamerica. Poco fa si parlava di «restituzioni». Noi, invece, continuiamo a ricevere dal Sud del mondo. Questo è molto significativo.
Nel Concilio ecumenico vaticano II si è parlato di chiesa apostolica, cattolica… e l’aggettivo «romana» è stato tolto. Credo che sia giusto. La chiesa è apostolica, perché voluta da Cristo; ma non deve essere necessariamente romano-italiana per insegnare la nostra cultura a tutti gli altri.
Quando, 100 anni fa, nasceva il bollettino La Consolata c’era un creatore, il beato Giuseppe Allamano, che fin dai primi numeri prospettava una missionarietà tipica del tempo, forse non molto profetica. Oggi i nipoti e pronipoti dell’Allamano, che hanno preso dalla Consolata tutta la forza per essere missionari, stanno dimostrando che nella chiesa c’è profezia. Guai a noi se ci riteniamo gli ultimi maestri della storia e guai a noi se, come italiani, cadiamo nel «pregiudizio» di dover andare ad insegnare agli altri. Un grazie a Missioni Consolata che ce lo ricorda continuamente.
Ma la Vergine Consolata resta la maestra di tutti.

Franco Peradotto,
provicario di Torino

aa.vv

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