Don Aldo Benevelli ci ha lasciati il 19 febbraio 2017


È una lunga vita quella di don Aldo Benevelli, 93 anni, una vita nella quale ha fatto moltissimo tenendo come punto di partenza la sua Cuneo, dove doveva essere uno degli ultimi fucilati dai nazisti se non fosse riuscito a fuggire quando già condannato dalla Gestapo.

Prete, partigiano, combattente e pacifista. È lui che nel 1966 diede vita alla LVIA – Associazione Internazionale Volontari Laici: una novità per l’epoca, quando gli unici a svolgere azioni umanitarie in Africa erano i missionari. LVIA è un’associazione ispirata ai valori del Vangelo e della Cristianità, per operare nel mondo in modo laico.

In questi 50 anni di esistenza di LVIA, sono quasi 700 i volontari, donne e uomini che hanno operato con LVIA nei Paesi più poveri. Le attività realizzate non sono semplicemente “progetti” ma relazioni, condivisione di idee e risorse, impegno al nord e al sud per la costruzione di un mondo più giusto e di una cultura di pace e solidarietà.

Il Presidente LVIA, Ezio Elia

 «LVIA tutta intera si unisce ai parenti e a tutti gli amici nella preghiera e nel dolore per la scomparsa di Don Aldo Benevelli, il nostro fondatore.

Come logiche conseguenze del suo coraggioso impegno civico nella Resistenza e della sua profondissima fede cristiana nacquero da don Aldo moltissimi frutti tra cui l’associazione LVIA. Essa nacque dal volontariato di alcuni giovani che cinquant’anni fa don Aldo seppe convogliare nella costruzione di una delle prime ong di area cattolica finalizzata alla solidarietà e cooperazione internazionale attraverso la realizzazione di concreti progetti di sviluppo. Una piccola ma solida risposta concreta come servizio di pace alla grande chiamata che proprio cinquant’anni fa fece Paolo VI con la Populorum Progressio.

Per LVIA don Aldo non fu solo un ottimo aggregatore di persone e maieuta di tante vocazioni all’impegno e alla solidarietà, al dialogo tra culture e religioni, ma fu anche il Presidente/direttore dell’Associazione dalla nascita fino al 1996, gestendo dunque in prima persona la quotidianità di LVIA nelle piccole e grandi scelte.

Seppe gestire il non facile passaggio di testimone ai successivi presidenti espressi dalla base associativa restando, con discrezione, a fianco di LVIA senza mai venir meno ad un prezioso ruolo di critica costruttiva, fino a poter consegnare, un anno fa, alla “sua” LVIA, il premio dell’Università della Pace.

Il motto da lui scelto per l’anello dei volontari “Ut non perdam”, tratto dal cap. 6 del vangelo di Giovanni sta a significare “Affinché nulla e nessuno vada perduto” in senso di profonda vicinanza con gli ultimi. Queste parole sono ormai incise sulle tessere dei nostri soci, scolpito nei nostri cuori e ci unisce ora nella comunione della preghiera e del ringraziamento.

Con questo arrivederci ti assicuriamo, don Aldo, che il servizio di pace LVIA continuerà ad impegnarsi per produrre frutti di giustizia».




Mozambico: Il Ciclone Tropicale Dineo colpisce le Provincie di Inhambane e Gaza


Guiua, Mozambico – (16 febbraio 2016) – Il ciclone tropicale Dineo, di categoria 4, ha colpito il Mozambico nella notte di mercoledì (15/02) con forti piogge (più di 150 millimetri in 24 ore), temporali e venti oltre 120 chilometri all’ora. «Da qui fino a Massinga», scrive da Guiúa padre Sandro Faedi, missionario della Consolata, «migliaia di persone sono rimaste senza tetto. Le case di canne e paglia sono letteralmente volate via; quelle di mattoni con tetto di lamiera o di eternit sono state scoperchiate». I forti venti hanno anche sradicato diversi alberi e distrutto il tetto delle casette usate dalle famiglie di chi partecipa ai corsi residenziali del Centro di formazione di Guiúa. Delle 14 cappelle nel territorio della missione solo 3 sono rimaste indenni, tutte le altre sono gravemente danneggiate.

Il vento ha inoltre pesantemente danneggiato i tetti della scuola primaria, alcune case dei catechisti, il tetto dell’edificio che ospita la biblioteca e la sala computer, scoperchiato il dormitorio e l’asilo infantile, volate via le lastre di zinco della copertura del magazzino e strappati i cavi di distribuzione dell’elettricità. Il Centro Catechistico è da ieri al buio. Oltre alle famiglie dei catechisti in formazione, il Centro stava ospitando 60 catechisti delle parrocchie della diocesi di Inhambane impegnati in un corso di formazione che ha dovuto essere interrotto. Rientrati ai loro villaggi, i catechisti hanno segnalato preoccupazione per lo stato in cui hanno trovato le loro abitazioni.

 

Fonte: sito dei missionari della Consolata in Mozambico 

 




Trump, Scalabriniane: Davanti a un muro si dimenticano pietà e misericordia


“Gli Stati Uniti d’America sono sempre stati un esempio di integrazione. Sono cresciuti e si sono sviluppati proprio grazie ai migranti. Quelli stessi migranti che oggi vengono respinti e contro i quali viene posto un muro. Non è cristiano, non è umano, immaginare che esseri di questo pianeta si respingano. Tornando ai concetti del Vangelo, quel muro fisico sarà abbattuto, come è sempre stato nella storia. Cristo che ci ha fatti passare dall’ostilità all’amicizia tra i popoli e abbattendo il muro di separazione ci ha regalato pace e riconciliazione”. Lo ha detto in una nota suor Neusa de Fatima Mariano, Superiora generale delle Scalabriniane, Congregazione di suore missionarie che sin dalla loro fondazione si occupa di migrazione. “La politica internazionale ora dovrebbe concentrare la propria attenzione su scelte miti, concilianti, di dialogo – ha aggiunto – Uno scontro, soprattutto in questo momento, può essere visto come una vera e propria dichiarazione di ostilità. E le vittime, anche in questo caso, sono i più bisognosi. Sono quelle tante, tantissime persone che con gli occhi pieni di speranza lasciano le proprie famiglie e fuggono da crisi economiche, politiche, sociali, ambientali. Non si può restare ciechi a tutto questo. Ci sono bambini che nell’età in cui loro coetanei in Europa e negli Stati Uniti sono in casa a guardare i cartoni animati diventano adulti all’improvviso. Si trovano a dover superare oceani e deserti guardando dal basso verso l’alto i loro traghettatori, che spesso senza scrupoli li lasciano morire”. Poi, ha proseguito suor Neusa: “I muri realizzati per dividere non sono mai una buona scelta e lo sono meno quando si tratta di respingere una categorie di persone che hanno edificato un paese come gli Stati Uniti d’America. Non è possibile associare i migranti ai criminali: non lo sono. Tutti abbiamo la stessa dignità nonostante non si abbia le stesse opportunità. Il dovere di tutti è di lavorare verso una umanità unita e non divisa. Davanti a un muro non c’è quella pietà cristiana che è il fondamento di una mano testa verso gli altri. Davanti a un muro si dimentica la misericordia del nostro Credo e del nostro ultimo Giubileo. Davanti a un muro si dimentica che davanti a un creato infinitamente grande, noi restiamo comunque infinitamente piccoli. Su tutto questo Donald Trump dovrebbe riflettere. Così come ha fatto scelte per la vita, scelga per quelle anime disperate che migrano nel mondo e che cercano difendere la propria vita e la propria famiglia”.

Suore missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane
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