Cari Missionari

Lampedusa: sfintere
dell’Africa

Signor
Direttore,
i cittadini italiani non si assumono alcuna responsabilità per gli
ennesimi Africani affogati nel Canale di Sicilia. Quei morti siano sulla
coscienza degli «Alti» fautori dell’«accoglienza», di quei partiti e di quei
politici, come la Kyenge del Pd e la Laura Boldrini di Sel, che con i loro
proclami farisaici continuano a spingere i più poveri verso l’illusione del
nostro benessere. Se fuggono dall’Africa lo addebitiamo pure a chi ha voluto
chiudere l’era coloniale, mettendo popolazioni intere in mano a politici
africani inetti e incompetenti, quando non si dimostrano ladri e criminali,
solo per permettere a governi occidentali e orientali di continuare a derubare
l’Africa delle sue ricchezze minerarie e delle sue terre più produttive.
Distinti saluti.

Giorgio Rapanelli
Corridonia (Mc) 28/07/2013

Egregio Signor Giorgio,
anche se parla a nome degli italiani, non me la sento proprio di concordare con
lei. Quei morti stanno sulla nostra coscienza come uomini, come europei e come
italiani. Forse le farebbe bene un viaggio in quelle terre, ma non di quelli
con le agenzie «tutto compreso», per capire che gli emigranti non sono attirati
nel nostro paese dai proclami dei partiti e dei politici, ma sono costretti
alla fuga da povertà, ingiustizie e violenze. Vorrei dire che forse sono
ingannati anche dai nostri (del nostro mondo ricco) film, programmi televisivi,
«soap opera» che colonizzano le loro televisioni. E forse sono attirati dalla
nostra pace, quella che godiamo da quasi settant’anni, mentre da loro c’è
guerra, fame, violenza. E c’è poi il nostro bisogno di loro per fare i lavori
(sottopagati) che noi non vogliamo più fare, quelli sporchi, di notte, senza
ferie, malpagati. Inoltre quei «governi occidentali e orientali» che continuano
a derubare l’Africa, sono i nostri governi, che noi abbiamo eletto, siano essi
di destra o sinistra. E con i nostri governi e le nostre industrie, siamo noi
che continuiamo a rubare, perché abbiamo legittimato lo spreco e il superfluo.
Vivere di spreco e superfluo, come facciamo noi (almeno fino a che la crisi non
ci ha obbligati a diventare più sobri), significa accettare l’ingiustizia come
sistema. La cosa buffa – che poi buffa non è – è che lo stesso sistema
responsabile della morte degli «ennesimi» clandestini (bello il termine «clandestini»,
così anonimamente malvagio che ci fa sentire buoni e rispettosi della legge!), è
lo stesso che cavalca la crisi che fa lievitare i prezzi, aumentare il debito,
chiudere le fabbriche e trasferirle all’estero (dove si possono sfacciatamente
sfruttare i lavoratori), rendere impossibile il lavoro ai giovani e aumentare
il numero dei senza casa. Per questo non possiamo lavarci le mani, dire non ci
riguarda e dare la colpa a chissà chi. Ci siamo dentro. La verità è che non
sono le migliaia di persone in cerca di pace, lavoro e dignità in fuga dai loro
infei verso il nostro presunto paradiso, la causa dei nostri guai, della
nostra insicurezza, della violenza, dei furti. Essi sono il sintomo di una
malattia profonda di tutta l’umanità che ha messo al centro della sua vita non
più il rispetto della legge di Dio ma quella del dio denaro. E la cura non è
certo quella di insultare la signora Cécile Kyenge e le persone come lei.

Grazie

Sono la sorella di p. Aldo Giuliani e voglio ringraziare
di cuore per l’invio della rivista di maggio dove c’era il bellissimo articolo
su Sererit dove vive mio fratello. Sono stata in quei posti nel 1981, l’anno
che mancò in situazione tragica (anche per mio fratello) il nostro carissimo
amico e paesano p. Luigi Graiff. Pur essendo un brutto triste periodo abbiamo
fatto una bellissima esperienza. Dovrebbero provarla tante persone: vale molto
per la vita in special modo per la nostra gioventù. Vi ringrazio nuovamente per
l’immenso regalo prezioso inviatomi. Complimenti per la semplicità e chiarezza
nello spiegare la storia della missione e il personaggio di mio fratello… È
un uomo burbero ma di un grande ma grande cuore missionario. Un ricordo nelle
preghiere, di cui abbiamo tanto bisogno sia per motivi di salute che per le
nostre famiglie. Con affetto

Gianna Giuliani
Romeno (Tn), 24/07/2013

Per me è stata una
gioia raccontare di padre Aldo. Se lo merita. Come cuore è davvero imbattibile.
Quanto alla preghiera, stia tranquilla. I nostri famigliari sono sempre nella
nostra preghiera e poi abbiamo la promessa dell’Allamano il quale ci ha
assicurato che a essi pensa la Madonna Consolata di persona.

Decrescita

Tutte
le volte che ho ascoltato i nostalgici della crescita e i fautori della
decrescita, le argomentazioni portate dai primi mi sono sembrate meno
convincenti di quelle portate dai secondi. Il dossier di M.C. di Luglio
non ha fatto eccezione a questa regola: come ci si può lamentare della crisi
del Pil e dell’occupazione nelle grandi aziende (quelle sulla cui produttività è
basato, in larga parte, il calcolo del Pil) quando ci sono tanti indicatori che
ci raccontano una storia ben diversa?

Perché
per esempio, stracciarsi le vesti se si vendono meno auto, se si fa un uso più
limitato e accorto dei mezzi motorizzati (l’Italia, non va dimenticato, è ai
primissimi posti nel mondo per parco veicolare e numero di autovetture pro
capite), se si consuma meno carburante, se ci sono meno sinistri, se si muore
di meno sulle strade? Perché vivere come un incubo l’eventualità che Marchionne
lasci il nostro paese? Casomai bisogna augurarsi che Fiat non ripeta all’estero
gli errori commessi in Italia, e che le nuove frontiere dell’industria automobilistica
non cadano nella trappola dell’Agnelli-dipendenza in cui sono caduti tanti
italiani.

Anche
il ridimensionamento di un’altra grande industria, quella del calcio, è un
fenomeno con ricadute tutt’altro che negative. È un bene o un male che gli
Italiani giochino meno schedine e che la Tv di stato spenda meno per i
diritti sulle partite? È un bene o un male che gli stadi siano meno affollati e
che i bagarini non facciano più gli «affari» di un tempo, e che per gli
abbonamenti non vengano più dilapidati i patrimoni di prima? È un bene o un
male che i presidenti di alcune società gestiscano con più oculatezza ciò che
incassano? Possiamo definire disfattista e antipatriottico chi prende atto con
soddisfazione che gli allenatori siedono un po’ più a lungo sulle panchine?
Possiamo ragionevolmente e cristianamente considerare recessivo il minore
spreco alimentare, nefasta la minor produzione di rifiuti, e deprimente il
minor ricorso alle vie legali nelle situazioni difficili all’interno delle
coppie?

Possiamo
affermare che è esiziale per l’economia che cali la fiducia verso il mondo
degli avvocati, dei giudici, dei periti di parte e dei tribunali mentre aumenta
quella verso la mediazione familiare finalizzata non al divorzio, al
pendolarismo affettivo e alla dilatazione patologica dei nuclei familiari,
(quelli che l’antilingua pretende di ribattezzare «famiglie allargate») ma al
risanamento spirituale, alla riconciliazione e alla pace?

Possiamo
non rallegrarci per il fatto che la diminuita propensione ad abitare ognuno per
conto proprio ha contribuito alla riduzione della domanda di alloggi?

Possiamo
continuare a raccontarci la balla che i giovani che vanno a cercare lavoro e
fortuna lontano da casa sono tutti bravi, talentuosi e coraggiosi mentre quelli
che amano o comunque accettano serenamente le occupazioni domestiche, quelli
che fanno la spesa, cucinano, lavano, stirano, curano l’orto e il giardino, si
occupano a tempo pieno di figli, nipoti e anziani, sono tutti bamboccioni?

Perché
piangere le migliaia di aziende fallite e le centinaia di migliaia di posti di
lavoro persi nell’edilizia e nell’arredamento e non esultare per il drastico
calo degli infortuni sul lavoro, per
l’altrettanto indiscutibile calo delle morti bianche, per il +9% di occupazione
giovanile in agricoltura, per il dietrofront di alcune amministrazioni locali
che, per impedire ulteriori devastanti cementificazioni in un paese sempre più
a rischio idrogeologico, hanno declassato – ma sarebbe più giusto parlare di
riqualificazione – a «verde» significative porzioni di aree che subdoli Prg
avevano dichiarato «edificabili»? Perché ostinarsi a sperare nella quantità
invece di puntare sulla qualità? Perché non riconoscere (a dirlo è anche Paolo
Buzzetti, il Presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori), che è la
qualità il vero tallone d’Achille dell’edilizia italiana, sono le licenze
facili rilasciate dalla Camera di Commercio a chi poco sa di edilizia e molto
di speculazione, a provocare sfaceli?

Francesco Rondina
Fano, 17/07/2013

Mc via email

Ricevo
la rivista in forma cartacea. Vi chiedo se è possibile riceverla via email.
Grazie e saluti

Antonio Falcone
email, 12/08/2013

Come le ho scritto, per
ora non siamo organizzati per un simile servizio, ma la sua richiesta ha acceso
una spia importante. Come avrà visto, stiamo facendo un notevole sforzo per
migliorare la nostra pagina web e offrire anche uno sfogliabile di prima qualità.
La ringraziamo per il suo stimolo: cade in terra fertile. Quanto allo sfogliabile, ricordo che è possibile sponsorizzarlo, come hanno
fatto i genitori di Marianna con il numero di luglio 2013. Rimarrà un ricordo
che accompagnerà tutta la vita.

Depennatemi

Spett.le
Redazione,
in relazione all’editoriale dell’ultimo numero (luglio 2013), vi informo che
non desidero più ricevere la vostra rivista. Pertanto vi invito a cancellare il
mio nominativo dal vostro elenco.

R. M.
           Torino, fax, 24/07/2013

No comment.
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Nel prossimo numero:
la lettera di Claudio Bellavita sui «Tesori Sepolti» nella memoria dei missionari
anziani e l’affettuosa testimonianza di Liviana che ricorda «Nino Maurel», lo
zio Nino, a dieci anni dalla morte. E molto altro.

SCRIVETECI!

risponde il Direttore