Tre libri sul futuro prossimo e su quello possibile

Globali e monastici


a cura di Sante Altizio |


Dalla Cina delle nanotecnologie alla vicenda di Silvia Romano, passando per le regole (economiche, oltre che spirituali) dei santi Francesco e Benedetto. Tre libri che raccontano quanto la storia a volte corre più veloce del calendario.


Red mirror

Le cose accadono, ma, a volte, corrono a velocità doppia. «Red Mirror» di Simone Pieranni (La Terza, 2020), è il nostro punto di partenza.

Pieranni (autore di diversi articoli per MC, ndr) è un giornalista che ha vissuto in Cina, la visita e continua a studiarla. Ha fondato un’agenzia di comunicazione con gli occhi puntati su Pechino, «China files», che da anni informa in modo puntuale e originale su quell’importante area del mondo.

Con Red Mirror, 224 pagine dense come marmellata di fichi, Pieranni apre la finestra su una realtà che fatichiamo ancora a mettere a fuoco: lo sviluppo cinese della nano tecnologia, della realtà aumentata, dell’intelligenza artificiale. Ciò che qui pensiamo sia futuro, lì è presente. Il nostro futuro esiste già e lo stanno vivendo, in anteprima, centinaia di milioni di persone a otto ore di aereo da noi.

È tutto talmente già avviato, consolidato e acquisito, che la Cina non è più il luogo dove si copia la tecnologia occidentale, ma il mercato dove gli occidentali scoprono (e comprano) le ultime novità hi tech.

Il riferimento alla quasi omonima serie tv, Black Mirror, è tutto meno che casuale, perché il saggio di Pieranni parte proprio dall’oggetto che è diventato la nostra protesi naturale: lo smartphone.

In Cina, se vuoi condurre un’esistenza quotidiana normale, devi scaricare sullo smartphone (Huawei, ma non solo, i colossi da quelle parti sono tanti) WeChat, un’app che si è trasformata in browser e con la quale puoi fare tutto. «Tutto» in senso stretto, non in senso lato. Anche l’elemosina.

Ovviamente con tutto il corollario di controllo sociale, che in Cina è vissuto con meno ansia rispetto a noi.

Strano? Folle? No. È il nostro futuro prossimo.


Meno è di più

L’Europa non è più il centro del mondo e, in attesa che il futuro prossimo cinese arrivi, è importante fare i conti con il presente di casa nostra, con la crisi strutturale che ci perseguita dal crollo della Lemann Brothers, e capire se e come possiamo costruirci un domani migliore.

Un’analisi molto intrigante arriva dal giornalista economico Francesco Antonioli. Per la rinnovata Edizioni Terra Santa, guidata ora dalla brava Roberta Russo, ha scritto Meno è di più (2020), con un sottotitolo che la dice lunga: Le Regole monastiche di Francesco e Benedetto per ridare anima all’economia, alla finanza, all’impresa e al lavoro.

La premessa di Antonioli è semplice: o ripensiamo l’economia, o implodiamo.

L’idea nasce dalle parole e dai documenti di papa Francesco, che hanno, va da sé, una matrice religiosa, ma indicazioni profondamente laiche.

Dobbiamo costruire un’economia di socialità che, con meno impatto, crei più ricchezza. Intendiamoci: nulla a che vedere con la «decrescita felice» che qui viene smontata grazie alle parole di Stefano Zamagni, economista da sempre attento alle dinamiche dell’economia globale e alla difesa di chi ne subisce gli effetti deleteri.

Ma come costruire questo diverso cammino? Riprendendo in mano le regole di San Francesco e San Benedetto.

Il terzo capitolo, solo per fare un esempio, s’intitola «San Francesco precursore di Steve Jobs?». Il secondo, invece, individua nella regola benedettina la guida perfetta per formare il management, costruire un’efficace policy aziendale, migliorare la qualità del prodotto, coinvolgere i dipendenti nelle scelte imprenditoriali.

Può sembrare un gioco provocatorio, ma non lo è: i monasteri dei secoli intorno all’anno Mille erano fabbriche, aggregazione, centri di pensiero e cuore dell’economia.

In quelle regole c’è il segreto per ripartire, per ri-animare l’economia mettendo al centro l’uomo.

Antonioli ha lavorato per lungo tempo al Sole 24 ore, è stato tra i fondatori dell’inserto Nord Ovest, ma ha anche al suo attivo libri su papa Francesco e Piergiorgio Frassati, sulle innovative scelte imprenditoriali di Andrea Illy e, tra non molto, sulla storia della Fondazione Agnelli. Di lui ci si può fidare.


Silvia, Diario di un rapimento

Chiudiamo il cerchio con un instant book che mostra quanto sia aggrovigliato il gomitolo della globalizzazione: Silvia Romano. Diario di un rapimento (2019), di Angelo Ferrari, pubblicato da People, una piccola casa editrice fondata due anni fa da Pippo Civati, Francesco Foti e Stefano Catone, che sta costruendo un catalogo di tutto rispetto.

Angelo Ferrari è stato il giornalista che più da vicino e con maggiore attenzione ha seguito, per il Desk Africa dell’Agenzia Italia, il rapimento in Kenya di Silvia Romano. Il libro, uscito poche settimane prima della liberazione della giovane milanese, è una raccolta dei tanti articoli scritti da Ferrari durante la prigionia della ragazza. Una piccola antologia di articoli che porta in sé, nello scoramento che a volte li pervade sotto traccia, un’ammissione dolorosa: di ciò che capita lontano dal cortile di casa, a noi non importa nulla. Silvia è stata rapita, separata dai suoi affetti per un tempo che le sarà sembrato eterno; è tornata (per fortuna) cambiata (poteva essere altrimenti?), e tutti ne hanno parlato, ma le ragioni che stanno a monte dell’esperienza di Silvia pochi le hanno indagate.

Angelo Ferrari fa parte di un piccolo collettivo di giornalisti italiani che si chiama Hic sunt leones, l’Africa che non ti immagini (www.dallapartedinice.org) che prova a far breccia nel nostro muro d’indifferenza. Per fortuna non demordono.

Tra il miracolo tecnologico cinese, la crisi d’identità dell’economia occidentale e il rapimento di una ragazza italiana in Kenya, un filo sottile che percorre le tre storie c’è: il mondo è globale, ma il centro della globalizzazione non è più qui.

Assistere da spettatori passivi è una pessima idea.

Sante Altizio